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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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domenica 10 marzo 2019

CAPANNELLE, A RISCHIO ANCHE MODA E CONCERTI




Ippodromo di Capannelle, diario della crisi, giorno 798: a parte i posti di lavoro in forse, il rischio degrado per l’ippodromo, la cancellazione dell’ippica da Roma, nella vicenda ora si aggiungo le preoccupazioni dei Vigili Urbani e quelle degli organizzatori degli eventi che, da anni, si svolgono dentro Capannelle.  
Fra domani e martedì, Hippogroup - lo storico gestore che da 72 anni ha in concessione l’ippodromo che è il più grande impianto sportivo di proprietà del Comune di Roma - renderà nota la sua risposta all’ultima nota del Campidoglio. 
Il nodo è sempre quello del canone di affitto: inizialmente pattuito in 2,2 milioni annui, era stato poi decurtato in 66mila dal Tribunale fallimentare cui Hippogroup si era rivolta per ottenere il concordato in continuità (lo stesso di Atac). Scaduta la concessione ad Hippogroup il 31 dicembre 2016 - con gli investimenti per ammodernamenti programmati dalla Società e rimasti impigliati nella burocrazia capitolina legata al cambio di Regolamento sugli impianti sportivi varato dalla Giunta Raggi - il Comune aveva richiesto nuovamente il canone originale, rivalutato a 2,4 milioni annui. Dopo le proteste di Hippogroup, la decisione di quest’ultima di rivolgersi al tribunale e il Campidoglio fa una mezza marcia indietro: ok sulla cifra di 66mila euro, ma li consideriamo acconto se il giudice dovesse cambiare la somma annuale. Nuova protesta di Hippogroup che lamenta l’impossibiltà di qualunque gestione economica in assenza di spese certe. Nell’ultima nota, del 6 marzo, il Comune ribadiva di considerare un acconto i 66mila euro ma aggiungeva che “è in corso presso l’Assemblea capitolina l’iter relativo alla riapertura dei termini per formulare istanza ai sensi dell’art. 22 del nuovo Regolamento” presentando un nuovo Piano Economico Finanziario. Se non che, istanza proprio ai sensi dell’articolo 22 del Regolamento grillino, Hippogroup l’aveva presentata quasi 7 mesi fa e la risposta del Comune è in ritardo di oltre un trimestre.

Questo il riassunto delle puntate precedenti. 
Il Campidoglio attende la risposta alla sua ultima nota e, dopo una serie di riunioni tecniche con lo staff legale, i vertici di Hippogroup hanno convocato una riunione dei soci. Due ipotesi: una controproposta al Comune che sia blindata da nuove oscillazioni dell’Assessorato allo Sport oppure chiudere tutto subito e restituire le chiavi. Il Comune oggi non ha alternative pronte a Hippogroup: il bando per l’affidamento per l’impianto non è nemmeno stato abbozzato, figuriamoci pubblicato e assegnato, coi tempi 5Stelle roba minima da biennio. Pochi giorni fa la Giunta Raggi ha approvato una memoria per poter assegnare a Zétema anche funzioni di organizzazione di eventi sportivi ma Zétema non ha neanche convocato i propri organi societari (incompleti) per ratificare questa aggiunta alle sue competenze che, in mancanza di know-how, sarebbero solo un pezzo di carta. E le corse, in aggiunta, necessitano di apposite autorizzazioni ministeriali che Zétema non ha. In caso di chiusura, a rischio sono le sfilate di moda degli studenti delle Accademia Koefia che si svolgono a
giugno in occasione del premio internazionale Triossi di trotto. Così come i concerti di Rock in Roma che si svolgono nell’Ippodromo e che già hanno segnate 5 date da tutto esaurito. Ufficialmente non ci sono commenti ma fra gli organizzatori serpeggia enorme preoccupazione. Così come dai Vigili Urbani: il sindacato Sulpl parla di “preoccupazione: se l’area dell’ippodromo dovesse rimanere libera perché non si raggiunge nessuna intesa, chi si occuperà della sua vigilanza con piantonamento fisso per evitare occupazioni e danneggiamenti? Se dovesse toccare come al solito a noi pensiamo che decine di persone a turno debbano essere impiegate sulla enorme area”

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