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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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giovedì 30 luglio 2020

IL PIANO REGIONALE RIFIUTI NASCE GIÀ VECCHIO




Alla conta per l’approvazione ci si dovrebbe arrivare ad
A partire da alcune
Il principale obiettivo del Piano in discussione ora, che avrà valore
Un elemento che per la Regione è stimato come “
Poi, però, entrando nel merito delle previsioni del Piano le perplessità sono più che evidenti. Intanto viene ribadita la
A parte l’autosufficienza, l’altro ambizioso obiettivo previsto nel piano è il
Solo che poi andando nelle pagine del Piano viene fuori un sostanziale perdurare della carenza degli impianti di trattamento: l’unico



mercoledì 29 luglio 2020

IN CITTÀ METROPOLITANA APPROVATO IL BILANCIO SCRITTO DALL'OPPOSIZIONE


D’accordo che come Ente conta davvero poco ma arrivare ad approvare il bilancio di previsione della Città Metropolitana grazie alle opposizioni ancora non s’era visto. Invece è accaduto sotto la splendida regia dei grillini, del sindaco della Città Metropolitana, Virginia Raggi, e della sua vice, Teresa Zotta. Due settimane fa i 5Stelle avevano dovuto ritirare la propria proposta di bilancio. Da quel momento si sono messi al lavoro i pontieri sotto la guida di Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri, presidente della Commissione Bilancio e capofila dell’opposizione. Alla fine, è arrivato un testo come maxi emendamento che lo stesso Pascucci ha dovuto illustrare in Consiglio su indicazione della Zotta. Alla fine il voto è arrivato all’unanimità (assente il sindaco Raggi). 
Attaccano i consiglieri di Fratelli d’Italia Andrea Volpi, Micol Grasselli, Nanni Libanori e Marco Silvestroni: “Fallimentari al governo del Paese, inconcludenti in Città metropolitana, i 5Stelle sono riusciti ad approvare il bilancio solo grazie al sostegno delle opposizioni che hanno salvato l’Ente”.

IL DISASTRO RAGGI SU ALBERI E VERDE



Dopo il crollo del pino, lunedì scorso, a piazza Venezia con il ferimento di una donna e il silenzio imbarazzato del sindaco, Virginia Raggi, non accennano a placarsi le polemiche.
I numeri del quadriennio grillino in Campidoglio sono impietosi: anno 2014, crollano 12 alberi. Nel 2015 sono 32. Nel 2016 arriviamo a 48. Nel 2017 leggera diminuzione a 41. Poi l’apocalisse: nel 2018 ne cadono 400 e l’anno scorso si arriva a 460. In pratica, arrivano al pettine i risultati della mancata attività sia della Giunta Marino che di quella Raggi. La certificazione finale arriva dall’Autorità per il Controllo della qualità dei servizi del Comune (ente terzo ma con nomina politica della maggioranza, ndr). Nell’ultima relazione, l’Autorità riporta come nel 2012 fossero stati piantati 1830 nuovi alberi contro 1400 abbattimenti e un saldo positivo di 430 nuove alberature, mentre nei primi 3 anni Raggi il totale è 404 nuove piantumazioni a fronte di 3806 abbattimenti e un saldo negativo di 3402 alberi che non ci sono più. 
Sul fronte politico, attacca Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia: “Il crollo di un grosso pino secolare a Piazza Venezia, conferma l'inadeguatezza della Raggi a prendersi cura della città. La Raggi aveva giurato di effettuare i lavori di manutenzione proprio durante il lockdown. Dopo il lockdown i cittadini si sono accorti che di straordinario c'era solo l'assoluta inadeguatezza dell'Amministrazione comunale. Sono partiti solo i monopattini”.
Rincara la dose Piergiorgio Benvenuti, neo responsabile delle Politiche ambientali di Forza Italia a Roma e Presidente del Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale, che, dopo aver ricordato come il pino di piazza Venezia sia caduto in assenza tanto di vento quanto di pioggia, spiega: “i circa 330.000 alberi presenti nella Capitale sono stati abbandonati. Di questi, circa due terzi sono da considerare a rischio. In particolare, a quanto risulta, sarebbe malato il 10 per cento dei pini, mentre un platano su cinque a Roma sarebbe affetto dal cancro colorato, dovuto all'azione di un fungo parassita che attacca esclusivamente questo tipo di pianta. Nel I Municipio, degli ottomila alberi monitorati, il 2 per cento è stato dichiarato “da abbattere con emergenza”. Ma non tutti gli interventi sono stati eseguiti, come dimostra il pino crollato ieri. Roma è la città con più ettari di verde d’Europa che con l’amministrazione Raggi da risorsa si è trasformata in un pericolo”, chiosa Benvenuti.

