La nuova frontiera politica pentastellata è il vitalizio. Aboliti nel 2012 quelli di Camera e Senato, era necessario comunque metterci mano ed è ciò che è avvenuto in Parlamento, agli uffici di presidenza, con un semplice riconteggio delle cifre.
56 milioni di euro di risparmi, cinguettava l’armata mediatica 5Stelle, che divisi per i 6 milioni di poveri e per 12 mesi, fanno la faraonica cifra di 0,77 centesimi di euro a povero al mese.
Quindi, ora, nel disegno della componente grillina del Governo, tocca mettere mano al portafogli delle Regioni e dei loro vitalizi per rimpolpare l’eccezionale risultato conseguito e arrivare, magari, a pagare un caffè al mese.
Dalle casse delle 20 Regioni escono poco meno di 150 milioni l’anno per pagare i vitalizi agli ex consiglieri. Anch’esse, nel periodo 2012-2013, operarono un primo consistente taglio, oscillante fra un -6 e un -18% delle cifre. Tra l’altro, per alcune Regioni come Toscana ed Emilia-Romagna è stato inserito il divieto di cumulo, per cui un ex consigliere regionale anche ex senatore o deputato, anche europeo, non potrà percepire tutti e due i vitalizi ma dovrà sceglierne uno solo. Sono 3500 gli ex consiglieri regionali che hanno diritto a un vitalizio e il Lazio è la Regione che spende di più, con 16 milioni di euro l’anno, seguita da Puglia, con 15 milioni, e Veneto, 12. 
Gli assegni a favore degli ex consiglieri della Puglia sono i più elevati: in media, 77mila euro lordi l’anno a ex consigliere; secondi classificati gli ex della Pisana che incassano chèque da 63mila euro lordi l’anno, circa 35mila euro netti. Al contrario, i meno ricchi sono i veneti (29mila euro), abruzzesi (31mila) e lombardi (34mila).
Dopo la prima sforbiciata del 2102 con la Polverini alla guida della Pisana (il vitalizio scattava non più al termine del mandato ma solo dopo il compimento del 50esimo anno d’età), arriva un nuovo taglio portato avanti da Zingaretti.
Da evidenziare: il diritto al vitalizio prima del 2013 scattava alla cessazione del mandato alla Pisana ma veniva sospeso in caso di elezione in Parlamento o all’Unione Europea.
A novembre 2014, la Regione Lazio approva un contributo di solidarietà triennale: da gennaio 2015 a fine 2017 veniva ridotto il vitalizio erogato agli ex consiglieri con una percentuale legata allo scaglione economico dell’assegno. Taglio dell’8% fino a 1500 euro lordi al mese; meno 10% da 1501 euro a 3500 sempre lordi; meno 13% per chi incassava da 3501 euro a 6000 euro mensili lordi; e, infine, taglio del 17% per quelli che portavano a casa un assegno superiore ai 6mila euro lordi al mese. Per quei consiglieri che avevano anche un secondo vitalizio, come ex senatori o deputati anche europei le percentuali dei tagli erano aumentate del 40%. Altra modifica, con Zingaretti si innalza l’età in cui si può percepire il vitalizio, non più i 50 anni della Polverini ma 65 anni. Anche se qualche eccezione viene registrata. È il caso di Roberto Buonasorte, oggi assunto nello staff di Sergio Pirozzi, che riesce a incassare dal 2014 il vitalizio di 3148 euro mensili come ex consigliere (2 anni e mezzo alla Pisana nella legislatura Polverini) sommandolo per 4 anni allo stipendio di caposegreteria dell’allora vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Storace.
Alla fine del 2017, il contributo triennale è scaduto e, per i primi 4 mesi del 2018, alla Pisana gli assegni sono tornati pieni. Poi, a fine maggio, viene ripristinato lo stesso contributo di solidarietà su tutti i vitalizi in erogazione fino al 2023.
