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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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lunedì 30 dicembre 2019

ALTRO BUS FLAMBÉ E ATAC NASCONDE I DATI



Arriva Capodanno e i “botti” li procura Atac: tre giorni e altri due bus flambé. C’è solo da sperare che l’Azienda di via Prenestina finisca in fretta i materiali pirotecnici e che continui a “dirci bene” senza feriti e vittime.
L’ultimo episodio ieri mattina alle 5: “per cause ancora da accertare - si legge nel comunicato aziendale, ormai un copia e incolla al quale cambiare solo data e ora del rogo - si è sprigionato un incendio su una vettura senza passeggeri a bordo che circolava lungo la via Cristoforo Colombo, avviandosi a prendere servizio. L'autista ha avvisato i Vigili del Fuoco e provato ad estinguere le fiamme con l'estintore in dotazione, ma senza successo. Non c'è stato nessun problema per le persone. La vettura era in servizio da 17 anni”.
Dopo di che, Atac, memore delle polemiche dei giorni scorsi sull’esatto numero dei bus flambé, si avventura nel riepilogo dei dati: “con quello di ieri, sono 23 i bus che nel 2019 sono stati interessati da incendi, 15 dei quali con esito distruttivo, mentre negli altri otto casi, le vetture sono state recuperate per il servizio. Nel 2018, fra incendi distruttivi e non distruttivi, erano stati registrati 49 casi”.
E qui emerge l’oscurità dell’Azienda. Abbiamo presentato una richiesta di accesso agli atti: troppe volte i comunicati aziendali parlano di “principio di incendio” con immagini di vetture distrutte. Quindi, per vederci chiaro, sfruttando le norme sull’accesso civico generalizzato, abbiamo presentato la relativa domanda. 
Abbiamo chiesto all’Azienda di fornire i dati sui bus andati a fuoco, vale a dire, per ciascun anno - 2015, 2016, 2017, 2018, e 2019 - la data dell’incendio, il numero di linea sulla quale la vettura interessata dalle fiamme prestava servizio. Poi il luogo e l’ora del rogo, il numero di matricola della vettura, l’anno di acquisizione nella flotta aziendale del bus bruciato e i km che la vettura aveva già percorso al momento dell’incendio. 
Per completare questa “anagrafe” dei bus arrostiti, avevamo chiesto anche di conoscere la casa produttrice e il modello della vettura bruciata e, infine, tre dati importanti. Visto che le note Atac parlano sempre di ”cause da accertare” e spesso qualche politico avanza ipotesi di sabotaggi, abbiamo chiesto di conoscere le cause del rogo, qualora accertate, oppure, se ignote, la ragione del mancato accertamento. Da ultimo, gli esiti del rogo: se le vetture fossero completamente bruciate o solo danneggiate e, in caso di riparazione, la data di reimmissione in servizio. 
Domande e risposte semplici che, però, l’Azienda non vuol rendere note. Nonostante la presenza di comunicati stampa che spesso riportano più o meno tutti i dati oggetto della richiesta di accesso, l’Azienda oscura si nasconde: “si comunica - rispondono - che sulla materia di che trattasi è in corso un’indagine della Procura della Repubblica, pertanto i dati e le informazioni richieste non sono ostensibili”. Peccato che le indagini possano durare al massimo 1 anno (6 mesi + 6 mesi di proroga) e che, appunto, salvo le cause dei roghi, il resto dei dati viene reso noto dall’Ufficio Stampa. La negazione degli atti, però, rende impossibile verificare la veridicità dei numeri di Atac.
 


DE PRIAMO: "SPETTA A FDI INDICARE IL CANDIDATO SINDACO"




Per la qualità e la quantità di lavoro svolto su Roma in questi anni, e, quindi, l’esperienza acquisita, credo spetti a Fratelli d’Italia indicare il nome del candidato sindaco della Capitale per le comunali del 2021. E non credo molto ai nomi della società civile: certe cariche come il Sindaco di Roma richiedono sensibilità politiche”.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio, Andrea De Priamo, analizza l’esperienza di governo cittadino della Raggi e dei 5Stelle e traccia la strada per il futuro.
Credo che il tempo stringa e che sia necessario per il centrodestra essere pronti con nome e programma anche un anno prima del voto”.

Cioè fra sei mesi. Priorità? Il nome o il programma?
Prima di tutto il programma. Noi abbiamo già una serie di provvedimenti pronti, li abbiamo presentati in questa consiliatura e da quelli pensiamo di ripartire. Il nome è importantissimo ma ancor di più lo sono le priorità della città”.

Due anni e mezzo di Ignazio Marino da sommare, a giugno 2021, a un quinquennio Raggi. Sette anni e mezzo in cui Roma, chiacchiere propagandistiche a parte, è rimasta ferma.
Per questo ci sono molte cose da fare. Ad esempio, con l’Urbanistica. Rapidamente vanno rilanciati i programmi di rigenerazione urbana e va affrontato il problema dei condoni in giacenza. Lo dicono tutti i sindaci ma poi nessuno lo fa realmente. Lì c’è un tesoretto di svariate decine di milioni di euro che può essere recuperato e messo a frutto, ad esempio, per la manutenzione delle strade”.

