Agonia quotidiana e caos: il menu giornaliero che Atac fornisce a romani e turisti si arricchisce di nuove, fantastiche attrazioni. Ieri è stato il turno della Metro C: si rompe qualcosa nel sistema di alimentazione e Atac “spacchetta” il servizio: si sale a Pantano e si scende a Grotte Celoni da cui si prende un altro treno per scendere a Alessandrino da cui si prende un terzo treno per arrivare, finalmente, a San Giovanni. Stessa trafila, ovviamente, anche in direzione opposta.
È chiaro che l’alternativa sarebbe stata la chiusura dell’intera linea, come spiegano fonti interne all’Azienda, e che si è preferito questa soluzione di emergenza per lasciare una parvenza di servizio all’utenza.
Tuttavia, questo disagio si somma a quelli degli ultimi giorni: Repubblica, Barberini e Spagna della Metro A chiuse; Anagnina chiusa per il treno deragliato. Poi i ritardi, i treni lenti, le attese alle banchine, il sovraffollamento.

Non poteva mancare un po’ di can can politico. Scrive il coordinatore di Roma e Provincia di Italia in Comune, Dario Nanni, che, dopo aver ripercorso le vicende degli ultimi mesi, conclude: visto che invece di una metro, si prende un treno regionale “invito l'Amministrazione Comunale a prendere in considerazione l'ipotesi di rimborsare i viaggiatori così come accade in caso di ritardo orario dei treni”.
Più secco il vicesegretario Pd Roma, Mariano Angelucci: “Mentre la sindaca Raggi e il M5S continuano giornalmente a raccontare la Città che non c’è, i cittadini Romani vengono continuamente umiliati”.
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