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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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giovedì 31 ottobre 2019

SALVINI A TOR PIGNATTARA


Nuova tappa romana per Matteo Salvini oramai lanciato in una lunghissima campagna elettorale su Roma. Dopo il mercato dell’Appio Latino, ieri il leader della Lega ha fatto un tour fra i banchi del mercato di Tor Pignattara: selfie, chiacchierate, zucche, caffè, strette di mano e il solito strale quotidiano verso il sindaco di Roma, Virginia Raggi. “Ci siamo impegnati a girare tutte le settimane un quartiere di Roma, soprattutto partendo dalle periferie, perché è una città che il Comune ha dimenticato: è sporca, caotica, insicura. Abbiamo raccolto già 25mila firme solo tra i residenti di Roma. So che il sindaco oggi non è molto lontano da qui, sarà una coincidenza… Non promettiamo miracoli ma penso che questo sindaco è del tutto incapace, inadatto e da mandare a casa il prima possibile”.

E LA RAGGI RIPRESENTA I BUS TURCHI


A servire l’area del Prenestino arriveranno 15 vetture che il sindaco di Roma, Virginia Raggi - insieme all’assessore ai Trasporti, Pietro Calabrese, e al presidente di Atac, Paolo Simioni - ha presentato ieri mattina a piazza Malatesta.  
E, presentandoli, ha ancora una volta confermato il piano della comunicazione dei grillini: attaccare a testa bassa Matteo Salvini che ricambia. Al netto degli scivoloni mediatici - come sbagliare l’account aziendale di Atac confondendo quello vero (@infoatac) con quello di un’associazione contro il crimine di Atlanta (@atac) o collocare piazza Roberto Malatesta a Tor Pignattara invece che al Prenestino-Labicano o, al massimo, al Pigneto - quella di ieri per la Raggi è stata la passerella numero 10 di ri-presentazione dei bus provenienti dalla commessa Consip in Turchia. I famosi 227 che, magicamente, nella narrazione del sindaco sono diventati 400 subito e 700 per il prossimo anno. Un po’ come quando, a una kermesse di un paio d’anni fa dei 5Stelle a Roma, la Raggi annunciò l’arrivo immediato di 600 nuovi bus. Mai visti. Ieri, a piazza Malatesta a far da cornice al Sindaco c’erano 5 vetture: una sola di nuova rilevazione (la 2460). Le altre - 2461, 2462, 2463 e 2464 - già in servizio da qualche giorno sulle linee 309, 451 e 508 e, quindi, ancora una volta sottratte all’utenza per consentire lo spot di un’Amministrazione ridotta a presentare continuativamente gli stessi bus e a propagandare come eccezionale successo tre macchinette mangiaplastica installate da un’azienda privata. 
I nuovi mezzi, tutti a metano, fanno parte dei 227 bus turchi comprati su Consip, fornitura che include 91 vetture a metano. 
Neanche finita la presentazione - con Salvini in giro al mercato di Tor Pignattara - e la Raggi attacca su twitter: “Mentre Salvini chiacchiera io a Roma ho messo in circolazione 400 nuovi bus. Entro il 2021 ce ne saranno 700”. 

MCL: "FERMIAMO IL BARATRO DI ROMA"