Grandi opere pubbliche: metro C, metro D, funivie. Tanti nomi, pochi soldi e tantissimo tempo perduto.
Noi abbiamo ritenuto in passato che la C fosse semplicemente troppo costosa rispetto alla resa. Ora, però, deve essere portata avanti. Rapidamente. E arrivare non solo a Clodio/Mazzini ma all’Ospedale Sant’Andrea-Grottarossa. Mi auguro che nel tempo che alla Raggi resta da governare, la revisione progettuale sulla tratta Venezia-Clodio sia completata. Sono due anni che la annuncia”.

E le altre grandi opere?
Seguiremo due regole: pressare il Governo, qualunque esso sia, perché si renda conto dell’importanza di Roma e ne finanzi lo sviluppo”.

E la seconda?
Niente perdite di tempo. Basta con tentennamenti e ripensamenti anche per opere discutibili. Ad esempio: se le funivie fossero iniziate, dovrebbero andare avanti. E così il resto”.

Capitolo rifiuti. 
Non possiamo pensare di andare avanti con un’Ama ridotta in queste condizioni. Va fatto un ragionamento che parta dall’impiantistica necessaria, senza pregiudizi. Anche con l’apertura ad Acea. Basta che non ci sia un’Ama di serie B”.  

Cosa salva della Giunta Raggi? E cosa boccia?
L’assessore De Santis e il lavoro fatto sul personale del Campidoglio. Bocciata l’ex assessore ai Lavori pubblici, Margherita Gatta”.

sabato 28 dicembre 2019

ZINGARETTI DISERTA IL PD E "RICICLA" I TRENI


Ci risiamo: ieri il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha ri-presentato gli investimenti prossimi venturi per le due ferrovie concesse, Roma-Lido di Ostia e Roma-Civita Castellana-Viterbo. 
Sono gli 800 milioni di euro che già l’assessore alla Mobilità della Regione, Mauro Alessandri, aveva annunciato alla stampa lo scorso 29 novembre. Parte di questi 800 milioni sono i 180 che ogni tanto la Regione ritira fuori nei momenti di magra da agosto 2016. 
I più maligni hanno sussurrato che fosse un modo scelto da Zingaretti per non essere fisicamente e visivamente presente alla contemporanea conferenza stampa del Pd sulla prescrizione. Sicuramente una malignità vista la nota diramata dal leader del Pd subito dopo (“Il Partito Democratico è per una giustizia al servizio dei cittadini, per tempi certi nei processi nei quali i colpevoli vengano condannati, agli innocenti venga riconosciuta l’innocenza e nei quali le imprese, che hanno contenziosi, possano contare su esiti rapidi”).
Questa volta, alla presentazione nella suggestiva location del cantiere della stazione Flaminio, oltre Alessandri e Zingaretti c’erano l’amministratore Unico di Astral, Antonio Mallamo e il presidente di Cotral Spa, Amalia Colaceci - che lo ha definito “il più grande investimento della Regione sul trasporto pubblico della Capitale”.
Ancora una volta, dunque: 315 milioni per comprare nuovi treni per le due linee; 144 milioni andranno a finanziare l’ammodernamento della Roma-Lido3 337 per la disastrata Roma-Viterbo, ultima vincitrice (ha usurpato il titolo proprio alla Roma-Lido) del Premio Caronte come peggior linea ferroviaria del Lazio. E, di nuovo: cambia il gestore delle due ferrovie. Fra 3 giorni, il 1 gennaio, Astral subentrerà ad Atac per la manutenzione dell’infrastruttura ferroviaria che, dopo 6 mesi di affiancamento, diverrà effettiva. Stesso cliché con Cotral: dal 1 gennaio 2021, per 6 mesi in affiancamento ad Atac, gestirà il servizio viaggiatori per poi svolgerlo in solitaria. 
Saranno 38 i nuovi treni da comprare: per i primi 11 le lettere di invito alle aziende fornitrici sono già partite con scadenza il prossimo 28 febbraio. In particolare, per la Roma Lido gli investimenti sono destinati a: opere nelle stazioni; nuovo deposito Ostia Lido; manutenzione straordinaria dei treni; sistema di comunicazione terra-treno; rinnovo totale dell’armamento della linea, compresi gli scambi.
Per la Roma-Civita Castellana-Viterbo: Raddoppio della stazione Flaminio; Raddoppio della tratta Riano - Morlupo; Predisposizione raddoppio tratta Montebello - Riano; Manutenzione straordinaria materiale rotabile esistente; Potenziamento deposito Acqua Acetosa; Potenziamento linea elettrica.
Mi associo - ha detto Zingaretti- a tutti coloro che dicono che la Roma-Viterbo e la Roma-Lido fanno schifo. Quindi questo investimento è una scelta radicale per ascoltare il grido di dolore dei pendolari dentro e fuori Roma e per consegnare loro una nuova stagione e un sistema di trasporti rinnovato”.

METRO C, SPUNTA SAXA RUBRA


La metro C “continuerà almeno fino a Clodio-Mazzini, i romani chiedono di andare oltre Farnesina e di arrivare a Saxa Rubra”: lo ripete da un po’ Virginia Raggi, sindaco di Roma. E lo ha ripetuto anche ieri, di fronte al ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, invitata a un sopralluogo al cantiere della stazione Amba Aradam/Ipponio della C. 
Oggi Amba Aradam/Ipponio è la via d’uscita degli elementi scavati dalle talpe che, ora, sono arrivate sotto via dei Fori Imperiali, in direzione piazza Venezia, appena dopo via di San Pietro in Carcere
Per dovere di cronaca: nel tracciato originale della linea C non c’è la fermata Saxa Rubra. Al massimo c’è quella Ospedale Sant’Andrea-Grottarossa. Ma tant’è.


