Quarantotto consiglieri comunali, 12 Commissioni consiliari permanenti più cinque speciali, un magro bottino di delibere approvate tanto nel numero quanto, soprattutto, nella qualità, e un bel po’ di costi sostenuti per un Consiglio comunale che sembra ridotto più al rango di passacarte che a quello di “casa dei romani”.

Due annotazioni: com’è ovvio, i parlamentari eletti anche consiglieri comunali (Roberto Giachetti, Stefano Fassina e Giorgia Meloni) non ricevono alcun compenso per la loro attività in Consiglio. Un’attività - secondo punto - che è naturalmente più esigua numericamente rispetto a quella degli altri colleghi così come le presenze del sindaco, Virginia Raggi, in Aula sono altrettanto sporadiche. Si tratta, come è facile comprendere, di impegni istituzionali e politici che diradano le presenze nei dibattiti comunali.

Ci sono i supersecchioni: sono quattro, due di Fratelli d’Italia, Andrea De Priamo e il capogruppo Fabrizio Ghera, e due 5Stelle, Angelo Sturni e Marci Terranova. Per loro 117 presenze su 117 sedute dal 1 luglio 2016 al 31 dicembre 2017. E poi ci sono quelli che il Consiglio comunale lo vedono una tantum. I primi tre posti sono occupati da Giorgia Meloni, con 30 presenze, da Alfio Marchini, 35 sedute lo hanno visto in Aula, e dal sindaco, Virginia Raggi che di presenze ne fa registrare 40. A seguire nell’elenco degli assenti c’è il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti (Pd), in compagnia a quota 85 cartellini timbrati, della “pasionaria” 5Stelle Cristina Grancio. Poi con 94 strike il deputato Stefano Fassina, quindi a 95 Fabio Tranchina, a 96 Alisa Mariani, tutti e due della pattuglia pentastellata, quindi un altro Pd, l’ex presidente del Municipi San Lorenzo e Centro Storico, Orlando Corsetti, e, ultima sotto quota 100, a 99, la “civica” Svetlana Celli.
Per la Meloni, Giachetti, Fassina e la Raggi è ovvio che il computo delle presenze sia diverso dagli altri consiglieri: si tratta di leader nazionali e parlamentari per i primi tre più il Sindaco le due agende risentono degli altri impegni istituzionali.
La medaglia d’argento per le presenze se la aggiudicano ex aequo quattro grillini: il presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, poi Pietro Calabrese, Maria Agnese Catini e Valentina Vivarelli, tutti a quota 116 presenze, avendone saltata, dal 1 luglio 2016 al 31 dicembre 2017, solo una.
Infine, il terzo posto del podio se lo dividono Maurizio Politi di Fratelli d’Italia e Marco Di Palma, 5stelle, con 115 presenze su 117 sedute.