È un degrado verticale, un disastro sotto gli occhi di tutti e su tutti i fronti”: durissima l’analisi di Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), enunciata concludendo i lavori del  convegno che si è tenuto ieri mattina all’Auditorio dell’Ara Pacis, “Dai mali, le idee: proposte per Roma”. 
Il degrado verticale di Roma è sotto gli occhi di tutti: un disastro su tutti i fronti che ha sprofondato la città dal primo al terzo mondo - addetto Costalli - abbiamo deciso di scendere in campo, continuando a denunciare le criticità ma soprattutto con l'obiettivo di andare oltre ed elaborare idee e progetti, perché di questo Roma ha bisogno. Sarebbe ingeneroso dare tutta la colpa alla Raggi che ha ricevuti un’eredità pesante ma l'amministrazione si rivela assolutamente inadeguata alla gestione della macchina comunale”.
Nel corso degli interventi che si sono succeduti - Barbara Barbuscia, presidente MCL Roma, Pietro Giubilo, ex sindaco di Roma e vicepresidente della Fondazione italiana Europa popolare, Sabrina Alfonsi (Pd), presidente del I Municipio, Roberta Angelilli (FdI) già vicepresidente del Parlamento Europeo - sono state evidenziate le più palesi carenze gestionali della città. E un elemento di particolare riflessione è la governance di Roma, i poteri speciali, più o meno invocati da tutti. 
Con l’eccezione della Alfonsi: “prima di poteri, prima di risorse, Roma ha bisogno di una classe dirigente in grado di spendere quel che c’è” ha detto nel corso del suo intervento spiegando come il Campidoglio solo ora, a poche settimane dalla chiusura dei bilanci, stia chiamando i Municipi per erogare finanziamenti fino a oggi non spesi né impegnati per strade, verde, decoro, scuole. “Chiunque abbia amministrato sa come due mesi per spendere i soldi in un appalto non bastino. Il Campidoglio mi dia i soldi a dicembre” con il nuovo bilancio approvato, “per poter programmare”.
Secondo la Barbuscia “Se all'inizio si poteva essere indulgenti verso un sindaco e una giunta che aveva sollevato tante speranze e attese, oggi dopo oltre tre anni di cattiva amministrazione non è più possibile: manca qualsiasi progetto di sviluppo, occorrono scelte forti, senza ulteriori rinvii”.
Giubilo: “Non si può più essere indifferenti di fronte al degrado urbano e sociale, amministrativo e politico, della capitale. Roma non può continuare a essere considerata come un qualunque Comune e neanche solo come una delle Città Metropolitane, ma il suo ruolo di capitale italiana deve rivestire un interesse nazionale", avverte Giubilo che indica una soluzione: “serve una eccezione costituzionale per una normativa speciale” per la Capitale.

STADIO, SERVIRANNO 18 MILIONI IN PIÙ


Un altro tassello nella lunga vicenda del progetto Stadio della Roma di Tor di Valle va a posto. Le due diligence richieste dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, all’indomani dell’arresto di Luca Parnasi sono concluse. E danno tutte il via libera. 
Che fossero positive era già trapelato nei mesi scorsi ma mancava l’ufficialità. Che ora è arrivata. Tre relazioni - quella del direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti; del direttore del dipartimento Lavori Pubblici, Roberto Botta; e del dipartimento Mobilità, Carolina Cirillo - danno piena luce verde. Quella del direttore del Dipartimento Urbanistica dà pure il via libera alla regolarità delle procedure seguite ma ha anche evidenziato un piccolo errore di calcolo: servono altri 18 milioni che la Roma dovrà versare al Campidoglio. 
Tema estremamente tecnico che si può riassumere in un controllo approfondito dei diversi terreni e delle proprietà. Una parte (oltre la metà) è di proprietà di Eurnova che l’ha acquistata dalla Sais in fallimento. Un’altra parte, circa l’8%, è di proprietà pubblica e sono le aree limitrofe alle strade, alla stazione di Tor di Valle e così via. Il resto sono terreni di altre proprietà (quasi tutte riconducibili a società del Gruppo Armellini) e che dovranno essere espropriate per consentire principalmente la creazione del parco fluviale. Ecco, il ricontrollo delle aree si è concentrato su queste ultime e, da verifiche e controlli incrociati sulle mappe del catasto è emerso un errore nei conteggi che per essere rimesso a posto richiederà un esborso aggiuntivo di circa 18 milioni di euro da parte della Roma. Diciotto milioni di euro che in termini percentuali sono l’1,75% del valore globale del progetto: durante il controllo, infatti, è stato anche verificato l’esatto ammontare dell’investimento totale che la Roma dovrà sostenere che è 1 miliardo e 25 milioni di euro

