domenica 22 novembre 2020

giovedì 24 settembre 2020

STADIO: LA FAVOLOSA NARRAZIONE DI VIRGINIA

Ovvero: quando il racconto è personale. E la realtà è un’altra


Nel gioco politico di queste settimane, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, concede un’intervista ad Andrea De Angelis per Il Romanista per parlare dello Stadio della Roma. Lo fa, in realtà, per rispondere alle accuse del capogruppo Pd, Giulio Pelonzi, che aveva detto, sempre a Il Romanista: “Il PD è ed è sempre stato favorevole allo stadio della Roma. E se non fosse arrivata la Raggi a stravolgerlo probabilmente la Roma già starebbe giocando nel suo stadio”.



Analizziamo le affermazioni del Sindaco.



Dice la Raggi: “Roma a breve avrà un intero quadrante interamente riqualificato con investimenti importanti per il potenziamento della Roma-Lido, l'unificazione della via Ostiense con la via del Mare e un nuovo stadio moderno e all'avanguardia dal punto di vista architettonico e ambientale”. 

Fact checking: È esattamente quello che era previsto nel progetto versione Marino. Una versione osteggiata dai 5Stelle sin dall’inizio, parlando (a vanvera) di localizzazione sbagliata, rischio idrogeologico, speculazione edilizia e altre simili amenità. Facile rammentare l’allora candidata Sindaco, Virginia Raggi, che a Radioradio disse: “Magari la delibera la ritiriamo e lo facciamo da un'altra parte”  






Alla domandaCi spiega quale è la sua visione dell'area e come crede si svilupperà negli anni dopo la costruzione dello stadio?”, la Raggi risponde: 

Chiamiamo le cose con il loro nome: il vecchio progetto era una colata di cemento. 

1) Avremmo avuto palazzoni vuoti e fatiscenti come ce ne sono già tanti nelle periferie 

2) e un piccolo stadio che rappresentava solo il 20% dell'intero progetto.

3) Noi abbiamo evitato questo ennesimo scempio, dimezzando del 50% le cubature previste. 

4) Grazie a noi ci saranno investimenti per la città di circa 1 miliardo di euro. 

5) Il progetto porterà lavoro a migliaia di persone e la riqualificazione di un'area ad oggi assolutamente degradata: circa 500 mila cittadini beneficeranno di servizi e nuove infrastrutture. 

6) Roma potrà avere uno stadio moderno, innovativo ed eco-sostenibile. 

7) Abbiamo rivoluzionato la proposta positivamente, la conferenza dei servizi, che ha coinvolto tutte le istituzioni interessate, ha dato il via libera riconoscendo l'ottimo lavoro fatto da questa Amministrazione”.

Fact checking:

1) Non si capisce perché palazzi nuovi avrebbero dovuto nascere già fatiscenti

2) Ma lo Stadio non era solo il 14% come dicevano la Raggi e i 5Stelle?

3) Non è vero: sono state ridotte non le cubature dell’intervento ma solo quelle della parte uffici. Il resto – area commerciale – è rimasto invariato. E in cambio di questa riduzione di cubature, la Raggi ha rinunciato a un ponte sul Tevere e a un intervento più incisivo sul trasporto pubblico.

4) L’investimento nella versione precedente era di 1miliardo e 650 milioni di euro: grazie all’illuminata revisione Raggi, Roma perde 650milioni di euro di investimento privato.

5) I 500mila cittadini che beneficeranno dell’intervento sono gli stessi che ne avrebbero beneficiato prima

6) Lo stadio moderno, innovativo ed ecostostenibile è lo stesso del progetto versione Marino: non è cambiato di una virgola

7) Tutt’altro: la Conferenza di Servizi non solo non “riconosce” per definizione il “buon lavoro” fatto da nessuno (perché si occupa di un progetto non delle beghe politiche sulle torri) ma se volessimo fare un’analisi ha bocciato proprio le modifiche volute dalla Raggi: ad esempio, la Regione e la Città Metropolitana hanno espresso forti preoccupazioni per l’assenza del Ponte tagliato proprio dalla Raggi.

7bis) Questo “vizietto” di attribuire ad altre istituzioni il riconoscimento del buon lavoro fatto, la Raggi l’ha già speso in passato con Anac, venendo clamorosamente smentita il giorno dopo (STADIO; CANTONE SMENTISCE LA RAGGI: "NESSUN BOLLINO DA ANAC"



Romanista
: il Comune come intende contribuire a questo sviluppo? 

Raggi: “È già tutto nero su bianco: 

1) la Roma-Lido diventerà una metropolitana più moderna e veloce, con più treni e nuove stazioni. 

2) La via del Mare sarà unificata con l'Ostiense e, di fatto, raddoppiata. 

3) Verrà realizzato il Ponte dei Congressi. 

4) Tutte opere che verranno realizzate contemporaneamente all'apertura dello stadio”

Fact checking: 

1) L’intervento sulla Roma-Lido è finanziato dallo Stato tramite la Regione Lazio e lo Stadio non c’entra nulla. L’unico apporto in più derivante dal progetto è la destinazione dei 45milioni di euro dovuti dai proponenti come “contributo costo di costruzione” (la parte cash di tasse che si paga sui progetti edilizi e che spetta al Consiglio comunale in via esclusiva scegliere come destinare) che la Raggi e i suoi hanno scelto di usare per comprare nuovi treni per la ferrovia. 

2) L’unificazione e allargamento della via del Mare con la Ostiense era previsto anche nella versione Marino. La differenza è che nella versione Raggi questa unificazione parte da viale Marconi e arriva al Raccordo. In quella Marino la parte viale Marconi-Stadio (praticamente metà tracciato) era solo genericamente indicata come “messa in sicurezza

3) Il Ponte dei Congressi balla dal 2000. E dal 2014 è fra le opere da fare. Anche questa, con lo Stadio non c’entra niente.