martedì 28 luglio 2020

STOP ALLA METRO UN GIORNO SU SEI



Giornata di passione infernale per le metropolitane capitoline: prima, intorno alle nove di mattina, si blocca la stazione Termini della B con forti rallentamenti dell’intera linea, poi si replica, intorno alle tre del pomeriggio, ma sulla C.
Nel giorno in cui la Raggi annuncia la conclusione dei carotaggi per la stazione Venezia, Atac regala ai romani una delle sue migliori performance sulle sotterranee. 
Partiamo dalla linea B: alle 9.24 Atac twitta su Termini: “causa guasto tecnico circolazione rallentata sull’intera linea”. Rallentamenti che proseguono fino a quasi le 11 di mattina quando finalmente l’Azienda annuncia il ripristino della regolare circolazione.  
Stessa criptica causa: il guasto tecnico - a richiesta Atac non ha saputo né voluto specificare di quale guasto si è trattato - si ripresenta intorno alle tre del pomeriggio sulla linea C. Stavolta però niente “semplici” rallentamenti. La terza linea metro di Roma si ferma del tutto in entrambi i sensi di marcia. Lo stop totale dura tre quarti d’ora. Verso le 15.45 Atac cinguetta la riattivazione del servizio nelle tratte fra San Giovanni e Mirti e fra Giardinetti e Pantano. Ma, per ancora un’altra ora e mezza, servono le famigerate navette sostitutive per la tratta centrale fra Giardinetti e San Giovanni. Solo alle sei del pomeriggio la circolazione è ripresa sull’intera linea anche se, ancora per un po’, si sono registrati ritardi e disagi per gli utenti.
Utilizzando l’account ufficiale dell’azienda, @infoatac, viene fuori un quadro desolante: almeno una volta a settimana si verifica qualche problema sulle linee metro.
Limitando l’analisi alla sola linea A, da inizio anno si sono registrare ben 32 chiusure di stazioni - una ogni sei giorni e spicci - e, fra quelle totali e quelle parziali, ben 14 sospensioni della linea. Ovviamente, in molti casi si tratta di chiusure e sospensioni che durano solo alcuni minuti che, però, specie nell’ora di punta, possono rappresentare un enorme problema per l’utenza: non solo lì per lì i convogli non passano o saltano una fermata ma quando il servizio torna regolare si sono accumulate code infinite. 
La dizione “guasto tecnico” tanto cara ad Atac che non fornisce mai spiegazioni esaurienti alla faccia della trasparenza, è stata utilizzata quattro volte per chiusura totale della linea, cinque per la chiusura solo di alcune tratte (Battistini-Ottaviano, Battistini-Termini, Anagnina-Cinecittà) e ben 10 volte per giustificare la chiusura di una stazione.
C’è la top ten delle stazioni chiuse: vince la medaglia di peggior stazione della linea A la fermata Furio Camillo che ha subito sette chiusure nel 2020 (9 nel 2019 e 18 nel 2017). Argento per Re Di Roma che in questo anno è rimasta chiusa sei volte. Terza sul podio, Repubblica che, dopo la lunghissima chiusura dovuta alle scale mobili rotte, in quest’anno è già stata chiusa 5 volte. Ultima testimonianza della solerte trasparenza di Atac: venti volte l’azienda ha chiuso stazioni metro nel 2020 con la generica motivazione di “guasto agli impianti di stazione”. 


CAOS MULTISERVIZI. SCIOPERO IN VISTA


Si riaccende lo scontro fra il Campidoglio e le organizzazioni sindacali sul futuro della Roma Multiservizi. Cgil, Cisl e Uil attaccano frontalmente: “abbiamo appreso dal sito istituzionale che l’Amministrazione ha deciso di proseguire l’iter della gara a doppio oggetto” stigmatizzando come “a poco più di un mese dalla riapertura delle scuole” non sia stata data “comunicazione ufficiale sul servizio”. 
Parliamo di quella società, la Roma Multiservizi, circa 2.400 dipendenti, che si occupa, fra le altre cose, della pulizia delle scuole, della cura del verde e dell’assistenza alle persone. Proprietà mista pubblico (Ama, 51%) e privato (due soci, 49%), all’epoca di Ignazio Marino sindaco i 5Stelle si batterono per chiudere con il privato e riportare tutto dentro ad Ama. E anche all’inizio, quando assessore all’Ambiente era Paola Muraro, venne tentata la strada della internalizzazione subito abbandonata in favore della gara a doppio oggetto (una gara fatta sia per scegliere il socio privato che per appaltare un servizio, ndr) duramente contestata dai dipendenti, dai sindacati e dalle opposizioni in Consiglio comunale. Quando ad agosto 2018 venne approvata la delibera di indirizzo da cui discendono i bandi, in Consiglio comunale le urla e la bagarre furono udite ben al di fuori dell’Aula Giulio Cesare. 
Dopo un tira e molla durato anni - la prima delibera,  luglio 2017 venne bocciata dall’antitrust e ritirata poi i successivi atti sono stati impugnati al  Tar (vittoria del Comune nel 2019) e al Consiglio di Stato (doppia vittoria dei ricorrenti a luglio e ottobre 2019) - la gara è stata sospesa dal Consiglio di Stato in attesa che si pronunci la Corte di Giustizia dell’Unione europea sui ricorsi presentati. Per cui, il Comune intanto vira di bordo e, pur proseguendo, secondo la denuncia dei sindacati, l’iter per la gara a doppio oggetto intanto fa una procedura negoziata e affida il servizio scolastico integrato al  Consorzio Nazionale servizi (CNS).
La situazione quindi si complica per la solita lentezza del Campidoglio grillino. Spiega Alessandro Bonfigli, della Uil: “Visti i tempi stretti, in attesa della costituzione ufficiale della newco, il Campidoglio sembra a voler affidare il servizio a Cns che a sua volta, nonostante il blocco sulla procedura negoziata, spezzetterebbe l'appalto alle due cooperative consorziate, Co laser e Formula servizi”. Insomma, il caos amministrativo aggravato dalla pervicacia del Campidoglio: “Se così fosse saremmo davanti al più grande gioco al massacro dei lavoratori di questa amministrazione, ancor peggio dell'ultimo cambio appalto sulla refezione scolastica spezzettata in 15 società nei 15 municipi di Roma. L’unica soluzione resta l'internalizzazione del servizio o la cessione di ramo d’azienda”, aggiunge Bonfigli che poi lancia l’altolà all’Amministrazione Raggi; “La piazza è pronta”. 

