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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 23 marzo 2019

GRILLINI, MOLLATE ROUSSEAU E TORNATE A MONTESQUIEU


C’è in premessa un errore concettuale nella gestione del potere che è alla base del la filosofia grillina: il richiamarsi a Rousseau, padre di ogni stortura del sistema democratico, e dimenticare Montesquieu a la sua suddivisione dei poteri.

PERCHÉ DE VITO SI OCCUPA DI URBANISTICA?
La prima domanda è: “perché viene consentito al Presidente del Consiglio comunale, il cui complesso e faticoso lavoro è quello di guidare i lavori dell’Aula elettiva, di occuparsi, invece, dell’Urbanistica e dei vari progetti?"
E, ancora. "Perché sono i consiglieri comunali a interloquire con gli uffici per preparare i Regolamenti da votare?" Impianti sportivi comunali, sponsorizzazioni, eventi sportivi, polizia urbana: tutta roba che non ha origine nel Governo cittadino (la Giunta) ma nelle spettacolari teste pensanti dei Consiglieri, ognuno dei quali - miracoli dell’”uno vale uno” - acquisiscono nei fatti poteri e competenze che sarebbero proprie degli Assessori. 
Soprattutto una: quella di trattare con i funzionari comunali, con gli uffici. 
Per rispondere a queste domande basta scomodare Rousseau.

IL DANNO ALLA CITTÀ
I risultati di questa commistione fra controllati e controllori, fra potere esecutivo (Giunta) e quello legislativo (Consiglio) finisce per distruggere la città.
Consiglieri che chiedono di inserire nei bandi di gara ogni fantasia gli passi per la testa purché sia stata letta in 30 secondi su Wikipedia nella migliore delle ipotesi o, più sovente, su qualche sito astruso. Consiglieri che hanno rapporti diretti e ufficializzati con dirigenti comunali, instaurando un pericolosissimo precedente. 
E, per contro: assessori inesistenti, trasparenti, volatili. Inutile citare l’ineffabile Meleo alla Mobilità - transiterà alla storia con le stesse virtù (politiche) di Nick Quasi Senza Testa di Harry Potter - il Daniele Frongia che posta di tutto ma che fa governare il presidente della Commissione, Diario. Degli altri - compreso l’unico che abbia uno spessore almeno tecnico, Luca Montuori all’Urbanistica - la storia politico-amministrativa di questa città si ricorderà come di figurine Panini casualmente transitate a Palazzo Senatorio. Anche perché, dura di più un allenatore della Roma di un Assessore della Giunta Raggi.

PERCHÉ? ABBIAMO UN SINDACO?
E su tutti spicca lei, Virginia Raggi. Di lei cosa ricorderemo? Il ritornello stantio e logoro del “prima era peggio” e il fatto che, qualunque cosa succeda intorno a lei, lei mai ne sa nulla, mai si accorge di nulla, mai vede nulla. 

Non vede le scale mobili delle metro che da mesi sono distrutte. Non vede gli alberi che crollano. Non vede le buche nelle strade. Non vede le gare d’appalto che non si fanno e che, quelle rare volte che si fanno, vengono cassatie impietosamente dal Tar per manifesta idiozia dei bandi e, quando invece per  miracolo, arrivano anche a conclusione vanno deserti perché scritte ad minchiam. 
Non vede (o forse non ricorda) che, dal palco di Italia a 5Stelle, aveva profetato sull’immediato acquisto di 600 autobus nuovi. Ne arriveranno, a noleggio e pure caro, 38 nuovi e 70 usati. Ma intigna a dire che hanno salvato Atac. 
Non vede la mondezza che straborda ovunque rendendo questa città un letamaio mefitico. Del resto, dopo Atac stanno provando a salvare pure Ama! 
Dal che, l’interrogativo della storia sarà: fra il 2016 e a oggi il 2019 e forse fino al 2021, Roma ha avuto un Sindaco? O, piuttosto: a Roma abbiamo registrato, prima volta nella Storia,  un “non Sindaco”, una “non Giunta” e un “non Consiglio come, del resto, il partito delle Stelle ha il Non Statuto?
In verità, in questo triennio e, calamità se dureranno ancora, per l’intero quinquennio, Roma ha avuto un’accozzaglia raccogliticcia di arroganti e incompetenti. Incapaci di far altro che fermare la città e chiedere soldi al Governo. A governare senza decidere - e rimanere invischiati in storie di corruzione ogni volta che hanno provato a decidere - e limitarsi a chiedere soldi a Pantalone so’ bboni tutti! 

VIA D’USCITA
Non gli eventi giudiziari ma l’incapacità dovrebbe consigliare a questa Amministrazione la serena accettazione dell’impossibilità: ad impossibilia nemo tenetur. Il compito è troppo arduo. Semplicemente, non siete in grado. Fatevene una ragione.  
Non si può pensare di far scrivere un Regolamento o dettare un bando a chi fino al giorno prima della elezione in Consiglio aveva un negozietto di chincaglieria o era un architetto fallito o impiegato in qualche oscuro ufficio. 
E non sorprendiamoci se, poi, con l’idiota assunto dell’”uno vale uno”, si aprono le porte agli incompetenti. 
Della corruzione non mi interessa: sono accuse e andranno provate. Spetterà ai giudici e io spero sempre che gli accusati dimostrino la loro innocenza. 
Perché basta l’incompetenza a condannare questa Amministrazione
Non c’è bisogno della corruzione e fa letteralmente schifo la ghigliottina pubblica cui è stato esposto De Vito senza neanche ascoltarne la prima difesa. 
L’unica via d’uscita è quella di cancellare Rousseau, la sua volontà generale e il suo appiattimento dogmatico su un malinteso concetto di democrazia che si trasforma in tirannia, ma tornare a Montesquieu, alla divisione dei poteri e, con lui, alla selezione (e formazione) di una vera classe dirigente. Altrimenti, rapidamente annovereremo il Movimento 5Stelle all’Uomo Qualunque: una meteora. Che, però, a differenza di Giannini, di danni ne ha già prodotti tanti.  

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