4) Solo l’unificazione della via del Mare con la Ostiense è un’opera connessa col progetto e che dovrà essere completata prima dell’apertura dello Stadio. Le altre si sostanziano in un assegno da staccare e basta. Se non fossero completate, lo Stadio aprirebbe ugualmente visto che, appunto, non sono opere connesse col progetto ma indipendenti.



Romanista
: Rispetto alla gestione Pallotta, ha idea o ha avuto informazioni che qualcosa con la nuova gestione possa cambiare? 

Raggi: “Le cose stanno procedendo velocemente” 

Fact checking: se un quinquennio perso è un procedere velocemente…



Romanista
: “Si sente di fare una promessa ai tifosi della Roma e ai cittadini?” 

Raggi: “Spero di inaugurarlo da sindaca insieme a loro”. 

Fact checking: Immaginiamo si riferisca all’eventuale secondo mandato…

"LA MIA AZIENDA SANA DISTRUTTA NEL TRITACARNE DI MAFIA CAPITALE"

 


Io sono stato indagato per turbativa d’asta nell’inchiesta Mafia Capitale. Con questa indagine la mia cooperativa è stata prima interdetta dalle gare, poi commissariata dal Tribunale. L’ipotesi di reato ha condizionato la vita della mia azienda che era sana, che dava lavoro a circa 800 persone disabili che vi lavoravano perfettamente integrate con gli altri lavoratori. Ora che Venafro è stato assolto, chi rimetterà a posto le cose?”.

Trasuda amarezza Maurizio Marotta, ex presidente della cooperativa Capodarco. Con questa coop Marotta gestiva i servizi di prenotazione della Regione Lazio. Quando deflagra l’inchiesta Mafia Capitale ci finisce dentro per turbativa d’asta. È quella parte dell’inchiesta crollata l’altro ieri con l’assoluzione di Maurizio Venafro, allora capo di gabinetto della Regione Lazio, accusato di essere una sorta di regista di gare d’appalto truccate e definitivamente assolto dalla Cassazione.

Capodarco come è finita dentro Mafia Capitale?
Noi partecipammo alla gara regionale per la gestione dei centri unici di prenotazione (CUP) di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere del Lazio. La gara era divisa in quattro lotti e noi presentammo un’offerta in “associazione temporanea di imprese” per tutti e quattro i lotti. A questa gara parteciparono anche le aziende di Salvatore Buzzi. La gara venne annullata dalla Regione visto che era menzionata nelle intercettazioni di Buzzi in cui si parlava di condizionamenti e turbativa d’asta. Reati che ora la Cassazione ha ridimensionato”. 

È la stessa inchiesta in cui era rimasto coinvolto l’allora capo di gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro?
Sì, esatto. Insieme a quello di Venafro c’era anche il mio nome, come presidente della Capodarco, e concorrente al gruppo di Buzzi. Buzzi aveva parlato nel suo racconto ai magistrati di come lui fosse una vittima del sistema e che tutte le gare erano truccate, ma l’assoluzione di Venafro dimostra che la gara era regolare. Io sono stato indagato per la turbativa d’asta e a seguito di questa indagine la cooperativa è stata interdetta dalla Prefettua e successivamente è stata commissariata dal Tribunale di Roma. Abbiamo perso tutte le gare e i lavoratori che lavoravano con noi sono stati licenziati. Parte sono rientrati a lavorare con altre aziende che ci sono subentrate ma dopo cinque anni la mia è una società che è stata pressoché distrutta”.

La sintesi è che se finisci dentro un’inchiesta, anche in modo marginale, sei morto?
Esatto. Non esistono paraurti, vieni distrutto” 



DESERTA LA GARA ATAC PER LA MANUTENZIONE DEI TRENI DELLA METRO


Va deserta la gara d’appalto, del valore di 66 milioni di euro, indetta da Atac per la manutenzione straordinaria di 51 treni della metropolitana. Era una delle gare d’appalto finanziate con i famosi 425milioni di euro messi a disposizione della Capitale dal Ministero delle Infrastrutture nell’ambito dei lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della rete metropolitana cittadina.

Una sola offerta era stata presentata, si legge nelle carte, da parte della RTI CAF Italia-Vapor Europe che però è “risultata non valida in quanto condizionata rispetto alle prescrizioni e condizioni del Capitolato d’appalto”. Tradotto dal burocratese aziendale, l’offerta non rispondeva alle richieste. Per cui la stessa è “stata ritenuta inammissibile e la gara è stata dichiarata deserta”.
Appare clamoroso come una gara così sostanziosa, 66 milioni di euro, non sia stata ritenuta appetibile dalle varie società che si occupano di manutenzione dei convogli e questo getta una luce sinistra sulla reale appetibilità di Atac come stazione appaltante: per un’azienda “salvata” e che “rinasce” non è esattamente una ottima pubblicità.
Il nodo che dovrà essere sciolto è quello della manutenzione di questi treni per scongiurare il rischio di un fermo tecnico nei depositi per scadenza della revisione. Dall’azienda filtra comunque ottimismo: “non avremo problemi. Recupereremo in fase di esecuzione dei lavori di revisione il ritardo della fase di gara". 



SANNA (COLLEFERRO): "DA NOI MAI I RIFIUTI DI ROMA"


È uno dei due sindaci di Comuni con più di 15mila abitanti, rieletto al primo turno. Pierluigi Sanna, Pd, sindaco di Colleferro per la seconda volta, ha ottenuto il record del 75 per cento abbondante di voti. 

