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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 10 giugno 2016

ECCO LO STADIO DELLA ROMA/1



Il Tempo inizia oggi la pubblicazione e l’analisi del progetto definitivo per la realizzazione dello Stadio di Tor di Valle. L’analisi de Il Tempo prende le mosse dai tempi, che è la domanda che tutti i tifosi rivolgono: quando sarà realizzato lo Stadio?
Accantonata l’incognita “nuovo Sindaco”, la tempistica ipotizzata dalla società giallorossa e dai suoi 42 partner nel progetto è chiara: per la stagione 2019-2020 la Roma conta di giocare non più all’Olimpico ma a Tor di Valle. E questo, anche in vista dell’assegnazione dei Giochi Olimpici del 2024 può essere anche un ulteriore tassello da inserire nel dossier olimpico. Anche perché, secondo le date indicate nel cronoprogramma dalla società giallorossa, a fine dicembre 2022 tutto l’intero complesso, incluse le tre torri e palazzi e piazze annesse, sarà terminato, dando così un nuovo e riqualificato volto a un’area, quella di Tor di Valle, che oggi versa in un drammatico abbandono, fra topi, degrado, prostituzione, terreni trasformati in discarica. E, non a caso, a inizio maggio, prima ancora di portare le carte in Comune, la parte del progetto relativa all’impianto sportivo vero e proprio venne consegnata prima al Coni per una valutazione. Con grande e pubblica soddisfazione espressa dal presidente del Comitato Olimpico nazionale, Giovanni Malagò
Lo scorso lunedì 30 maggio la Roma spedì Baldissoni e Zanzi in Campidoglio e in Regione a depositare due copie identiche del progetto definitivo dell’impianto. 
Sembrano passati secoli, ma era solo pochi mesi fa quando la Roma di James Pallotta ha avviato le procedure per realizzare il suo stadio. Nell’estate 2014 la Conferenza di Servizi preliminare, poi il lungo dibattito in Consiglio comunale terminato con la Delibera di Pubblico interesse votata a maggioranza il 22 dicembre 2014. Poi, la presentazione alla stampa e alla città, in pompa magna, del(lo pseudo) progetto definitivo del 15 giugno 2015, che pochi giorni dopo venne rigettato dal Comune e dalla Regione per carenza di documentazione. Da quel momento, una ridda di voci, sussurri, spifferi. E tanto silenzio. Intervallato dall’avvicendamento alla guida del progetto Stadio fra Mark Pannes, uscito a dicembre, e David Ginsberg il cui subentro ha fatto segnare una grande spinta verso la conclusione del lavoro progettuale. In mezzo, le dimissioni di uno dei grandi sponsor dello Stadio, Ignazio Marino, la nomina di Tronca a Commissario straordinario che, fra nove giorni, lascerà il posto alla nuova Amministrazione che verrà indicata dai romani con il ballottaggio. 

Il “nuovo” progetto definitivo è composto da una mole immensa di documenti, se non altro, a testimoniare l’importanza e l’impatto in termini economici e occupazionali - sono in ballo, secondo quanto scritto nel progetto, “1.500-2000 maestranze del settore edile, mentre, a regime, l’impiego nei diversi comparti arriverà a oltre 4.000 unità, in aggiunta agli oltre 15.000 addetti del Business Park” - dell’opera. 

Ora, rimangono gli ultimi passaggi: il Campidoglio deve terminare l’esame preliminare delle carte per verificarne la rispondenza sia alle norme nazionali che ai dettami contenuti nella delibera di pubblico interesse. Una volta terminato questo passaggio - che la Roma prevede entro il 29 giugno - la palla passa in Regione: convocazione della Conferenza di Servizi decisoria per esaminare passo passo tutte le soluzioni progettuali ipotizzate. 180 giorni per poter dare il via al più grande cantiere privato degli ultimi decenni. 

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