“Sono trascorsi anni da quel quindicennio e certi meccanismi non possono più essere riproposti: Roma sarà governata da quello schieramento che saprà parlare non alla “curva” dei propri tifosi ma quanto più possibile allo “stadio” intero. E al ballottaggio la Raggi non ci arriverà”.
È uno dei più stretti e storici collaboratori di Veltroni e il Campidoglio lo ha visto dall’interno. Walter Verini è diplomatico nell’esprimersi ma la posizione è tutto fuorché morbida.
Verini, nel Pd romano tengono banco due temi: il nome del candidato Sindaco e il rapporto con i 5Stelle in vista del ballottaggio.
“Più che il nome è necessario il dialogo con la città. Non possiamo pensare come Pd di continuare con la tradizione di una elezione primaria chiusa, deI ticket e del solo nome. Per governare Roma forse non bastano neanche le “cento” persone indicate da Rutelli e ne servono di più: basti guardare alla rete dei Municipi, del sociale, del volontariato, dell’economia, della ricerca, della cultura. Sono energie che devono essere coinvolte perché Roma la vincerà chi saprà coinvolgere queste realtà, che sono anche nelle periferie che da un decennio sono ai margini”.
Sì ma con i 5Stelle ci governate e Virginia Raggi corre per il bis.
“Al momento la situazione è questa”.
Perché “al momento”? Ha forse qualche informazione che possa non esserci una corsa al Raggi bis?
“No, è solo una mia riflessione. Ma vedo che neanche nella stretta cerchia del Sindaco ci sta tutto questo entusiasmo. Mi pare che giusto qualche giorno fa il vicesindaco, Luca Bergamo, abbia espresso posizioni quanto meno fredde verso la ricandidatura. Linea analoga per la Lombardi. Poi, magari andrà avanti ma al ballottaggio non penso che ci arrivi”.
“Beh, dobbiamo domandarci se in questi ultimi anni la città sia migliorata o meno. Io so che all’epoca di Rutelli e Veltroini c’era un doppio filone nell’azione del Campidoglio. Intanto una spasmodica attenzione ai bisogni della quotidianità. Sono testimone diretto: con Veltroni non c’erano pause o festivi. Poi c’era la visione, la vocazione internazionale di Roma come Capitale europea e universale. E qui, nella sindacatura Raggi non c’è stata purtroppo né l’una né l’altra”.
Veramente, alcune critiche arrivano alla Raggi proprio perché continua a fare post su una scalinata ripulita dalle erbacce o su un ascensore riparato.
“A parte che di queste cose leggiamo giusto da alcuni giorni ma qui il discorso è complessivo. A Roma in questo quinquennio abbiamo avuto un arretramento globale di tutto, dall’ordinario allo straordinario. Si dovevano impostare i lavori per il Giubileo e spetteranno al prossimo Sindaco. Roma è semplicemente peggiorata. Alle elezioni per il suo secondo mandato, Veltroni prese il 61,4 percento. Lei pensa che la Raggi sia in grado di conseguire lo stesso risultato? Io no e semplicemente perché si è dimostrata inadeguata al ruolo, priva di una visione sulla città e incapace di amministrarne la quotidianità”.
E qual è il nome della sinistra in grado di avere una visione della città e che sappia amministrarla?
“Il nome non può uscire solo da un confronto interno, al chiuso dei partiti. Il mondo è cambiato e dobbiamo prenderne atto. Peraltro, io non penso che basti solo il nome del leader, del candidato sindaco. Occorre mettere insieme una squadra che sappia parlare alla città. Un qualcosa che si può fare solo uscendo nella società e mobilitando le migliori energie”.
Facciamo un gioco: un nome del centrodestra che lei teme possa vincere la corsa.
“Non so chi il centrodestra candiderà. Ma il ragionamento che ho fatto per il Pd vale anche dall’altro lato. La corsa a Palazzo Senatorio sarà vinta da chi saprà parlare alla platea più ampia. Ma mi auguro che la destra di Salvini e Meloni non torni in Campidoglio dove hanno già dato prove negative con posizioni chiuse che rischierebbero di accentuare il declino della Capitale”.
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