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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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sabato 29 agosto 2020

RICICCIA IL CASO MASCHERINE FANTASMA

L’emergenza Covid sta ricominciando e torna in primo piano anche il caso “mascherine fantasma” che aveva popolato le pagine dei giornali durante l’emergenza in primavera.
La Regione Lazio ha, infatti, proceduto alla revoca di uno degli appalti -  850 mila camici e 1 milione di tute protettive - finiti nell’occhio del ciclone, quello a una società di Taranto, la Internazionale Biolife, appalto sul quale indagano la Procura di Roma e quella di Taranto.
Dopo quattro mesi di ritardo e con parte dei camici già inviati sequestrati dalla Guardia di Finanza, finalmente la Pisana si decide e revoca un appalto costato alle casse regionali 2,8 milioni di euro dei quali ora si chiede la restituzione maggiorata di un altro milione e 400mila euro per le penali. 
La notizia viene data da Le Iene che, insieme a Il Tempo e a Il Fatto Quotidiano, avevano seguito tutta la vicenda. Stando a quanto viene raccontato sul sito internet delle Iene, l’appalto viene assegnato il 30 marzo con l’impegno di consegnare le merci - 850mila camici e 1 milione di tute - entro l’8 aprile a Fiumicino. La prima consegna arriva solo il 3 giugno, due mesi di ritardo, e arrivano solo 150mila camici e niente tute. Il 26 agosto la Finanza notifica il sequestro dei camici alla Protezione civile regionale su disposizione della Procua di Taranto. A quel punto la Regione revoca l’appalto e chiede indietro i soldi: 4,2 milioni in tutto, di cui 1,4 di penali.
La Regione però fa anche sapere che non c’è un “buco” nelle casse regionali. I 2,8 milioni pagati come anticipo alla Biolife sono stati coperti dal mancato pagamento di mascherine che la Biolife aveva consegnato con altro appalto. La nota della Regione, dopo aver sottolineato la collaborazione con la Procura pugliese, sottolinea come “nessuno dei camici è stato mai distribuito” e “l'anticipo versato per la fornitura è stato interamente coperto” dato che non è stata “saldata una fornitura di mascherine, autorizzate e conformi, provenienti della stessa società”.
In realtà un problema per le casse regionali potrebbe esserci di riflesso: nell’intricatissimo gioco delle forniture di mascherine che ha visto protagonisti la Eco Tech e la svizzera Ex-Or, rientra anche la Biolife. Intanto perché quando la Eco Tech non ha consegnato le mascherine, la Regione le ha acquistate a prezzo maggiorato dalla Biolife. Ma poi perché, dalle carte, risulta sempre la Biolife come fornitore della Ex-Or a sua volta fornitrice della Eco Tech. “Purtroppo avevamo ragione. La Ecotech non era un caso isolato e sono confermati tutti i dubbi anche sulla Biolife”, commenta Roberta Angelilli (FdI).

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