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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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giovedì 27 agosto 2020

BONUS COVID ALLA MOGLIE DI PIROZZI

Il caso bonus Covid, i 600 euro, approda anche in Consiglio regionale del Lazio. A richiedere e ottenere l’aiuto di Stato è la signora Teresa Carbone, moglie del consigliere regionale ed ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. La signora Carbone è “socia accomandataria” della società Punto e Virgola, con sede ad Amatrice, e che risulta in Camera di Commercio avere per oggetto la vendita di giornali, libri e materiale di cancelleria. Insomma, un’edicola anche piuttosto ampia, 48 metri quadri, come ce ne sono molte nei piccoli paesi. 
Non ho beneficiato del bonus richiesto da mia moglie Teresa autonomamente per mandare avanti la piccola edicola che gestisce ad Amatrice”, afferma Sergio Pirozzi che aggiunge: “Non avrei potuto impedire che effettuasse una legittima richiesta per far sopravvivere la sua attività. Qualcuno pensa che avrei dovuto garantire a mia moglie una ‘paghetta’, mortificando la sua scelta di autonomia economica che ha sempre rivendicato durante tutto il nostro matrimonio? Il mio ruolo in questa impresa è ininfluente sia da un punto di vista gestionale, sia rispetto alla posizione Inps e al conto corrente intestato esclusivamente alla mia consorte”. 
Il problema però è che dalla visura societaria effettuata in Camera di Commercio, se la signora Teresa Carbone risulta socio accomandatario, il socio accomandante è proprio Sergio Pirozzi, al 50%.
Da un punto di vista societario, Pirozzi ha perfettamente ragione: come socio accomandante non ha voce nella gestione dell’attività e ne risponde, infatti, solo in modo limitato. A differenza della posizione della moglie, accomandataria, cui è attribuita l’amministrazione e la rappresentanza della società delle quali risponde in modo illimitato. 
Pirozzi, ovviamente, non ci sta ad essere tirato in mezzo e precisa: “A tutela della mia onorabilità di uomo impegnato nelle istituzioni da 25 anni e di quella della mia famiglia agirò per vie legali contro chiunque tenterà di mettere la posizione di Teresa sullo stesso piano di quella dei politici eletti che, in via diretta hanno approfittato delle gravi lacune che di questa legge, fatto che ho apertamente e pubblicamente condannato fin dal primo momento in cui è emersa la vicenda”.
Solo tre giorni fa, lo stesso Pirozzi sulla propria pagina facebook scriveva: “Una brutta storia, che fotografa bene la distanza che c'è oggi tra una certa politica e le persone comuni. io spero che questi 5 vigliacchi, di qualunque partito siano, si dimettano e chiedano scusa agli italiani e ai loro sacrifici. Sarebbe doveroso. Al centro ci sono sempre le persone: se uno è una brava persona lo è da cittadino e da uomo o donna delle Istituzioni. È questo che fa la differenza. Sempre”.
Colgono al volo l’occasione i grillini alla Pisana: “Siamo sempre stati convinti che chi abbia dei privilegi debba dare, non prendere e reputiamo miserabile la richiesta del Bonus di 600 euro fatta da esponenti politici, che di certo non sono a corto di benefici. Per dovere di trasparenza nei confronti dei cittadini comunichiamo che nessuno degli otto consiglieri del Movimento 5 Stelle alla Regione Lazio si è avvalso della possibilità di avere il Bonus, né mai ha lontanamente pensato di accedere ad una misura destinata a chi stava vivendo un momento di difficoltà. Chi lo ha fatto non è degno di rappresentare le Istituzioni e con tale gesto ha dimostrato una meschineria che non è solo è uno schiaffo a tutti coloro che ne avevano realmente bisogno, ma anche un vergognoso esempio di ingordigia per il quale dovrebbero prima chiedere scusa agli italiani e poi ritirarsi a vita privata”.

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