La “grana Stadio” è pronta per tornare sul tavolo della Raggi. Con un margine di manovra - per tutti, Campidoglio e As Roma - sempre meno ampio: la risposta della Regione, pur se scritta in un fitto e stretto burocratese, lascia poco spazio alle interpretazioni.


Si riparte, quindi, con uno spazio di manovra sempre più ristretto: bruciata pure la carta Conferenza di Servizi, di fatto ora la palla torna sul tavolo del Sindaco e della sua sgangherata maggioranza. La pazienza della Roma è in via di esaurimento: al rientro dalle ferie di agosto inizierà un pressing sul Campidoglio. Dentro o fuori. Nella Convenzione urbanistica (il contratto fra la Roma e il Comune) dovranno trovare posto tutte e solo le opere pubbliche del progetto, o presentate dalla Roma o richieste in Conferenza di Servizi. Niente di più.
Il problema, per la Raggi, diventa, quindi, tutto politico. La sua maggioranza - ammesso che sullo Stadio ne abbia ancora una - non sembra nelle condizioni di accettare una Convenzione al ribasso: aver costantemente alzato l’asticella delle attese ora rischia di ritorcersi contro il Sindaco e i grillini. E gli scricchiolii interni già non mancano: l’addio polemico di Stefàno alla vicepresidenza del Consiglio, la tensione sui provvedimenti di urbanistica fra la consigliera Monica Montella e gli altri pentastellati, il possibile rientro in Aula di Marcello De Vito che, a dispetto dei proclami, non solo è ancora un grillino ma è sempre il Presidente del Consiglio comunale.
Tutto questo, a fronte della lettera della Regione che, senza benedire del tutto la posizione della Roma, respinge comunque il tentativo del Campidoglio di allargarsi oltre il dovuto, potrebbe spingere la Raggi e i suoi a mantenere l’atteggiamento dilatorio tanto caro al mondo grillino del non fare per non sbagliare.
Facendo i conti con il calendario degli impegni istituzionali alla mano, entro fine settembre il Consiglio comunale dovrà approvare il bilancio consolidato che, almeno per qualche seduta potrebbe impegnare l’Aula e la Giunta. A dicembre, poi c’è il bilancio di previsione da votare.
I tempi, quindi, sono stretti: la Roma per metà settembre vorrà sapere dalla Raggi se si va avanti con i fatti oltre che con le dichiarazioni radiofoniche. In mancanza di una chiara posizione, potrebbe iniziare uno show-down: ricorso al Tar per la nomina di un Commissario ad acta che obblighi l’Aula a votare i testi. Modificati secondo la lettera della Regione. Oppure no e in quel caso, subito dopo il voto, con appuntamento in Tribunale e Fiumicino in pole per subentrare. La speranza, ovviamente, è riposta nel buon senso di non perdere centinaia di milioni di investimento e rischiare una causa miliardaria.
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