Al sopralluogo - politicamente molto simile a un tour di ringraziamento alla De Micheli che ha messo una toppa al disastro della Giunta Raggi evitando il tombamento delle talpe stanziando in extremis 10 milioni di euro per proseguire gli scavi - c’era lo stato maggiore del Campidoglio: l’assessore alla Mobililtà, Pietro Calabrese, e il presidente della Commissione Mobilità, Enrico Stefàno, il presidente di Metro C, Franco Cristini, l'amministratore delegato Fabrizio Paolo Di Paola, e l'amministratore unico di Roma Metropolitane, Giovanni Mottura
Lontanissimi i tempi - 23 settembre 2013 - in cui i grillini  (firme di Raggi, De Vito, Stefàno e Frongia) presentavano in Consiglio una mozione per fermare la C a San Giovanni. Oggi, il nuovo verbo grillino è quello delle metro. 
Nonostante la stazione Amba Aradam, a causa dell’inerzia della Giunta pentastellata, non aprirà nel 2021 ma nel 2024, il sopralluogo è l’occasione, per il Sindaco, per rilanciare un’altra volta il Piano Urbano per la Mobilità sostenibile: “Ad agosto abbiamo approvato il Piano che disegna uno scenario della mobilità di Roma da qui a 10 anni predisposto insieme ai cittadini” che hanno espresso “una richiesta molto complessa di trasporto su ferro”. 
Il Ministero dei Trasporti - spiega ancora la Raggi - ha stanziato 10 milioni per continuare gli scavi fino a Colosseo. Amba Aradam sarà un’altra stazione museo, proprio come San Giovanni, perché negli scavi è stato ritrovato un ‘castrum’”. Giustamente, quindi, la Raggi chiede che il Mistero dei Beni Culturali partecipi in modo più incisivo alle opere: “chiederemo al Mibact una partecipazione maggiore per creare un sistema museale con tutti i reperti ritrovati negli scavi delle nostre metropolitane”. 
Per quanto vi siano ancora “molti step per il completamento della metro C” la Raggi rilancia: “la stazione di piazza Venezia sarà il nodo di scambio con la futura metro D”, ad oggi un’idea dell’èra Veltroni rimasta su carta
È la volta del ministro De Micheli: “Come ministero abbiamo appena approvato i 10 milioni per sbloccare la metro C e arrivare a piazza Venezia e sono contenta perché questa sarà un’opera che cambierà la vita dei romani”. Il Ministro ha poi aggiunto come “nei giorni scorsi sia stato approvato in Conferenza Stato-Regioni quasi mezzo miliardo di euro per tramvie e funivie a Roma”. Questi fondi serviranno a finanziare l’acquisto di 50 nuovi tram, la realizzazione delle linee tranviarie su viale Palmiro Togliatti e via Tiburtina e le funivie Battistini-Casalotti e Magliana. Il ministero di Porta Pia ha invece respinto le richieste del Campidoglio di finanziare anche il tram via Cavour-largo Corrado Ricci e la Roma-Giardinetti.





Foto 1 - I “conci” che vengono utilizzati per rivestire internamente le gallerie durante lo scavo
Foto 2 -L'area di cantiere di Amba Aradam/Ipponio lato via Norico
Foto 3 - I nastri trasportatori sui quali vengono caricati i materiali scavati dalle due talpe,
ora all’altezza del Campidoglio, e che fuoriescono a Amba Aradam
Foto 4 - Un momento dell’incontro di ieri. A sinistra: il presidente della Commissione Mobilità del Comune, Enrico Stefàno; il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli;
l’assessore capitolino alla Mobilità, Pietro Calabrese; il sindaco di Roma, Virginia Raggi

Foto 5 - La galleria “dispari” (quella che sarà percorsa dai treni in direzione Monte Compatri)
che collega la stazione Amba Aradam/Ipponio con quella di San Giovanni 

Foto 6 - Le due gallerie che collegano la stazione Amba Aradam/Ipponio con San Giovanni: la prima è
per i treni che andranno in direzione Monte Compatri, la seconda per quelli in direzione Clodio/Mazzini

Foto 7 - L’area delle future banchine della stazione Amba Aradam/Ipponio
Foto 8 - Uno dei monitor di controllo della talpa meccanica che sta scavando le gallerie

Foto 9 - Il monitor della talpa che mostra l’avanzamento dello scavo. Attualmente la TMB si trova
appena oltre l‘ingresso del Campidoglio di via di San Pietro in Carcere, sotto via dei Fori Imperiali.  
Foto 10 - L'ultimo tratto di galleria scavata con l’inizio del motore della talpa
Foto 11 - Le “Colonne d’Ercole”: qui finiscono i binari. Da questo punto in poi si sta scavando

