Quella che si chiude oggi è davvero una settimana da segnare sul calendario, per il povero Ignazio Marino.
Sempre più solo, sempre più inadeguato, sempre meno considerato dai suoi stessi compagni di cordata, il "Sindaco per caso" sta affondando lentamente, un po' fra il ridicolo e il tragico. Nel naufragio sta tirandosi appresso tutto lo schieramento di centrosinistra, PD in primis, e, purtroppo, la città intera.
Le operazioni di facciata reggono fino a un certo punto.
E di operazioni di facciata, Ignazio, ne ha rifilate un bel po'.
I Fori Imperiali pedonalizzati hanno sempre meno appeal anche presso i giornali. Dopo un anno di governo non è che puoi ancora giochicchiare con questa favoletta.
Le piste ciclabili fanno solo incazzare la gente, visto che da più di 100 giorni la Tangenziale Est, la Galleria Giovanni XXIII, la Panoramica sono chiuse o semichiuse al pubblico.
La partecipazione al Gay Pride del 2014 fa a cazzotti con lo slittamento del Consiglio comunale e con l'uscita del suo ufficio stampa che considera "diversi" i gay e le lesbiche.
I turisti - dice Marino - aumentano ma pare che più che altro aumentino i pellegrini e quelli che alloggiano nei bed&breakfast abusivi.
Insomma, mai come ora, per Marino vale il vecchio titolo di Vanzina: "Sotto il vestito niente".
Andiamo per ordine.
L'esordio è di quelli da far tremare le vene: 24mila dipendenti comunali in sciopero per la vicenda salario accessorio. Per l'ennesima volta, dopo il Salva Roma, il Governo deve intervenire e salvare le chiappe del Sindaco.
Renzi Matteo da Firenze non ce la fa più a parare il deretano di Marino Ignazio da Genova: si aspetta solo un nuovo hastag #ignaziostaisereno.
In realtà, il Governo dà a Ignazio un lasciapassare valido fino a luglio. Entro luglio - stesso periodo nel quale il Governo dovrà dare il via libera definitivo al Piano di Rientro dal debito del Comune - Marino deve stringere un nuovo accordo sindacale per il salario dei dipendenti.
Intanto si sta avvicinando rapidamente la scadenza dell'Ordinanza su Malagrotta. Pochi giorni ancora e o il Governo salva un'altra volta le tricolori natiche con qualche provvedimento ad sindacum, oppure ci ritroveremo Roma invasa dai rifiuti.
Arriva la Notte dei Musei e il Colosseo resta chiuso. Anzi, no. Lo apriamo a singhiozzo, proprio mentre, quasi che fosse l'unico problema della Città, si decide che il simbolo di Roma dal 753 Avanti Cristo, la Lupa, non va bene come logo della città e si pensa proprio al Colosseo per sostituirlo. Quando si vede che vuol dire arrivare per caso da qualche parte!
Finalmente si inaugura una meravigliosa pista ciclabile in XIV Municipio.
Peccato che la Tangenziale Est, la Panoramica, la Galleria Giovanni XXIII e strade varie, siano chiuse da oltre 100 giorni per frane varie ed eventuali dopo le piogge.
Roba che se ci fosse stato Alemanno...
Sorvoliamo sulla quantità e qualità dei commenti dei cittadini: assistere a una fucilazione sarebbe meno cruento.
Nella settimana dedicata al mondo gay, Marino prima annuncia la sua partecipazione al Pride, poi, quanto meno con il suo silenzio, avalla lo spostamento del Consiglio comunale straordinario dedicato all'omofobia a dopo le elezioni europee per evitare "strumentalizzazioni". Il tutto mentre il suo ben pagato Ufficio Stampa etichetta, nella newsletter ufficiale del Comune, i gay come "diversi" con tanto di virgolette.
In mezzo a tutto questo sfacelo, il nostro eroe che fa? Ma, ovvio, rilancia la pedonalizzazione del Fori Imperiali.
Risultato finale: fra pochi giorni si vota per le elezioni europee, di fatto una vera e propria conta del peso dei partiti. A livello nazionale, il PD si aspetta un ottimo risultato complice l'effetto traino del premier, Mattero Renzi.
A Roma città, invece, i sondaggi parlando dei Grillini primo partito e di un PD ben al di sotto della soglia del 30%.
Il punto è che uno scostamento, magari contenuto entro un paio di punti percentuali, fra il risultato del PD sul nazionale e quello su Roma sarà ritenuto bene o male fisiologico e, tutto sommato, accettabile. Servirà a stringere ancora di più l'incaprettamento che è in atto su Marino, commissariato di fatto.
Ma se il PD romano dovesse segnare un tonfo ben superiore a questi due punti, allora Ignazio può iniziare a far le valige.
Perché il Premier e con lui il PD romano e tre quarti della città, non ne possono più.
Consiglio: Ignazio, evita di passare sotto la statua di Pompeo!
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