mercoledì 30 ottobre 2019

L'ATAC CONTINUA A PERDERE CHILOMETRI


Anche con l’arrivo - oramai quasi del tutto completo - dei nuovi bus turchi, Atac continua a perdere chilometri: a settembre salta più di una corsa su dieci. Mentre il sindaco di Roma, Virginia Raggi, restringe sempre di più la ridotta della comunicazione alle tre macchinetta mangiaplastica e alle stucchevoli e reiterate presentazioni dei bus turchi (la decima stamattina a piazza Malatesta dalla Raggi definita “Tor Pignattara” invece che Pigneto), il dato sui chilometri percorsi da Atac a settembre è un campanello d’allarme anche sulla tenuta futura dei conti dell’azienda.
Vediamo il dettaglio. A settembre 2019 Atac avrebbe dovuto percorrere con i bus poco meno di 7,9 milioni di chilometri. Non ha raggiunto neanche i 7 milioni. Nonostante la robusta iniezione delle vetture turche, in termini di corse è come se quasi 12 bus su 100 non fossero mai usciti dai depositiCrollo per i bus elettrici, altro vanto della giunta grillina: praticamente 7 vetture su 10 sono rimaste in garage con soli 16mila km percorsi invece dei 51mila previsti. Ugualmente tragico il risultato sui filobus con un -36% fra il servizio previsto e quello reso e i tram con un quasi -19%. 
In totale, a settembre Atac ha perso oltre 1milione e 100 mila chilometri sul servizio in superficie
Meglio le metropolitane che, in totale, si attestano solo a un -1% fra i km previsti e quelli fatti. Ma, attenzione: il dato sulle metro è palesemente drogato visto che non tiene conto delle fermate chiuse al servizio viaggiatori. E basti pensare che ad Agosto, con la metro A praticamente a singhiozzo per lavori, Atac è riuscita a far segnare un 2% in più fra servizio reso e quello programmato. Ultimo dato, quello delle tre ferrovie concesse: a settembre crollo del 37% nel servizio all’utenza. Allargando l’analisi sul dato da inizio anno, viene fuori un -16% di corse di superficie fra reso e programmato, un pareggio per le metro e -6,5% sulle tre ferrovie concesse. Artifici contabili a parte, non bastano i bus turchi: Atac continua ad affondare. 

martedì 29 ottobre 2019

STADIO DELLA ROMA, L’ANAC PRECISA: “CONVENZIONE DA PUBBLICARE DOPO SOTTOSCRIZIONE”


Ricevo e volentieri pubblico quanto precisazione dell’ufficio del Portavoce dell’Autorità nazionale Anti Corruzione: “quando nella nota a firma del Presidente Raffaele Cantone si parla di “nuova Convenzione urbanistica in via di definizione” non si intende la bozza ma la Convenzione quando sarà sottoscritta e definita. Ogni diversa interpretazione, del resto, non sarebbe in linea con la normativa, che prevede che non si pubblichino bozze”.

Aggiunge l'Anac quali sono i documenti da pubblicare ai sensi delle vigenti normative sulla trasparenza (art. 39 dlgs. 33/2013, delibera Anac n. 1310/2016 (par. 8.3 e pagina 28 dell’allegato 1):
  


Appaiono pertanto decisamente fuori luogo le pretese di alcuni esponenti politici e di alcune associazioni di ottenere il testo della Convenzione prima che esso sia completo e definitivo, in special modo qualora basate sulla pronuncia di Anac.

Che - sia detto con una punta di ironia - magari la prossima volta potrebbe scrivere i propri pareri in modo meno equivocabile: meno gerundi e più futuri! 

Quindi, come specificato già ieri, i testi di tutti gli atti inerenti il progetto Stadio a Tor di Valle - variante urbanistica con osservazioni e controdeduzioni; convenzione “madre” fra la As Roma e il Campidoglio e quelle allegate fra Campidoglio e Regione Lazio sulla ferrovia in concessione Roma-Lido di Ostia, Campidoglio e Città Metropolitana sulla via del Mare/Ostiense; e fra As Roma e Acea per il depuratore e gli interventi di mitigazione degli odori - saranno presentati e regolarmente accessibili quando saranno definitivi esattamente come prevede la legge. 