venerdì 27 dicembre 2019

LO STADIO C'È, FRIEDKIN QUASI



La doppia svolta è solo rimandata. Da una parte lo stadio di Tor Di Valle, ormai pronto a partire dopo un iter infinito e con un nuovo partner della Roma - il ceco Radovan Vitek al posto di Luca Parnasi - dall’altra la cessione delle quote di maggioranza del club.
La trattativa fra Pallotta e il gruppo Friedkin ha subìto un rallentamento, ma non si è arrestata. E ora, trascorse le feste, si avvicina il momento cruciale: chiuse tutte le due diligence, va trovata l’intesa sul prezzo finale dell’operazione valutata nel complesso intorno al miliardo di dollari inclusi i debiti della società giallorossa (circa 270 milioni di euro) e l’aumento di capitale da massimo 150 milioni di euro già deliberato e da realizzare entro il 2020. Le parti sono divise da qualche decina di milioni, Pallotta è pressato dai suoi soci che vogliono uscire e cerca di ottenere il massimo, Friedkin invece vorrebbe investire di più nella Roma e meno sul prezzo d’acquisto. E farlo il prima possibile. Un comprensibile tira e molla che entro gennaio si potrebbe risolvere positivamente.
Intanto sul fronte dossier Tor di Valle, Comune, As Roma e Eurnova, in modo congiunto, hanno deciso lo slittamento dell’annuncio da parte del Campidoglio sulla chiusura dei lavori tecnici sul progetto. Il Comune voleva più tempo per concludere le ultimissime verifiche ed Eurnova per chiudere gli accordi con Vitek il cui subentro è visto con estremo favore dal Campidoglio dato che, l’uscita di scena dei Parnasi, libererebbe le coscienze di qualche consigliere recalcitrante. Tanto che emissari di Vitek hanno già incontrato i tecnici capitolini. 
Che nel periodo natalizio - data mai ufficialmente fissata - l’annuncio fosse prossimo è confermato dal fatto che fra il sindaco Virginia Raggi, il direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti, e gli assessori Luca Montuori (Urbanistica) e Daniele Frongia (Sport) è circolata, nei giorni scorsi, una bozza di comunicato che Il Tempo ha letto in anteprima. Nel testo si legge che i lavori tecnici sono in via di definizione e viene spiegato come l’inchiesta giudiziaria non abbia riguardato la procedura amministrativa. In ogni modo, la Raggi ha comandato due analisi degli atti, una delle quali è stata quella del Politecnico di Torino sul traffico conclusa con un parere «positivo». 
Nella bozza di testo, il Campidoglio avrebbe sottolineato come lo stadio sarebbe diventato un elemento catalizzatore degli interventi previsti nel Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, con annesso riferimento alle linee ferroviarie Roma-Lido e Roma-Fiumicino. A seguire, sarebbero state evidenziate le differenze tra la versione Marino e quella Raggi del progetto. L’attesa potrebbe non essere lunga: il passaggio di proprietà fra Parnasi e Vitek è quasi completato e mancano alcuni dettagli. La nuova previsione (aleatoria come le precedenti) è che da metà gennaio in poi ogni giorno possa essere quello buono per l’annuncio della cessione del progetto Stadio a Vitek e della conclusione formale di tutti i lavori tecnici. Un passaggio seguito con grande interesse anche da Friedkin, ma non è lo stadio il nodo da sciogliere con Pallotta. Perché per rendere la Roma più forte in tempi brevi, non si può attendere la costruzione dell’impianto.

ECCO IL BILANCIO DEL CAMPIDOGLIO


Otto sedute, conclusione quasi all’alba del 24 dicembre, un consigliere 5Stelle – Nello Angelucci – dimissionario per protesta contro la sua maggioranza e un maxiemendamento, come da migliori tradizioni per il bilancio del Campidoglio.
La Raggi e i suoi esultano: il Sindaco, nell’incontro per il tradizionale scambio degli auguri natalizi con la stampa, se n’è uscita parlando di Roma che tornerà a sognare. Il capogruppo grillino, Pacetti, che cerca disperatamente di occultare i dissensi interni affermando che “tutto il gruppo di maggioranza ha espresso voto favorevole”. Le opposizioni ovviamente, ballano sulle macerie della Giunta, ne stigmatizzano l’incapacità programmatoria e reputano vuoto e inefficiente questo bilancio, per altro di fatto l’ultimo della gestione Raggi visto che quando si approverà il prossimo, nel dicembre 2020, saremo a sei mesi dal voto. I voti finali, a onor di cronaca, sono stati 26 a favore, e 5 contrari. Il bilancio istituisce un fondo da 100 milioni per finanziare i piani industriali delle partecipate di Roma Capitale. In realtà serviranno per costruire la nuova discarica. Viene finanziato, con la faraonica cifra di 90mila euro un fondo rotativo per completare le opere pubbliche nei piani di zona. La manovra prevede una spesa corrente per il 2020 di oltre 5 miliardi. Per le opere pubbliche nei prossimi tre anni sono previsti 1 miliardo e 120 milioni di euro, di cui circa 230 milioni per i Municipi. 
Per uscire fuori dall’impasse degli emendamenti presentati – non solo dall’opposizione ma anche da molti consiglieri di maggioranza – la Giunta ha “calato” il solito maxiemendamento. Lo stesso sistema che tutte le opposizioni criticano ferocemente e altrettanto ferocemente usano una volta divenute maggioranza. Quanto al capitolo investimenti, per l’annualità 2020 vengono assicurati ai Municipi circa 170 milioni di euro, quasi il doppio rispetto al previsionale 2019. Vengono stanziati 28 milioni per il cofinanziamento del Ponte dei Congressi per la parte a carico del Comune (140 milioni li mette lo Stato). Capitolo investimenti per la mobilità: manutenzione straordinaria delle metro A e B (235 milioni); 216 milioni per la Metro C; 121 milioni per comprare 2 treni per la A e 12 per la B. Poi, ancora: 20 milioni per la manutenzione dei tram; nuovi impianti semaforici e attraversamenti pedonali luminosi (9,5 milioni); nuove piste ciclabili (8,8 milioni), l’acquisto di autobus nel 2020 (5,9 milioni). Alla manutenzione straordinaria delle strade di grande viabilità di competenza del Campidoglio vengono destinati solo 120 milioni di euro nel triennio. Tra gli interventi più importanti figurano: via Isacco Newton nel quartiere Portuense (5,7 milioni), via Salaria (4,8 milioni), via di Tor Bella Monaca (4,5 milioni), via Cristoforo Colombo (3,8 milioni), via di Tor Tre Teste (2,5 milioni), via dei Prati Fiscali (2,5 milioni), via Ostiense (2,5 milioni), viale Aventino (2 milioni), via del Corso (2 milioni), via di Torre Spaccata (1,5 milioni).

