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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 1 dicembre 2017

STADIO, ADDIO AI VINCOLI DELLE BELLE ARTI SULL'IPPODROMO


I vincoli che incombevano su Tor di Valle non ci sono più. In quello che, per la società giallorossa e i tifosi romanisti, può essere segnato come un giorno di festa, arrivano contemporaneamente due fra le notizie più attese: saltano sia il “vincolo Eichberg”, quello architettonico sulle tribune dell’Ippodromo e sul sedime della pista, che il “vincolo Galloni”, quello sul diritto d’autore a favore dell’architetto Clara Lafuente, erede di uno dei progettisti dell’Ippodromo, Julio Lafuente.
I due “vincoli” erano un ostacolo incombente sulla strada dell’approvazione del progetto della Roma di costruire il suo stadio di proprietà a Tor di Valle. Basti pensare che il “vincolo Eichberg” è stato uno degli elementi utilizzati dal Campidoglio a trazione 5Stelle per rivedere la delibera Marino di pubblico interesse. 
Per il “vincolo Eichberg” la vicenda inizia quando l’allora soprintendente, Margherita Eichberg, a febbraio scorso, comunica ufficialmente di aver dato il via all’iter di apposizione del vincolo architettonico. A giugno, poi, il dietrofront: con un po’ di buon senso amministrativo, la nuova Soprintendenza, affidata a Francesco Prosperetti, accogliendo il parere della Conferenza dei Soprintendenti del Lazio, archivia la procedura avviata dalla Eichberg. Niente vincolo: se doveva essere, bisognava apporlo nel 2014, durante la Conferenza preliminare. In quell’occasione, invece, le varie Soprintendenze tacquero. 
Il tardivo ravvedimento avvenuto a inizio 2017, così come la stessa Margherita Eichberg dichiarò a Il Tempo, avrebbe esposto il Ministero a un rischio elevatissimo di risarcimento danni. 
Il 17 giugno, due giorni dopo l’archiviazione decisa da Prosperetti, Italia Nostra presenta ricorso per via gerarchica alla Direzione Generale del Ministero. Passano i mesi, il 17 settembre scadeva il termine per la risposta, ma solo ieri il Mibact ha sciolto la riserva, dopo un approfondito confronto con l’ufficio legislativo: il “vincolo Eichberg” non s’ha da fare. Ora a Italia Nostra che l’aveva promosso resta solo un ricorso al Tar, molto costoso e con scarsissime probabilità di successo. 
Nello stesso pomeriggio di ieri, salta anche il “vincolo Galloni” la cui storia è meno intricata di quello della Eichberg. Il “vincolo Galloni” nasce dall’istanza presentata al Ministero da parte di Clara Lafuente, erede dell’architetto Julio Lafuente, uno dei progettisti dell’Ippodromo di Tor di Valle, di tutelare l’opera del padre sulla base delle norme che proteggono il diritto d’autore. L’annuncio dell’apposizione di questo vincolo era stato dato dalla stessa Federica Galloni, alla guida della Direzione Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Ministero, proprio dalle pagine de Il Tempo. Due elementi in meno per la Conferenza dei Servizi che si riunirà, per il via libera finale, lunedì 4 e martedì 5.


Alla notizia della caduta dei vincoli che incombevano sul progetto Stadio della Roma di Tor di Valle la rete è letteralmente esplosa. In pochi minuti decine e decine di commenti, post, tweet hanno saturato i social network.
@AMoriconi è stata facile profeta: “se tutto va bene - cinguettava - RomaCares dovrebbe mettere all’asta la possibilità di andare a prendere a picconate la tribuna di Lafuente: un sacco di gente spenderebbe bei soldi per vederle demolite”. E, infatti, CeccoBass: “basta che me chiamano… je la smonto e la rimonto da nartra parte!”, e Luc@re’ (“Un panino con la mortazza e ‘na birra. E ci vado io a demolire il Lafuente. Con la termite”).
Ci sono le preoccupazioni per le rane: “Oddio… ma davvero? e le rane? che passerà con le povere rane? So’ preoccupatissimo!! Vi prego datemi notizie delle rane”;”Je ce so rimaste solo le rane” e chi ironizza su alcuni giornalisti contrari al progetto “travestiti da rane e incatenati alle tribune di Lafuente” cui, però, farebbe “compagnia Berdini che je canta “ragazzo triste come me”. 
L’ironia pungente dei romani, quasi affettuosamente, non dimentica l’ex assessore all’Urbanistica della Raggi, Paolo Berdini, e la sua più famosa citazione, quel “l’hanno presa sui denti” che lo pose in guerra aperta con la parte giallorossa di Roma. 
Una frase che, oramai, sullo Stadio è un mantra, un po’ come quel “chiamo l’esercito” di Alemanno. Non può quindi mancare chi, come Mike Ferrajolo simpaticamente la ricorda: “L’avete presa sui denti”, ovviamente indirizzata a chi ha presentato i ricorsi. Stesso pensiero espresso da Fulvio Sarnelli (“se lo sono dato sui denti”)
Poi c’è chi già è alla ricerca della via per raggiungere lo Stadio: “regà, visto che ormai è fatta, strada più veloce per arrivare nel nuovo stadio da Pietralata? San Giovanni in Laterano-Colombo-via del Mare?”. E chi si lancia in analisi sociologico-politiche: “Questo progetto sta spazzando via tutti i poteri forti che hanno devastato Roma banchettando a piacimento , politici e imprenditoriali. Se ha resistito anche a Berdini e ai 5Stelle resterebbe solo la caduta di un asteroide per bloccarlo” o suggestioni miste tifo-politiche: “C'è chi sta aprendo le dirette in stile radio radicale per far parlare la gggente indignata dalla costruzione dello stadio e lanciando anatemi sulla parte politica che lo approverà. Stanno scendendo in campo truppe cammellate in formazione mista di laziali rosiconi e romanisti relativi. Che spasso”.


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