La possiamo definire “lo Zaia del Lazio”?
Io sono molto modesto e non mi paragono al Governatore del Veneto che ha avuto una responsabilità con un carico assai più ampio del mio”.

Però il 75 per cento di consenso in una città che fino a pochi anni fa era un feudo del centrodestra…
Colleferro è stata dal 1946 al 1992 un feudo del centrosinistra, una città operaia. Poi per 23 anni c’è stato sì il centrodestra”.

Ma fino al 1992 era un mondo, dopo il 1992 un altro. Per 23 anni la vita politica di Colleferro ha visto in Silvano Moffa il principale attore. Con lei torna il centrosinistra confermato con il voto di tre cittadini su quattro. Una bella soddisfazione.
Una grande soddisfazione. Un grande onore. Ma anche una grande responsabilità”.

Una campagna elettorale segnata dalla tragedia di Willy Monteiro Duarte.
Quella di Willy è una tragedia che ci ha segnato profondamente ma che non ha influito sulla campagna elettorale. In quei sette giorni ho sospeso la campagna elettorale: bisogna saper distinguere l’importanza delle cose, soprattutto nella vita pubblica. E comunque i nostri elettori hanno giudicato le cose fatte nel quinquennio non solo negli ultimi giorni”.

Programmi sulla sicurezza?
Se nei luoghi della tragedia c’erano telecamere è perché le abbiamo installate. Ne installeremo molte altre sempre in collaborazione con le forze dell’ordine. Concordandola con il Prefetto, ho emanato un’ordinanza sugli orari degli esercizi commerciali e continueremo a supportare con i Vigili Urbani il lavoro di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza”. 

Quanto può avere influito sul voto la chiusura dell’inceneritore?
La questione ambientale è uno fra i temi affrontati nel primo mandato e che ci ha portato la stima e la fiducia delle persone. Noi avevamo fatto delle battaglie quando eravamo all’opposizione e abbiamo mantenuto le promesse quando siamo stati eletti. Ma è la questione ambientale nel suo complesso”.

Cosa intende?
La questione ambientale è anche la chiusura della discarica, l’aumento della differenziata porta a porta, la nascita del Consorzio Minerva (l’azienda pubblica che gestisce i rifiuti nei Comuni della Valle del Sacco, ndr), i contributi pubblici che abbiamo erogato per l’acquisto di auto ibride e bici elettriche, gli investimenti sulla pista ciclabile, il piano urbano del traffico, l’acquisto del Parco del Castello. Questo, insieme alle politiche culturali e a quelle sul settore aerospaziale, ha segnato il primo mandato”.

A Colleferro dovrebbe sorgere, secondo la Regione, il “compound dei rifiuti”.
Noi siamo chiaramente a favore che la nostra differenziata finisca in un impianto che ricicla i rifiuti. Non siamo d’accordo che si costruisca qui un impianto che serva a smaltire i rifiuti di Roma. Non abbiamo visto progetti…”.

Quindi, dalla Regione non vi hanno sottoposto nulla.
Assolutamente no. I terreni sono i nostri e non li daremo a nessuno e vaglieremo con attenzione, insieme ad associazioni e comitati, i progetti. Non siamo disponibili a ricevere i rigiuti di Roma: abbiamo un porta a porta al 70% e non vediamo il motivo per il quale, dopo averlo fatto per 20 anni, dobbiamo supportare Roma”.


I TREDICINE E L'IMPERO INIZIATO CON LE CALDARROSTE

 


Un impero economico partito dalle caldarroste: questo è quando in 60 anni i Tredicine sono riusciti a costruire a Roma. Le loro bancarelle sono davanti San Pietro, i loro camion bar erano a piazza Venezia o al Colosseo, le castagne dietro piazza di Spagna. Un impero economico partito dalle caldarroste: questo è quando in 60 anni i Tredicine sono riusciti a costruire a Roma. Le loro bancarelle sono davanti San Pietro, i loro camion bar erano a piazza Venezia o al Colosseo, le castagne dietro piazza di Spagna. 
Capostipite: Donato Tredicine il 19 novembre 1959 lascia i suoi nove figli a Schiavi, in Abruzzo, e viene a Roma: la mattina al lavoro in un cantiere e il pomeriggio a vendere caldarroste fra i vicoli di piazza di Spagna. All’epoca la fonte di reddito principale erano proprio le castagne, un asset ancora oggi patrimonio di famiglia. Arrivano poi i figli, cinque: Mario, Alfiero, Elio, Dino ed Emilia. E da lì inizia un vero e proprio impero. Che cresce anno dopo anno e si basa sulle licenze per il commercio ambulante, i chioschi gelato e di frutta in centro o i camion bar, le bancarelle a piazza Navona nel periodo natalizio. Una serie di inchieste giornalistiche, prima ancora di quelle giudiziarie, avevano già evidenziato l’enorme potere dei Tredicine derivato da un controllo, diretto e indiretto, quasi monopolistico di tutte queste postazioni: nel 2012, risultavano nelle mani della famiglia 42 postazioni di vendita ambulante su 68 disponibili. 
Ancora: su 300 “posti fissi e unici” del centro storico - appunto, dalle caldarroste ai camion bar - 150 circa risultavano nelle mani della famiglia. Per rendere comprensibile il valore: per le postazioni migliori, si parla di incassi che possono arrivare anche a 5mila euro al giorno o comunque con una media di 20-30mila euro al mese. E il valore delle licenze è enorme: si arriva a 650mila euro l’una.
La famiglia diviene progressivamente sempre più importante tanto che uno dei nipoti del capostipite, Giordano Tredicine, entrerà in Consiglio comunale, fra le fila di Forza Italia. 
Prima delle inchieste su Mafia Capitale e poi quella degli arresti di ieri, ogni anno c’erano sempre lunghi ed estenuanti contenziosi sulle bancarelle natalizie di piazza Navona e poi la lunghissima querelle sullo spostamento dei camion bar dal Colosseo e dalle zone di maggior pregio: solitamente vincenti in tribunale, i Tredicine vennero sconfitti proprio sui camion bar facendo segnare una delle poche vittorie dell’Amministrazione capitolina che va ascritta a merito di Ignazio Marino.
I primi cenni di cedimento arrivarono con l’inchiesta Mafia Capitale che travolse Giordano Tredicine condannato in primo grado a 3 anni per corruzione, ridotti poi a 2 e mezzo in appello.






