giovedì 24 settembre 2020

"LA MIA AZIENDA SANA DISTRUTTA NEL TRITACARNE DI MAFIA CAPITALE"

 


Io sono stato indagato per turbativa d’asta nell’inchiesta Mafia Capitale. Con questa indagine la mia cooperativa è stata prima interdetta dalle gare, poi commissariata dal Tribunale. L’ipotesi di reato ha condizionato la vita della mia azienda che era sana, che dava lavoro a circa 800 persone disabili che vi lavoravano perfettamente integrate con gli altri lavoratori. Ora che Venafro è stato assolto, chi rimetterà a posto le cose?”.

Trasuda amarezza Maurizio Marotta, ex presidente della cooperativa Capodarco. Con questa coop Marotta gestiva i servizi di prenotazione della Regione Lazio. Quando deflagra l’inchiesta Mafia Capitale ci finisce dentro per turbativa d’asta. È quella parte dell’inchiesta crollata l’altro ieri con l’assoluzione di Maurizio Venafro, allora capo di gabinetto della Regione Lazio, accusato di essere una sorta di regista di gare d’appalto truccate e definitivamente assolto dalla Cassazione.

Capodarco come è finita dentro Mafia Capitale?
Noi partecipammo alla gara regionale per la gestione dei centri unici di prenotazione (CUP) di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere del Lazio. La gara era divisa in quattro lotti e noi presentammo un’offerta in “associazione temporanea di imprese” per tutti e quattro i lotti. A questa gara parteciparono anche le aziende di Salvatore Buzzi. La gara venne annullata dalla Regione visto che era menzionata nelle intercettazioni di Buzzi in cui si parlava di condizionamenti e turbativa d’asta. Reati che ora la Cassazione ha ridimensionato”. 

È la stessa inchiesta in cui era rimasto coinvolto l’allora capo di gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro?
Sì, esatto. Insieme a quello di Venafro c’era anche il mio nome, come presidente della Capodarco, e concorrente al gruppo di Buzzi. Buzzi aveva parlato nel suo racconto ai magistrati di come lui fosse una vittima del sistema e che tutte le gare erano truccate, ma l’assoluzione di Venafro dimostra che la gara era regolare. Io sono stato indagato per la turbativa d’asta e a seguito di questa indagine la cooperativa è stata interdetta dalla Prefettua e successivamente è stata commissariata dal Tribunale di Roma. Abbiamo perso tutte le gare e i lavoratori che lavoravano con noi sono stati licenziati. Parte sono rientrati a lavorare con altre aziende che ci sono subentrate ma dopo cinque anni la mia è una società che è stata pressoché distrutta”.

La sintesi è che se finisci dentro un’inchiesta, anche in modo marginale, sei morto?
Esatto. Non esistono paraurti, vieni distrutto” 



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