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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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domenica 12 novembre 2017

STADIO, LA ROMA HA GIÀ SPESO 63 MILIONI


La prima versione, quella Marino per intendersi, del progetto Stadio della Roma di Tor di Valle aveva un valore di investimento di poco inferiore a un miliardo e 700 milioni di euro. La stima di ricavi attesa era tale da consentire alla Roma, che vi avrebbe investito 500 milioni di euro, di ripianare il debito entro un ventennio, con la segreta speranza di cavarsela molto prima grazie agli incassi, sul modello del Bayern Monaco e dell’Allianz Arena.

La versione Raggi è molto più economica di quella Marino: il taglio alle opere pubbliche che i proponenti avrebbero dovuto pagare ha avuto come effetto anche il taglio delle cubature che sono, sì, ricavi inferiori ma sono anche un investimento inferiore: il valore di quanto oggi sarebbe necessario per costruire il tutto non è stato quantificato in maniera puntuale ma la stima oscilla fra un 800 milioni di euro e il miliardo o qualcosa in più. 

Tuttavia, una cifra è già stata ufficializzata: nel bilancio della società giallorossa, a fine dicembre 2015 erano stati già spesi quasi 36 milioni di dollari. Lo scorso anno, poi, la cifra è aumentata a poco più di 38 milioni
In totale, siamo a 63 milioni e 120 mila euro che Pallotta ha già messo nella “fornace” Stadio. Tanti soldi (calcisticamente sono circa due terzi di ciò che nel 2009 il Real Madrid pagò per assicurarsi le giocate di Cristiano Ronaldo) che sono serviti per pagare, fra le varie voci, le progettazioni del business park, prima e seconda versione, entrambe a firma dell’archistar Daniel Libeskind. 

Una delle ragioni che rendono il ripristino eventuale del Ponte di Traiano (quello previsto fra le opere di pubblico interesse nella versione Marino del progetto e cassato dalla Raggi per arrivare a tagliare le cubature) indigesto alla Roma è che questa reintroduzione renderebbe necessario rifare un’altra volta il progetto del business park, sostenendo nuovamente i costi della progettazione. Cui, poi, dovrebbero essere sommati quelli dei mutui da contrarre per sostenere di nuovo l’intero progetto. 


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