mercoledì 23 settembre 2020

ARRIVANO LE CARTELLE PAZZE TARI

 


l Comune tenta il colpaccio e prova a incassare tariffe rifiuti non dovute e i sindacati sono sul piede di guerra causa aumenti di stipendi a dirigenti, funzionari, quadri, insomma a tutti tranne che a chi i rifiuti li raccoglie davvero. Non bastassero le querelle antiche fra l’Amministrazione Raggi e i management aziendali che si sono succeduti (e caduti) dal 2016 a oggi sempre sulle stesse questioni di soldi, il quadro Ama olezza come le strade della città.
Punto primo: Tari non dovuta. Denunciano i capigruppo di Fratelli d’Italia in Regione, Fabrizio Ghera, e in Campidoglio, Andrea De Priamo: “In questi giorni si stanno recapitando ai cittadini cartelle pazze Tari che terrorizzano gli utenti con importi che includono gli arretrati anche oltre i cinque anni. L’obiettivo è quello di spingere al pagamento immediato coloro che non sanno che per legge, dopo un quinquennio si considerano prescritti i versamenti non effettuati. Una mancanza di trasparenza che sembra mirata a massimizzare le entrate, anche considerando che il Comune di Roma non risponde alla richieste di rateizzazione inoltrate dai cittadini”. Precisano poi i due meloniani: “Ama è estranea alla vicenda che è tutta di Roma Capitale che sta riesumando un file di pendenze Tari pluriennali pregresse”.
Capitolo sindacati e aumenti di stipendi. Da mesi i giornali denunciano una serie di aumenti che Ama sta più o meno occultamente concedendo a pioggia a dirigenti, funzionari e quadri. L’Azienda ha sempre smentito, molto maldestramente, questi aumenti con delle immense supercazzole. Stavolta la denuncia parte dai sindacati. Scrive Alessandro Bonfigli, segretario regionale della Uilt: “Nell’ultimo incontro con Ama, dopo le svariate richieste di delucidazioni sull’erogazione di aumenti di stipendio corrisposti recentemente ad alcuni funzionari e dirigenti e nelle scorse settimane anche ai capo area (cioè impiegati tecnici che dovrebbero garantire l’organizzazione della pulizia della città), Ama conferma l’erogazione di tali incrementi economici giustificandosi di aver dato risposta attraverso propri comunicati stampa. I lavoratori operai idonei a tutti i servizi soni rimasti in 3800-4100, se consideriamo anche i parzialmente idonei. A costoro viene chiesto di fare praticamente tutto: raccogliere i rifiuti, spazzare le strade, coordinare le operazioni, dare spiegazioni ai cittadini, condurre gli automezzi. Invece di incentivare gli operai che non percepiscono un centesimo dall’operazione Giubileo si preferisce discutere di officine, mobilità del personale verso altri municipi e lavoro domenicale. Non una parola su obiettivi, miglioramento dei servizi erogati, performance raggiunte dai capo area e dirigenti promossi in una fase di gravissima congiuntura finanziaria”.



COMUNALI 2020 NEL LAZIO: COLLEFERRO E ALBANO A SINISTRA, CIVITA CASTELLANA E CECCANO AL CENTRODESTRA. GLI ALTRI AL BALLOTTAGGIO

 


Di sette comuni con popolazione al di sopra dei 15mila abitanti, cinque andranno al ballottaggio e due sono stati vinti dal centrosinistra al primo turno. Con uno spoglio iniziato alle 9 di martedì mattina e ancora non completato al momento in cui scriviamo, ad avere già da ieri pomeriggio un nuovo sindaco sono i comuni di Albano Laziale e di Colleferro. 

COLLEFERRO
Senza storia la corsa a sindaco a Colleferro, anche per i demeriti di un centrodestra incapace di trovare l’unità su un candidato e che si è presentato diviso alle urne. Il paese, ancora scosso per la tragica vicenda di Willy Monteiro Duarte, ha votato in massa - 75,5% - per il sindaco uscente, il pd Pierluigi Sanna. Qui, Sanna e Zingaretti hanno giocato e vinto una partita importante: con un anno di anticipo sulle scadenze previste, la Regione ha autorizzato la chiusura del termovalorizzatore, mandando in sofferenza l’intero sistema dei rifiuti romani. Il candidato di Lega e Fratelli d’Italia, Rocco Sofi, è il secondo con il 14,62% dei consensi. Terzo, l’altro candidato di centrodestra, Mario Cacciotti, sostenuto da Forza Italia, che si è fermato al 6,95%. A metà spoglio (10 sezioni scrutinate su 19 al momento di scrivere) va registrata la débâcle totale dei 5Stelle con il loro candidato, Daniele Capuano, che supera di un soffio il 2%. Alle scorse comunali i grillini avevano preso il 7,46%.

