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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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lunedì 7 settembre 2020

ELEZIONI COMUNALI 2020, CENTRODESTRA, SCIPPARE 4 CITTÀ AI DEM


Sul lato centrodestra, questa tornata elettorale negli 11 comuni over 15mila abitanti che vanno al voto il 20 e 21 settembre è un banco di prova in vista di competizioni di maggior rilievo.
Dei sette comuni al voto dell’area romana, Colleferro viene già dato per perso. Sugli altri sei, invece, la partita è aperta: difficile ma non impossibile Albano, più accessibile Zagarolo. Nel primo l’obiettivo è rompere con il gruppo di potere Pd che da un quindicennio regge il Comune. A Zagarolo, invece, si prova a sfruttare la mancata ricandidatura dell’uscente Piazzai. Poi ci sono quattro Comuni che erano retti dai 5Stelle - Anguillara e Genzano - e quelli con i Primi Cittadini scomparsi anzitempo durante il mandato, Ariccia e Rocca di Papa. Di fatto, qualunque risultato sarà positivo perché saranno Comuni strappati agli avversari.
Il quadro, invece, è meno chiaro nelle altre province. A Civita Castellana il sindaco espressione della Lega, Franco Caprioli, è durato un anno: eletto nel 2019, si è dimesso nel 2020. Alle personali questioni di salute del Primo Cittadino, si è sommato uno scontro furioso tutto interno ai salviniani. Che dopo un anno scarso si torni al voto è ovviamente penalizzante per lo schieramento uscente. Confermarsi sarebbe quindi un grande successo ma la strada è tutt’altro che in discesa. 
Quadro ancor più ingarbugliato a Ceccano, in provincia di Frosinone. Qui, Caligiore, sindaco uscente alla guida di una coalizione formalmente civica (ma di destra) ha vinto in una roccaforte rossissima ma dopo poco sono iniziati i problemi con la maggioranza. Una fronda interna si è trasformata in una sorta di congiura di palazzo: Caligiore dimesso; Corsi, il presidente del Consiglio comunale e suo oppositore, candidato contro Caligiore e sostenuto dal Pd che però non si presenta col simbolo. Insomma il caos. Caligiore ha rotto gli indugi e si ripropone alla testa delle liste di centrodestra. Se, come pare, Caligiore finisse per essere rieletto sarebbe una importante vittoria per il centrodestra nel frusinate.
Nella provincia di Latina, invece, il discorso è rovesciato: a Fondi e Terracina, sindaci uscenti di centrodestra, la Lega e Forza Italia stanno da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra con diversi candidati. Il rischio è che questa divisione possa avvantaggiare i Dem anche se, va considerato, già nelle passate elezioni si era verificata la stessa spaccatura che ha finito, poi, per ricomporsi nelle urne al ballottaggio. 
Tuttavia, presentarsi divisi costituisce sempre un rischio. Alla fine, dunque, la partita per il centrodestra si gioca a conservare i quattro comuni già in suo possesso, Ceccano, Civita Castellana, Terracina e Fondi, con il tentativo di incrementarli strappando al Pd almeno uno dei tre governati dai Dem in provincia di Roma e giocandosi tutto sui quattro Comuni (Anguillara, Genzano, Ariccia e Rocca di Papa) dove la partita è del tutto aperta.
Anche perché, qualora il computo delle regionali per cui si vota sempre il 20 e 21 settembre, segnasse un quattro Regioni a due (o addirittura 5 a 1) per il centrodestra, aumenterebbero esponenzialmente le probabilità di uno Zingaretti obbligato ad entrare nel Governo con conseguenti elezioni anticipate alla Regione Lazio. E lì, controllare i territori è fondamentale. 

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