venerdì 9 agosto 2019

METRO, A NOVEMBRE RIAPRE BARBERINI. FORSE




Forse, per novembre, potrebbe riaprire la stazione metro Barberini, chiusa dal 21 marzo scorso a seguito dei problemi sulle scale mobili. 
L’annuncio sulla possibile riapertura, condito da mille condizionali, arriva da Atac, ascoltata in Commissione Trasparenza.
Di fronte alla Commissione presieduta dal Dem Marco Palumbo, il direttore Procurement, Legale e Affari generali di Atac, Franco Middei, ha spiegato: “Entro fine settembre partiranno gli interventi sulle prime due scale mobili, ed entro fine ottobre sulle altre due. Orientativamente la stazione Barberini potrà riaprire a novembre. La stazione è sotto sequestro e Atac, il 6 agosto, ha presentato istanza di dissequestro sulla base del cronoprogramma dei lavori presentato dalla ditta Otis sulle scale mobili. Aspettiamo di poter entrare per effettuare i lavori sulle 4 scale. I tempi che sono previsti da Otis per i lavori sono fine settembre per i lavori sulla prima coppia di scale, fine ottobre per la seconda coppia di scale. Quindi prevediamo appunto nelle prime settimane di novembre di avviare le verifiche necessarie sulle stesse e poi riaprire la stazione, perché la riapertura deve avvenire in sicurezza e senza ombre”.
Le scale mobili a Barberini sono 6 e sono fondamentali: non esistono scale fisse, quindi per l’accesso in stazione - che, per altro, è la seconda, dopo Spagna, per profondità scendendo a meno 30 metri sotto il piano strada - 4 scale mobili funzionanti sono il minimo standard di sicurezza.
Il caos scale mobili era iniziato a ottobre del 2017 quando, qualche ora prima della partita di Champions fra Roma e CSKA di Mosca, una trentina di tifosi russi era rimasta coinvolta nel crollo della scala a Repubblica, conteggiando svariati feriti. Stazione immediatamente sequestrata dai magistrati. Poi, gli stessi “sintomi” di Repubblica si erano registrati alle scale di Spagna e Barberini che, sotto le feste di Natale, vennero chiuse a singhiozzo. Un singhiozzo di apri e chiudi ben oltre il ridicolo nel più totale silenzio del sindaco di Roma, Virginia Raggi, e dell’assessore alla Mobilità, Linda Meleo. Alla fine, anche Barberini e Spagna vennero chiuse per sicurezza creando, per mesi, il treno alta velocità di Roma con salita a Termini e discesa a Flaminio. Caos generato dal meraviglioso appalto per la manutenzione delle scale mobili bandito da questo management di Atac (nominato da questa Giunta comunale) e da Atac assegnato con un ribasso che sfiorava il 50%. Caos dal quale con fatica e a carissimo prezzo si sta uscendo: scaricare e sostituire il vecchio appaltatore, trovare chi (Otis) nell’emergenza lavorasse per riaprire solo alcune scale mobili ci costa un totale di 8 milioni e 648mila euro. 7 milioni e spicci da dare alla Schindler come subentrante al vecchio appaltatore fino a giugno 2020 e un altro milioncino abbondante a Otis per rimettere in piedi 23 scale mobili nelle tre stazioni centrali della linea A.
Che, poi, nelle altre stazioni le cose non è che vadano bene:  ieri 27 fermate fra A, B, C, e Roma-Lido, lamentavano impianti fermi: 7 nella A, 11 nella B/B1, 5 nella C e 4 della ferrovia per Ostia. 
Atac centellina le riaperture: “Entro fine mese - dice sempre Middei - riaprirà anche l'altra scala mobile della stazione Repubblica. La quinta scala mobile della stazione metro A di piazza di Spagna è stata riaperta in questa settimana”.
E le opposizioni vanno a nozze. Bruno Astorre, senatore Pd, ironizza: “Atac comunica che la fermata metro Barberini aprirà forse a novembre. Ma non specifica di quale anno”; Davide Bordoni, capogruppo Forza Italia in Campidoglio: “Il Comune risarcisca gli imprenditori penalizzati attraverso una specifica delibera”; Francesco Figliomeni, Fratelli d’Italia, parla di “cittadini abbandonati. Nessuno degli assessori della giunta Raggi si è degnato di presentarsi in commissione”.
Infine, nota di colore: la rete non perdona. Non passa giorno senza che il sindaco Raggi pellegrini per la città presentando la prima tranche dei nuovi bus, i 227 comprati da Consip. Solo che gli utenti hanno notato come i bus usati per la presentazione siano sempre gli stessi: identici numeri di matricola. Un po’ come la leggenda degli aerei di Mussolini.

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