*****************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************

In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

*****************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************

martedì 28 aprile 2020

FASE 2, FUTURO DISASTRO SUI MEZZI PUBBLICI




Parole che trasudano speranze ottimistiche, quelle che Pietro Calabrese, assessore alla Mobilità, scrive sulla propria pagina facebook: “Roma si sta preparando alla Fase 2 ed è stata la prima città a fare i test sul trasporto pubblico. La nostra priorità è arrecare il minor danno possibile alla città”. Ieri secondo stress test a San Giovanni, dopo quello dei giorni scorsi che ha evidenziato come il contingentamento degli accessi in metro renda inutile prenderla per file e tempi di attesa. L’unica certezza vera, retorica a parte, di Calabrese è la “consapevolezza che l’offerta massima dell’intero sistema comunale e regionale dei trasporti è una invariante e che oltre un certo limite non si può andare, anche perché i tempi di approvvigionamento di nuovi mezzi sono necessariamente lunghi’’. Insomma, Atac questa è e c’è poco altro da fare. E quanta sarà l’ha annunciato Mauro Alessandri, assessore ai Trasporti della Regione ascoltato in Commissione alla Pisana: “Sulla base di documenti arrivati, in fase di partenza Atac in grado di implementare un sistema di riserve e potenziamento di linee tale da modulare un servizio che sarà tarato su circa 1.300 vetture, rispetto alle poco meno delle 1500 in servizio ordinario: quindi parliamo dell’88% totale di vetture”. Per Cotral sarà l’84% e per FS il 70%. E, sempre stando alla relazione Alessandri, Atac non ha personale sufficiente a garantire il controllo dell’accesso contingentato alla metro: “Il monitoraggio dei flussi passeggeri nell’atrio e in banchina, insieme al contingentamento, rende necessaria la presenza di 4/5 persone in stazioni di ridotto afflusso, con un numero che può triplicare in stazioni di scambio con maggiore afflusso. L’azienda ha dichiarato di non disporre di questo organico” a meno che non si trovino generosi finanziatori. Unica consolazione: indossando la mascherina, le vetture potranno essere riempite per metà. 

MASCHERINE FANTASMA, BLITZ DELLE IENE IN REGIONE


Andrà in onda questa sera a Le Iene il caso “mascherine fantasma” alla Regione Lazio. E certo, né la Protezione civile e i suoi funzionari, né lo staff della Regione ne escono bene. Anzi, escono decisamente ammaccati. 
La Regione Lazio, coi soldi dello Stato centrale, compra una serie di beni per fronteggiare il Coronavirus. Soprattutto, mascherine
Solo che gli acquisti non vengono fatti dai fornitori abituali ma vengono affidati, senza gara d’appalto, a società spesso assai improbabili. Chi era inattivo, chi vende carte da parati e vernici, chi si occupa del benessere sessuale. E poi c’è il caso nel caso, l’affidamento Eco Tech: nove milioni e mezzo di pezzi da comprare, 3,5 milioni di FFP2, 4 di FFP3 tutte di marca 3M e 2 di chirurgiche. Tre affidamenti in totale con consegne il 23 marzo, il 30 marzo e poi a finire entro il 6 aprile. Commessa da 35,8 milioni di euro, 16,6 dati in anticipo e senza cautelarsi con una polizza. 
Risultato, arrivano, in ritardo, solo le chirurgiche. Le FFP2 e le FFP3 non arriveranno mai. E i soldi degli anticipi al momento non sono recuperati. 
Procura che indaga, Guardia di Finanza che acquisisce la documentazione e svariati personaggi iscritti nel registro degli indagati con l’accusa, per ora, di “inadempimento in pubbliche forniture”. 
A sollevare il caso, ricordano le Iene, prima la consigliera regionale Chiara Colosimo e poi Roberta Angelilli, di Fratelli d’Italia, che da esponenti del Pd e dallo staff della Regione vengono accusate di spargere “fake news”. 
Le Iene, nella puntata in onda questa sera, ricostruiscono tutti gli eventi e cercano di avere un confronto con alcuni dei protagonisti: il capo della Protezione civile, Carmelo Tulumello, scortato dal capo ufficio stampa di Zingaretti, Emanuele Lanfranchi. Poi, ancora, per conto Eco Tech, viene sentito Sergio Mondin, il marito dall’amministratrice unica dell’azienda. E l’avvocato Giuseppe Cavallaro, legale di Luciano Rattà, uno dei rappresentanti della azienda svizzera Exor, il quale il 19 marzo spedisce in Regione un preventivo per mascherine 3M per conto Exor a un prezzo decisamente inferiore (2,53€ a pezzo) rispetto a quello proposto dalla Eco Tech (3,60 €/pezzo) la quale però compra dalla stessa Exor. Un giro infernale, con il duo Tulumello/Lanfranchi che cerca di buttarla in caciara sui preventivi lasciando nelle Iene il dubbio: “non capiamo se ignorano che gli era arrivata un’altra proposta per quelle stesse mascherine ad un prezzo inferiore oppure se semplicemente cercano di capire se abbiamo in mano le prove di quello che stiamo dicendo.

