Solo pochi giorni fa è miseramente fallito un blitz alla Camera per inserire un succoso finanziamento alla Casa Internazionale delle Donne all’interno del Milleproroghe. Ma la bufera politica intorno alla Casa non accenna a placarsi.
Parliamo di un’associazione, la Casa Internazionale delle Donne, che da 45 anni offre aiuto, assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza e in difficoltà. La Casa nasce nel 1973 quando alcune femministe occupano Palazzo Nardini a via del Governo Vecchio. Poi, dopo un lungo contenzioso con il Comune, nel 1985 il sindaco, Nicola Signorello, assegna loro un’ala del Convento del Buon Pastore alla Lungara. Nel 2001, Veltroni sindaco “sigla” la pace con la Casa con la consegna ufficiale dell’edificio. Passa Alemanno, passa Marino, arriva la Raggi. E i 5Stelle, con una visione esclusivamente ragionieristica della cosa pubblica, chiedono alla Casa (novembre 2017) gli arretrati per 880mila euro e inizia un nuovo contenzioso tutto politico e tutto giocato sulla pelle delle donne.
Da una parte i 5Stelle, dall’altra il Pd. A maggio 2018, ad esempio, Zingaretti annuncia l’intenzione della Regione di dichiarare la Casa “sito di interesse pubblico”. L’impasse non si sblocca e si avvicina sempre più la data dello sfratto. Poche settimane fa, quindi, il centrosinistra propone un emendamento al Milleproroghe per stanziare 900mila euro alla Casa che, però, cade nel territorio del Collegio elettorale Camera 1, quello dove il candidato della sinistra è il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri. La Raggi esulta come fosse una sua decisione. Ma il giorno dopo le Presidenze delle Commissioni Bilancio e Affari Istituzionali dichiarano l’emendamento inammissibile ed è la volta di Giorgia Meloni di esultare.
Ora, dopo il lungo riassunto delle puntate precedenti, scoppia di nuovo la tempesta. Tutto nasce da una delibera della Regione che assegna con affidamento diretto (costo 39mila euro e spicci, appena sotto la soglia di 40mila euro che rende obbligatorio il ricorso alla gara d’appalto) alla società Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile (Asvis) dell’ex ministro del lavoro, Enrico Giovannini, la stesura di una sorta di tabella da cui ricavare il valore economico dei servizi resi sul territorio dalle organizzazioni no profit, inclusa, ovviamente la Casa delle Donne. Attacca il centrodestra. Per la consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti, “lo studio ancora oggi assente assegna alla Casa internazionale delle Donne, grazie a questo studio sperimentale, un valore pari a 700mila euro all’anno”. Però, aggiunge la Corrotti, nel 2017 la Regione emana una delibera che stanzia 90mila euro per la Casa e, all’interno della stessa delibera si legge “che il valore economico delle attività erogate a titolo gratuito sono pari ad un valore di 700mila euro l’anno, come certifica uno studio commissionato però l’anno successivo con una determina del 20 dicembre 2018".
Altro giro, altro attacco. Stavolta da Fratelli d’Italia con il consigliere Giancarlo Righini: “Il presidente della Regione Lazio si ricorda della sua carica solo per sfruttare il potere del suo mandato a vantaggio del Pd. Dopo le tante nomine strategiche nei più diversi settori, arriva l’ingente finanziamento alla “Casa delle Donne” fondamentale presidio militante della sinistra nel centro storico di Roma, attualmente interessato dalle elezioni suppletive del I Collegio della capitale”. Righini annuncia anche un’interrogazione urgente e "esposto per verificare la legittimità di questo stanziamento con fondi pubblici che dovrebbero essere invece assegnati alle ASL che istituzionalmente se ne occupano”.
Nell’interrogazione, Righini scrive: “il 18 febbraio il presidente Zingaretti ha annunciato pubblicamente un contributo della Regione a favore della Casa Internazionale delle Donne pari a “700mila euro l’anno””. Segue altra denuncia: “nel corso del 2019 e in questi primi mesi del 2020, la Regione con più atti” ha impegnato “la somma di 750mila euro a favore di Lazio Innova” per la “prevenzione e contrasto alle discriminazioni di genere”.
Righini sottolinea la velocità fra la delibera regionale del 13 febbraio e l’annuncio di 5 giorni dopo dello stanziamento dei fondi ma come “dall’analisi dei dati a disposizione della trasparenza amministrativa non sono stati rinvenuti atti mediante i quali sia possibile verificare le procedure adottate per stabilire l’entità del contributo annunciato” e, quindi, chiede a Zingaretti “con quale atto stata finanziata per 700mila euro annui la Casa Internazionale delle Donne”.
Casa che, per altro, stando ai tabulati dei finanziamenti erogati dalla Regione, ha ricevuto dalla Pisana 90mila euro nel dicembre 2017 come “contributo straordinario” e poco più di 110mila ad aprile 2018 come bandi dei Fondi Sociali europei.
Un chiarimento arriva da Maura Cossutta, ex parlamentare e oggi presidente della Casa Internazionale: quando il Campidoglio ha avviato le procedure di recupero dei crediti e di sfratto, "nel nostro ricorso al Tar abbiamo allegato una perizia fatta dal prof. Croce di Pisa che, analizzando ore di lavoro, costi del lavoro e via dicendo, ha valutato in 700mila euro il valore del nostro lavoro. Ieri, il presidente Zingaretti è venuto da noi e ci ha detto che la Regione ha avviato uno studio (quello di Giovannini, ndr) per fare questa valutazione in via autonoma. Se il Comune vuole una propria perizia, non ha che da venire a vedere quel che facciamo”.
Se il Campidoglio annuncia che le donne di Lucha y Siesta “hanno accettato il piano personalizzato di accoglienza offerto da Roma Capitale”, l’assessore al Patrimonio della Raggi, Valentina Vivarelli, è molto dura: “È encomiabile che Zingaretti doni 700mila alla Casa. A questo punto ci auguriamo possa fare la stessa cosa con altre associazioni private che hanno un debito con i cittadini di Roma. La Casa paga un canone di locazione pari al 10 per cento del suo valore effettivo (quindi di pagare circa 80 mila euro l’anno rispetto al valore complessivo di circa 800 mila euro annui) ma ha accumulato un debito di circa 900mila euro”.
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