Il resto sono vuote chiacchiere… da stadio. 




lunedì 28 ottobre 2019

STADIO DELLA ROMA, L’ANAC E LA FIBRILLAZIONE DELLE RANE


Sussulto dell’ultimo minuto: l’Anac, Autorità nazionale anti corruzione, scrive a Comune e Regione e chiede di pubblicare la convenzione in via di definizione sul progetto Stadio della Roma
Subito i ranocchi di Tor di Valle in agitazione: s’ode un gracidare infernale… “Anac, Anac, Anac” ripetuto come le trombe del Conte di Carmagnola. 

Ora, a parte l'evidente malinteso della richiesta alla Regione che, al momento, sta alla finestra non avendo alcun potere - fatto che denota la scarsa dimestichezza con la materia - s
gomberiamo il campo da qualunque equivoco: l’Anac non ha alcun potere in merito. 

Anzi, la richiesta dell’Autorità va ben oltre i suoi compiti e limiti

Forse che il Comune deve pubblicare le bozze di una delibera prima che questa sia approvata?
No, ovviamente. 
Forse che Anac ha chiesto a Milan e Inter di pubblicare integralmente il loro progetto parzialmente secretato per ragioni di politica industriale? Ma neanche per sogno, ovviamente. 
Forse che Anac ha chiesto di pubblicare o il Comune ha mai pubblicato i testi di convenzioni ancora in discussione?
Forse che Anac rivolge analoghe domande agli altri 7.913 Comuni di Italia? Ma nemmeno per sogno. 
Gli atti si commentano, si controllano, si contestano, si analizzano, si vivisezionano e si portano in tribunale quando sono definitivi. 

Le varie associazioni che hanno scritto ad Anac dovranno pazientare: quando gli atti saranno completati, subiranno, come da legge, una fase pubblicistica: saranno inseriti in una apposita delibera che andrà esaminata dalle Commissioni consiliari (almeno 5: urbanistica, lavori pubblici, trasporti, commercio e ambiente. E forse pure sport) e dal IX Municipio, competente per territorio. Poi andrà in aula per il voto. Che, c'è da giurarci, sarà accompagnato da un ampio dibattito. 
Tempo per esaminare i testi, quelli definitivi, ce ne sarà a bizzeffe. 
Qualcuno potrebbe obiettare: ma la stampa ha anticipato i contenuti dell'atto. Quindi ora ce lo diano. Vero. L'atto è stato anticipato su Il Tempo. Ma non pubblicato. Perché il testo non è definitivo. 








domenica 27 ottobre 2019

IL TAR FERMA LA LIQUIDAZIONE DI ROMA METROPOLITANE


Non è ancora la bocciatura definitiva perché nel merito i giudici amministrativi si pronunceranno solo il prossimo 6 novembre. Tuttavia, che il Tar del Lazio abbia accolto la richiesta di sospensiva della delibera che dispone la liquidazione di Roma Metropolitane è un segnale preoccupante per il sindaco di Roma, Virginia Raggi, l’assessore al Bilancio e Partecipate, Gianni Lemmetti, e l’intera maggioranza 5Stelle. Giusto 5 giorni fa, quasi di notte, i grillini hanno approvato, in un’Aula occupata per protesta dalle opposizioni, il testo che cancella l’azienda che progetta infrastrutture di mobilità per conto del Campidoglio. Ora il Tar sospende la delibera e i suoi effetti e il 6 novembre deciderà nel merito se dichiarare illegittimo il testo Raggi/Lemmetti.
Il Sindaco, interpellata a margine di un evento, si è rifugiata nel più classico e imbarazzato silenzio (“non rispondo ad altre domande”). Parla con una nota l’assessore Lemmetti: “Attendiamo la decisione nel merito. Abbiamo fiducia nell'operato dei giudici amministrativi e nella correttezza del nostro lavoro”.
Il resto del mondo politico capitolino più che esultare per questa prima vittoria - il ricorso al Tar è stato presentato da Luisa Melara (presidente dimissionaria di Ama), dall'Ad dimissionario di Roma Metropolitane, Marco Santucci, da Stefano Fassina, deputato e capogruppo di Leu in Campidoglio e dai sindacati - coglie l’occasione per richiamare la Raggi a un ripensamento sulla chiusura dell’azienda. 
Davide Bordoni (FI): “non sprechiamo invano il tempo fino alla sentenza. È opportuno considerare anche altre opzioni per evitare le conseguenze di una rottura fra Campidoglio e dipendenti, cittadini, sindacati”. 
Una nota di Andrea De Priamo (Fratelli d’Italia) parla di “clamorosa sconfitta per la Raggi e Lemmetti che hanno sistematicamente ignorato tutti gli appelli delle opposizioni che oltre alle ragioni di merito contestavano anche gravi carenze della delibera tali da renderla illegittima come la mancanza del parere Oref, quella dei pareri delle commissioni, nonché tutti i dettagli di bilancio relativi alla azienda tali da motivare una scelta liquidatoria”. 
Stefano Fassina, coautore del ricorso, rivolge “un appello alla sindaca Raggi affinché non attenda la sentenza di merito ma ritiri la delibera, che è una violazione delle regole fondamentali del consiglio comunale”. 
Richiesta analoga dal Pd dopo aver ricordato che la “sospensiva evita che l'azienda porti lunedi i libri in tribunale” chiede alla Raggi di aprire subito un tavolo di confronto sul futuro dell’azienda.  