domenica 26 aprile 2020

FASE 2, TAMPONI A TUTTI MA NON AI VIGILI


In vista della fase 2, la Giunta della Regione Lazio approva una delibera proposta dall’assessore alla sanità, Alessio D'Amato, che stabilisce i parametri per i test sierologici su operatori sanitari e delle Forze dell'Ordine. Solo che nell’elenco degli inclusi - Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Polizia Penitenziaria, Esercito 'Strade Sicure', Guardia di Finanza e Guardia Costiera - mancano i Vigili urbani. E, manco a dirlo, si scatena la polemica. Durissimo il comandante del Corpo di Roma, Antonio Di Maggio, che definisce “vergognoso” il provvedimento regionale e aggiunge: “È da un anno che lavoro senza percepire alcun compenso e non esiterò a destinare parte della mia pensione per far eseguire tutti i test necessari agli appartenenti al Corpo della Polizia Locale di Roma Capitale presso laboratori o strutture private. Un impegno che certificherò a breve”. Infine, ultimo affondo: “riterrò priva di credibilità qualunque smentita o promessa da parte della Regione, a meno che entro la prossima settimana non arrivi un provvedimento certo con le date dei test per tutti gli uomini e le donne della Polizia Locale”.
Toni più pacati ma la sostanza non cambia anche da parte dell’assessore al Personale del Campidoglio, Antonio De Santis: “Siamo basiti e amareggiati. I nostri agenti devono essere tutelati. Non sono lavoratori di Serie B. Sarebbe uno sgarbo molto rischioso”.
Stessa lunghezza d’onda per l’Ugl Polizia Locale, che in una nota del coordinatore romano Marco Milani, denuncia “la disparità di trattamento” parlando “schiaffo alla categoria” concludendo con un “Giudichiamo irresponsabile e deprimente questa immeritata mancanza di collaborazione, proveniente proprio dall'istituzione che dovrebbe valorizzarci e motivarci”. Di “schiaffo” parla anche il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Fabrizio Ghera che definisce “irresponsabile e vergognosa” la delibera regionale. 
Mezza marcia indietro finale della Giunta Zingaretti: “la Regione Lazio sta predisponendo un protocollo con Anci Lazio e Upi Lazio affinché i Comuni e Province, a spese della Regione e nel rispetto delle necessarie indicazioni sanitarie, effettuino i test sierologici a tutti i componenti dei corpi di Polizia locale e provinciale della Regione Lazio”.
Un protocollo a parte, non quello per le Forze dell’Ordine, insomma: “Nella certezza che Roma Capitale riesca a mettere da parte le dinamiche burocratiche, come ben sa l'assessore competente, il piano  prevede il pieno coinvolgimento della giunta Raggi”, conclude la nota della Regione. 



sabato 25 aprile 2020

MASCHERINE FANTASMA; LA REGIONE RESCINDE IL CONTRATTO CON ECO TECH


Eco Tech addio. La Regione, nella tarda serata di ieri, ha annunciato la rescissione del contratto con la società dei Castelli romani: “Visto il mancato rispetto di tutti i termini concessi alla società Eco Tech, compreso quello legato alla mancata consegna della merce con volo del 23 Marzo, e preso atto che la Ecotech pur avendo proposto di completare le forniture non è stata in grado di dare certezze sui tempi e sulle modalità, la Regione Lazio ha deciso di procedere alla risoluzione dei contratti con la suddetta società con la conseguenza di intimare alla Ecotech di restituire il denaro ricevuto entro 5 giorni, (pena l’escussione della polizza fideiussoria appositamente rilasciata), nonché di risarcire tutti i danni”, recita la nota che ribadisce “la Regione Lazio come parte lesa”. La firma della revoca sarà apposta questa mattina. Al netto dell’inchiesta della Procura di Roma, ora si aprono tre partite. La prima: la reale possibilità che la Regione recuperi i soldi anticipati alla Eco Tech. La seconda, sulla tenuta del capo della Protezione civile, Carmelo Tulumello. L’ultima, politica, che investe in pieno il vicepresidente della Giunta, Daniele Leodori (Pd), che aveva garantito ai Consiglieri regionali l’arrivo della partita Eco Tech. Non a caso, ieri, la Lega alla Pisana ha martellato sulle mascherine chiedendo le dimissioni di Tulumello e di Leodori.

FASE 2 IN METRO? MEGLIO A PIEDI



Occorrerà ricalcolare tutti i tempi: 30 persone per volta, ogni tre minuti, potranno accedere alle banchine della metropolitana. Almeno così hanno provato ieri i tecnici di Atac: a San Giovanni, tre ore di sperimentazione per vedere come potrebbero funzionare gli accessi regolati nelle stazioni della metro. Inutile girarci intorno: code in rapidissima formazione e tempi che si allungano a dismisura. Se la metro è stata considerata fino ad oggi il sistema più veloce per trasportare un gran numero di persone insieme, con questo sistema diventa più rapido andare a piedi. Facile fare i conti: un treno trasporta 1.200 passeggeri. Al ritmo di 30 persone in ingresso ogni 3 minuti per riempirlo ci potrebbero volere due ore
Ieri, per circa tre ore, dalle 7 alle 10 di mattina, è stato effettuato un primo test alla stazione San Giovanni della linea A e C. All'ingresso della stazione il personale Atac controllava l'ingresso dei passeggeri mentre, per regolare i flussi, le persone sono state fatte entrare da un ingresso e uscire da un altro, così da evitare una commistione tra passeggeri in entrata e in uscita. Tra le altre misure messe in campo il posizionamento di colonnine tendi nastro, per indicare i percorsi da seguire e la chiusura del collegamento sotterraneo tra le linee A e C. Cosa quest’ultima che se ha semplificato i controlli ha anche aumentato considerevolmente. la fila.
Commentando questo test, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, su facebook, ha scritto: “è un processo che coinvolge tutti i cittadini, perché solo insieme potremo affrontare le prossime sfide con lo stesso senso civico e la responsabilità dimostrata nei giorni più difficili dell’emergenza”; l’assessore alla Mobilità, Pietro Calabrese, ha annunciato che le prove saranno ripetuteanche nei prossimi giorni per eventualmente apportare dei correttivi”. Il vicepresidente del Consiglio comunale, Francesco Figliomeni (FDI), però lancia l’allarme: “preoccupa il fatto che non siano stati pensati dei protocolli per i disabili, nel caso specifico dei ciechi e degli ipovedenti”.
La fase 2 si preannuncia comunque complicata: bus e metro contingentate ma anche regole per i negozi particolarmente stringenti. Le misure che sono al vaglio del Governo sono basate sulla metratura dei negozi di 40 metri quadri. Un negozio con una dimensione simile può far entrare un cliente alla volta e avere due addetti. Se più piccolo, il rapporto sarà un cliente e il negoziante. Se più grande, dovranno essere previsti entrate separate dalle uscite e comunque un numero contingentato di ingressi. Quasi superfluo specificarlo: guanti e mascherine per tutto il personale. Nei negozi di vendita di generi alimentari, obbligo di guanti anche per i clienti e in fila, a parte l’abituale metro di distanza da mantenere, è comunque consigliato indossare la mascherina. Altra previsione: i negozianti dovranno dotarsi di dispenser di disinfettante da porre almeno all’ingresso del negozio e, se l’ambiente è grande, ne dovranno predisporre più di uno in angoli diversi. Ancora: la disinfezione. A parte ripulire tutto, anche filtri dei condizionatori prima di riaprire, una volta ripresa l’attività sarà necessario disinfettare gli ambienti due volte al giorno utilizzando ipoclorito di sodio o etanolo per i camerini, le maniglie le vetrine e la cassa e i bagni. 
Regole a parte per parrucchieri, barbieri e saloni di bellezza: rapporto di uno a uno fra clienti e personale, riapertura fissata, per ora, fra l’11 e il 18 maggio, disinfezione obbligatoria di tutti gli strumenti usati e, quasi certamente, un maggior numero di passaggi di disinfezione rispetto ai due degli altri negozi.  