mercoledì 22 luglio 2020

ARRIVA IN CONSIGLIO REGIONALE IL SOSTEGNO AI PICCOLI COMUNI


Inizia oggi in Consiglio regionale la discussione sulla proposta di legge, a firma della M5S Francesca De Vito, per il sostegno ai piccoli Comuni del Lazio
Per il Lazio significa parlare di 254 Comuni sui 378 totali della Regione, con meno di 5mila abitanti: di fatto sono il 67% delle Amministrazioni locali della Regione ma, causa spopolamento, raccolgono solo l’8% della popolazione.
Spiega la presentatrice della proposta: “Si tratta di una legge che i territori aspettano da quasi 20 anni, della quale si è sempre invocata la necessità. Abbiamo analizzato le principali problematiche che riguardano i piccoli comuni, legate all’ambiente, al dissesto idrogeologico, alle attività produttive e allo spopolamento, e proposto una serie di soluzioni sia per i cittadini che vi risiedono sia per coloro che vi si potrebbero trasferire, per le imprese commerciali esistenti e per quelle future”.
In pratica, per questi piccoli Comuni, alcuni davvero piccolissimi con poche centinaia di abitanti e bilanci insufficienti, la norma prevede la possibilità che la Regione non solo supporti economicamente alcuni settori ma li sostenga anche da un punto di vista normativo. 
Per semplificare: sostegni economici non solo per la tutela dei centri storici ma anche per il loro restauro; per garantire sistemi di trasporto pubblico; per la tutela del settore agroalimentare dato che spesso i prodotti locali sono vere eccellenze. Poi per evitare lo spopolamento dovuto alla mancanza di lavoro, sono previsti incentivi e premi per quegli imprenditori che trasferiscono la residenza o la sede di effettivo svolgimento dell’attività in questi piccoli comuni. 
La proposta di legge De Vito è già stata discussa con l’Associazione Nazionale Comuni italiani (ANCI), con l’Associazione Piccoli comuni (ANPCI), le Comunità Montane (UNCEM) e, da ultimo, ha ottenuto il parere favorevole del Comitato delle autonomie locali.

SCOPPIA LA PACE TRA TAXI E NCC


Ancora qualche giorno e poi potrebbe giungere un accordo storico: quello fra tassisti e noleggiatori con conducente. Che è un po’ come pensare a una stretta di mano fra nemici storici: le due categorie si combattono più o meno da trent’anni e pensare che, almeno fra due delle rappresentanze sindacali di maggior peso - Anitrav per gli Ncc e i “Soffokati” per i taxi, il gruppo più “movimentista” e attivista fra quelli dei sindacati delle auto gialle - possano sedersi a un tavolo e predisporre una piattaforma comune sa più o meno di miracolo.
Eppure, entro una decina di giorni questa specie di miracolo potrebbe accadere. 
E le richieste finirebbero dritte sul tavolo del sindaco di Roma, Virginia Raggi, e del suo assessore alla Mobilità, Pietro Calabrese. E forse, almeno per un punto, potrebbero incontrare il sostegno di una parte del mondo grillino. 
Andiamo per ordine. La trattativa fra i tassisti di “Soffokati” e gli Ncc di Anitrav si è incentrata su tre punti di fondo. 
Il primo, la lotta serrata all’abusivismo, in special modo quello che viene “consumato” grazie alle varie app. Spiegano, praticamente con le stesse parole, sia Emilio Merlo di Soffokati che Giulio Aloisi e Marco Palumbo (solo omonimo del consigliere comunale Pd) di Anitrav che “con le app molti abusivi si organizzano anche creando gruppi su chat come telegram e whatsapp e forniscono i servizi dei taxi e degli Ncc in maniera totalmente abusiva e in nero. Se vengono fermati per controlli dichiarano di essere amici e eludono la legge”. Primo punto, dunque, una vera lotta agli abusivi. 
Il secondo, che potrebbe trovare orecchie attente in Campidoglio, è l’estensione delle zone a traffico limitato fino alle Mura Aureliane e, anche, il prolungamento degli orari. “In questo modo - spiegano - il mondo degli abusivi avrebbe maggiori difficoltà a girare: quando manca qualche minuto alle 18 (orario di disattivazione delle telecamere dei varchi) stanno tutti in coda a Piazza della Repubblica, a Ripetta o negli altri varchi pronti a passare”. Certo va considerato che allargare la ZTL alle Mura Aureliane finirebbe per includere anche la Stazione Termini dentro la fascia protetta. 
Ultimo punto: le licenze. “Son trent’anni che il Comune di Roma non rilascia licenze Ncc”, argomentano. A oggi ci sono 8000 licenze taxi e solo 1023 Ncc del Comune di Roma. Risultato: invasione di noleggiatori dai comuni più disparati. Entrambe le associazioni di categoria sono disponibili a una riapertura per le nuove licenze ncc. Le differenze sono che per i noleggiatori è necessario che chi dimostra di lavorare a Roma con licenza di altro comune possa essere regolarizzato cosa che, invece, i tassisti al momento guardano con maggiore freddezza temendo un incremento sconsiderato delle licenze ncc. 
Ma, a parte questo specifico punto, pare davvero che l’ascia di guerra fra i due operatori del trasporto pubblico non di linea possa finire sottoterra. 

martedì 21 luglio 2020

STADIO, DOPO 4 ANNI, ENNESIMO RINVIO



Quattro anni e 29 giorni non sono bastati per chiudere politicamente il dossier Stadio della Roma. Il Gruppo 5Stelle, alla seconda (e per ora non ne sono previste altre) riunione dedicata al progetto, invece di dare il via libera come da più parti e da più giorni trapelato, ha nuovamente non deciso. Tecnicamente il progetto va avanti: le carte passeranno per la Giunta, probabilmente o subito prima o subito dopo la pausa estiva, per poi approdare nelle Commissioni (Urbanistica, Mobilità, Lavori pubblici, Ambiente e Commercio), al IX Municipio e, quindi, al voto finale. Ma senza la benedizione politica che da settimane la Giunta attendeva.
Incapaci di assumersi la responsabilità di una decisione politica, i 5Stelle sembrano eletti per rinviare ogni decisione. 
Il cliché seguito su tutti i grandi progetti si è ripetuto ancora una volta: dopo Metro C, Torri dell’Eur, Mercati Generali, anche lo Stadio diventa solo una pratica su cui è meglio non decidere. 
Se Virginia Raggi realmente ha intenzione di usare la carta Tor di Valle per ricandidarsi dovrà fare prima i conti con i suoi e farli molto seriamente. I favorevoli al progetto, e sono la quasi totalità del Gruppo fra accesi sostenitori e tiepidi fan, non riescono a superare i veti di quei nomi contrari - ad oggi, Alessandra Agnello, Simona Ficcardi, Gemma Guerrini - e, come dice uno dei “big” del Gruppo 5Stelle: “la mia personale impressione è che ci sono i soliti indecisi che continueranno ad esserlo indipendentemente da qualsiasi relazione tecnica ma non possono né fermare né rallentare l’iter. L’approvazione in Giunta è vicina e subito dopo si andrà in Assemblea” per il voto. Per concludere con un altro dei consiglieri di punta: “si andrà in aula. Ognuno voterà e poi si assumerà la responsabilità del proprio voto”.

domenica 19 luglio 2020

SU ROSATI MAL DI PANCIA BIPARTISAN


Per i grillini la Raggi ha un alto gradimento in città, fino al al 25%. E comunque l’eventuale modifica sul divieto di superare i duemandati può essere superata visto che i grillini già possono appoggiare candidati esterni. Tradotto: la Raggi potrebbe essere candidata con una lista civica, appoggiata dal Movimento. 





