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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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martedì 2 ottobre 2018

STADIO, DUBBIOSI RICORSI IN PROCURA




Di fascicolo in fascicolo: lo Stadio della Roma di Tor di Valle deve fare davvero molta paura se non passa giorno senza la notizia che vi sia qualcuno che si reca in Procura e presenta esposti. 
La cui fondatezza, per altro, è decisamente dubbiosa. 
L’ultimo è quello annunciato e poi presentato dal Tavolo della Libera Urbanistica, quello famoso guidato dall’architetto Francesco Sanvitto, già attivista 5Stelle della prima ora, cacciato dal capo supremo in persona, quel Beppe Grillo che sconfessò l’operato proprio di Sanvitto e dei suoi disconoscendone il valore.
Che Sanvitto fosse contrario allo Stadio è cosa nota. E, sin da quando è iniziata la vicenda, le posizioni di Sanvitto non sono cambiate: calcolo sui parametri di costruzione (la Superficie Utile Lorda), mancato voto preliminare in Consiglio comunale sulla variante urbanistica, il rischio idrogeologico.
Andiamo per ordine: il divieto di costruire nell’area di Tor di Valle per il rischio idrogeologico viene superato proprio dalle opere previste dal progetto per eliminare il problema dei rigurgiti del Fosso del Vallerano. Opere che vanno realizzate prima di costruire qualsiasi cosa e che, una volta completate, daranno origine a un declassamento del rischio dell’area. Obiezione stantia e più volte affrontata. 
Il mancato voto preliminare di adozione dei testi della variante urbanistica - per il quale sarebbe addirittura ipotizzato il reato di abuso d’ufficio - è palesemente una competenza amministrativa e certo non della Procura. Sarebbe, semmai, dal Tar dato che investe l’interpretazione di una norma di diritto amministrativo. Difficile che la Procura, su questo proceda. 
La questione del calcolo dei parametri su cui si basa la concessione delle cubature è già stata affrontata e archiviata proprio dalla Procura. Nel 2014 furono i 5Stelle a presentare un ricorso in tal senso a Piazzale Clodio. Finito nel dimenticatoio.
Tra l’altro, il calcolo dei volumi è stato fatto sotto la Giunta Marino ed è stato fatto ricontrollare riga per riga dall’ex assessore all’Urbanistica della Raggi, quel Paolo Berdini grande “amico” dello Stadio. Senza che venisse, per altro, ravvisato alcun errore nel calcolo. Né il successore di Berdini, Luca Montuori - altro urbanista - ha trovato pecche nei calcoli già effettuati. E la due diligence del Campidoglio - quella voluta dalla Raggi all’indomani dell’arresto di Parnasi - al momento non pare aver ravvisato errori di calcolo. Errori che, anche qualora vi fossero, per giunta, sarebbero ancora una volta un problema di diritto amministrativo e certo non di diritto penale. Andrebbe prima dimostrato che vi sono stati delle interpretazioni “allegre” delle norme amministrative, poi, che questa allegria nel valutare le leggi abbia prodotto un vantaggio per qualcuno e che questo vantaggio sia stato ottenuto illecitamente con la corruzione. 
Insomma, tutte questioni che investono il Tar più che la Procura (che però fa più audience) e che sono state affrontate più volte in quasi 4 anni di lavori preparatori, lavori collegiali che hanno visto riuniti intorno al tavolo della Conferenza di servizi preliminare e poi delle due decisorie, decine di tecnici fra architetti, ingegneri, avvocati, geologi.

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