giovedì 23 aprile 2020

POLIZZE E CONSEGNE, IL CASO MASCHERINE FANTASMA NON È ANCORA CHIUSO


A parte il sequestro di tutte le carte dei rapporti fra la Regione Lazio, la Protezione Civile e la Eco Tech, la vicenda “mascherine fantasma” è ben lungi dall’esaurirsi.

IL GIALLO POLIZZE
A tenere banco è la vicenda delle polizze fideiussorie
Il riassunto è che, quando le mascherine - nove milioni e mezzo di pezzi fra chirurgiche, FFP2 e FFP3 per un valore di 35,8 milioni - acquistate dalla Regione presso la Eco Tech il 16 e il 20 marzo non sono arrivatene tempi previsti, la Regione ha prima cancellato due affidamenti su tre, il 29 marzo e il 2 aprile. Poi, il 10 aprile la Regione ci ripensa e rinnova i due contratti annullati con la Eco Tech. Fra le condizioni per rinnovare gli affidamenti c’era la “disponibilità” della Eco Tech a fornire polizza a garanzia degli acconti ricevuti, in totale 16 milioni 655mila euro. La nuova scadenza per le consegne era il 17 aprile. Le polizze vengono firmate il 20 e protocollate in Regione il 21. 
Doppio giallo: il 20 aprile, parlando ai Consiglieri delle Commissioni Bilancio e Protezione civile, il vicepresidente della Giunta, Daniele Leodori, ha annunciato di avere le polizze a garanzia emesse dalla ITC Broker. Peccato che il protocollo regionale sia del giorno successivo e che le polizze non siano della ITC Broker ma della Seguros DHI-Atlas, società della Repubblica Dominicana con una sede a Londra.

LEGA: INTERROGAZIONE SULLE POLIZZE
Polizze che lasciano aperti davvero molti dubbi non sulla loro correttezza formale quanto sulla reale efficacia delle stesse. Le polizze sono due, una che “copre” 10 milioni di euro e l’altra per 4 milioni. Il capogruppo leghista alla Pisana, Orlando Tripodi, ha presentato un’interrogazione a Zingaretti e Leodori in cui, dopo aver ripercorso gli eventi e sottolineato le discordanze delle dichiarazioni di Leodori in Commissione con le carte protocollate, scrive, a proposito della Seguros DHI-Atlas che “da un’inchiesta giornalistica si desume che la società ha cambiato molti amministratori, è stata pressoché inattiva negli ultimi otto anni e che le polizze emesse portano l’ordine cronologico 0001 e 0002. Insomma, un’assicurazione - scrive Tripodi - che ha emesso le due prime polizze dell’anno grazie ad Eco Tech” definendo una “pura formalità” la “garanzia delle prestazioni”, per concludere l’interrogazione, chiedendo a Zingaretti e Leodori di spiegare “come intendono recuperare le somme versate anticipo qualora le garanzie fornite risultassero inadempienti”. 

L’INTRECCIO NELLE CARTE
C’è un secondo aspetto sa chiarire che emerge leggendo le carte della Regione. Nella determine con cui i contratti alla Eco Tech sono stati “novati” il 10 aprile, si legge che l’”8 aprile” gli avvocati che assistono la Eco Tech, hanno prodotto “documentazione del proprio fornitore esclusivo EXOR S.A. che circostanziava l’effettiva sussistenza degli ordini della ECO.TECH”. Quindi, qualora lo avesse ignorato fino a quel momento, dall’8 aprile la Regione è sicuramente consapevole che sta acquistando dalla Eco Tech a un prezzo molto superiore esattamente ciò che la Exor aveva offerto il 19 marzo a un prezzo inferiore. 

POSSIBILI SCENARI
Il vicepresidente della Regione, Leodori, davanti alla Commissione del 20 aprile ha annunciato che oggi, giovedì, il volo delle mascherine dovrebbe partire da Shangai. Prima si fermerà a Zurigo e poi dovrebbe arrivare a Roma. E molti nella maggioranza pensano che l’arrivo delle mascherine potrebbe acquietare le inchieste giornalistiche e degli inquirenti. 
Ma, qualora le mascherine non dovessero arrivare venerdì - peraltro con una settimana di ritardo anche sulla nuova scadenza post rinnovo che era prevista per il 17 aprile - gli scenari che si aprono riguardano la possibilità di rescissione del contratto con Eco Tech con il recupero dei soldi tramite le fideiussioni, eventuale banco di prova della loro solidità. Oppure la possibilità delle dimissioni del capo della Protezione civile, Carmelo Tulumello, che diverrebbe di fatto il capro espiatorio di questo caos. 


mercoledì 22 aprile 2020

"COSTAVANO MENO, MASCHERINE SCARTATE"



Dal 19 marzo la Protezione Civile della Regione Lazio era in possesso di un preventivo per acquistare 2 milioni di mascherine FFP2 e altrettanti di FFP3, tutte marchiate 3M, a 2 euro e 53 centesimi al pezzo. Vale a dire, un preventivo più basso di 1,07 euro rispetto a quelli Eco Tech per le FFP2 che la Eco Tech ha proposto a 3,60 euro a mascherina e di 1,37 per le FFP3, vendute a 3,90 euro/pezzo. 
Nota bene: il preventivo in questione era della società svizzera Exor, la stessa presso cui è andata a rifornirsi la Eco Tech. 