INAUGURATO IL SAN PAOLO DISTRICT


Inaugurato ieri, con il nome di “San Paolo District” il terzo ex deposito Atac che cambia pelle e diventa un contenitore di attività temporanee.
San Paolo segue le due ex rimesse di Piazza Bainsizza, dove ora c’è il “Pratibus district”, e quella di piazza Ragusa, rinata con il nome di “Ragusa off” lo scorso dicembre.
Da ieri i 5mila metri quadri di via Alessandro Severo a San Paolo (VIII Municipio), dopo una lunga chiusura dal 2004 al 2015 e un vincolo di interesse storico-artistico deciso dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali (costruito nel 1928) divine il “Farmer's Market” di produttori a chilometro zero, aperto il sabato e la domenica, e uno spazio ristoro con i prodotti degli espositori. Gli spazi saranno dedicati all'organizzazione di eventi che promuovono l'ambito agroalimentare italiano, la sua filiera e il Made in Italy in generale (artigianato, abbigliamento, etc.) oltre ad eventi culturali, sociali, sportivi, musicali.
Ad inaugurare la struttura, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il presidente del Municipio VIII, Amedeo Ciaccheri, e il CEO di Urban Value, Simone Mazzarelli
San Paolo District rientra nel progetto di recupero dei 23 mila metri quadrati delle ex rimesse sviluppato e realizzato da Urban Value in collaborazione con Atac e il Comune di Roma. Prati e Ragusa hanno già ospitato eventi, fiere, shooting fotografici e produzioni cinetv, mercatini che, a fronte di un investimento iniziale da parte di Urban Value di 1 milione di euro, hanno attratto investimenti per 8 milioni generandone 13 di  indotto.

