Maestranze e operai del Centro Carni sul piede di guerra: da martedì inizierà un presidio quotidiano per protestare contro quella che definiscono l’inerzia e l’insensibilità del Campidoglio.
Possibili ripercussioni potrebbero verificarsi anche sull’approvvigionamento di carni per i piccoli negozi.
“Le nostre aziende - spiega Fabrizio Forti, presidente dell’Associazione Centro Carni di Roma - stanno avendo una diminuzione anche del 95% del fatturato: la chiusura della filiera dei ristoranti e degli alberghi che si riforniscono da noi ci sta mettendo in ginocchio. Eppure abbiamo garantito anche in queste settimane terribili il regolare approvvigionamento di carne per Roma. In altri Paesi molti mattatoi sono stati chiusi perché focolai del virus. Il nostro, no”.
Solo che, secondo gli operatori, dal Campidoglio continua una sorta di silenziosa guerra al Centro Carni, finito anche dentro il calderone dell’inchiesta su Ama.
“Il Comune aveva convocato una cabina di regia sulla sorte del Centro. Da cui però non sono giunte risposte. Inutile girarci intorno: l’attuale Amministrazione - sostiene ancora Forti - vuole distruggere un’eccellenza come la nostra e far diventare il Centro una specie di immondezzaio. Non abbiamo chiesto soldi, sia chiaro. Abbiamo chiesto che il Comune comprendesse anche noi fra le aziende in difficoltà. Come per bar e ristoranti sono stati ampliate le superfici all’aperto e sospesa la tassa di occupazione di suolo pubblico, anche noi abbiamo problemi analoghi. Chiediamo di ridiscutere i nostri affitti che oggi sono diventati insostenibili”.
E visto il silenzio dell’Amministrazione Raggi da martedì si parte con un presidio fisso davanti il Centro Carni e a seguire con manifestazioni sotto Palazzo Senatorio.
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