PAGARE DI PIÙ LA STESSA MERCE
Ecco la copia del preventivo inviato il 19 marzo alla Regione Lazio:
2 milioni di FFP2 e due di FFP3, marca 3M, al prezzo di 2,53€ al pezzo
Quindi, il primo quesito da chiarire è come mai la Protezione Civile regionale abbia ignorato un preventivo marcato Exor e abbia preferito pagare 1,07 euro in più per ogni mascherina FFP2 e 1,37 per le FFP3 alla Eco Tech però sempre della Exor. 
La motivazione sarebbe legata al fatto che il preventivo proposto proveniva da un intermediario ritenendo più affidabile quello di un commerciante di lampadine a Led, evidentemente non un intermediario. 
Peraltro, il preventivo Exor del 19 marzo è inferiore a quasi tutti quelli poi accettati dalla Regione in date successive. 
A un prezzo più basso c’è solo quello della società di Hong Kong Wisdomglory Holdings, quella dei Panama Papers, che ha venduto 2 milioni di FFP2 a 2 euro e 30.
Per tutte le altre partite, il preventivo Exor del 19 marzo sulle FFP2 è inferiore rispetto a quelli proposti dalla Pio Macarra di Roma (2,95 euro/pezzo), dalla Biolife di Taranto o dalla Time di Roma (3 euro/pezzo), dalla Emgi di Milano (3,90). Per le FFP3, Eco Tech a parte, quello offerto alla Regione era di molto inferiore anche a quello della IDP di Cogliate cui la Protezione civile regionale ha versato 4 euro e 45 centesimi al pezzo. 

I PRESENTATORI: “ERA UN BUON PREVENTIVO”
Abbiamo interpellato i presentatori dell’offerta che spiegano: “Il nostro era un buon preventivo. La Exor vende a chiunque, quindi chiunque può comprare da loro e poi rivendere. Noi abbiamo parlato una volta con il sig. Antonelli della Protezione civile regionale cui poi abbiamo inoltrato il preventivo. Dopo una telefonata, sono spariti. Erano 2 milioni di FFP2 e 2 di FFP3, tutte della 3M e sarebbero state accompagnate ovviamente dalla certificazione. Nella nostra proposta non era stato inserito un possibile anticipo ma queste sono cose che si contrattano dopo l’accettazione dell’accordo di base”.

INTERROGAZIONE DI MASELLI E COLOSIMO
Su questo aspetto della vicenda, ieri sera, è stata presentata un’interrogazione dai Consiglieri di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo e Massimiliano Maselli.

IL GIALLO POLIZZE
Stando alle dichiarazioni rese lunedì 20 dal vicepresidente della Regione, Daniele Leodori (Pd), di fronte alle Commissioni congiunte Bilancio e Protezione Civile, c’è un altro aspetto da tenere in considerazione. 
Giunto quasi alla conclusione del proprio intervento, incalzato dalle numerose domande dei consiglieri regionali - fra cui con più insistenza quelli di Sergio Pirozzi, Chiara Colosimo e Giancarlo Righini di Fratelli d’Italia; Francesca De Vito, M5S; Laura Corrotti, Lega - Leodori ha spiegato come alla base della decisione della Regione di rinnovare i contratti con la Eco Tech per la fornitura di mascherine,  precedentemente annullati per inadempienza, vi fosse la presentazione di una polizza fideiussoria da parte dell’azienda a garanzia dei circa 14 milioni di euro anticipati dalla Regione.
Specificamente, Leodori ha indicato nella società “Itc Broker” la fonte di questa polizza. 
In realtà, la polizza in questione è stata emessa dalla Seguros DHI-Atlas, società dominicana con sede a Londra, proprio nella stessa giornata del 20 aprile, quella in cui si è svolta l’audizione di Leodori davanti ai Consiglieri. E che la Regione ha, per inciso, protocollato il giorno successivo

POLIZZE DAVVERO TARDIVE
E esaminando la stessa polizza e gli atti regionali emergono nuove domande. 
Breve storia del caso: la Regione conferisce tre incarichi alla Eco Tech, società con sede a Roma in via Po ma operativa ai Castelli, di commercializzazione di lampadine a Led e un giro di affari nel 2018 di poco sotto i 50mila euro. 
I primi due affidamenti sono del 16 marzo; il terzo il 20. Sono tutti per comprare mascherine. La commessa in totale prevede 3,5 milioni di FFP2, 4 di FFP3 e 2 di chirurgiche per un  valore di 35,8 milioni di euro. Alla Eco Tech viene corrisposto il 50% delle somme, pari a 16 milioni 655mila euro, senza fideiussione. Consegna della merce: primo lotto il 23 marzo, poi il 30 e il saldo finale il 6 aprile. 
La Eco Tech però, a parte del chirurgiche arrivate in due rate e comunque con enorme ritardo, non rispetta la consegna delle FFP2 e delle FFP3. Per cui il primo e il terzo affidamento vengono annullati rispettivamente il 2 aprile e il 29 marzo. Il 10 aprile, però, la Regione torna sui suoi passi e accetta le spiegazioni della Eco Tech su problemi nel trasporto, prende atto delle certificazioni sull’esistenza della merce e decide di rinnovare i due contratti. Anche perché la Eco Tech si offre di fornire una polizza a garanzia dei soldi ricevuti. Via le penali inizialmente previste per i ritardi, conferma del prezzo e nuova data di scadenza per la consegna al 17 aprile. 
Che arriva, passa, ma di mascherine neanche l’ombra. Leodori in Commissione ha annunciato come nuova data del volo quella del prossimo giovedì 23 aprile, quindi altri 6 giorni di ritardo. Ma, certo, è davvero sorprendente l’estrema disponibilità della Regione Lazio che di fronte a una società che continua a non rispettare le scadenze finisce per accettare una polizza giunta formalmente quattro giorni dopo la scadenza dell’ultima data di consegna. Una polizza, va aggiunto, che non copre neanche l’ammontare esatto dell’anticipo: tolto il valore delle mascherine chirurgiche (1 milione e 415mila euro) rimangono da coprire 15 milioni e 240 mila euro mentre le polizze - sono due, la prima per un valore assicurato di 10 milioni era seconda per uno di quattro - lasciano scoperto un altro milione e 240mila euro





