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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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martedì 11 agosto 2020

IL QUINQUENNIO DI “SUCCESSI” DI VIRGINIA RAGGI


Il quinquennio di Virginia Raggi e dei 5Stelle in Campidoglio si può sintetizzare in tanta (scadente) propaganda e paralisi del Comune.
La prima cosa che emerge è proprio il fermo totale di tutte le principali attività della macchina capitolina: da quelle ordinarie a quelle straordinaria.
L’accelerazione degli ultimi giorni sullo Stadio della Roma è solo un palliativo elettorale che segue un quadriennio di inerzia. Come per Tor di Valle, l’incapacità decisionale dei grillini - persi in discussioni interne senza fine e senza costrutto in ossequio al principio dell’uno vale uno che si trasforma in un’impasse infinita - si è riverberata direttamente su tutte le grandi opere che sono al palo. Ferma la metro C che ha accumulato, di fatto, un ritardo di lavorazione pari esattamente al mandato pentastellato. Azzerato il prolungamento della B da Rebibbia a Casal Monastero, opera di cui si sono perse le tracce. Come per la metro D, ripescata dal cilindro poche settimane fa ma solo a livello di annunci. Scomparsi dai radar: la Città dei Giovani, le Torri dell’Eur, le caserme di via Guido Reni, la Raggi si è concentrata sulle due opere più inutili della storia: le funivie, strappate al nulla dalla necessità di imporre una traccia del passaggio dei grillini a Palazzo Senatorio. 
Lo stesso percorso delle grandi opere - tentennamenti e ripensamenti - lo si vede nella composizione della Giunta che ha cambiato un enorme numero di assessori. Un’invasione di “stranieri” che di Roma conoscono poco o niente ha preso possesso delle stanze del Campidoglio, arrivati tutti accompagnati dalla fanfara e ripartiti dopo qualche mese fra le polemiche: prima degli attuali ci sono stati tre assessori al Bilancio; due alle Partecipate, due al Commercio, uno ad Urbanistica, uno a Lavori pubblici, uno alla Mobilità, una alle Politiche sociali, una al Patrimonio. A questi va sommato l’assessorato alla Semplificazione, soppresso. Più il caos rifiuti.
Gli assessori all’Ambiente sono cambiati tanto quanto i manager di Ama. Il risultato finale è sotto gli occhi e i nasi di tutti i romani: chiacchiere a parte buone solo per intasare le caselle email dei giornali, Ama è arrivata al limite. I rifiuti restano in strada per settimane ovunque: al centro e in periferia, dove c’è il porta a porta spinto e dove ci sono i cassonetti. Il Piano rifiuti della Regione - usato come alibi dai 5Stelle dal 2018 - per quando non convincente ora è approvato. La Raggi ha rinnegato la prima parte del verbo grillino finendo per indicare Monte Carnevale, di fronte a Malagrotta da cui dista poco più di un km in linea d’aria, come sede della discarica di Roma. Ma, tempi tecnici a parte, la città è preda delle crisi dei rifiuti che con cicli sempre più ravvicinati fra loro e più lunghi nella durata stanno rendendo la Capitale un letamaio maleodorante. 
E con i rifiuti, si accompagna il verde: aiuole stile giungla, alberi che crollano per totale assenza di manutenzione e un monitoraggio che, a ogni crollo, ci viene propinato come fosse la panacea. 
Terzo settore in crisi, quello del trasporto pubblico. La propaganda grillina gira tutta attorno al concordato: un congelamento dei debiti, di cui solo una piccola parte viene pagata e, per il resto, un’Azienda che si tiene in piedi solo grazie alle sovvenzioni (sotto varie forme) pubbliche. Anche qui, chiacchiere a parte, siamo a 18 bus flambé nel 2020, metropolitane che hanno già fatto perdere ai romani oltre 17 giorni di tempo e management i quali, analogamente ad Ama, saltano come i tappi a capodanno. 
E questa lunga serie di “successi” della Giunta Raggi ha anche un’immediata eco in Consiglio comunale dove da ormai molto tempo, la maggioranza grillina è tale solo sulla carta riuscendo a mala pena a tenere il numero legale. Le sconfitte elettorali nelle urne - Politiche, Regionali, suppletive dei Municipi - si vedono anche in Aula Giulio Cesare dove i rapporti fra i consiglieri sono sempre più tesi.  

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