mercoledì 9 gennaio 2019

LOTITO RILANCIA (ALLE SUE CONDIZIONI) LO STADIO DELLA LAZIO



Io ancora non ho chiesto, sto aspettando. Aspetto”. Se per la Roma siamo all’ultimo miglio, per lo Stadio della Lazio tutto è fermo. Parola di Claudio Lotito che, nella serata di lunedì, a conclusione della riunione allargata dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, torna a parlare dello Stadio della Lazio. E, incidentalmente, anche di quello della Roma.
Secondo il patron biancoceleste “la legge è stata deturpata negli altri paesi per gli stadi sono intervenuti i governi che hanno messo i soldi. Siccome in Italia i soldi non si possono mettere perché non ci stanno, se il privato vuole fare un’iniziativa, è giusto che venga messo nella condizione di farlo”.
In realtà, con poche eccezioni - Wembley, Ethiad Stadium, Stadio Olimpico di Londra, Parco dei Principi, Stade de France, Amsterdam Arena - le principali squadre europee hanno stadi di proprietà costruiti privatamente: Bayern Monaco, Barcellona, Real Madrid, Manchester United, Liverpool, Chelsea, Arsenal. 
Torna, poi, il Presidente della Lazio sulla sua idea originaria dello Stadio delle Aquile da fare a nord di Roma, sulla Tiberina: “Io avevo proposto all’epoca, uno stadio dove c’era uno svincolo dell’autostrada a tre corsie, la stazione ferroviaria dentro lo stadio ed era pure facilmente raggiungibile, se uno voleva fare una cosa romantica tipo Tamigi, partiva da Castel Sant’Angelo col battello e andava allo stadio. Questo non me l’hanno consentito”. 
All’epoca (2004/2005) sia il Comune di Roma che la Regione Lazio bocciarono l’idea di Lotito perché localizzato in un’area soggetta a un vincolo non superabile (è la zona di esondazione controllata del Tevere per evitare che vada sott’acqua Roma in caso di piena) e perché il progetto venne ritenuto comunque troppo impattante presentando una richiesta di cubatura per abitazioni considerata eccessiva.  
Lotito, però, contrattacca: “Chi è preposto a governare, si deve assumere la responsabilità di scegliere sentendo in via preventiva tutte le esigenze e poi decidere e sarà valutato per la decisione presa, ma non è che possiamo criminalizzare prima la decisione. Le pubbliche amministrazioni, soprattutto quelle locali, frappongono una serie di ostacoli di carattere tecnico”.
Fra le obiezioni di carattere tecnico per Lotito rientra pure il problema dei vincoli idrogeologici: “Il vincolo idrogeologico è superabile. Venezia non è costruita sull’acqua? C’è un modello secondo cui se una volta ogni duecento anni c’è un’esondazione, quello è il rischio idrogeologico. Quella zona ha un vincolo strumentale che è legato al fatto che quando c’è la piena, inondano artificialmente le pianure per evitare che s’inondi  Roma. Si chiamano “casse di espansione” strutture che si possono espandere e l’acqua va lì. Quindi è un problema che si supera. Il Comune di Monterotondo, 35mila abitanti, era in zona a vincolo idrogeologico tant’è vero che le casse d’espansione sono state fatte dopo”.
Non è da escludere l’idea di non farlo a Roma: “ci stanno tanti comuni limitrofi” ma rimane il problema dei costi: “quanto costa lo stadio? Trecento milioni? Trecento milioni di cubatura. Cinquecento? Cinquecento milioni di cubatura”. Peccato che le compensazioni non vengano concesse per lo Stadio, considerato opera privata, ma per le opere pubbliche.

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