L’approdo di Antonio Rosati, Pd, alla presidenza di Eur SpA non sembra, almeno per ora, certificare la parafatura dell’alleanza sul territorio fra Dem e pentastellati auspicata a più riprese dal presidente della Regione, Nicola Zingaretti. La prima scelta del Ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, era l’ex presidente della Provincia (e ex presidente di molte altre cose), Enrico Gasbarra la cui candidatura, però, è stata bocciata con un veto intransigente dal sindaco di Roma, Virginia Raggi. Motivazione: per paradosso proprio l’eccezionale curriculum di Gasbarra i cui innumerevoli incarichi nel tempo lo pongono agli occhi dei grillini come l’esponente tipico della Prima Repubblica.  
Se da Forza Italia, Maurizio Gasparri stigmatizza la nomina come uno “scellerato inciucio” da “manuale Cencelli”, tutti e due i partiti appaiono, almeno per ora, fermi sulle rispettive posizioni: per il Pd non può esserci un’alleanza fino a che c’è Virginia Raggi. Per i grillini, non c’è storia: la Raggi sarà la candidata al bis. La convergenza sembra poter arrivare grazie alla legge elettorale che, per il Sindaco di Roma, prevede il doppio turno. Lato M5S Campidoglio la questione è che con o senza la deroga o la modifica al vincolo dei due mandati è la Raggi che sarà candidata. E di un appoggio immediato dei Dem non se ne parla visti gli attacchi quotidiani e, secondo i grillini, immotivati all’Amministrazione capitolina. Lato Pd le posizioni oscillano da quelle altrettanto intransigenti come quelle di Marco Palumbo (“ma dopo i disastri che hanno combinato ma come possiamo appoggiarli e fare un’alleanza? Anche senza la Raggi non si può”) a quelli più morbide espresse dal capogruppo, Giulio Pelonzi:Con la Raggi in campo no, non è possibile un’alleanza. Ma senza, se si trova una candidato civico in grado di essere di unione, se ne può discutere”. La quadra si potrebbe trovare al secondo turno: “al primo - spiega Pelonzi - si va da soli. Poi eventualmente si vedrà cosa fare al secondo”. Pensiero condiviso anche sulla sponda grillina: primo turno da soli, poi al secondo vediamo. In ogni modo, Rosati dovrebbe approdare all’Eur, benedetto dalla Raggi e con un accordo che passa sopra la testa di Zingaretti, deciso fra Goffredo Bettini (padre politico di Rosati) e Roberto Gualtieri, il dalemiano ministro delle Finanze.

LA RAGGI ORDINA L’ACCELERAZIONE DELLA DELIBERA STADIO

Siamo al “pari avanti tutta”: lo Stadio della Roma ora deve correre. Lo scorso giovedì mattina riunione tecnica in Campidoglio con sindaco, Virginia Raggi, assessori e, soprattutto, i funzionari che hanno in mano il dossier. 
Ordine del Sindaco: correre.
Entro fine luglio andranno in Giunta i due accordi con la Regione Lazio per la ferrovia Roma-Lido di Ostia e con Città Metropolitana per la via del Mare/Ostiense. In questo modo, il Campidoglio conta di portarli alla firma dei tecnici per inserirli belli e pronti nella maxi delibera Stadio. Che, a questo punto, forzando molto i tempi, potrebbe anche approdare in Giunta prima della pausa estiva dei lavori (10 agosto). Siamo con una tempistica davvero al limite quindi è più probabile che, alla fine, la Giunta decida alla ripresa dei lavori. Ma il fatto in sé che la Raggi abbia chiesto di fare il massimo sforzo per arrivare a far partire l’iter prima dello stop ferragostano la dice tutta sulla volontà del Sindaco di portare rapidamente a casa il via libera finale allo Stadio. Nella riunione di giovedì, inoltre, è stato dato mandato agli uffici di accogliere anche le richieste dei consiglieri comunali di avere copia della due diligence che, da quando è stata resa nota nella riunione di maggioranza del 7 luglio, era accessibile solo in lettura. 
In ogni modo, prima o dopo la pausa estiva, ora c’è davvero da correre: dopo la Giunta, i testi saranno esaminati dalle Commissioni (almeno cinque: Urbanistica, Lavori pubblici, Mobilità, Commercio e Ambiente) e dal IX Municipio prima del voto finale. Fatti tutti i conti, superare settembre metterebbe a rischio la foto con la prima pietra.  

CORRADO (M5S): “SÌ AL RAGGI BIS. MEGLIO DA SOLI CHE COL PD”


Valentina Corrado, consigliera 5Stelle alla Regione, il vincolo sul secondo mandato è ancora attuale? L’eventuale modifica va decisa su Rousseau o basta la segreteria del partito? 
Penso che l’esperienza di governo ci ha fatto rendere conto che per portare a termine i programmi, cinque anni non bastano. Rivedere la regola sul secondo mandato, soprattutto per i Sindaci, è un segno di maturità del Movimento. Gli stati generali del M5S saranno il luogo adatto in cui discutere.

Quindi, sì alla ricandidatura di Virginia Raggi? 
Non ho mai nascosto la stima per Virginia la cui esperienza va valorizzata. Non è un caso il fatto che in tanti temono una Sua ricandidatura.

Nel M5S a livello regionale e comunale si moltiplicano le fuoriuscite: Cacciatore e Barillari, Grancio e Montella. Quali rapporti avete?
Direi “Ci siamo visti, non troppo amati e ognuno per la sua strada”. Come gruppo regionale li consideriamo alla stregua di qualsiasi altro consigliere esterno al M5S. Personalmente ho sempre ritenuto che Barillari fosse più impegnato ad occuparsi del personaggio, sensazionalista e complottista, che della Regione. Cacciatore ha sempre affrontato i problemi con l’arroganza di chi crede di avere la verità in tasca. Con posizioni incomprensibili come sui rifiuti: da una parte vuole imporre a Roma la creazione di nuove discariche e dall’altra è sempre presente accanto ad ogni comitato che manifesta contro la realizzazione di nuovi impianti. 

