Forse, per lo Stadio Flaminio, finalmente ci siamo. Dopo un quinquennio di abbandono - equamente distribuito fra le Giunte Marino e Raggi - ieri mattina gli operai di Ama sono entrati nel vecchio stadio per iniziare le operazioni di bonifica: camion, piccole ruspe, muletti per rimuovere i quintali di immondizia che si sono accumulati nell’ultimo lustro.
Presente all’avvio delle operazioni di pulizia, l’assessore allo Sport, Daniele Frongia: "Finalmente parte la bonifica contro il degrado di questo importantissimo impianto, che riguarderà sia il perimetro esterno che le zone interne e gli uffici", ha spiegato. Con l'intervento verranno rimossi rifiuti, detriti ed erbacce che infestano la struttura: un lavoro imponente, considerato la stato di degrado e incuria generali, che ancora non ha una data ufficiale di fine lavori, ma solo una previsione. "Iniziamo a vedere cosa troviamo, tra qualche settimana forniremo un cronoprogramma”. Secondo la nota ufficiale diffusa dal Campidoglio, si prevede che i lavori durino non meno di un mese. Lavori, affidati ad Ama, che costeranno alle casse comunali 101mila euro.
Bonificare per poi recuperare: questo è l’obiettivo del Campidoglio che ha ottenuto un finanziamento di 180mila euro, messo a bando dalla Getty Foundation, per sviluppare un piano di conservazione dell’impianto. Al lavoro preparatorio prenderanno parte il dipartimento di Ingegneria strutturale dell'Università La Sapienza, la Pier Luigi Nervi Project Association e ovviamente il Comune di Roma. "La bonifica è solo il secondo step verso il recupero del Flaminio - ha ricordato Frongia - Il terzo sarà individuare una soluzione temporanea per permettere la fruizione dell'impianto ed evitare che torni in stato di abbandono”.
A questo proposito, ad ottobre 2017, proprio Frongia, durante un’audizione di fronte le Commissioni Sport e Bilancio, aveva annunciato la possibilità che l’area esterna dello Stadio potesse diventare "un parcheggio temporaneo per bus turistici. Stiamo lavorando con l'assessore Meleo e Roma servizi per la mobilità - spiegò all’epoca Frongia - questo consentirebbe la riqualificazione dell'area, l'installazione di una nuova recinzione e poi entrerebbero dentro i bus turistici evitando la formazione di nuovo degrado”.
L’ultimo step, secondo l’Assessore, sarà “procedere con la soluzione definitiva, cui stiamo lavorando con il Coni e la Federugby per mantenere un utilizzo sportivo”.
Non a caso, pochi giorni fa, il presidente dell'Istituto per il Credito Sportivo, Andrea Abodi, diceva del Flaminio “riprenderà vita non solo l'infrastruttura sportiva, ma anche l'area del Villaggio olimpico e delle zone vicino all'Auditorium". L’idea che circola, con la stessa Federugby sarebbe quella di trasformare il vecchio impianto sulla Flaminia o in una sorta di Coverciano del rugby o in stadio per la sede di una squadra romana di alto livello internazionale (che al momento non esiste).
Sarebbe interessante, però, comprendere come mai nel 2012 Federugby abbandonò il Flaminio rescindendo l’accordo col Campidoglio (che non è più riuscito a riutilizzare la struttura) per migrare all’Olimpico. Se realmente si chiuderà l’accordo sul Flaminio di domani, sarebbe per la Federazione una notevole marcia indietro.
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