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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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lunedì 7 settembre 2020

ELEZIONI COMUNALI 2020, CENTROSINISTRA: TENERE LE ROCCHEFORTI


Questo snodo elettorale riveste importanza politica per i due partner di coalizione al Governo nazionale, Pd e M5S, per Nicola Zingaretti e Virginia Raggi, e per gli equilibri futuri in vista della competizione per il Campidoglio e per l’eventuale corsa alla Regione Lazio qualora Zingaretti fosse costretto alle dimissioni per entrare a puntellare lo scricchiolante Palazzo Chigi.
Andiamo per ordine. Virginia Raggi è il sindaco della Città Metropolitana. Una carica poco più che onorificam, visto che per diritto il Sindaco di Roma diventa automaticamente anche il Sindaco della ex Provincia. Però la Giunta Raggi a Palazzo Valentini c’è anche se non funziona. E la Raggi può essere considerata uno dei leader del grillismo nel Lazio. Dei Comuni a guida grillina (a parte Roma) si contano Guidonia Montecelio, Pomezia, Ardea, Marino, Anguillara Sabazia e Genzano. Anguillara e Genzano sono saltati con i sindaci, Sabrina Anselmo e Davide Lorenzon, sfiduciati dagli stessi pentastellati. Ad Anguillara i grillini neanche si ripresentano al voto e a Genzano le possibilità di Walter Ippolito di essere eletto sono minime. Insomma, se come Sindaco di Roma il gradimento di Virginia Raggi non è esattamente stellare, le faide interne ne hanno minato l’autorevolezza anche come leader sovracomunale. Impossibile dimenticare, ad esempio, la pubblica fucilazione politica di Fabio Fucci, reo di volersi ricandidare Sindaco a Pomezia, violando nientepopodimeno che il vincolo dei due mandati: lo stesso che i vertici grillini hanno invece avallato con il timbro delle consultazioni sulla piattaforma Rousseau, a favore della Raggi. O il caos rifiuti a Guidonia con le polemiche sulla raccolta dell’immondizia che non funziona e quelle legate all’apertura del TMB.
Per il Pd e Nicola Zingaretti l’appuntamento è cruciale: si parte con tre comuni su 11 di Roma con amministrazioni Pd che devono essere tenuti: Albano Laziale, Colleferro e Zagarolo. Su Colleferro Zingaretti ha investito politicamente tantissimo: per chiudere anticipatamente di un anno l’inceneritore, il Presidente della Regione ha finito per acuire ancor di più lo scontro con Virginia Raggi sul tema rifiuti. Ma se a Colleferro solo un miracolo può consegnare la città al centrodestra, meno certa è la corsa su Albano e ancor più incerta quella su Zagarolo dove il sindaco uscente, Piazzai, ha deciso di non ricandidarsi e questo non è mai un buon segno. 
Dall’altra parte, per il Pd e l’intero centrosinistra ci sono quattro comuni a Roma sui quali ci si gioca la battaglia: i due che hanno segnato il tracollo grillino, Anguillara e Genzano, e i due, Ariccia e Rocca di Papa, i cui sindaci sono deceduti durante il mandato. Ariccia poi, pur se civica, era considerabile di area centrosinistra. Di fatto, quindi, chi fra centrodestra e centresinistra riuscirà in queste quattro città potrà cantare vittoria. Da ultimo, nonostante sia un quadro già visto, il Pd ha comunque una nuova occasione di strappare al centrodestra i due comuni forse più importanti dell’intero “cucuzzaro” al voto: Terracina e Fondi, feudo da sempre del centrodestra che, però, ogni volta pare voler regalare alla sinistra l’occasione di sparigliare con la divisione degli schieramenti. 

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