Gli espulsi comunque aumentano. C’è un difetto di democrazia interna per cui al dissenso si risponde o con l’auto allontanamento o con l’espulsione?
Nel Movimento ognuno ha sempre espresso il proprio pensiero. L’espulsione è la sanzione applicata a chi non rispetta le regole che il M5S si è dato.

Vicende regionali: il piano regionale rifiuti con i 5Stelle collaterali alla maggioranza e un imbarazzatissimo silenzio sulla vicenda mascherine sono le prove generali di alleanza?
È un errore confondere il lavoro propositivo svolto con l’essere collaterali alla maggioranza. In Regione spesso chi strilla è la vera spalla della maggioranza. Ad esempio, grazie all’aiuto di Lega e Forza Italia il Pd ha zittito il dibattito sul Piano Rifiuti in commissione. E sulla vicenda delle mascherine, il silenzio è stato degli editori nei confronti del M5S.

Zingaretti propone alleanze politiche organiche sui territori. La Lombardi appare già pronta. Cacciatore è dato in ingresso nella formazione di Marta Bonafoni. Barillari è segnalato come prossimo a passare con la Lega. Non c’è il rischio che la liquidità del Movimento conduca a una “spartizione alla polacca” fra i suoi vicini?
Il Movimento ha sempre dimostrato di essere una forza politica fondamentale, necessaria per realizzare obiettivi e fare scelte che vanno oltre le logiche e le ideologie di destra e sinistra. Questa è l’identità che ci contraddistingue.

Qual è la rotta M5S che dovrà uscire fuori dal tour nazionale del Movimento? 
Siamo nati nelle piazze e non abbiamo mai smesso di esserci. Ora a causa dell'emergenza sanitaria abbiamo scelto di farlo in maniera virtuale. Lunedì alle 20.30 sarà la volta del Lazio. Insieme agli eletti racconteremo cosa abbiamo fatto per la nostra Regione.

Ferruccio Sansa acuisce lo scontro interno fra Crimi e Di Maio. È un caso isolato o un problema organico?
La sperimentazione delle alleanze elettorali poteva ritenersi chiusa dopo l’Umbria. Il M5S è alternativo alla destra e alla sinistra. Quando abbiamo instaurato rapporti prima con la Lega poi con il PD è diventato complicato spiegarlo ai nostri elettori. Le alleanze pre elettorali con il PD sono un’altra cosa e temo non ci premieranno.

Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Vito Crimi e Alessandro di Battista. Troppi galli nel pollaio?
Ne potrei aggiungere altri di nomi. Il fatto che si esprimano posizioni anche differenti è la dimostrazione della democrazia interna. Servono gli Stati generali per dare voce ai territori, uscire con un nuovo capo politico e entrare in una nuova fase progettuale.

sabato 18 luglio 2020

A CASTEL ROMANO IN 34 AI DOMICILIARI E BOOM DI EVASIONI


Dentro i quattro campi rom che compongo il “villaggio della solidarietà” di Castel Romano vivono 452 persone, la metà delle quali sono minori. Di questi, 452, 34 sono agli arresti domiciliari dentro le baracche: in termini percentuali significa il 7,5% in valore assoluto rispetto ai residenti e una percentuale analoga rispetto ai detenuti ospitati nelle carceri di Velletri o di Civitavecchia. Insomma, una popolazione carceraria decisamente consistente. 
Due i problemi che si presentano: il primo è che la permanenza di detenuti in un’area dove si consumano quotidianamente reati di ogni tipo non aiuta certo né il recupero del detenuto né la salvaguardia degli altri ospiti del campo. Sono innumerevoli infatti le denunce sullo sversamento illecito di rifiuti, i roghi tossici per recuperare metalli, la ricettazione di beni che vanno dalle automobili rubate ai proventi dei furti in abitazioni e in strada o sui mezzi pubblici, o l’usura.
Le cronache sono piene di persone provenienti dal campo di Castel Romano. 
Il secondo problema è quello delle evasioni che si succedono in maniera decisamente frequente. Il primo caso si registra nel 2007, quando in pieno centro storico vengono fermate otto donne mentre si accaniscono contro un turista americano che aveva reagito a un tentativo di borseggio. Tutte le ragazze venivano da Castel Romano e le sei maggiorenni avrebbero dovuto trovarsi agli arresti domiciliari. 
Ad aprile 2011 i Carabinieri sorprendono quattro trentenni, due donne e due uomini, tutti ai domiciliari, mentre tentano di allontanarsi dal campo e li arrestano. 
Giugno 2013 un giovane rumeno “evaso” di Castel Romano è protagonista di una rocambolesca fuga in auto, con tanto di inseguimento dei Carabinieri, da Viale Marconi, dove gli era stato intimato l’alt, fino al campo, dove era infine giunto a piedi, dopo aver provocato un incidente sulla Pontina, nel tentativo di speronare i suoi inseguitori. 
Negli anni più recenti, a novembre 2015 vengono scoperte tre evasioni: una di una minorenne e un’altra, un trentacinquenne bosniaco, scoperta  nel luglio del 2017. 
Ottobre 2018, risultano irreperibili tre donne al domicilio coatto. L’ultimo caso è di ottobre 2019: i Vigili urbani sorprendono poco fuori dal campo una cittadina romena di 24 anni in fuga dai domiciliari.