sabato 21 dicembre 2019

BARLUMI DI FUTURO PER LA METRO C


Nonostante il tempo perso dietro le elucubrazioni dei 5Stelle, c’è un barlume di speranza per il futuro della Metro C. Ieri il Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha approvato “la modifica del perimetro della tratta T3 della linea C della metropolitana di Roma al fine di portare le gallerie di linea della tratta a ridosso del corpo della futura stazione Venezia”. In sintesi, il Cipe ha approvato la (tardiva) modifica del progetto che consentirà di evitare il tombamento delle due talpe che stanno scavando le gallerie. 
Seconda notizia: “Tra aprile e giugno attiveremo la richiesta ufficiale al Cipe per il finanziamento della stazione Venezia della linea C”. Lo ha annunciato Andrea Sciotti, responsabile del procedimento linea C, durante la seduta/sopralluogo a piazza Venezia della commissione Mobilità del Campidoglio. 
Dopo un triennio perduto (l’assessore ai trasporti, Pietro Calabrese: “quando mi sono insediato ho trovato una situazione confusa”), la lavorazione della metro C sembra uscire dal coma: sulla stazione piazza Venezia, spiega Sciotti: “La progettazione è già stata condivisa con la Soprintendenza per la modalità di scavo e per la valorizzazione dell’auditorium di Adriano. Venezia sarò predisposta come nodo di scambio con la futura linea D e realizzata come terminale provvisorio, cosa che permetterà di avere un treno ogni 4 minuti, ma anche di proseguire il percorso verso Prati con la tratta T2. Infine, verrà realizzato un collegamento verso palazzo Venezia” creando un’area museale connessa anche al Vittoriano.
Tempi lunghi per la realizzazione della stazione: “Finite le indagini a giugno 2020 saranno completate l’istruttoria, la richiesta di finanziamento e sarà aperta la conferenza dei servizi. I lavori per la stazione dureranno 7 anni. Ma l’ipotesi progettuale prevede che per il 2024 venga almeno inaugurata la sistemazione superficiale in vista del Giubileo lasciando solo il cantiere sotterraneo”.
I ritardi accumulati dalla gestione Raggi/Meleo del cantieri sono confermati: la tratta San Giovanni-Colosseo della linea C, con la stazione-museo intermedia di Amba Aradam, “sarà inaugurata ed entrerà in esercizio a metà 2024
Qualche notizia anche su San Giovanni dove sta per concludersi l’istruttoria per il nuovo tunnel di collegamento tra linea C e A: “I lavori potrebbero iniziare tra il 2020 e il 2021 e dureranno 24 mesi, 6 dei quali comporteranno la chiusura totale della stazione della sola linea A di San Giovanni, pur permettendo il passaggio dei treni”.



UN'ESTATE SENZA PONTE DELLA SCAFA



Si prospetta una nuova torrida estate per gli abitanti di Ostia e Fiumicino: due mesi di lavori sul ponte della Scafa.  Lavori necessari al consolidamento del pilone centrale del Ponte. Quello vecchio, sia chiaro. Perché di quello nuovo - le cui tracce progettuali risalgono all’era Veltroni e fra poco saranno di competenza degli archeologi - si hanno notizie tutt’altro che confortanti. Parliamo di quel ponte, la Scafa appunto, che unisce Ostia a Fiumicino e che, insieme a quello sul Grande Raccordo Anulare, è uno dei due assi di connessione fra il Comune retto da Esterino Montino (Pd) e il X Municipio di Roma
Un ponte che è solo croce degli abitanti: traffico costante giornaliero, incidenti frequenti e, da un po’, anche ammaloramento. Dopo la tragedia di Genova e del Ponte Morandi, quando scattò in tutta Italia la “psicosi ponti”, vennero fatti controlli anche su quello della Scafa. Che, infatti, nell’estate 2018 rimase chiuso a lungo. Venne fuori, ad esempio, che lo strato di asfalto superficiale non era dei 12/14 centimetri di spessore abituali, ma arrivava anche a 35 cm, segno evidente che, nel corso dei decenni, le ditte semplicemente stendevano l’asfalto nuovo sopra quello vecchio. Nell’estate 2018, poi, ovvia e stucchevole coda di polemiche con l’ennesimo rimpallo di responsabilità fra il Comune di Roma e la Regione Lazio
Ora si ricomincia e l’allarme lo lancia Marco Possanzini, segretario di Sinistra italiana a Ostia: “Il ponte della Scafa a Ostia chiuderà per circa due mesi nell’estate del 2020. Nonostante il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, abbia chiesto che il cantiere sia h24 per accorciare i tempi e abbia annunciato che organizzerà dei pullman che si attesteranno sul lato della sponda di Fiumicino così da ridurre al minimo i disagi, rimane un enorme punto interrogativo su come il municipio X di Roma Capitale deciderà di gestire le criticità”. Per Possanzini "i tempi sono relativamente stretti e per programmare efficacemente un servizio capace di attutire i disagi, bisogna attivarsi sin da subito con una cabina di regia capace di mettere in sinergia tutte le autorità coinvolte”.
Al momento, il Comune di Fiumicino ha organizzato un servizio di pullman per portare i propri cittadini sul lato di Ostia, quindi, Roma. In attesa, quasi messianica, che, dopo 12 anni di annunci, venga costruito il ponte nuovo, il cui progetto prevede un’unica campata ad arco posizionato vicino, 100 metri circa, a quello attuale.

