Non è passata sotto silenzio l’inchiesta de Il Tempo su Roma Servizi per la Mobilità - la società di proprietà del Comune di Roma che si occupa di “pianificazione, supervisione, coordinamento e controllo della mobilità pubblica e privata” - e sull’aumento di stipendio che il presidente e amministratore delegato, l’ingegner Stefano Brinchi, si è attribuito lo scorso dicembre con una delibera, da lui portata al Consiglio di Amministrazione che lui stesso presiede, che ridisegna l’organizzazione interna dell’azienda e che fa passare l’ad - che era un quadro di IV fascia - allo stipendio da quadro di V fascia con mansioni di dirigente ad interim, da 69mila euro lordi annui a 96mila.
Parte lancia in resta Marco Palumbo, Pd e presidente della Commissione Trasparenza del Campidoglio: “La vicenda dell'aumento di stipendio dell'amministratore delegato di Roma servizi per la Mobilità non convince affatto. La procedura adottata per ritoccare il salario del manager è tutt'altro che chiara. Per questo, ho deciso di convocare una commissione Trasparenza per far luce su tutto l'iter. Nel giro di pochissimi giorni inviteremo in commissione i vertici dell'azienda per spiegare questa storia”. Anche Davide Bordoni (FI) aspetta “la Commissione Trasparenza per far luce su questa situazione”.
Rincara la dose Giovanni Zannola, sempre Pd, che ricorda come già a maggio 2019 aveva presentato un’articolata interrogazione al sindaco, Virginia Raggi, e all’assessore alla Mobilità, Linda Meleo, alle quali chiedeva chiarimenti circa le “anomale concentrazioni di incarichi sulla persona” di Brinchi (presidente, amministratore delegato, dirigente dai interim della Direzione Trasporto pubblico, responsabile dello Staff Strategie, Ufficio Stampa, Controllo operativo e coordinamento tecnico; responsabile della segreteria tecnica del Piano Urbano per la Mobilità sostenibile). E, poi, ancora: sull’aumento dei dirigenti, sui trattamenti economici concessi ad personam, sull’affidamento a Ernest&Young del progetto di nuova struttura aziendale.
Domande alle quali era stato risposto da Roma Servizi asserendo che a Brinchi non era più assegnato l’interim della Direzione Finanza e Controllo e che la nuova organizzazione aziendale “non ha comportato alcun aumento di figure dirigenziali né di costi” visto che su 7 direzioni, le 2 non coperte da personale sono state attribuite con interim (che prima o poi o scadranno o dovranno essere stabilizzati). Per Roma Servizi, poi, “l’esperienza acquisita” e la “competenza nel settore” giustificano il mancato ricorso alle ordinarie procedure di selezione interna del personale e consentono di attribuire a Brinchi tanto il ruolo di direttore del Trasporto pubblico quanto quello di “Ufficio relazioni esterne e strategia”. Insomma, per Roma Servizi è assolutamente normale che i propri vertici si attribuiscano posizioni e relativi aumenti di stipendi senza le selezioni cui qualunque comune mortale deve sottoporsi.
A completare il quadro delle forze politiche di opposizione in Campidoglio anche Andrea De Priamo (Fratelli d’Italia): “Presenterò un’interrogazione urgente su questa vicenda che rimane comunque oltre i limiti della moralità”.
A difesa di Brinchi si schiera Enrico Stefàno, M5S ed ex presidente della Commissione Mobilità: “Brinchi è persona valida e competente e svolge l’ incarico di Presidente e Ad a titolo gratuito. Siamo convinti che tutto sia avvenuto nel rispetto della normativa vigente”.
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