"A CASTEL ROMANO NESSUNA EMERGENZA SANITARIA MA SOLO DEGRADO AMBIENTALE"




Sarà il tribunale amministrativo regionale a decidere se ha ragione il Campidoglio o la Regione Lazio a proposito dello sgombero e della messa in sicurezza del campo rom di Castel Romano
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha infatti presentato ricorso al Tar contro l’ordinanza firmata dal presidente della Regione, Nicola Zingaretti, per le “azioni organizzative e funzionali alla chiusura definitiva” di Castel Romano. 
Fa sorridere, già alla prima riga, leggere come Virginia Raggi ricorra non solo contro Zingaretti ma anche contro Raggi Virginia sindaco della Città Metropolitana: visto che il ricorso è indirizzato anche contro la Città Metropolitana governata dalla Raggi. Ed è quanto meno curioso vedere come, a fronte di rifiuti ovunque e roghi tossici, il Comune sostenga che non vi sia un’emergenza sanitaria ma solo un problema di tutela ambientale
La storia di Castel Romano viene ripercorsa nelle prime pagine: nato nel 2005 (sindaco Veltroni) come campo per la collocazione temporanea dei nomadi sgomberati da Vicolo Savini, si allarga e si stabilizza. Stando alla ricostruzione del Comune, il campo è diviso in due parti, una di proprietà pubblica e una privata e ricade all’interno della Riserva naturale di Decima Malafede, e sull’area insistono 4 diversi campi rom divisi in base all’etnia degli abitanti. Nel 2018 Zingaretti firma l’ennesima deroga alle norme sulla salvaguardia ambientale della Riserva valida però solo sulla parte pubblica dell’area. Il problema è che su quella privata insistono due depuratori che, da allora, non hanno più ricevuto manutenzione mentre dovrebbero servire tutti e quattro i campi. 
Di fondo, a parte questioni formali in punta di diritto, questo è il primo motivo concreto di ricorso del Campidoglio: se Zingaretti, argomentano gli avvocati del Comune, non mi consente di manutenere i depuratori non può poi accusarmi per la scarsa igiene dell’area. Il secondo è che il Governo, causa emergenza sanitaria, ha sospeso tutti gli sgomberi fino al 1 settembre 2020.
Fa, però, sorridere leggere come fra le argomentazioni “politiche” addotte dal Comune per spiegare che non è vera l’accusa della Regione di inerzia, vi siano la delibera di istituzione del “Tavolo per l’inclusione dei Rom” del 2016, quella per il “Piano di indirizzo per l’inclusione dei Rom” del 2017 e una del 2019 per sperimentare misure di sostegno ai Rom. Pezzi di carta a parte, il lavoro del Comune si riduce a impegnare 480mila euro (su un preventivo di 1,3 milioni) per sgomberare i rifiuti e non allo sgombero vero e proprio, all’istituzione di un presidio di vigilanza e all’apposizione di barriere di cemento. Tutto ciò per arrivare a sostenere come non esista “l’emergenza igienico-sanitaria ma più semplicemente una situazione di ampio degrado della zona”.
È surreale che Sindaca Raggi abbia impugnato l'ordinanza della Regione Lazio sostenendo che non sussiste a Castel Romano alcuna emergenza igienico sanitaria - spiega Roberta Angelilli, di Fratelli d’Italia, autrice insieme a Il Tempo e Le Iene dell’esposto da cui è partita tutta la vicenda - negando non solo l'evidenza palese ma ignorando anche le continue denunce ed esposti, dei cittadini e delle autorità. Già dal 2017  i Vigili urbani avevano evidenziato il degrado del campo e la  Asl Roma 2 ha più volte, anche recentemente nel mese di marzo e di aprile, effettuato sopralluoghi denunciando condizioni non conformi a criteri minimi di carattere igienico sanitario di sicurezza. Solo dopo l'esposto di Fratelli d’Italia e il servizio de Le Iene la Raggi si è decisa, il 7 luglio, a ripristinare la vigilanza all’ingresso, soppressa nel 2015”.



giovedì 16 luglio 2020

VIRGINIA VUOLE IL SUO STADIO





L’accelerazione è di quelle importanti: dopo mesi di melina, rinvii, mezze parole, ieri il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato che la delibera sul progetto Stadio della Romaa breve arriverà in Giunta”. Non ha specificato la data ma ha chiarito che sarà a giorni, “compatibilmente con gli atti che sono in lavorazione nei vari  uffici. Poi - ha aggiunto il Sindaco - passerà in Assemblea, immagino, dopo l’estate". 
Le elezioni comunali si avvicinano a grandi passi e lo Stadio della Roma diventa una succulenta carta elettorale da giocarsi: insomma, dal “cancelliamo il progetto” espresso dalla Raggi nella campagna elettorale 2016 siamo passati al “fortissimamente volli” il nuovo “Colosseo” del 2020. 
Lunedì 20 dovrebbe arrivare il via libera definitivo dei consiglieri 5Stelle in Campidoglio i quali, dopo la riunione in streaming del 7 luglio, si sono presi due settimane per riflettere e poter leggere gli atti della due diligence interna. 
Ogni lunedì i grillini tengono una riunione di gruppo e per quella del 20 è calendarizzata la discussione finale sul progetto Tor di Valle. 
Ottenuto questo via libera - un atto giuridicamente inventato ma politicamente importante - la strada dovrebbe spianarsi secondo un cronoprogramma abbastanza chiaro nelle sue linee essenziali: prima di tutto in Giunta vanno adottati i testi delle convenzioni con la Regione Lazio per la Roma-Lido di Ostia e con la Città Metropolitana per la via del Mare
Atti che poi dovranno essere firmati e inseriti come parte integrante della delibera Stadio. Non a caso, la Raggi ha aggiunto un passaggio alle sue dichiarazioni: “intanto mandiamo avanti i lavori in Giunta”. Completato questo step, gli uffici potranno consegnare tutte le carte complete e, a quel punto, inizierà il vero iter che porterà alla votazione finale in Assemblea Capitolina. Prima la Giunta, poi le Commissioni - saranno quanto meno cinque: Urbanistica, Mobilità, Lavori pubblici, Ambiente e Commercio - e il IX Municipio. Poi finalmente il voto definitivo
Il nodo politico per la Raggi è proprio la votazione: è probabile un sostegno al progetto sia da alcuni consiglieri della Lega, di Fratelli d’Italia e del Pd ma è la conta interna ai grillini quella che desta preoccupazioni. Ci sono alcuni nomi - Simona Ficcardi, Alessandra Agnello, Gemma Guerrini - che circolano come di “dubbiosi” se non proprio “dissidenti”. E sarà necessario capire se questo dissenso sarà confermato o meno. 
Dalle opposizioni, l’unica voce che si leva è quella del capogruppo Pd, Giulio Pelonzi che, però, per l’ennesima volta dimostra di non conoscere le norme che regolano il funzionamento del Consiglio comunale. Pelonzi chiede che le bozze del testo vengano preliminarmente analizzate “in Commissione urbanistica per dare modo ai consiglieri visionare tutti gli atti” prima dell’inizio dell’iter vero e proprio: gli atti sono già accessibili, l’analisi preliminare non è prevista ed è anche pericolosa dato che costituirebbe una duplicazione di passaggi burocratici, un rallentamento ulteriore dell’iter e un precedente pericoloso per qualunque futuro progetto. 