ALBANO LAZIALE
Altro comune senza gara è Albano dove non c’è stata partita: sin dall’inizio il candidato del Pd, Massimiliano Borelli, sostenuto oltre che dai Dem anche da altre 8 liste civiche, è sempre stato in vantaggio oltre il 50% dei consensi sullo sfidante di centrodestra, Matteo Mauro Orciuoli, inchiodato sotto il 40%.
Terzo il grillino Luca Nardi, fermo al 6,25% (contro il 10,52% preso dai pentastellati alle scorse comunali) e ultimo Bruno Valentini, candidato per il Partito Comunista con il 2,6%.
Albano è il più popoloso fra i Comuni over 15mila al voto, con i suoi 38mila abitanti e un’affluenza del 67,37%. Borelli - che nel pomeriggio ha ufficializzato la vittoria con un post su facebook - succede a Nicola Marini, sempre Pd, per due mandati sindaco della città. Eletto per la prima volta in Consiglio comunale nel 1996, Borelli è ininterrottamente dal 2010 il presidente del Consiglio comunale, ed è anche consigliere in Città Metropolitana nonché uno degli uomini di riferimento di Nicola Zingaretti che lo aveva nel proprio staff quando era presidente della Provincia di Roma e poi ancora in Regione Lazio.




ZAGAROLO
Il terzo comune dove c’era un’amministrazione uscente Pd è Zagarolo dove il centrodestra costringe il centrosinistra al ballottaggio fra la vicesindaco e assessore uscente ai Lavori pubblici, Emanuela Panzironi che è in testa con il 45% dei voti, e il candidato di centrodestra, Marco Bonini (21,89%). 

GENZANO DI ROMA
Anche qui ballottaggio: a spoglio completato, il Pd Carlo Zoccolotti si ferma al 36,56% mentre il centrodestra, con Piergiuseppe Rosatelli, sta al 27,59%. Determinante sarà capire dove andranno i voti di Flavio Gabbarini, lista civica eponima, che ha preso il 15,86%, visto che quelli di Roberto Borri (14,1%) candidato del Pci dovrebbero finire a Zoccolotti. Da evidenziare come a Genzano fosse uscente un’Amministrazione grillina: eletto Daniele Lorenzon sindaco nel 2016, la maggioranza si è frantumata in pochi mesi sfiduciando il sindaco a febbraio 2019. Risultato: il candidato grillino, Walter Ippolito, si ferma al 5,89% con il partito che prende 699 voti. Nel 2016, i voti 5stelle erano stati 2.569 pari al 21,63%.

ANGUILLARA SABAZIA
Altro comune che segnava un sindaco grillino caduto anzitempo, è Anguillara dove Sabrina Anselmo, eletta nel 2016, è stata sfiduciata a febbraio scorso. Ballottaggio anche qui fra il candidato di centrodestra, Angelo Pizzigallo, in vantaggio col 34,78% su quello del Pd, Michele Cardone (29,38%). Determinanti i voti di due civici: Francesco Falconi (23,43%) e Sergio Manciuria (12,4%) con quest’ultimo di area centrodestra. Qui i pentastellati non si sono neanche ripresentati al voto.




ARICCIA
Altro ballottaggio è quello che si celebrerà ad Ariccia dove lo spoglio è indietro (7 sezioni scrutinate su 21) ma dove nessun candidato ha la possibilità di essere eletto al primo turno. In testa è Gianluca Staccoli, centrodestra, con il 37,23%. Dietro, appena sopra il 20%, il candidato del Pd, Emilio Tomasi. Determinate sarà l’eventuale appoggio di Emilio Cianfanelli (civiche di centrosinistra, 18,82%) a Tomasi, e degli altri due civici, Enrico Indiati (11,78%) e Giorgia La Loggia (8,15%). Anche il 3,84% del candidato grillino, Emanuele Imperioli, potrà pesare al ballottaggio.

ROCCA DI PAPA
Ballottaggio anche a Rocca di Papa: a metà scrutinio, in testa è Veronica Cimino, liste civiche, col 32,27%. Segue il candidato del centrodestra Massimiliano Calcagni, 23,81%. Solo il 4% per il grillino Marco D’Antoni.





Con uno spoglio scandalosamente a rilento (sito del Ministero dell’Interno fermo a 17 sezioni su 33, sito del Comune aggiornato a 24 sezioni su 33), Fondi rimane appesa: il candidato di Forza Italia e Lega, Beniamino Maschietto, è a un passo dalla vittoria al primo turno ma, con il 49,36%, non c’è ancora il superamento della fatidica soglia del 50% dei 23.633 voti espressi dai fondani necessaria per essere eletto al primo turno.
Maschietto è il vicesindaco uscente dell’Amministrazione guidata da Salvatore De Meo, di Forza Italia, eletto primo cittadino nel 2015 e poi eletto al Parlamento europeo alle scorse elezioni. De Meo si è dimesso anticipatamente ma la consiliatura si è ugualmente chiusa nel tempo ordinario.  
Le possibilità che Maschietto sia costretto al ballottaggio per poche decine voti sono concrete. Nel caso fosse necessario il secondo turno, il potenziale sfidante è Luigi Parisella alla testa di tre liste civiche. 
Parisella è stato sindaco di Fondi per due mandati, più volte assessore e fu sotto la sua Amministrazione che venne deciso l’autoscioglimento pilotato del Consiglio comunale per evitare che a scioglierlo arrivasse dall’alto il decreto dell’allora Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a causa di presunte infiltrazioni mafiose così come nella richiesta dell’allora prefetto di Latina, Bruno Frattasi, al Viminale. 