martedì 21 aprile 2020

"MASCHERINE FANTASMA": LA REGIONE AMMETTE GLI ERRORI


Nessuna “fake news”, come da giorni strepitavano a sinistra. E, anzi, l’ammissione: “Con Eco Tech abbiamo sbagliato”. 
Questo è l’elemento più importante emerso ieri mattina dalla seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Protezione Civile del Consiglio regionale del Lazio sulla vicenda “mascherine fantasma” e l’intero stock di acquisti fatti dalla Regione per l’emergenza Coronavirus.

ZINGA ANCORA IN FUGA
Non si sono visti neanche da lontano Nicola Zingaretti, presidente della Regione, e il suo assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, che proprio non hanno ritenuto necessario connettersi alla seduta, pur essendo stati formalmente invitati a farlo. Al loro posto, Daniele Leodori, vicepresidente della Giunta. 

TULUMELLO CONNESSO IN SILENZIO
Per dovere di cronaca va detto che anche il Capo della Protezione Civile regionale, Carmelo Tulumello, era connesso. Ma è rimasto solo un nome nell’elenco dei partecipanti: mai visto né in viso né in voce. 

48 DETERMINE IN 36 GIORNI
Le spiegazioni di Leodori sono articolate su 42 pagine di slide che prendono in esame il periodo che va dal 2 marzo all’8 aprile. In 36 giorni solari sono state emanate 48 determine per acquisti necessari a fronteggiare l’emergenza Covid-19. Dopo l’8 aprile lo Stato ha deciso che le Regioni non potevano più fare acquisti in autonomia ma pagati fai fondi nazionali. Quindi, lo shopping compulsivo del Lazio si è fermato.
Stando alle carte fornite da Leodori, con queste 48 determine la Regione ha speso 105 milioni e 701mila euro “interamente a carico delle risorse stanziate dal Governo” anche se l’ammontare effettivo degli impegni di spesa è superiore ai 130milioni di euro. Con questi soldi sono stati pagati, in tutto o solo come anticipo, 22 diversi fornitori.

34,5 MILIONI DI MASCHERINE COMPRATE 
Sinteticamente, Leodori ha riassunto cosa la Regione ha comprato. Il dato più consistente è quello delle mascherine. In totale ne sono state acquistate 34 milioni e mezzo: quasi 13 milioni di chirurgiche, oltre 17,6 di FFP2 e poco più di 4 milioni di FFP3. 
Poi il resto: dai calzari alle tute (che “sarà la prossima emergenza”, ha detto Leodori), agli occhiali e via dicendo.

I CONTI NON TORNANO
A seguire, Leodori, dopo aver spiegato le grandi difficoltà del momento, ha fornito un dettaglio di una serie di comande, sottolineando quelle consegnate in Protezione civile. 
Però guardando i numeri di Leodori i conti non tornano: su 34,5 milioni di mascherine ordinate, nei magazzini della Protezione civile, alla data del 19 aprile, ne risultavano poco più di 15,1 milioni. C’è un buco di poco meno di 20 milioni di pezzi. Che non possono essere solo quelle della Eco Tech.

IL CASO ECO TECH
Perché c’è un caso nel caso: quello della Eco Tech, il vaso di Pandora di tutto questo caos. 
Sinteticamente: la Regione ordina alla Eco Tech nove milioni e mezzo di mascherine. Che non arrivano. Quindi, si va all’annullamento dell’atto che, però, poi viene riconfermato. Leodori spiega: “A oggi l’unico vero problema è la consegna delle mascherine Eco Tech Se ci accorgiamo di essere stati truffati a piazzale Clodio ci andiamo insieme. Possiamo aver sbagliato qualche atto”. 
Della partita Eco Tech sono arrivati solo 2 milioni di chirurgiche. Quindi, mancano ancora 7,5 milioni di pezzi. Perciò, sui dati di Leodori c’è un buco nelle consegne di 13 milioni di altri pezzi che non sarebbero ancora arrivati. 

POLEMICA SUI PREZZI
Per dimostrare la bontà delle scelte fatte dalla Giunta Zingaretti, Leodori ha sostenuto che i prezzi cui il Lazio ha acquistato fossero convenienti e, a sostegno, ha citato alcuni prezzi pagati da altre Regioni. Citazione di 5 euro al pezzo per le chirurgiche per l’Abruzzo che smentisce categoricamente. Abbiamo chiesto alla Regione Lazio di dare copia di questa delibera. Risposta: “chiedetela all’Abruzzo”.