martedì 14 luglio 2020

BONUS AD ATAC PER NON VIAGGIARE


Oltre un milione e 700mila in un solo mese di “km bonus”: ecco come Atac tiene in piedi i conti. Pazienza se poi il servizio vero reso all’utenza precipita. L’importante è trovare sempre nuovi bizantinismi contabili per non andare in fallimento. 
Dopo un semestre di silenzio, Atac ha finalmente reso pubblici i dati sul servizio reale offerto all’utenza nei primi tre mesi del 2020. 
Il raffronto con i primi trimestri degli anni scorsi è impietoso, nonostante oramai siano in servizio tutti i 227 bus acquistati dal Campidoglio: per il servizio di superficie (bus, filobus, tram e bus elettrici) sono stati effettivamente percorsi 21milioni e 657mila km. Erano 22 milioni nei primi tre mesi del 2019, 23,7 nel 2018 e 23,3 nel 2017. 
Per le tre linee di metropolitana siamo a 2,1 milioni percorsi quest’anno sostanzialmente in linea con gli anni precedenti. Non è ancora stato diffuso il dato sulle tre ferrovie concesse (Roma-Lido, Roma-Viterbo e Termini-Giardinetti). 
Scendendo nel dettaglio, però, si notano dati nuovi. Prima della quarantena, gli autobus avevano percorso quasi 7,2 milioni di km a gennaio e 6,8 a febbraio aumentando di molto rispetto al 2019 e superando di poco i livelli del 2018 e del 2017. 
Su marzo invece il servizio reale crolla. Va ovviamente evidenziato come proprio a inizio marzo siano state decise le misure di quarantena. E, con l’ordinanza Zingaretti sui trasporti, venne completamente rimodulato il servizio che assunse l’orario estivo con fine corse alle ore 21. 
A marzo 2020, dunque, il risultato in termini reali per chi alla fermata dell’autobus c’era nonostante la quarantena, è che fra autobus, bus elettrici, tram e filobus, il servizio di superficie ha percorso 6,6 milioni di km invece che gli 8,2 previsti con uno scostamento di un milione e 900mila km. Una perdita ingente, visto che Atac riceve i soldi dal Comune in base ai km percorsi. Per evitare il crollo dei conti oltre che quello del servizio, arriva in soccorso il Campidoglio che paga (con uno sconto del 25%) un eccezionale quantità di km bonus, quelli, “non effettuati per cause esogene”. In un solo mese il Comune ha sostenuto Atac pagando un’aggiunta di 1 milione e 735mila km bonus (la media mensile abituale è di 151mila km bonus). Per comprendere l’eccezionalità di questo bonus, basti un dato: nell’intero 2019 il Comune ha pagato 1 milione 812mila km bonus. Praticamente il solo mese di marzo 2020 vale quasi quanto tutto il 2019.

IL "SONETTO" DI GRILLO, DE VITO SI SMARCA


Marcello De Vito, presidente del Consiglio comunale, usa una citazione di Alberto Sordi (“Noi abbiamo avuto il privilegio di nascere a Roma. Roma non è una città come le altre. È un grande museo da attraversare in punta di piedi”) per marcare in modo tanto elegante quanto netto la distanza da Beppe Grillo e il suo “sonetto”. Sonetto - anche se stilisticamente tutto è fuorché un sonetto - i cui strascichi proseguono tanto che l’autore, Franco Ferrari, cambia la frase più pesante quella in cui i romani venivano definiti “gente de fogna” e ora “gente da poco”. 
Toppa peggiore del buco”, stigmatizza il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. Con il resto del mondo politico ancora inferocito per l’uscita del comico genovese: Giulio Pelonzi (capogruppo capitolino Pd), Davide Bordoni (Lega in Campidoglio), Adriano Palozzi (consigliere regionale Cambiamo con Toti), Maria Teresa Bellucci (deputata FdI), tutti schierati contro Grillo. 



lunedì 13 luglio 2020

E I ROMANI SI MERITANO QUESTO?

TRASPORTI PUBBLICI
Atac, Crisi infinita. E Roma Tpl è in proroga
L’arrivo di nuovi bus - spacciato come una novità mentre, dopo Veltroni, ne acquistarono sia Alemanno che Marino - non riesce minimamente a compensare il tracollo di Atac. La Raggi e i 5Stelle hanno scelto la strada del concordato preventivo ma, nonostante le iniezioni di mezzi pagati dal Comune e non da Atac, l’Azienda arretra nel servizio erogato all’utenza tanto che, da gennaio 2020, non vengono neanche più pubblicati i rapporti mensili sullo stato del servizio erogato.
La prima rata dei creditori privilegiati del concordato sarà pagata in queste settimane ma tutti gli altri creditori senza privilegi slitteranno al 2023 e i funzionari Atac già hanno messo le mani avanti e, usando il Covid come argomentazione, chiesto l’aiuto del Governo per avere liquidità.  
L’altra società, il consorzio Roma Tpl, ha il contratto di servizio scaduto a maggio 2018. Da allora, il Comune a trazione grillina, non è stato in grado di indire una regolare gara d’appalto per trovare sul mercato il successore: dopo 3 proroghe, l’unico tentativo fatto è stato stangato dai giudici amministrativi che hanno bocciato la gara. Siamo giunti alla quarta proroga - ed è appena il caso di ricordare quante polemiche sollevò proprio la Raggi contro Marino per le proroghe - che scadrà a fine ottobre 2020 ma, visti i tempi ristretti che rendono sempre più difficile indire la nuova gara, si arriverà alla quinta.  

