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In questo blog mi dedico a guardare con occhio maliziosamente indipendente ciò che accade a Roma - e qualche volta anche nel resto del mondo - soprattutto attraverso ciò che della mia città raccontano i quotidiani. Generalmente prendo in considerazione i tre quotidiani più importanti per vendite e diffusione nella Capitale: Corriere della Sera, La Repubblica e il Messaggero. A volte troveranno spazio anche gli altri quotidiani, la cui lettura è comunque sempre accurata.

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venerdì 21 giugno 2019

PIGNETO, IL NODO FERROVIARIO FANTASMA



Fidarsi dei tempi della pubblica amministrazione è sempre più una scommessa in perdita: dovevano durare 75 giorni. Siamo arrivati a superare i 700. E i lavori veri e propri non sono neanche partiti. È la molto futura Stazione Pigneto, nodo di scambio previsto fra la ferrovia FL1 - quella Orte-Fiumicino aeroporto, per intendersi, e che passa per le principali stazioni romane, Nomentana, Tiburtina, Ostiense, Trastevere, Magliana - e la Metro C. Dopo Termini e Tiburtina, Pigneto sarebbe il terzo snodo per importanza di Roma.  
Il progetto iniziale prevede che la ferrovia venga coperta con una piastra posta sopra i binari con la funzione di piazza/giardino in modo tale da ricucire il quartiere oggi diviso in due parti dalla ferrovia. Erano previste 6 fasi di cantiere (poi passate a 7), tutte studiate per ridurre al minimo l’impatto sulla zona. 
La prima fase era quella di preparazione dell’area, spostando tutti i sottoservizi, cavi, tubature, linee telefoniche e via dicendo. E doveva essere completata nell’estate del 2017.
In realtà, i lavori è come se non fossero mai iniziati. In due anni si è lavorato solo sul lato est della circonvallazione Casilina, quello rivolto in direzione periferia. E, dopo due anni si intravede appena appena la fine del cantiere, il timore è di ripetere l’odissea anche sull’altro lato della stazione, nel lato verso Porta Maggiore. 
E siamo ancora alla fase uno. Occorre arrivare a completare la fase 7. Da cronoprogramma, iniziando oggi la fase due, occorrerebbero altri 740 giorni per vedere la stazione aperta e funzionante. 
Un quadro desolante e che ben spiega la diffidenza verso i cronoprogrammi stilati dalle pubbliche amministrazioni la cui affidabilità è pressoché nulla. 
Uno dei problemi principali è che le scarse mappe del sottosuolo della zona sono quanto meno approssimative e, quindi, con frequenza, le aziende hanno dovuto lavorare più o meno a vista scoprendo letteralmente tubi, cavi, condutture d’acqua e fogne prima totalmente ignote. Un problema che ha radici nella stessa storia del Pigneto nato come quartiere abusivo: uno dei problemi, infatti, è stata la scoperta di un sistema di rete fognaria per acque bianche e per acque nere totalmente abusiva.
Ma ci sono anche ritardi dovuti all’inefficienza della pubblica amministrazione: fra luglio e ottobre 2018 i lavori sono stati sospesi per non creare problemi di viabilità alle auto visto che, in quel periodo di 4 mesi, era previsto un importante cantiere dell’Italgas lungo via Casilina. Solo che i cantiere Italgas non aveva una interferenza diretta con quello per la Stazione e si è preferito sospendere quest’ultimo solo per non appesantire il traffico veicolare. 
Lungaggini stratosferiche a parte, ci sono anche altri problemi: ad esempio, la sostanziale latitanza dell’Amministrazione comunale che, pur sedendo al tavolo di coordinamento, non pare molto interessata al nodo Pigneto: Ferrovie dello Stato ha già dovuto modificare il progetto perché i 12 milioni che il Campidoglio avrebbe dovuto mettere come quota dei lavori, non sono stati stanziati. Senza questi fondi, se nel 2022 la stazione sarà inaugurata, la nuova piazza sarà molto più piccola del progetto iniziale. 

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