Il voto è un “dovere civico” e, per le prossime elezioni europee, si riverseranno in massa alle urne; vedono l’Europa come un “processo culturale” e non vogliono l’uscita né dall’Unione né dall’euro (anche se in percentuale sempre grande ma meno pronunciata) ma percepiscono troppe differenze fra Stato e Stato, favorevoli alle coppie gay, alle unioni miste, alla fecondazione assistita, al suicidio assistito, al volontariato. È la sintesi fotografica dei giovanissimi, fra i 17 e i 19 anni, contenuta nel settimo rapporto dell'Osservatorio "Generazione Proteo" della Link Campus University, presentato ieri ufficialmente, dal presidente dell’Ateneo, il professor Vincenzo Scotti, insieme al direttore di Proteo, Nicola Ferrigni e ai docenti universitari Fabrizio Fornari dell’Università di Pescara e Anna Maria Giannini della Sapienza. Insieme a loro, anche Lorenzo Fioramonti, vice ministro al Ministero dell’Università, di casa alla Link Campus come molta della nuova “nobiltà” 5Stelle.
Da questa fotografia, emerge un quadro che indica nei giovanissimi italiani - ne sono stati intervistati 10mila - un riavvicinamento, rispetto al passato, alla politica e alla vita civica: Bruxelles è ancora a metà fra la madre e la matrigna, l’Italia viene vista come poco rilevante e i ragazzi percepiscono forti disparità fra uno Stato e l’altro. Ma - stando al Rapporto - smetteranno di disinteressarsi e l’80% di loro si dichiara pronto ad andare a votare il prossimo 26 maggio, alle europee.
Per uno su tre il Governo non è destinato a durare perché le differenze fra i due partner sono troppo accentuate. Non sorprende che due su tre giovanissimi accolgano positivamente il reddito di cittadinanza anche se un lusinghiero 4 su 10 lo accetta solo a condizione che vi siano controlli efficaci e capillari. Meno di uno su 10 però crede alla vulgata ufficiale che il Reddito rilancerà l’economia e a mala pena uno su 5 ritiene sia vero che questo provvedimento restituisca dignità alle persone.
Un dato significativo è che i giovanissimi non si aspettano dalla vita il posto fisso, sono spaventati dalla povertà ma ritengono che il lavoro del loro futuro potrà (e dovrà) uscir fuori dalle loro passioni: insomma, l’influencer o il gamer potrebbero essere i lavori del futuro invece del vecchio e caro posto in banca. Al Governo chiedono, in un brodo primordiale cui manca solo la pace nel mondo, la lotta alla povertà, alla criminalità, meno tasse, lotta all’evasione fiscale, gestione dell’immigrazione, politiche per l’ambiente.
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