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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 3 settembre 2016

STADIO; MARTEDÌ 6 SETTEMBRE LA SVOLTA

Sul progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle, ieri, fra Regione e Comune sono stati scambiati colpi di sciabola, più che di fioretto. Tutta roba da circo mediatico, però, schermaglie politiche più che amministrative. 
In realtà, in assenza di sorprese dell’ultima ora, il prossimo martedì 6 settembre verrà convocata la Conferenza di Servizi regionale per esaminare, finalmente, il progetto su Tor di Valle. L’impasse degli ultimi due giorni, quindi, sembra essersi sbloccata. 
La conferma è arrivata nel pomeriggio di ieri, con una nota della Regione, in cui si sintetizza una lettera formale inviata in Comune con la quale si ribadisce “l'assenza dell'esplicitazione da parte di Roma Capitale della conferma dell'interesse pubblico per il progetto per il nuovo stadio della AS Roma”, aggiungendo: “poiché il Comune, pur segnalando carenze nei documenti e negli elaborati, ha richiesto l'avvio della Conferenza dei servizi, la Regione Lazio invita l'Amministrazione capitolina ad esplicitare, entro il 6 settembre, un'eventuale mancanza d'interesse pubblico”. 
In sostanza, il Campidoglio ha tempo fino a martedì per dire se il progetto “non” rispetta i dettami della delibera di pubblico interesse del dicembre 2014
La nota della Regione, infatti, si conclude con l’affermazione che “in assenza di una formale espressione di contrarietà, si procederà quindi alla convocazione della Conferenza dei Servizi per esaminare con tutti i soggetti competenti, in modo pubblico e trasparente, la documentazione pervenuta”. 
Una geniale mossa del cavallo, da parte della Giunta Zingaretti: sfruttando il concetto di silenzio assenso, la Regione in questo modo esce dall’angolo nel quale la prima dichiarazione (“senza la conformità non convochiamo la Conferenza”) l’aveva infilata e rigetta, di fatto, la palla nel campo del Comune. 
Con questa missiva, la Regione si mette al riparo da eventuali giochini politici e, pur se in maniera non esplicita come inizialmente richiesto, obbliga il Comune a metterci la faccia. 
Ora, quindi, dal Campidoglio o parte una lettera formale che blocchi la convocazione della Conferenza con la motivazione che il progetto non risponde al dettato della delibera sul pubblico interesse del dicembre 2014 o, cosa più probabile, si conteranno tre giorni di silenzio e dal 6 settembre ci si sederà intorno al tavolo per esaminare, entro 6 mesi, nel dettaglio il progetto. Evidentemente, secondo quanto trapela dagli uffici comunali e da quelli regionali, il colloquio di mercoledì scorso fra il vicesindaco, Daniele Frongia, e il vicepresidente della Regione, Massimiliano Smeriglio, è servito a trovare una via d’uscita onorevole per entrambi gli enti. Anzi, secondo indiscrezioni, il vicesindaco si sarebbe mostrato molto ben disposto nei confronti del progetto giallorosso. 

Tuttavia, più ad uso e consumo delle agenzie e per far fibrillare ancora un po' i cuori dei tifosi della Roma, nel tardo pomeriggio l'assessore all'Urbanistica del Comune, Paolo Berdini, dirama una nota di risposta alla Regione: "Apprendo con vero stupore che la Regione Lazio pretende la formalizzazione dell'esistenza dell'interesse pubblico per il progetto del nuovo stadio della AS Roma entro il 6 settembre 2016, come reso noto da un comunicato di oggi. La Regione Lazio chiede dunque al Comune di Roma di preparare il provvedimento tecnico amministrativo, di discuterlo nella competente commissione consiliare e infine di sottoporlo all'Assemblea capitolina in sole 24 ore, visto che lunedì 5 sarebbe il primo giorno utile per avviare questa complessa procedura".

Si gioca un po' sull'equivoco: la Regione non domanda al Campidoglio una nuova delibera che confermi o smentisca la precedente ma chiede che vi sia una dichiarazione comunale con la quale o si riconosce o si smentisce che, per gli uffici comunali, il progetto presentato dalla Roma rispecchi quanto sancito dal Consiglio comunale nel 2014 con la delibera sul pubblico interesse. Una richiesta quella della Regione che, pur se politicamente sensata (obbligare il Comune a mettere da solo dei paletti per evitare sorprese in Conferenza di Servizi e porsi al riparo dal eventuali inchieste giudiziarie) è comunque un atto ridondante poiché la semplice trasmissione del progetto dal Comune, non essendo accompagnata da un atto espresso che neghi la rispondenza fra lo stesso e la delibera, è sufficiente a confermare che il pubblico interesse è stato rispettato. 


Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica di Roma Capitale

Per onor di cronaca, qualora fosse necessaria una nuova delibera comunale, l'iter da seguire sarebbe proprio quello evidenziato da Berdini nella prima parte della sua nota che, però, prosegue asserendo: "Forse, azzardiamo, il rientro dalla ferie è stato traumatico e ha creato confusione. Ma, volendo tornare alla serietà del rapporto istituzionale si deve ancora una volta ricordare che il parere di sussistenza dell'interesse pubblico è già stato espresso dall'Assemblea capitolina nella precedente consiliatura. Se la Regione Lazio ritiene indispensabile che la nuova Assemblea capitolina debba confermare o smentire il precedente parere, deve chiederlo formalmente, sulla base della legislazione vigente, e concedere un congruo lasso di tempo. Il Comune di Roma ha più volte sostenuto che la conferma della sussistenza dell'interesse pubblico debba essere espressa in forma collegiale prima della formale apertura della Conferenza dei servizi, ma è ben disponibile ad accettare il percorso amministrativo che l'Ente Regione dovrà esprimere con atto formale e non attraverso dichiarazioni stampa". 

Michele Civita, assessore all'Urbanistica della Regione Lazio
Pronta la risposta di Michele Civita, assessore all'Urbanistica di Zingaretti: "Informo l'assessore Berdini che la verifica, richiesta formalmente più volte dagli Uffici regionali ai competenti uffici capitolini è tecnico-amministrativa e riguarda la conformità tra le prescrizioni contenute nella delibera approvata dall'Assemblea capitolina che ha riconosciuto il pubblico interesse e il progetto definitivo della stadio della Roma presentato. Quindi è una verifica che devono fare i competenti uffici capitolini e non l'Assemblea capitolina che si è già espressa. Tale verifica è propedeutica all'indizione della Conferenza dei Servizi. Confermo comunque l'indicazione espressa nella lettera inviata oggi di avviare la Conferenza dei Servizi se entro il 6 settembre l'amministrazione capitolina non espliciterà un'eventuale mancanza d'interesse pubblico sul progetto".
Insomma, schermaglie politiche che giocano molto, equivocando, sulle parole e poco hanno attinenza con le procedure. 
Da martedì 6 settembre, quindi, è probabile attendere l'inizio del conto alla rovescia: 180 giorni per decidere se la Roma potrà avere una “casa” di proprietà e coronare un sogno lungo praticamente 20 anni. 

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