mercoledì 18 dicembre 2019

FOGLIE RADIOATTIVE, L'AMA ORA NEGA (MALDESTRAMENTE)


I carichi di materiali provenienti dalle attività di spazzamento e raccolta dei rifiuti indifferenziati non destano alcun tipo di allarme radioattività, come riportato ieri da alcuni quotidiani, perché evidenziano una presenza radiometrica irrilevante. Questa, infatti, nei pochi casi in cui si riscontra, non supera lo 0,1 circa. In buona parte dei casi, la radioattività è già presente in natura. Elementi come il radon (gas inerte radioattivo di origine naturale) possono infatti essere già naturalmente presenti nelle cosiddette “terre di spazzamento” (foglie, terriccio, polveri, pietre, ecc.)”: Ama cerca di correre ai ripari, piuttosto maldestramente per altro, dopo che ieri abbiamo riportato le affermazioni rilasciate in Commissione Ambiente dai tecnici dell’azienda in merito al Piano Foglie. 
In sostanza, nel corso della Commissione - e basterà attendere la trascrizione dei verbali se non dovessero essere sufficienti le domande rivolte ad Ama durante la seduta da una decina di consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione - Ama ha spiegato come le foglie, apparentemente un rifiuto organico, debbano invece essere considerate un rifiuto indifferenziato. Motivo: smog e polveri sottili sono agenti inquinanti presenti già direttamente sugli alberi e, a maggior conto, quando poi le foglie cadute a terra vengono raccolte insieme a quanto presente sui marciapiedi e sulle strade. Ma, ha spiegato Ama, in qualche caso - a margine dell’incontro quantificato in due volte su 600 - è capitato che il carico contenente foglie venisse “identificato” come radioattivo. Quando i mezzi entrano nei siti di trattamento e di stoccaggio dei rifiuti, vengono fatti passare sotto una specie di portale stile “metal detector” che ne analizza i contenuto di inquinanti. E, appunto, in qualche caso ha rilevato elementi radioattivi diffusi nel cassone e sparsi fra fogliame e rifiuti. Una rivelazione, questa fatta dai tecnici Ama, che ha destato sorpresa e allarme anche fra i consiglieri comunali presenti i quali per lungo tempo hanno chiesto spiegazioni ai tecnici aziendali. Tanto che, hanno spiegato gli emissari dell’Azienda, in questi casi i mezzi vengono, per legge, bloccati fino a che la radioattività non decade per esaurimento naturale. I tecnici Ama, ben lontani dal chiamare in causa il gas radon, hanno attribuito la rilevazione di radioattività alla presenza di rifiuti ospedalieri di esami medici svolti mezzi di contrasto che sono radioattivi. 
Intanto nella tarda serata di ieri l'azienda ha reso note le linee guida del Piano Industriale 2020-2024: quattrocento dieci milioni di euro di investimenti su attrezzature per la raccolta dei rifiuti, per la flotta dei mezzi e gli impianti. È l’annuncio fatto ieri nel tardi pomeriggio dall’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, che, all’Assemblea Generale di Utilitalia, ha illustrato le linee guida del Piano Industriale 2020-2024. Il documento di Ama, come ha spiegato lo stesso Zaghis, dovrà tenere conto del Piano regionale Rifiuti che, pochi giorni fa, è stato approvato in Giunta Zingaretti e che, a breve, inizierà l’iter di votazione in Consiglio regionale per essere licenziato presumibilmente a gennaio prossimo. 
Nella nota diffusa da Ama si legge che “le Linee Guida del nuovo Piano Industriale sono  in linea con la strategia europea lanciata recentemente dalla Commissione Europea con il green new deal, sostenuto anche a livello nazionale, teso a stimolare l’uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un’economia circolare e pulita. I pilastri del documento strategico pluriennale sono la sostenibilità, la coerenza, la fattibilità e la concretezza che rendano possibile lo sviluppo di un sistema di gestione integrato per la chiusura del ciclo dei rifiuti”. Tutto senza approvazione dei vecchi bilanci e con siti di conferimento ancora da trovare. 