OPPOSIZIONI INSODDISFATTE
Manco a dirlo, se per i consiglieri di maggioranza è tutto a posto, per le opposizioni siamo ancora in piena bagarre: “non sono arrivate risposte a nessuna domanda specifica” è più o meno la posizione di De Vito (M5S), Corrotti e Tripodi (Lega), Colosimo, Righini, Pirozzi e Ghera (FdI). Si aggiunge Simona Baldassarre (eurodeputata Lega) “sconcertanti le parole di Leodori”.


lunedì 20 aprile 2020

CORONAVIRUS; PAGATI ANCHE 3 VOLI DA SHANGAI



L’approssimazione con cui la Regione si muove sulla vicenda mascherine trova un’ulteriore testimonianza in due determine. Si tratta di due affidamenti decisi il 20 marzo scorso, entrambi alla stessa società, la NBC System di Blera, in provincia di Viterbo. Con la delibera G03090 la Regione affida alla NBC System il compito di procurare 50mila camici al prezzo di 6 euro l’uno per una spesa totale di 366mila euro. Con la seconda, la G03091 la comanda è per fornire 33mila tute monouso, al costo di 13,20 euro al pezzo per una spesa totale di 531mila e spicci euro. 
Solo che, nella fretta di far incetta di ogni possibile pezzo, gli uffici regionali sbagliano e fanno male il copia e incolla: in quella per comprare i camici, viene riportato il prezzo corretto ma i 50mila camici si trasformano in 33mila tute. 
Fra le curiosità di questa lunga lista della spesa, spicca una determina del 1 aprile con cui la Regione spende 7.412 euro e mezzo per comprare una serie di articoli oggetti di sequestro per “manovre speculative su merci”. Specificatamente, la Regione compra dalla Procura 3.712 flaconi di disinfettante per le mani piccolo da 60ml; 1.346 di formato più grande da 150ml; 220 da 750 ml; 72 flaconi da un litro di disinfettante per superfici; 8 flaconi di amuchina da un litro; 36 scatole di guanti in nitrile da 100 pezzi; 6 occhiali protettivi della 3M; 9 pezzi di un altro disinfettante per tutte le superfici. 
Altro elemento che potrebbe essere chiarito durante l’audizione del capo della Protezione civile regionale, Carmelo Tulumello, stamani in Commissioni congiunte Bilancio e Protezione Civile, è cosa è stato effettivamente trasportato con i 4 voli pagati dalla Regione e provenienti dalla Cina. Si tratta di un affidamento alla società Randazzo di Palermo, il 23 marzo, per poco meno di 355mila euro per portare a Fiumicino 1.250 cartoni per un peso totale di 15mila 637 kg di merce. E di due affidamenti alla PHSE di Napoli (cui è seguita un’integrazione) per una spesa totale di 1 milione e 139mila euro, sempre da Shangai a Fiumicino. 
Il dispositivo della determina G03090 dove i 50mila camici sono diventati 33mila tute




Il dispositivo della determina G03091, quella vera per le tute


La determina G03660 del 1 aprile con l'acquisto dei beni sequestrati 

CORONAVIRUS; ZINGARETTI GETTA LA MASCHERINA


Questa mattina potrebbero arrivare le prime risposte dalla Giunta Zingaretti e dal capo della protezione civile regionale, Carmelo Tulumello, sul caso delle “mascherine fantasma”, la assai onerosa spesa della Regione per fare incetta in tutta fretta di mascherine, tute, camici, occhiali, gel e quant’altro. Alle 10, infatti, si riuniscono in seduta comune le commissioni Bilancio (presidente Fabio Refrigeri, PD) e Protezione Civile (presidente Sergio Pirozzi, FDI). Su carta il centrosinistra ha la maggioranza di tre consiglieri rispetto alle opposizioni. Ma, visto il silenzio imbarazzante dei 5Stelle sull’intera inchiesta, il margine di cui possono godere Zingaretti e Tulumello è ancora più ampio.
Tuttavia, per il Presidente e il Capo della Protezione civile potrebbe non essere sufficiente mezza slide - che circola da ieri - e l’invettiva, stantia e fredda, di fake news. C’è un’inchiesta della Procura e una della Corte dei Conti. Ci sono 48 determine e 130 milioni di euro impegnati per comprare beni e servizi per l’emergenza Coronavirus.
Un prezzo elevatissimo ma necessario per pagare la velocità delle consegne che, invece, ancora non arrivano. 
Denuncia Chiara Colosimo (FdI), da cui è partita tutta l’inchiesta: venerdì sono scaduti anche i nuovi termini per la Eco Tech per consegnare l’intera partita di mascherine. Che non ci sono. “Il termine per la Eco Tech per consegnare l'intera fornitura di mascherine - pagata ricordiamo ben 35 milioni di euro e con un anticipo di undici milioni - come stabilito nel nuovo contratto è scaduto venerdì scorso. Forse è ora che la Giunta piuttosto che continuare a gridare alle fake revochi i contratti alla società e denunci la vicenda” in Procura. 
La vicenda delle ‘mascherine fantasma’ targate Zingaretti rappresenta ormai una vergogna assoluta. Dopo le gare farlocche per il reperimento dei dispositivi di protezione individuali, denunciate in primis da Fratelli d’Italia, e su cui la maggioranza alla Pisana prova a perdere tempo invece di rispondere con trasparenza ai cittadini, ancora più gravi sarebbero poi le disposizioni impartite dalla Regione Lazio al personale sanitario. L’ente avrebbe raccomandato a medici e infermieri di utilizzare il meno possibile le mascherine proprio perché scarseggiavano. Poi, ben sappiamo come è andata a finire la faccenda: 48 determine e affidamenti diretti per 130 milioni di euro. Soldi già erogati dal governatore a fronte di consegne arrivate in grande ritardo e solo in una minima parte. Zingaretti spieghi”, rincara la dose il capogruppo FDI alla Pisana, Fabrizio Ghera.
Anche la Lega è sul piede di guerra. In una nota, l’eurodeputata della Lega, Simona Baldassarre, chiede le dimissioni di Tulumello e del vice di Zingaretti, Daniele Leodori: “Appare sempre più chiara la responsabilità politica dei vertici regionali sulla vicenda mascherine. Dalle procedure di affidamento senza gara d'appalto, passando per i conclamati ritardi nelle consegne, fino ad arrivare alle aziende, se non altro 'particolari', a cui sono stati commissionati gli ordinativi, poi revocati e clamorosamente riaffidati. Crediamo sia giunta l'ora che il Vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori e il Direttore dell'agenzia regionale di Protezione Civile Carmelo Tulumello rassegnino le proprie dimissioni per manifesta incapacità”.
Dura presa di posizione anche del gruppo dei salviniani in Consiglio regionale: "Nicola Zingaretti e Carmelo Tulumello scappano ancora? Nessuno ha la faccia di giustificare gli affidamenti veloci a società off-shore, aziende inattive da anni, commercianti di prodotti per il benessere sessuale, di vernici e di divani per reclutare i dispositivi di protezione individuale? Nonostante le tariffe differenti paghiamo delle commesse, peraltro a peso d'oro, mai arrivate a destinazione e non c'è nessun provvedimento? Corrisponde al vero, come riporta Il Tempo, che la titolare di una società inattiva, già candidata per l'ex minisindaco di Ostia e ora assessore regionale Paolo Orneli, abbia sbloccato la consegna tramite la Protezione Civile dopo aver contattato il vicepresidente Daniele Leodori? Dalla Giunta preferiscono il silenzio, ma cosa vi preoccupa?", dicono il capogruppo e i consiglieri della Lega in Consiglio regionale del Lazio, Orlando Angelo Tripodi, Daniele Giannini, Laura Corrotti, Pasquale Ciacciarelli e Laura Cartaginese.


