mercoledì 20 febbraio 2019

AMA; MURARO: "AI MANAGER QUESTA AZIENDA SERVE SOLO PER IL CURRICULUM"


Gli amministratori che si sono succeduti sanno che non rimarranno più di 1 o 2 anni, che al massimo Ama è una voce nel curriculum. E comunque servono manager competenti e romani: non si può continuare a prendere manager da altre città che hanno gestito sì e no 200 persone”.

Paola Muraro è stata il primo assessore all’Ambiente della Giunta Raggi e venne dimissionata perché raggiunta da un avviso di garanzia per fatti legati ad Ama antecedenti il mandato in Campidoglio. Fatti da cui è stata assolta: “Ho ritirato il decreto di archiviazione che è datato settembre: un prestampato che si riferisce alle motivazioni del Pm. È un’indagine che ha fatto “morti” prima del processo. Un periodo difficile della mia vita, un calvario che è alle spalle”.

Quando ha detto “Roma ha bisogno di discariche”, ha voluto mandare un messaggio alla Raggi “Non mi richiamare ché non vengo”?
"La discarica serve. Non parliamo più di Malagrotta ma di una discarica di inerti. Certo, il Sindaco quell’affermazione non l’ha presa molto bene".

Ha letto la bozza di piano industriale Ama?
"Hanno avviato il porta a porta e il sistema informatico ma gli operatori non sanno come utilizzarlo. Allora diventa inutile fare comunicati. Quando mi si parla di “materiali post consumo” non è che cambiando le parole ho risolto il problema, se poi, a casa mia, il materiale post consumo lo ritirano una volta al mese. Al Sindaco non vengono detti i problemi".

Sicura che non vengano detti? Non è che non si accettano le soluzioni? Se dico no inceneritori, termovalorizzatori, gassificatori, discariche e la differenziata salverà il mondo, poi devo portare i rifiuti in viaggio...
"Sono d’accordo nel dire che manca l’impiantistica. Per questo dico che occorrono impianti che possano trattare comprese le discariche per inerti. Per questo le scelte, anche scomode, vanno fatte in modo definitivo non legate alla durata della consiliatura". 

Quindi?
"Quindi, da tecnico, io suggerirei di procedere con una revisione totale di tutte le autorizzazioni già rilasciate su Roma per trattare i rifiuti, alcune delle quali non sono usate. Queste autorizzazioni vanno aggiornate con le più recenti tecnologie". 

Qual è la scelta tecnica migliore per Roma?
"Cominciamo a posizionare gli impianti di recupero, parametrati sul fabbisogno di Roma quindi non piccoli che non sono vantaggiosi neanche dal punto di vista ambientale. Il problema a Roma e nel Lazio sono discariche e termovalorizzatori. Roma conferisce in discariche fuori regione che sono in via di esaurimento e, quindi, inizieranno a privilegiare i rifiuti locale. Esistono brevetti e tecnologie innovative, anche del CNR, che generano materiali termoplastiche e inerti. Era quel che volevo realizzare nei mesi del mio assessorato insieme alla riduzione dell’indifferenziato".

Ma la riduzione dell’indifferenziato richiede un’Ama viva e in buona salute.
"Sono d’accordo. In questi due anni non sono riusciti a ottimizzare le risorse Ama. C’erano progetti presentati dagli stessi operatori Ama che erano alla base delle micro isole ecologiche, vale a dire la rimozione dei cassonetti dalla strada per essere concentrati in aree specifiche sorvegliate da personale con disabilità. Questo sistema può consentire di ridurre subito l’indifferenziato".

La differenziata però aumenta con ritmi da lumaca e Ama versa in condizioni critiche.
"Ama ha un suo attivo che deriva dalla Tari. Il problema è che paga lo scotto di non avere un parco mezzi adeguato, zero manutenzioni, cassonetti sempre rotti che sembriamo l’Africa, centinaia di km per portare i rifiuti fuori regione".

Che idea si è fatta di questa lunga agonia di Ama? Forse fonderla con Acea?
"Lo avevo già ipotizzato due anni fa. Anche perché Acea ha un impianto su terreno Acea in corso di autorizzazione a Malagrotta. Ama spazzerà le strade e Acea farà gli impianti?"

Nessun commento:

Posta un commento