sabato 26 ottobre 2019

SCIOPERO, GARA ADOLESCENZIALE FRA 5STELLE-SINDACATI



Il venerdì nero di Roma è arrivato ed è passato. Quanto la città, almeno dal punto di vista dei rifiuti, sconterà questa giornata lo vedremo nelle prossime ore che serviranno per testare la capacità del sistema di riprendere a pieno regime lo smaltimento.
Per il resto, la giornata dello sciopero generale di tutti i lavoratori delle società partecipate del Comune di Roma, indetto dai sindacati, si chiude con i 5Stelle che fanno quadrato intorno alla Raggi e i sindacati ancor più avvelenati con il Campidoglio per le affermazioni del Sindaco e di Luigi Di Maio, capo politico dei grillini.
Le agenzie di stampa riportano una sorta di adolescenziale gara a chi ce l'ha più grosso  fra il Campidoglio e i sindacati: adesione allo sciopero in Ama, 73% dicono le organizzazioni sindacali. Trentotto, ribatte l’azienda. 
Giochino analogo sui musei: tutti aperti tranne la Villa di Massenzio, afferma Zétema. Sì, ma i punti informativi turistici sono chiusi, replicano i sindacati. Fronte mobilità: secondo Roma Servizi per la Mobilità poco meno del 30% ha scioperato ma lo sciopero vero e proprio era in programma dalle 20 a mezzanotte. Quindi per il dato complessivo sarà necessario attendere la giornata di oggi. A chiudere il resoconto della giornata da un punto di vista strettamente pratico: asili nido in gran parte chiusi; 90% dei lavoratori di Roma Metropolitane in sciopero; manifestazione sotto il Campidoglio. 
Poi c’è il fronte politico. Il sindaco, Virginia Raggi, alle 11.23 di ieri mattina twitta: “una minoranza di sindacalisti prova a tenere in ostaggio una città di 3 milioni di abitanti: di lavoratori, di madri e padri che ogni giorno accompagnano i propri figli a scuola, di studenti e pendolari. La maggioranza dei cittadini è stanca di scioperi ingiustificati”. Delle poco più di mille risposte sotto questo tweet, alla sera di ieri, solo gli utenti con le 5stelle nel profilo difendono il Sindaco. Il resto varia dall’insulto, al “liberaci”, al “dimettiti”, “Roma è stanca” “neanche le Ztl hai aperto, incapace”. Tweet che, rete a parte, non è passato certo inosservato: se addirittura un mite e moderato come il capogruppo di Forza Italia, Davide Bordoni, usa parole dure per la Raggi (“tweet offende lavoratori, cittadini stufi di lei”), è quasi superfluo riportare le repliche della Pd, della sinistra, dei sindacati.
Per Francesco Figliomeni (Fdi) “Il sindaco Raggi e la Giunta sono riusciti a compattare tutte le aziende partecipate facendo arrabbiare tutti i lavoratori usando lo stesso metodo: liquidata Roma Metropolitane, concordato per Atac, cioè in prefallimento, stanno facendo lo stesso con Ama e altre aziende, Farmacap e Ipa, sono fuori controllo". 
A rinfocolare la dose ci pensa Luigi Di Maio che per difendere la Raggi (e magari scrollarsi di dosso l’ombra delle recenti dichiarazioni del suo fedelissimo Spadafora contro la Raggi) sceglie di parlare al ventre più basso dei romani: “ma è mai possibile che tutti gli scioperi si facciano di venerdì? La storia che alcuni sindacati fanno sempre sciopero il venerdì per fare il weekend, mi sembra ormai una questione indecente”.
Il resto del mondo grillino si stringe a difendere l’assediata ridotta di Palazzo Senatorio: “sciopero privo di ogni fondamento, di sapore esclusivamente politico e il cui unico effetto è danneggiare i cittadini”, per il capogruppo pentastellato in Campidoglio, Giuliano Pacetti.
Per l’assessore al Personale, Antonio De SantisAddolora vedere il diritto di sciopero svilito e strumentalizzato in funzione di calcoli meramente politici”. E l’assessore al Bilancio e alle Partecipate, Gianni Lemmetti, rincara la dose: “Uno sciopero al quale non ha creduto la maggioranza degli stessi lavoratori. Noi continuiamo a lavorare permettere in sicurezza i conti”. Chiude il conto Paola Taverna che dalla misera trincea di Montecitorio segue la narrazione della “Raggi al lavoro per risanare le partecipate”. 