domenica 19 aprile 2020

CORONAVIRUS; "NIENTE TAMPONI, COSTANO TROPPO"


Caso mascherine fantasma a parte, con i suoi strascichi di veleni politici, c’è anche un altro caso che rischia di esplodere nel Lazio dopo la Lombardia e la Toscana. Quello dei tamponi che si potevano fare e la cui mancanza ha effetto sulle Residenze Sanitarie Assistite (RSA) che divengono facilmente focolai per il Covid. 
Spiega Antonello Aurigemma, consigliere regionale di Fratelli d’Italia: “Ci sono una serie di documenti, di email e Pec, da cui risulta come la Regione a fronte della possibilità di utilizzare i laboratori privati, abbiamo preferito non farlo aggravando la situazione invece che alleviandola. C’è una circolare del Ministero della Salute che spiega come sia fondamentale eseguire i tamponi al personale sanitario. I degenti nelle RSA sono praticamente reclusi dall’inizio della pandemia senza poter vedere nessuno. Quindi, i contagi non possono essere avvenuti attraverso i contatti inesistenti con persone esterne alle strutture. Ecco perché era e resta fondamentale che la Regione si muova e faccia i tamponi. È sorprendente vedere come negli elenchi delle determine regionali per fronteggiare l’emergenza ci siano acquisti ingenti di mascherine ma solo 150mila tamponi”.
E, a sostegno della sua segnalazione, Aurigemma esibisce i documenti: il 2 aprile la sezione sanità dell’Unione Industriali spedisce una Pec al presidente della Regione, Nicola Zingaretti e all’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, con cui viene offerta la disponibilità dei “laboratori privati accreditati di tutto” il Lazio ad “eseguite i tamponi e i test ai cittadini”. Secondo gli industriali, questa possibilità avrebbe alleggerito “le strutture pubbliche, migliorando i tempi e la sicurezza degli operatori sanitari”. Non solo. Ma, aggiungeva Unindustria “saremo anche in grado di organizzare rapidamente l’effettuazione degli esami presso il domicilio del paziente nel rispetto di tutte le procedure di sicurezza”. 
La risposta della Regione, sei giorni dopo, è gelida: “sono pervenute segnalazioni in merito a strutture private autorizzate proponenti in regime privatistico a prezzi esorbitanti test per il Covid”. Detto da una Regione che arriva a pagare 7 euro e mezzo una mascherina FFP2. 
Poi si entra nel merito. Per i tamponi nasofaringei c’è “disponibilità limitata dei test” e “carenze nella disponibilità dei reagenti” ma il problema più grosso è che costano: “69,88 euro” a carico del Servizio Sanitario regionale, per cui “le strutture sanitarie autorizzate come laboratori analisi, seppure con settori specializzati in citogenetica e biologia molecolare, non sono autorizzate a fare tamponi”.
Però si potrebbero fare i test sul sangue. Qui però mancano dei “protocolli definiti a livello nazionale e regionale” quindi i laboratori privati che li fanno lo dovranno fare in “regime privatistico” ovvero, paga il paziente e il Servizio Sanitario non rimborsa. C’è anche il costo che la Regione stima congruo “per evitare fenomeni speculativi": 20 euro per il test rapido con il sangue capillare e 45 per quello con il prelievo in vena. 


CORONAVIRUS; L'IMPRENDITRICE: "NON LAVORAVO, HO FIUTATO L'AFFARE"


Io sono un’imprenditrice. Parlo quattro lingue e ho contatti con Israele, Cina e altri Paesi. Ho tre figli e devo darmi da fare”.
Patrizia Colbertaldo, fiorentina ma trapiantata ad Ostia, oltre ad essere naturopata, è titolare di una società, la Worlwide Luxury Corner SrL. Che, però, dai dati della Camera di Commercio risulta inattiva dal 2017.

Iniziamo da qui. La sua Worlwide risulta inattiva. Eppure lei ha ricevuto una commessa dalla Regione per procurare 2 milioni di mascherine chirurgiche, un milione di quelle a tre strati, 500mila FFP2, due mila tute protettive e 10mila occhiali medici. Valore, Iva inclusa, 4 milioni e 284mila euro e spicci. Non male per una società inattiva da oltre due anni. Come c’è riuscita?
Sì, la società è inattiva ma esiste. Anzi, ho fatto tutte le procedure per riattivarla. Ho fatto tutto per bene. Come ci sono riuscita? Io ho scritto a tutti. A Conte, a Borrelli, alla Regione Veneto e al Lazio”.