MANUTENZONE STRADE
Buche ovunque e risarcimenti
Nei primi tre anni di governo sul fronte manutenzione stradale il nulla o quasi. A testimoniarlo, le righe scritte nella Relazione annuale dell’Agenzia per il controllo della Qualità dei servizi pubblici del Comune (soggetto autonomo ma i cui vertici sono nominati dall’Assemblea capitolina, quindi dalla maggioranza 5Stelle) in cui si fa riferimento a una “ripresa” dell’attività nel 2018. Lo stato del manto stradale delle vie di Roma è sotto gli occhi di tutti. 
Gli stanziamenti disposti dal Campidoglio sono una goccia nel mare per la loro esiguità: a marzo scorso il “vanto” del Comune a 5Stelle era uno stanziamento complessivo di 322 milioni di euro, 95 per l’ordinaria e 266 per la manutenzione straordinaria. 
Le strade di Roma sono divise in due tipi: di competenza del Campidoglio e sono le consolari o comunque strade di grande rilievo e importanza, e quelle di competenza dei Municipi. In termini di misure, le strade di competenza del Comune sono 800 km lineari, pari a circa 11 milioni di metri quadri. Quelle di competenza dei Municipi, sono 4.700 km per una superficie di 45 milioni di metri quadri, vale a dire meno di 6 euro a metro quadro. Reti arancioni da pollaio a parte, il conto economico del disastro Raggi sulle strade lo fornisce ancora l’Agenzia per la Qualità: 7mila richieste di risarcimento danni per 1,7 milioni erogati fra il 2016 e il 2018.
GRANDI OPERE
Metro C e Stadio, troppo tempo perso 

Fra quelle pubbliche e quelle private, la Giunta Raggi si è contraddistinta per un quadriennio di assoluta indecisione. Impossibile dimenticare i tre anni persi a discutere (sui social) cosa fare della Metro C e altrettanto impossibile dimenticare come le due talpe che stanno scavando i tunnel siano ferme da un anno sotto i Fori Imperiali per l’incapacità di approvare gli atti necessari a farle proseguire.
L’intero complesso delle altre grandi opere di urbanistica - Torri dell’Eur, Mercati generali, Caserme di via Guido Reni - siano rimaste impantanate nelle sabbie mobili della palude grillina: ferme. 
Come fermo è la più grande opera privata in progettazione: lo Stadio della Roma. Ancora oggi, dopo quattro anni di Consiliatura, ci sono consiglieri che domandano “che succede se non lo votiamo”, dimostrando di non aver neanche capito le regole di base. In quattro anni la Raggi è riuscita nell’impresa di peggiorare il progetto e rallentare l’iter approvativo. Un capolavoro. 
Da quattro anni assistiamo alle buone intenzioni sull’acquisizione dalla Regione al patrimonio comunale delle due ferrovie ex concesse, Roma-Lido di Ostia e Termini-Giardinetti. Ma, oltre le chiacchiere mancano tutti gli atti amministrativi necessari a completare l’iter.   

IL NODO DEI RIFIUTI
Situazione al collasso e monnezza ovunque
Il capitolo rifiuti è forse quello dove più di tutte si è manifestata la nemesi delle favole grilline: da “no discarica” alla creazione della discarica a Monte Carnevale. Da mai più Malagrotta alla scelta di un sito, Monte Carnevale, appunto, prospiciente Malagrotta e da esso distante un chilometro e 200 metri. Da “la differenziata salverà Roma” a un più mogio rimettiamo i secchioni. 
Dopo quattro anni di “cura Raggi” i risultati sono semplicemente catastrofici: l’immondizia, con cicli sempre più ravvicinanti nel tempo e lunghi nella durata, rimane in strada. Ama è come mai avvenuto prima sull’orlo del fallimento tanto che il direttore generale del Campidoglio ha aperto a una possibile ricapitalizzazione dell’azienda. Il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti è peggiorato: l’impianto Ama di via Salaria è andato a fuoco, quello di Rocca Cencia è al limite. Ci si appoggia a Manlio Cerroni e ai suoi impianti oppure ad altri privati. 
I vertici di Ama sono cambiati vorticosamente con sette avvicendamenti in quattro anni: Daniele Fortini, Alessandro Solidoro, Antonella Giglio, Lorenzo Bagnacani, Massimo Bagatti, Luisa Melara, Stefano Zaghis. Il risultato finale lo spiegano le tabelle dell’Agenzia per la Qualità dei Servizi del Comune: il voto dei romani ad Ama oscilla fra il 2,8 della pulizia stradale al 4,2 della raccolta.

VERDE PUBBLICO
Gli alberi vanno giù e la città è una giungla
A ogni bava di vento o pioggia che sia appena più intensa dell’acquerugiola, gli alberi della città vengono giù. E giù, peraltro, restano a lungo tanto che viene da domandarsi se il Campidoglio non stia sperimentando un sistema di decomposizione naturale. E per ogni albero caduto tocca anche sorbirsi la giaculatoria del monitoraggio: il Comune gli alberi li monitora sempre. Evidentemente monitora quelli sbagliati, visto che, nonostante questa intensa opera di controllo, gli alberi continuano a cadere.
Il verde pubblico della città ha superato il livello giungla urbana. Il Campidoglio gestisce direttamente 41 km quadrati di verde urbano cui va aggiunto un altro km e 700metri quadri di verde scolastico: 315mila alberi situati per il 54% nei parchi, per i 36% in strada pari a 1.200 km di filari alberati e per il 4% nelle scuole. 
I dati del Campidoglio, propaganda sui monitoraggi a parte, raccontano che nel solo 2012, ultimo anno di Alemanno, erano state effettuate 9500 potature. Nei primi tre anni del Governo Raggi, sono state superate le 10mila: praticamente meno di 3500 potature annue. E se nel 2012 erano stati piantati 1830 nuovi alberi contro 1400 abbattimenti e un saldo positivo di 430 nuove alberature, nei primi 3 anni Raggi il totale è 404 a fronte di 3806 abbattimenti e un saldo negativo di 3402 alberi che non ci sono più.