SCIOPERO GENERALE, LA CAPITALE SI FERMA


Sullo sciopero generale in programma per domani da parte di tutti di dipendenti della galassia delle società partecipate dal Comune di Roma si apre lo scontro politico fra il Sindaco, Virginia Raggi, e la Cgil e, al contempo, sale l'inquietudine per le condizioni della città durante e dopo l’agitazione dei lavoratori.
Da un punto di vista pratico, ci sono da registrare le preoccupazioni espresse dal garante dell’Infanzia del Lazio, Jacopo Marzetti, che in una lettera al sindaco Raggi, al presidente della Regione, Zingaretti, e al ministro della Salute, Speranza, scrive: “richiamo la vostra attenzione sulla necessità di assicurare l’erogazione dei servizi minimi essenziali presso gli istituti scolastici e più in generale presso tutte le strutture pubbliche in cui siano presenti minori”. 
Perché il primo fronte di impatto dello sciopero sulla città sarà proprio la raccolta dei rifiuti: 7.500 dipendenti di Ama si fermano. E se l’ironia sui social (“dove sarà mai la differenza?”) fa sorridere, il problema è serio: il sistema del ciclo dei rifiuti è già ben oltre il limite del collasso. Di fatto, la città è in emergenza dalla primavera e ogni nuovo scossone, come uno sciopero, può determinare nuove settimane di passione odorifera per i romani. Non a caso, il garante per gli scioperi ha esortato Ama a riprendere immediatamente il lavoro anche con turi doppi e straordinari. 
Il secondo fronte sarà quello dei trasporti: almeno dalle 20 alle 24 rischia di fermarsi il già disastrato sistema della mobilità pubblica. Venerdì sono in programma due scioperi su Roma: uno, di 24 ore, e poi quello generale contro la Raggi dalle 20 di sera fino a fine servizio. In aggiunta a uno del Cotral e a uno di alcune sigle sindacali autonome del gruppo Ferrovie dello Stato: garantiti i regionali nelle fasce di garanzia (6-9 di mattina e di sera), regolari i treni Freccia e quelli Leonardo Express per Fiumicino aeroporto. 
Politicamente ancora una giornata pesante: da Fratelli d’Italia, Marco Visconti ricorda come la Multiservizi, “3500 persone a rischio lavoro” operi non solo sui rifiuti ma anche a scuola, sul verde  pubblico e con i disabili, mentre si registra uno scontro fra Landini, segretario della Cgil (“I servizi non funzionano”) e la Raggi (“sindacati hanno rifiutato il confronto”).


METRO, RIAPRE VALE AURELIA DOPO CHECK SULLE SCALE MOBILI


Cinque mesi per la revisione ventennale delle scale mobili della stazione metro A di Valle Aurelia che, ieri, ha riaperto. Tanto ci ha messo Atac per completare un adempimento previsto per legge: tutti gli “impianti di traslazione”, cioè scale mobili, montascale e ascensori, devono essere sottoposti a revisione programmata ogni 20 anni. 
Valle Aurelia aveva chiuso tutti i suoi impianti a fine maggio scorso. Sono, quindi, cinque mesi giusti giusti quelli che Atac ha utilizzato per concludere una revisione che doveva essere programmata da tempo. 
Ora è il turno di Baldo degli Ubaldi, sempre linea A. Che è addirittura chiusa. L’annuncio dell’Azienda parla di tre mesi di fermo per consentire la revisione di tutte le scale mobili e gli ascensori. Quindi, con possibile riapertura per metà gennaio. Dopo di che, sarà il turno di Cornelia. Visto proprio il precedente di Valle Aurelia, più di qualcuno fra gli utenti si pone l’ovvio quesito: basteranno tre mesi per Baldo degli Ubaldi? 
Il problema delle scale mobili - è giusto di un paio di giorni fa la chiusura della fermata Vittorio Emanuele per la rottura dell’ultima scala mobile superstite - sta affliggendo la metropolitana romana da oltre un anno. Di fatto, da quando l’attuale management Atac ha bandito e poi assegnato una gara d’appalto per la manutenzione con un ribasso finale che ha sfiorato il 50% sul prezzo di partenza. Sin dall’inizio gli utenti avevano segnalato il moltiplicarsi di episodi di rotture degli impianti. Per arrivare poi al terribile incidente di ottobre 2017 a Repubblica, con i 40 tifosi russi della CKSA  feriti dal crollo della scala. E, ancora, a Natale le chiusure a singhiozzo anche di Barberini e Spagna, culminate poi nello stop definitivo di fine marzo scorso con Barberini ancora chiusa e decine e decine di altri impianti fermi praticamente in tutte le stazioni delle tre linee metro.