giovedì 18 luglio 2019

STADIO; LA ROMA VA ALLA REGIONE PER LA FERROVIA


La richiesta ufficiale è stata presentata il 10 luglio scorso all’ufficio dell’architetto Manuela Manetti, presidente della Conferenza di Servizi decisoria e la domanda è piuttosto secca: traslandola dal burocratese al linguaggio comune, la Roma chiede alla Regione: “quali opere sul trasporto vanno considerate vincolanti” per l’apertura dello Stadio di Tor di Valle? 
L’impasse che, da più di qualche mese, tiene in un mezzo limbo la stesura della Convenzione urbanistica (il contratto vero e proprio fra il pubblico e la Roma) per lo Stadio potrebbe chiudersi prima della pausa estiva dei lavori del consiglio comunale.
Nelle quattro pagine firmate dalle tre società proponenti - Eurnova come “soggetto proponente”, TDV Real Estate come futura acquirente delle aree e Stadio TDV come futuro sviluppatore del progetto - alla Manetti viene chiesto “di confermare” che, gli “interventi necessari ad assicurare la "contestualità" dell'esercizio del trasporto pubblico su ferro”, sono “esclusivamente” quelli inseriti nel “progetto approvato dalla Conferenza di Servizi” e per i quali il privato proponente dovrà curare la “gara d’appalto, il finanziamento, il completamento ed il collaudo” mentre restano escluse quelle opere “al di fuori del progetto Stadio della Roma” la cui realizzazione è indipendente dallo Stadio.
Scendendo su un piano più pratico, il nodo è quello della “contestualità”: il Comune - dopo aver cancellato tutte le opere pubbliche di mobilità (Ponte di Traiano e interventi per il trasporto su ferro che davano origine a compensazioni) per poter cancellare le tre Torri di Libeskind - vorrebbe subordinare l’apertura dello Stadio al completamento degli interventi di ristrutturazione della Roma-Lido di Ostia che sono finanziati da Stato e Regione e che sono gestiti dalla Pisana. 
La Roma, ovviamente, non ci sta a legare l’apertura di Tor di Valle a opere fatte da altri soggetti su cui né la Roma né il Comune hanno alcun potere di intervento. 
Da qui, lo stallo: gli uffici si sono visti e rivisti limando tutti (o quasi) gli altri dettagli. Nell’ultimo incontro con il vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni, è stato il sindaco, Virginia Raggi, a suggerire questo ricorso alla Presidenza della Conferenza di Servizi. Compiendo, dopo la tragicommedia del Politecnico di Torino, ancora l’errore di rivolgersi a soggetti terzi per chiarire il caos creato dalle decisioni della Giunta grillina. 
E, da parte della Roma si inizia a disegnare la potenziale road map: dando per scontata la risposta favorevole all’interpretazione “giallorossa” della querelle Roma-Lido, la Roma andrà dalla Raggi chiedendole di far concludere i lavori di stesura dei testi e portare tutto, Variante e Convenzione, al voto in Aula magari per settembre quando è anche prevista una visita di James Pallotta a Roma. In caso di risposta positiva, tutto bene, si vota, si firma tutto e si avvia il cantiere. In caso di melina o diniego, verrebbe comunque presentata istanza di voto in modo tale da avere un atto da impugnare in Tribunale per il risarcimento. E a quel punto, prenderebbe quota l’ipotesi Fiumicino






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