giovedì 23 maggio 2019

COMUNE, ULTIMA CHIAMATA PER LA PACE FISCALE


I contribuenti in lite con il Comune per i tributi hanno tempo fino al 31 maggio per presentare la domanda per la “pace fiscale”, vale a dire per una conclusione della lite a prezzi scontati.
L’annuncio viene dall’assessore al Bilancio del Comune, Gianni Lemmetti, che sulla propria pagina facebook spiega: “Mancano pochi giorni al termine ultimo del 31 maggio per presentare la domanda di adesione alla definizione agevolata delle controversie tributarie pendenti. Si tratta della cosiddetta “pace fiscale”, la procedura prevista dalla legge e a cui Roma Capitale con delibera dell'Assemblea capitolina ha dato attuazione. Significa che i cittadini che entro il 31 maggio avranno presentato la richiesta con il relativo versamento secondo le modalità indicate sul sito del Comune, potranno chiudere le vertenze con Roma Capitale e Ama SpA, pagando importi ridotti rispetto a quelli previsti”.
In sintesi: la finanziaria 2018 ha stabilito che i Comuni possono “fare la pace” con i cittadini con i quali erano in lite per una serie di tributi. 
Per Roma, si tratta di vertenze davanti ai giudici tributari relativi a Ici, Imu, Tasi e canone pubblicità, più, per Ama, anche su Tari e Tares
In sostanza, tutti coloro i quali avevano presentato ricorsi contro il Comune o l’Ama per questi tributi, possono, presentando entro fine mese la domanda sul sito del Comune - https://www.comune.roma.it/web/it/notizia/definizione-agevolata-controversie-tributarie-le-domande-entro-il-31-maggio.page - chiudere la controversia a prezzo agevolato.
In pratica per tutti ci sarà uno “sconto” cancellando interessi e sanzioni. Quel che rimane sarà il “valore della controversia” (cioè, di fatto, l’importo del tributo originario) sul quale sarà calcolato un ulteriore “sconto” in base al grado di giudizio della causa e all’esito della stessa. Di fatto, quindi, se l’ultima o l’unica causa l’avesse vinta il Comune, sarà necessario pagare l’intero importo del tributo originario. Se, invece, si fosse giunti in Cassazione e il Comune avesse sempre perso tutti i gradi di giudizio, il contribuente dovrà pagare solo il 5% del valore del tributo originario. 
In mezzo a questi due estremi, ci sono gli altri “sconti”: il 10% di sconto sul tributo originario se il ricorso in primo grado è stato presentato entro il 24 ottobre 2018 ed è ancora pendente; il 60% di sconto se il Comune ha perso in Commissione Tributaria provinciale il primo grado; l’85% di sconto, infine, se il Comune ha perso in Commissione Tributaria regionale. 
Spiega ancora Lemmetti: “La possibilità di ottenere la pace fiscale è stata estesa a tutti i tributi ma sono esclusi il canone per l'occupazione di suolo pubblico (di competenza del giudice ordinario e non di quello tributario) e le multe per violazioni al codice della strada”.
Non è la prima volta che si cerca di chiudere vertenze con i contribuenti: nell’epoca Alemanno, ad esempio, venne varata una sorta di condono tombale che riguardava anche le multe al codice della strada. In quel caso, finì sotto l’occhio del ciclone anche Equitalia per i sistemi di riscossione coattiva in cui, frequentemente, venivano inserite in un’unica cartella multe effettivamente da riscuotere insieme ad altre cadute in prescrizione, generando, insieme a volte a multe o tributi inesistenti ma richiesti, il fenomeno delle “cartelle pazze”. 
Anche all’epoca, come oggi, l’obiettivo delle pubbliche amministrazioni è duplice: da un lato, ottenere una pace sociale verso i contribuenti pareggiando i conti, dall’altro incassare sicuramente meno del “prezzo ordinario” ma incassare subito e senza ulteriori strascichi giudiziari e perdite di tempo. Insomma, piuttosto che tanti ma non si sa quando, meglio pochi, maledetti e subito. 

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