LA MARATONA SI VESTE DI NUOVO


Partenza e arrivo sono sempre gli stessi: via dei Fori Imperiali e Colosseo. Per il resto, la Maratona di Roma cambia pelle più o meno integralmente. Nuova la medaglia che si ispira all’interno della cupola del Pantheon, con il suo spettacolare soffitto a cassettoni e con l’”oculus” centrale. Nuovo anche il nome:  “Acea Run Rome The Marathon – Roma Capitale”. 
Nuovi (o quasi) gli organizzatori: a Italia Marathon Club di Enrico Castrucci che ha gestito da sola le precedenti 24 edizioni, il bando di gara voluto dal Campidoglio 5Stelle ha visto vincere un’associazione temporanea di imprese (Ati) composta da Infront, Corriere dello sport, Atielle e la stessa Italia Marathon club. 
A presentare alla stampa le novità dell’edizione 2020 della Maratona, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, con l’assessore allo Sport, Daniele Frongia; Michaela Castelli, presidente di Acea, main sponsor della gara; Alessandro Giacomini di Infront; Enrico Castrucci di Italia Marathon Club.
Fra le novità: la corsa Stracittadina si terrà il sabato e non, come in passato, la domenica in concomitanza alla maratona. Esordisce la “staffetta”: chi non ha nelle gambe i 42 km e spicci della maratona, potrà dividere il percorso in quattro tappe e darsi il cambio, ogni 10 chilometri, con altri 3 amici, colleghi o parenti. 
In preparazione alla gara, è già partito il programma ‘Get ready’ che prevede 18 allenamenti organizzati, da dicembre al giorno della gara, il 29 marzo, gratuiti e aperti a tutti alla presenza di coach professionisti, con tappe da ponte Milvio al centro fino ad Ostia e Centocelle con due testimonial romani come i campioni Franca Fiacconi e Giorgio Calcaterra. L’Expo-Village Acea Run Rome The Marathon, vale a dire la casa dei runner, sarà situata press il Ragusa Off, la location nata dal recupero degli immobili Atac di maggior prestigio. 
Quest’anno la maratona si rinnova – ha spiegato la Raggi – abbiamo lavorato tanto ad un bando per fare in modo che la maratona cambiasse passo per diventare un evento internazionale a tutti gli effetti. Sarà una festa di tutti e per tutti: la Run Rome The Marathon guarda al futuro, ma al tempo stesso custodisce il suo fascino unico rappresentato da un percorso che attraversa la storia di Roma e i suoi monumenti simbolo”.
Con il nuovo bando la corsa arriverà a standard qualitativi di livello europeo e internazionale - ha aggiunto l’assessore allo Sport del Comune di Roma, Daniele Frongia - In poco tempo diventerà una delle più importanti al mondo e l’obiettivo è arrivare a 20.000 iscritti nel triennio”.
Il main sponsor della gara resta anche quest’anno Acea. “Siamo felici di rinnovare il nostro impegno per un evento unico ed eccezionale – ha aggiunto la presidente Michaela Castelli – confermiamo la somma di 350.000 euro”.
Il percorso della maratona resta tra i più belli al mondo: dopo la partenza ai Fori gli atleti toccheranno alcune tra le piazze e i monumenti più noti della città: piazza del Popolo, piazza di Spagna, Piramide, San Paolo, San Pietro, ponte Milvio. E saranno 50 gli eventi sul percorso per dare ritmo a chi corre.
Roma non ha nulla da invidiare a nessuno – ha chiuso Alessandro Giacomini di Infront – e vogliamo che entri nei prossimi anni nel circuito delle più grandi maratone mondiali”.





La medaglia ispirata alla cupola del Pantheon

Il percorso della Maratona 2020


martedì 17 dicembre 2019

LE FERROVIE CONCESSE LAZIALI SONO LE PEGGIORI D'ITALIA


Sono due su tre e sono fra le peggiori linee ferroviarie d’Italia e sono nel Lazio. Una è la Roma-Civita Castellana-Viterbo e l’altra è la Roma-Lido di Ostia e per l’ennesima volta sono al vertice della classifica di Legambiente sul peggio del peggio nel trasporto ferroviario italiano. Sono linee di proprietà della Regione Lazio e gestite da Atac per la manutenzione sull’infrastruttura e il servizio viaggiatori. O, almeno, lo saranno fino al 2020 quando la manutenzione verrà trasferita alla società regionale Astral e fino al 2021 quando sarà Cotral a subentrare ad Atac nel servizio viaggiatori. 
Fino alla tanto auspicata quanto sempre rinviata rinascita, però, queste due linee da anni salgono sul podio come linee più disastrate del Paese. Nell’ultimo triennio il “Premio Caronte” Lazio che Legambiente assegna alla peggiore linea, è stato appannaggio della Roma-Lido che, quest’anno, scende dal gradino più alto per far posto alla Roma-Viterbo, nuova vincitrice dell’ambitissimo premio. Insieme a loro, per dovere di cronaca, su scala nazionale, si posiziona  la ex Circumvesuviana poi la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro, la Battipaglia-Potenza-Metaponto, la Agrigento-Palermo. Mentre nel resto d’Italia si abbassa l’età media dei treni (15,4 anni dai quasi 17 dell’anno prima) per le due linee laziali siamo alla soglia dei 20 anni.
La Roma-Viterbo parte da piazzale Flaminio e serve 75mila viaggiatori al giorno alla stupefacente velocità di crociera di 30 km orari: praticamente un calesse e cavallo neanche in buona salute. Legambiente ironizza sulla velocità della Roma-Viterbo che è “meno di quella di un elefante africano”. 
Ai disagi che si profilano nei prossimi mesi su tutta la linea per la messa in sicurezza, si aggiungono i prossimi lavori nella vecchia stazione Flaminio, lavori annunciati da anni e mai realizzati. Ora tutti i problemi sono al capolinea e, a farne le spese sempre gli utenti per inadempienze di gestione. Lavori che andavano programmati anzitempo ora sono un’emergenza e Atac fa sapere che il capolinea sarà la stazione di Acqua Acetosa e il servizio continuerà su gomma fino a piazzale Flaminio”, scrive Legambiente che aggiunge: “Atac ha la responsabilità di aver gestito per decenni questa ferrovia in maniera indecente, portandola all’indecoroso stato attuale, ora la Regione Lazio dal prossimo anno, tornerà definitivamente a gestirla, insieme all’altrettanto disastrata Roma Lido: la Regione non può inaugurare il nuovo corso così come stiamo vedendo, chiediamo che non si arrivi alla chiusura della tratta per la messa in sicurezza ma di trovare una alternativa per garantire il passaggio dei convogli, nonché tempi certi per ripristinare la piena funzionalità, tre anni non sonori certo un tempo sostenibile”.
Soprattutto nelle ultime settimane, con il passaggio del controllo all’Agenzia Nazionale per le ferrovie, le carenze infrastrutturali delle linee hanno obbligato Atac a ridurre la velocità. 

