Entro fine maggio il Tar del Lazio deciderà se la Maratona di Roma cambierà pelle, come vorrebbe il Campidoglio, oppure se rimarrà nelle mani dello storico patron della manifestazione, Enrico Castrucci, con la sua Italia Marathon Club.
Per il 23 maggio, infatti, è prevista l’udienza al Tribunale Amministrativo regionale sul ricorso presentato da Castrucci contro la decisione del Comune di affidare “in concessione il servizio di organizzazione della manifestazione per gli anni 2019, 2020, 2021 e 2022 ed eventuale biennio successivo”. Bando che scadrà a mezzanotte del 25.
Nelle oltre quaranta pagine del ricorso, si legge che la Italia Marathon Club chiede non solo l’annullamento del bando, ma anche dei verbali delle sedute del Comitato promotore della Maratona - un organismo istituito all’inizio della storia della corsa (1994) con il compito di assegnare il bando ma dopo un po’ (2004) caduto in disuso e ripristinato dalla Raggi e dall’assessore allo Sport, Daniele Frongia, come strumento per procedere al nuovo bando - e di tutti gli atti, note, determinazioni e delibere, che hanno portato al nuovo bando.
“La Maratona di Roma è divenuta, in soli pochi anni, la prima maratona italiana per partecipazione - scrivono gli avvocati di Castrucci nel ricorso - e attualmente è l’unico evento che si mantiene al di sopra dei 10mila ‘finisher’”.
La prima pagina del ricorso al Tar di Italia Marathon Club |
C’è l’elenco dei riconoscimenti ottenuti (“Iaaf Gold Label” ora “Iaaf Silver Label”; “5 star Quality Road Race by EA” e la “Fidal Gold Label” più il patrocinio Unesco) e il fatto che “per contraddistinguere l’evento” sono stati registrati “brand ufficiali” “ideati e sviluppati” appositamente.
Poi si entra nel merito: per Italia Marathon Club il Campidoglio compie un “macroscopico travisamento” quando si “proclama ‘titolare dell’evento’” “esigendo, a fronte della ‘concessione’ il pagamanto di un canone annuale” poiché, secondo gli avvocati ricorrenti, la “promozione della pratica sportiva podistica non presenta connotati tali da giustificare un intervento pubblico invasivo e totalizzante”. Insomma, non è compito del Campidoglio occuparsi della maratone che non può essere considerata un servizio pubblico.
Tra l’altro, gli avvocati citano due eventi - la Formula E e la maratona Romaostia - in cui gli organizzatori non sono stati scelti “con procedura ad evidenza pubblica”.
Su Frongia, dunque, rischia di abbattersi una grana piuttosto consistente: se il Tar darà ragione a Castrucci, il prossimo anno, 25esima edizione, Roma potrebbe non essere in grado di fare in tempo ad organizzare la Maratona.
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