Parisella ha incassato un 19,15% dei consensi staccando il candidato di Fratelli d’Italia, terzo, Giulio Mastrobattista, che si ferma al 13,33%. 
Segue, Francesco Ciccone, ex La Destra di Storace, alla testa di una lista civica eponima che risulta quarto con l’8,21% dei voti. 
Dopo quattro candidati di centrodestra o di destra, al quinto posto arriva l’uomo del Pd, Raniero De Filippis, dirigente della Regione Lazio. Chiude il corteo, il grillino Daniele Manzo che incassa appena il 2,17% dei voti, dimezzando quelli ottenuti dal Movimento 5Stelle nel 2015, quando incassò il 4,67%.
Il ballottaggio fra Parisella e Maschietto è di fatto un derby, l’ennesimo, tutto interno a Forza Italia fra Claudio Fazzone, uomo forte degli azzurri a Fondi, suo feudo elettorale, e Armando Cusani, ex azzurro e uomo forte a Sperlonga di cui è stato Sindaco. 
Se Fazzone viene riconosciuto da Maschietto come “regia e guida” della città - espressioni pronunciate dal candidato sindaco in occasione di un comizio di Matteo Salvini - Parisella ha incassato l’appoggio di Cusani testimoniato da immagini scattate che li ritraggono insieme anche a un aspirante consigliere comunale, Antonio Di Mugno, della lista civica La Mia Fondi.




Anche a Terracina, il più popoloso fra i Comuni al voto nel Lazio - con i suoi 44.233 abitanti e un’affluenza del 65,96% dei 36.777 elettori - si andrà al ballottaggio. E, come a Fondi, è una corsa tutta destra fra la candidata di Fratelli d’Italia, Roberta Ludovica Tintari che - con 41 sezioni scrutinate su 45 - incassa 8.952 voti pari al 44,09%. Contro, fra quindici giorni, ci sarà il candidato di Lega e Forza Italia, Valentino Giuliani che ha ottenuto 6.841 voti, corrispondenti al 33,7%.  
Dietro, staccatissimo e sotto la doppia cifra, c’è il gruppetto degli “altri”: Armando Cittarelli, ex assessore, presidente del circolo cittadino del Pd,  candidato Dem (1.411 voti, 6,95%); Gianfranco Sciscione, presidente uscente del Consiglio comunale, alla guida di una  lista civica con il suo nome, 1.297 voti (6,39%); Piero Vanni, artigiano, candidato del Movimento 5Stelle (916 voti, 4,51%) e, da ultimo, Gabriele Subiaco, ingegnere ambientale, volontario ambientalista, fra i fondatori del circolo di Legambiente di Terracina, sostenuto dalla lista Europa Verde che riceve 885 voti pari al 4,36%.



A Terracina sindaco uscente era Nicola Procaccini, di Fratelli d’Italia, eletto nel 2016 al Comune e dimessosi con un anno di anticipo essendo stato eletto al Parlamento Europeo. La Tintari gli è subentrata come facente funzioni dalle dimissioni fino alle elezioni. Valentino Giuliani, funzionario in una società regionale, la Lazioinnova, è il capogruppo della Lega in Consiglio Comunale ed è la “scommessa” elettorale dei referenti politici del Carroccio, Claudio Durigon e Francesco Zicchieri.
Anche allora, come in questa tornata elettorale, il centrodestra si presentò diviso: Fratelli d’Italia con Procaccini da una parte e Forza Italia con Gianluca Corradini dall’altra. La Lega nel 2016 era “Noi con Salvini” ed era schierata insieme a Fratelli d’Italia ricevendo 894 voti (3,67%). Oggi, invece, la Lega sostiene il candidato Forza Italia in contrapposizione a quello di Fratelli d’Italia e quadruplica i propri voti, passando a 3.876 divenendo il primo partito in città. Da registrare la performance del Movimento 5Stelle che quattro anni fa prese una percentuale analoga a oggi, il 4,74%. Da registrare invece il crollo del Pd che nel 2016 incassò 3190 voti, il 13,09%, e che oggi si ferma a 1.365 (6,99%).
Aumentano invece i voti per Fratelli d’Italia che passa dai 2.460 ricevuti nel 2016 (10,09%) ai 3.369 di oggi (17,26%), attestandosi come la seconda forza politica cittadina. Terzo partito a Terracina è la lista civica eponima della Tintari che incassa 3.036 voti pari in termini percentuali al 15,55.


Anche a Civita Castellana la competizione elettorale per il nuovo sindaco si chiude senza bisogno di ballottaggio. Vince al primo turno, con 3912 voti, pari al 50,62%, il candidato del centrodestra, Luca Giampieri. Nettamente staccato, al 20,99% con 1622 voti, il candidato del Pd, Domenico Cancilla Midossi. Terzo il candidato di Rifondazione comunista, Yuri Cavalieri, con 1244 voti (16,1%). Chiude all’ultimo posto, con 950 voti e il 12,29% il candidato dei 5Stelle Maurizio Selli.
In un biennio questa è la seconda elezione del sindaco a Civita Castellana: nel 2019 era stato eletto sempre per il centrodestra Franco Caprioli che, però, meno di un anno dopo si è dimesso per problemi di salute e dopo una serrata diatriba interna alla propria maggioranza. In città il primo partito è Fratelli d’Italia (1763 voti) seguito dal Pd (1654) poi Rifondazione (1179), Lega (1048), M5S (919) e, infine Forza Italia (667). Nel 2019 era la Lega a guidare con 2684 voti e i meloniani quarti dopo Pd e M5S.