AMA: "FOGLIE INQUINATE, IMPOSSIBILE SMALTIRLE"


Le foglie sono un materiale inquinato che può arrivare ad essere addirittura radioattivo e per questo non possono essere inserite fra i rifiuti organici. Il problema è che le foglie cadono tutti i giorni ma la raccolta in media avviene ogni 4 giorni”. Parola di Ama che ieri, in Commissione Ambiente, ha illustrato ai consiglieri comunali i complessi e misteriosi segreti del Piano Foglie, di quell’essere amministrativo mitologico, citato e annunciato più volte come la soluzione ai costanti allagamenti capitolini dai Sindaci e mai visto da anima viva dispiegare i suoi effetti benefici.
Le foglie sono inquinate già sugli alberi: smog e polveri sottili la fanno da padroni. Se piove e gli elementi inquinanti vengono dilavati via le foglie non si possono raccogliere con le spazzatrici elettriche perché le intasano. Le fogne e le caditoie sono piene di fogliame o di radici. L’”azione devastante” di pulizia dei tombini annunciata dai 5Stelle sui social nella scorsa campagna elettorale è rimasta sui social. Per giunta, spiega Ama con una puntina di malcelata soddisfazione, siccome sono anni che gli alberi non si potano, non solo cadono, ma la “produzione di foglie è aumentata del 30%. Lo ha certificato anche il Dipartimento Lavori pubblici”. 
La seduta della Commissione Ambiente dedicata ad esaminare il Piano Foglie doveva essere quella dello scorso 27 novembre. Ma, quel giorno, venne sconvocata all’ultimo secondo per permettere ai consiglieri grillini di recarsi in Regione Lazio a far da corte al sindaco di Roma, Virginia Raggi, per la manifestazione spettacolo contro Zingaretti e le discariche. E, così, il mitologico Piano Foglie viene esaminato il 16 dicembre. 
Trattandosi di rifiuto indifferenziato e non organico, le foglie scontano lo stesso problema dei cassonetti. Mancano gli impianti per il trattamento, quindi non possiamo scaricare quel che raccogliamo”. Poi la spiegazione della radioattività: In alcuni casi - due volte su 600 conferimenti - quando i mezzi entrano nei TMB vengono fatti passare sotto una sorta di “metal detector” che analizza se nei cassoni dei camion ci sono sostanze pericolose. Due volte, appunto, è accaduto che i mezzi risultassero radioattivi: “quando raccogliamo le foglie, tiriamo su anche rifiuti nascosti. Basta che, ad esempio, vi siano delle deiezioni organiche di chi ha subito un esame medico con liquido di contrasto che è radioattivo che la radioattività viene “letta” dal portale di controllo. E il mezzo rimane obbligatoriamente fermo fino a che la radioattività non decade, anche 15 giorni”. 
Consiglieri sorpresi dalle spiegazioni con qualcuno che, dopo essersi fatto rispiegare più di una volta il sistema di raccolta, azzarda un “bisognerebbe raccogliere le foglie appena cadono e lavarle” suscitando uno sguardo compassionevole degli ingegneri Ama.
Perché non solo il Comune paga Ama nel contratto di servizio per raccogliere le foglie e sradicare le erbacce ma c’è anche un “rinforzino”: un appalto esterno a 5,5 milioni di euro l’anno per un biennio per aiutare l’azienda su poco più di un migliaio di km delle strade cittadine (su 5.600 totali). Il risultato è che in alcune, pochissime strade del centro storico si passa anche una volta ogni due giorni “ma le foglie cadono tutti i giorni”, constatano sconsolati i funzionari di Ama che, a margine spiegano: “i soldi sono pochi, sono pochi i mezzi” e il risultato è un servizio insufficiente. 
Insufficienza rilevata anche dai consiglieri comunali sia di maggioranza che di opposizione: Ficcardi, Agnello, Angelucci, Guadagno e Di Palma dei 5Stelle, De Priamo di FdI e Baglio del Pd hanno tutti evidenziato l’assoluta insufficienza del Piano e richiesto ad Ama la documentazione delle strade da spazzare. Con una preoccupazione aggiuntiva: l’appalto di “rinforzo” scade a novembre del prossimo anno e la Giunta ha deciso che non sarà più Ama a bandire quello nuovo ma direttamente il Comune. Solo che, a un anno dalla scadenza di quello in vigore, nessuno al Dipartimento Ambiente e in Ama sa nulla.