E in quanti le hanno risposto?
Più o meno tutti. Solo che, a parte il Lazio, gli altri pretendevano che io anticipassi tutti i soldi”.

Il Lazio, invece, dà l’anticipo.
Sì ma non creda. Non basta mica a coprire il costo. I cinesi il loro aiuto ce lo stanno facendo pagare bello caro. Vogliono il saldo al momento dell’ordine, quindi con la determina di affidamento mi sono fatta anticipare dei soldi dalla banca”.

Lei risulta essere stata candidata nel 2008 all’interno della lista Civica per Rutelli alle elezioni per il Municipio di Ostia il cui candidato era Paolo Orneli oggi, casualmente, assessore allo Sviluppo economico in Regione con Zingaretti.
Non c’entra nulla. Anzi, io sono contenta di non essere stata eletta. Non mi sento né di sinistra né di destra”.

In Regione le è capitato di parlare con qualcuno?
Qualche giorno fa è arrivata una parte dei colli e per tre giorni sono rimasti bloccati alla dogana di Ciampino perché nessuno della Protezione Civile andava a prenderli. Allora ho dovuto chiamare Leodori (Daniele Leodori, vicepresidente della Giunta regionale, ndr) per dirgli se poteva far sbloccare la consegna. Il giorno dopo la Protezione civile ha ritirato la merce”.

Secondo la determina lei doveva aver già consegnato tutto. 
Sì ma non è facile. Intanto è stato necessario ottenere il fido in banca per poter saldare tutto. Però io la merce ce l’ho tutta e a dimostrazione ho tutti i ticket della DHL e ho presentato a Tulumello tutta la documentazione. Io sono una persona seria”. 

CORONAVIRUS; MASCHERINE: AZIENDA CHE VAI, PREZZO CHE TROVI



Sette euro e mezzo, più Iva. Totale nove euro e 15 centesimi. Tanto la Regione è stata disposta a pagare una mascherina FFP2 e FFP3. Il dato è scritto nero su bianco nella determina con cui, l’11 marzo, la Regione commissiona alla società genovese Futuro SrL, l’acquisto di 160mila FFP2 e 100mila FFP3, spendendo la faraonica cifra di 2milioni 379mila euro, iva inclusa. 
Ma, se questa è la punta dell’iceberg, non sono isolati i casi di acquisti poco sensati.  
Sempre l’11 marzo, dalla NBC System di Brera (Vt) vengono comprati mille pezzi di FFP3. In questo caso, però, li paghiamo poco: solo 3,5 euro a pezzo. Resta il quesito: con mille pezzi, quale fabbisogno di un ospedale si copre? 
Altro giro: 2 aprile, al prezzo non esattamente conveniente di 4,45 euro al pezzo più Iva, la Regione compra 5mila FFP3 dalla IDP SRL di Cogliate (Mb).
Per le FFP2, quelle in assoluto più acquistate dalla Regione Lazio almeno su carta, il 1 aprile se ne prendono solo 300mila pezzi dalla Emgi di Milano a 3,9 euro l’una e una spesa di 1 milione e 170mila euro.
Passando alle chirurgiche, il 6 marzo alla Servimed di Talsano (Ta) viene commissionata la fornitura di 21mila pezzi, a 1 euro e 10 a pezzo, fanno 23mila euro e spicci. Il 25 marzo alla Union Petroli - società che di base commercia in carburanti, moto e auto - viene affidata la comanda per 300mila chirurgiche a 82 centesimi l’uno.
In altri casi, prezzi a parte, le comande della Protezione civile si muovono nell’ordine del milione di pezzi. 
Succede così con la Eco Tech: in tre affidamenti, si comprano tre milioni e mezzo di FFP2, 4 di FFP3 e 2milioni di chirurgiche. Oppure con la European Network Tlc: la commessa sostanziosa è quella del 19 marzo con 5milioni di FFP2 ordinate al prezzo di 3,5 euro l’una per un totale di oltre 21milioni di euro.
Insomma, il prezzo delle mascherine dovrebbe variare molto in funzione del quantitativo acquistato ma dalla Regione sembrano aver privilegiato la bulimia: intanto compro e pazienza del costo.
Per cui, nel magazzino della Protezione Civile regionale ora dovrebbero trovarsi: 19 milioni e 240mila FFP2 per oltre 67 milioni di euro impegnati, 4 milioni 106 mila FFP3 del valore di 21 milioni e 14 milioni 621mila chirurgiche per un importo di 7 milioni e 777mila euro.
Prezzo medio di una FFP2 è 3,5 euro a pezzo con un minimo di 2,3 euro offerto dalla Wisdom Glory Holdings e il massimo di 7,5 della Futuro SrL; di una FFP3 è 5,33 con il minimo di 3,9 euro/pezzo della Eco Tech e il massimo sempre i 7,5 euro della Futuro; e, infine, per le chirurgiche siamo a 53 centesimi prezzo medio con un minimo di 36 centesimi della Gold Beam Company e il massimo di 87 della Wolrdwide Luxury. 
Spiega Roberta Angelilli, membro dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia, che ha analizzato questo aspetto della vicenda: “A prescindere dagli aspetti penali, su cui attendiamo gli approfondimenti della Procura, ciò che colpisce guardando le determine è l’evidenza di alcune offerte anomale che sembrano configurare un possibile, ingente danno erariale. In generale tutte le società fornitrici rispondono nel mese di marzo, in cui i prezzi delle mascherine avevano subito un forte rialzo. Ciononostante, prendendo a riferimento le mascherine chirurgiche e le FFp2 che sono state fornite da quasi tutte le società interpellate si può notare come la forbice del prezzo unitario sia davvero troppo larga. La Corte dei Conti dovrà capire cosa è successo”.