Roberto Caligiore è confermato sindaco di Ceccano. Con 6.949 voti, pari al 51,15%, Caligiore si afferma al primo turno. Dietro, con il 29,95%, Marco Corsi, candidato del centrosinistra. Terza, Emanuela Piroli, alla guida di liste civiche di sinistra con il 21,9%. Caligiore era già stato eletto sindaco nel 2015 alla testa di una coalizione di liste civiche di centrodestra, battendo l’allora candidato del Pd, Luigi Compagnoni. Poi una serie di problemi e beghe interne hanno portato la maggioranza a sfiduciare il sindaco nel 2019. Caligiore, questa volta candidatosi direttamente con i simboli del centrodestra, finisce per battere il suo ex presidente del Consiglio comunale, Corsi, espressione di una serie di liste civiche di sinistra più il Psi ma privo del simbolo del Pd che, quindi, non si è direttamente presentato al voto. Da registrare che la lista eponima Caligiore sindaco è il primo partito cittadino con 1662 voti e il 12,68%. Seguono Fratelli d’Italia (11,59%) e Lega (9,61%)



martedì 22 settembre 2020

ELEZIONI, OGGI I VERDETTI NEL LAZIO



Iniziano questa mattina alle 9 le operazioni di spoglio per le elezioni comunali nel Lazio. Al voto, nella nostra regione, si sono recati i cittadini di 36 Comuni: 15 in Provincia di Roma, nove in quella di Frosinone, due a Latina, sette nel reatino e 3 in provincia di Viterbo.

Sono undici i Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti per i quali potrebbe essere necessario il ballottaggio già fissato per domenica 4 e lunedì 5 ottobre: sette in provincia di Roma, uno a Frosinone, due a Latina e uno a Viterbo. 


PROVINCIA DI ROMA
Ad Albano Laziale, il più popoloso fra i comuni al voto con 32mila elettori su 38mila abitanti, ha visto un’affluenza del 67,37%. Qui governava il Pd con Nicola Marini, giunto al secondo mandato, e si prevede ballottaggio fra Massimiliano Borrelli per il centrosinistra e Matteo Orciuoli per il centrodestra.
Altro comune retto dal Pd, è Colleferro dove l’uscente, Pierluigi Sanna, dovrebbe vincere al primo turno (affluenza 71,74%) anche grazie alle divisioni del centrodestra con Lega e FdI a sostegno di Rocco Sofi e Forza Italia schierata con Mario Cacciotti.
Terzo comune uscente Pd è Zagarolo. Affluenza registrata: 63,61%. Qui l’uscente Lorenzo Piazzai non si ripresenta e la candidata di sinistra Emanuela Panzironi, se non dovesse farcela al primo turno, se la giocherà con Marco Bonini per il centrodestra. 
Fra centrodestra e centrosinistra la partita sul vincitore si gioca sugli altri quattro comuni della provincia romana: Anguillara e Genzano hanno visto il fallimento delle giunte grilline cadute anzitempo, ad Ariccia e Rocca di Papa, i sindaci (liste civiche), sono deceduti durante il loro mandato: Roberto De Felice da Ariccia per malattia e Emanuele Cristini da Rocca di Papa in seguito ai postumi dell’incendio del palazzo comunale. 
Probabili quattro ballottaggi: ad Anguillara (affluenza 67,41%) fra Michele Cardone (centrosinistra) e Angelo Pizzigallo (centrodestra); a Genzano (affluenza 65,49%) la partita dovrebbe essere ancora fra centrodestra, Piergiuseppe Rosatelli,  e centrosinistra, Carlo Zoccoletti.
Ad Ariccia (affluenza 66,51%), atteso ballottaggio fra Emilio Tomasi (Pd) e Gianluca Staccoli (centrodestra). Ultimo: Rocca di Papa (affluenza 62,58%) a sfidarsi fra 15 giorni dovrebbero essere i candidati di centrosinistra Andrea Croce e di centrodestra Massimiliano Calcagni. 


LE ALTRE PROVINCE
Nel frusinate, a Ceccano (affluenza 71,79%) la sinistra è divisa e il Pd non presenta il proprio simbolo. Roberto Caligiore, sindaco uscente caduto per una fronda interna e oggi candidato per il centrodestra, potrebbe anche vincere al primo turno.
Nel viterbese, a Civita Castellana (affluenza 64,59%) sinistra divisa ma possibile ballottaggio fra il candidato di centrodestra, Luca Giampieri, e quello del Pd, Domenico Midossa.
Infine la provincia di Latina: al voto vanno Fondi (affluenza 72,75%) e Terracina (affluenza 65,69%). Sindaci uscenti di centrodestra  Salvatore De Meo a Fondi e Nicola Procaccini a Terracina - entrambi eletti al Parlamento Europeo e in entrambi i comuni il centrodestra va diviso per cui potrebbe essere necessario il ballottaggio. 

lunedì 21 settembre 2020

REGIONE LAZIO, IL PASTICCIO DEI VIGILANTES

 







