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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 28 settembre 2019

SI SVUOTANO LE FOSSE DEL TMB SALARIO E LA PUZZA AMMORBA I QUARTIERI


Fidene, Castel Giubleo, Villa Spada: tutti i quartieri a ridosso dell’impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) di via Salaria sono invasi, nuovamente, da una puzza mefitica che ammorba l’aria e serra la gola. Una puzza che arriva a percepirsi, acida e persistente, fino addirittura all’intersezione fra la via Salaria e il Grande Raccordo Anulare. 
Abbiamo compiuto un sopralluogo nel pomeriggio di giovedì e, effettivamente, i miasmi sono davvero potenti e invasivi e, magicamente, si avvertono fra l’aeroporto dell’Urbe e il Raccordo.
Abbiamo sentito il presidente del III Municipio, Giovanni Caudo, che della chiusura del TMB Salario ha fatto una delle battaglie primarie della sua Amministrazione. 
Finalmente dopo mesi dall’incendio che ha distrutto l’impianto, Ama è riuscita a stringere un accordo con alcune discariche per poter trasferire le 5000 tonnellate di rifiuti umidi che, da quel dicembre dello scorso anno, stazionavano nelle fosse”.
Nei Tmb vengono trattati i rifiuti indifferenziati. Quando arrivano i camion dell’Ama carichi, i rifiuti vengono separati in due tipologie principali: quelli secchi e quelli umidi. Quelli secchi vengono destinati a un determinato ciclo di lavorazione che li porterà, poi, a diventare elementi combustibili. Quelli umidi, invece, devono rimanere all’interno di particolari fosse per essere stabilizzati. Ovviamente, non si tratta di fosse normali ma di strutture dotate di filtri che dovrebbero azzerare le emissioni odorifere. La stabilizzazione dura almeno 30 giorni dopo di che questi rifiuti possono essere trasferiti altrove per le successive lavorazioni. Al momento dell’incendio del 14 dicembre 2018, erano 5mila le tonnellate di rifiuti umidi che stazionavano nelle fosse. E, dall’epoca, sono rimaste lì: è stato necessario prima attendere le indagini con l’intero impianto che era sotto sequestro da parte della magistratura. Poi, una volta dissequestrato, Ama ha dovuto trovare un posto dove spedire queste 5mila tonnellate maleodoranti. 
Mesi di attesa, quindi, che da inizio di settembre e fino alla prima decade di novembre vedranno impegnati gli uomini di Ama a svuotare piano piano queste tonnellate e a portarle fuori regione. 
Già in altre occasioni, ad esempio a inizio settembre, si erano verificati casi di forti odori che avevano appestato tutti i quartieri circostanti. “Fino a che non termineranno i lavori di svuotamento delle fosse - spiega ancora Caudo - purtroppo ciclicamente ci ritroveremo con forti odori magari legati a particolari giornate ventose”. 
Ama tuttavia non ci sta a finire ancora una volta sul banco degli imputati. Abbiamo contattato l’Azienda che, dopo un pomeriggio passato ad effettuare verifiche e ad interpellare i responsabili di zona, ha risposto che a loro non risultano particolari emissioni di odori e che la frazione organica presente nelle fosse è oramai stabilizzata e, quindi, non produce più odori, anche quando avvengono le operazioni di svuotamento che, normalmente, vengono effettuate di mattina.  

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