Nel frattempo, si studia - con un po’ di lentezza - una riforma del vitalizio passando dal sistema retributivo a quello contributivo, sulla falsa riga di quanto fatto in Parlamento, introducendo anche il divieto di cumulo.
“Parlare oggi di questo tema con serenità è quasi impossibile. Il livore con il quale il vicepremier, Luigi Di Maio, si riferiva a chi ha servito le Istituzioni definendolo parassita è un brutto segnale”. Francesco Saponaro, ex assessore regionale ed ex consigliere alla Pisana è uno di quelli che accetta di parlare sulla questione vitalizi. Insieme a lui, a spiegare le ragioni di chi percepisce un assegno spesso consistente per aver fatto politica, ci sono Esterino Montino, Pd, sindaco di Fiumicino già senatore, consigliere regionale, vicepresidente della Regione, assessore comunale a Roma; e Stefano Cetica, centrodestra, sindacalista e assessore al Bilancio con la Giunta Polverini.
Altri, molti altri di sinistra e di destra e di centro, preferiscono glissare e chiudere l’argomento con un semplice “no comment”.
“Io sono stato eletto per tre mandati al Senato e per due al Consiglio regionale - spiega Montino - fanno in totale 15 anni a Palazzo Madama e 10 alla Pisana. Senza considerare il servizio come consigliere al Comune di Roma e quello di Sindaco. Non ho mai presentato ricorsi e opposizioni al taglio dei vitalizi perché ritengo che sia necessario che tutti contribuiamo. Ma, attenzione a non cedere ai facili populismi perché rischiamo di ritrovarci con un bel po’ di persone in mezzo la strada”.
Opinione condivisa anche da Saponaro e da Cetica. “Nel corso del tempo - dice l’ex Assessore al Bilancio della Polverini - ci sono persone che hanno servito nelle istituzioni, assumendosi delle responsabilità: un consigliere regionale è anche legislatore” e, aggiunge Saponaro “spesso si trattava di funzionari di partito che non venivano stipendiati dai loro partiti. Era una cosa diffusa soprattutto nel Pci e in misura minore nella Dc. Frequentemente, quindi, i loro partiti li candidavano come coronamento della loro attività e per far loro avere una pensione che, altrimenti, queste persone non avrebbero”.
Anche Cetica non ha presentato ricorsi contro i primi tagli ma spiega: “Ritengo che sia incostituzionale che il Governo imponga alle Regioni di legiferare in materia addirittura indicando la finalizzazione della spesa di questi potenziali risparmi. Penso che quando questa pretesa dell’Esecutivo arriverà in Conferenza Stato-Regioni il percorso si arenerà perché è un’ingerenza che io credo inammissibile. Tra l’altro, il Lazio è la Regione che ha operato i tagli forse più consistenti ai vitalizi”.
Insomma, quegli ex consiglieri interpellati e che hanno accettato di rendere pubblico il loro pensiero, non sono pronti a fare le barricate perché, alla fine, ciascuno di loro si rende conto che il vitalizio, nato per garantire una pensione a chi sospende - spesso per l’intera vita lavorativa - la sua attività professionale primaria per dedicarsi alla “res publica”, è degenerato, nel corso del tempo, in abuso. Ma riformare uno strumento degenerato non può automaticamente tradursi in un discrimine negativo, quasi che servire seriamente il Paese da dentro le Istituzioni sia un peccato mortale.
“Io ho rinunciato al mio emolumento da Sindaco di Fiumicino - aggiunge ancora Montino - che non è proprio poco, parliamo di 4mila euro circa al mese. Ma, al di là di questo, c’è un fatto: chi ha passato decenni nelle Istituzioni, decenni della propria vita, non può essere etichettato negativamente solo sull’onda di un populismo” “che sembra basarsi - completa il pensiero Saponaro - su una sorta di invidia, di odio sociale. Nella mia esperienza al servizio del pubblico, mi sono occupato di valorizzare il territorio della mia Regione e, a quanto pare, anche con un discreto successo dato che molte delle leggi che ho elaborato ancora sono in vigore. Non mi sento e non sono un parassita”.
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