Interrogazioni senza risposta, ricorsi al Tar ancora pendenti (udienza sulle sospensiva fra una settimana), commissione aggiudicatrice contestata, lettere di diffida e un giro d’affari, quello della vigilanza armata delle sedi regionali, da una trentina di milioni di euro: questi gli ingredienti per un’altra di quelle storie di appalti col dubbio.
Chiariamo subito: per la Regione è tutto a posto, fra le pieghe di commi e articoli c’è una scappatoia o una risposta per tutto. Però i dubbi restano. 
Andiamo per ordine. Fine 2018, la Regione mette a bando di gara d’appalto il servizio di vigilanza armata di tutte le proprie sedi. Sono sei lotti per un valore di poco superiore ai 29 milioni e mezzo di euro. Fra i criteri per l’aggiudicazione dei lotti viene specificato che “nel caso in cui un concorrente risulti primo in graduatoria in più lotti” potrà vincerne “fino ad un massimo di un lotto”. 
Spiega Maurizio Silighini, a capo di uno dei concorrenti la New Master Police: “Ci siamo ritrovati con due problemi. Il primo è che alla stessa società la Regione ha assegnato tre lotti. Il secondo è la carenza dei requisiti di chi è stato chiamato a comporre la commissione aggiudicatrice. Per queste due ragioni abbiamo presentato un ricorso al Tar che è in discussione il prossimo lunedì, 28 settembre. La Regione, però, prima ci ha comunicato la proroga fino a dicembre (la New Master Police era una delle società “uscenti” del vecchio appalto, ndr) poi ad agosto ha improvvisamente accelerato i tempi aggiudicando la gara”. E ovviamente escludendo la New Master Police. Che non è l’unica ad aver presentato ricorsi: due sono stati presentati dalla Securitas Metronotte e uno dalla Italpol Vigilanza. Dei tre della Securitas, uno è stato rigettato dal Tar e appellato in Consiglio di Stato che dovrà discuterne il merito. L’altro, rigettate le richieste di sospensione cautelare, andrà in discussione il prossimo 28 settembre. Stessa sorte - discussione lunedì 28 - anche per quello della Italpol Vigilanza: rigetto della sospensione e discussione nel merito. E così, lunedì della prossima settimana i giudici amministrativi dovranno decidere nel merito dei ricorsi di Securitas, Italpol e New Master Police.
La sostanza dei ricorsi si basa intanto sul fatto che tre lotti su sei siano stati vinti dalla stessa società la Cosmopol di Avellino. “La Cosmopol SpA controlla la Cosmopol Basilicatasrl, la Cosmopol Security srl, la Poliziotto Notturno srl e la Cosmopol Puglia. Sta a pagina 5 del loro bilancio”, dice ancora Silighini portando la visura camerale.
E dalle determinazioni dirigenziali viene fuori che la Comsopol Security srl vince il lotto 1 di Frosinone e Latina, la Cosmopol Basilicata quello di Rieti e Viterbo bla Poliziotto Notturno il lotto 6 “Roma Capitale”.
Poi c’è il nodo della Commissione che ha aggiudicato i bandi. “Senza nulla togliere alla professionalità di chi è stato chiamato, la legge prescrive che almeno uno dei componenti di una commissione di gara debba essere esperto nella materia. E nessuno dei tre membri è un esperto di sicurezza armata”, dice sempre Silighini. Si legge nel testo del ricorso al Tar che stando al decreto legislativo 50/2016 la commissione deve essere “composta da esperti nello specifico settore cui afferisce l’oggetto del contratto” cioè la vigilanza armata mentre la Regione avrebbe selezionato “esperti nel settore della contrattualistica pubblica” che, aggiungono i ricorrenti, non sono esperti nemmeno in quel settore: uno è dirigente alla Direzione Bilancio della Regione e ha effettuato “verifiche amministrative presso gli Enti locali”, uno si occupa di “programmazione scolastica e servizi sociali” e ha ricoperto il ruolo di presidente nella gara per il servizio di soccorso sanitario di emergenza; e l’ultimo lavora anch’egli alla Direzione Bilancio della Regione. 
Su questa gara vanno registrate due interrogazioni - una di Fabrizio Ghera, Fratelli d’Italia; e l’altra di Laura Corrotti, Lega - centrate su questi temi e rimaste senza risposta.
Risposta che dalla Regione arriva informale: che il Tar e il Consiglio di Stato non abbiano accolto alcuni ricorsi è la prova della correttezza dell’operato della Regione sulle tre aggiudicazioni alla Cosmopol. La commissione è stata nominata sulla base dello “sblocca cantieri” che ha sospeso una serie di norme. Vedremo lunedì prossimo chi avrà avuto ragione. 






sabato 19 settembre 2020

ELETTI I NUOVI PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI BILANCIO E URBANISTICA

 


Nell’ultimo giorno utile stabilito dai regolamenti sul funzionamento del Consiglio comunale, arrivano i nuovi presidenti delle Commissioni Bilancio e Urbanistica dopo le dimissioni a sorpresa dei rispettivi presidenti, Marco Terranova e Donatella Iorio, entrambi del Movimento 5Stelle.
Nella mattinata di ieri, alla terza votazione, Sara Seccia, già Presidente reggente del Consiglio comunale durante la detenzione di Marcello De Vito, è stata eletta alla guida della Bilancio. Nuovi vicepresidenti sono Angelo Diario, sempre M5S, già presidente della Commissione Sport e che sarà anche il vicario; e Valeria Baglio (Pd) in quota opposizione.
Determinante l’assenza di Stefano Fassina (Sinistra per Roma) che ha impedito alle opposizioni di provare a strappare questa presidenza ai grillini: il regolamento prevede infatti che, a parità di voti, viene eletto il consigliere anagraficamente più anziano e la Seccia è giovanissima. Con Fassina presente ci sarebbero stati sei consiglieri di opposizione e sei grillini.
Anche in Commissione Urbanistica si cambia. Qui la maggioranza era di 7 a 5, quindi è bastato un solo scrutinio per eleggere l’architetto Carlo Maria Chiossi (M5S) nuovo presidente. Come vicepresidenti sono stati eletti il grillino Massimo Simonelli, vicario e appena subentrato in Commissione, e Alessandro Onorato che era già vicepresidente.
Per la Seccia i primi appuntamenti sono già in agenda: variazione e assestamento di bilancio con alcune delibere collegate e poi il previsionale “elettorale” a dicembre. Per Chiossi, invece, l’esordio pesante potrebbe avvenire con la delibera Stadio della Roma.