Passiamo al lato dei primi della classe. Come detto, sul dato presenze pesa in modo diretto la quantità di commissioni cui un singolo Consigliere è membro. In testa di questa speciale classifica come numero di presenze c’è la pentastellata Monica Montella. Per lei, stando alle carte del sito del Comune, si contano ben 523 presenze in Commissione. Il dato, però, va “stemperato”: la Montella è membro di ben 6 diverse commissioni consiliari (Bilancio, Cultura, Turismo, Controllo e garanzia, delle Elette e, infine, quella Elettorale). A seguire c’è l’inossidabile Fabrizio Ghera (FdI), componente di 4 Commissioni (Mobilità, Cultura, Sport e speciale sui Piani di Zona) risulta presente per 456 volte. Terzo posto per la Pd Valeria Baglio: anche per lei 4 commissioni (BIlancio, Ambiente, Scuola e Elette) con 449 presenze. A seguire ancora due 5Stelle: Carola Penna che siede nelle Commissioni Cultura, Sport, Turismo e Elette, segna 434 presenze. L’ultimo stakanovista del gruppetto di testa è Pietro Calabrese, sempre con 4 Commissioni (Mobilità, Ambiente, Urbanistica e speciale sui Piani di Zona) fa segnare 402 presenze.
Dal computo vanno esclusi Ignazio Cozzoli Poli e la subentrante (ad aprile 2017) Giulia Tempesta: entrambi molto presenti ma ovviamente non conteggiabili visto l’avvicendamento.
Centotremila euro al mese, per 18 mesi per un totale di 1 milione e 828 mila euro (e spicci): tanto, fino a oggi ci è costato il Consiglio comunale come “stipendio” ai Consiglieri. Stipendio che, in realtà, non è uno stipendio vero e proprio ed è legato alle presenze in Consiglio e Commissione. Ogni mese un Consigliere può arrivare ad incassare 2.440 euro (e 74 centesimi) lordi se arriva a partecipare a 19 sedute fra Assemblea capitolina e Commissioni. In pratica, ogni gettone di presenza finisce per costare effettivamente alle casse capitoline 128 euro lordi. Nulla è dovuto, invece, ai parlamentari eletti anche in Comune (Giorgia Meloni, Roberto Giachetti e Stefano Fassina) che in Campidoglio ci vanno gratis, visto che già percepiscono l’indennità di parlamentare.
Fuori da questo conteggio c’è il presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, al quale la legge riconosce un’indennità superiore per la funzione per cui, da luglio 2016 al dicembre 2017, ci è “costato” qualcosa in più di 113 mila euro, 6.300 quasi al mese lordi, per circa 3.500 euro netti al mese. Ovvio che De Vito risulti il “paperone” del Consiglio comunale mentre il meno retribuito è Alfio Marchini che, fino a oggi, avendo partecipato poco alla vita dell’Aula e delle Commissioni, si è fermato a poco più di 5mila euro in 18 mesi, 280 euro lordi al mese. Insomma, al netto equivalente a circa un paio di caffè al giorno.
Dal computo globale vanno espunti due consiglieri: Ignazio Cozzoli Poli, decaduto ad aprile 2017, e la subentrante Giulia Tempesta (Pd). Per loro si gioca un campionato a parte.
Anche Svetlana Celli, andata in maternità, ha partecipato meno alle sedute e, quindi, ha percepito una diaria inferiore in totale ai suoi colleghi.
Per la quasi totalità dei consiglieri, questi 18 mesi di impegno per la città hanno fruttato emolumenti totali che oscillano di poche centinaia di euro fra i 40 e i 42 mila lordi, il che significa, appunto, che quasi tutti hanno raggiunto o anche superato quota 19 presenze (se sono di più, sempre 19 ne vengono pagate: niente straordinari in Campidoglio). La piazza d’onore spetta a Pietro Calabrese, 5Stelle, con 42mila 284 euro, seguito a pari merito da Fabrizio Ghera (FdI), Enrico Stefàno e Marco Terranova (5Stelle) con 42mila 155 euro, quindi ancora due pentastellate: Annalisa Bernabei (42.042) e, per un soffio, Maria Agnese Catini (42.025).
Qualcuno invece rimane un po’ sotto quota 40mila lordi. Escludendo i parlamentari eletti in Campidoglio e Alfio Marchini, l più bassa indennità, stando sempre ai dati pubblicati sul sito istituzionale del del Campidoglio ed riferiti a un periodo di 18 mesi, fra luglio 2016 e dicembre 2017, spetta a Cristina Grancio, la pasionaria dell’urbanistica 5stelle già in rotta di collisione con il suo gruppo sulla vicenda Stadio della Roma: per lei in 18 mesi solo 30mila euro. A seguire, la capogruppo Dem, Michela Di Biase che si ferma a poco più di 31 mila euro; quindi Alessandro Onorato (lista Marchini) con 32mila. Poi c’è un nutrito gruppo di Cinque Stelle: rimborsi sotto i 40 mila euro per Alisa Mariani (36mila), Gemma Guerrini (37mila), Nello Angelucci (38mila) Donatella Iorio, Simona Ficcardi, Cristiana Paciocco (tutte a 39mila). Stessa cifra anche per Francesco Figliomeni di Fratelli d’Italia e Ilaria Piccolo del Partito Democratico.
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