Non basta l’ordinario caos, i romani devono pagare qualche misteriosa colpa commessa in altre vite: scioperi in vista per il trasporto pubblico, manco a dirlo, venerdì. E poi agitazioni per la raccolta dei rifiuti.
Si parte venerdì 6 luglio: inizialmente a scioperare sarebbero stati in due: l’Ugl con un’astensione dal lavoro per 24 ore. E, in aggiunta, anche i lavoratori aderenti al sindacato Cambia-menti M410 (quello della pasionaria Micaela Quintavalle, e considerato più che vicino ai 5Stelle) avrebbero incrociato le braccia per 4 ore, dalle 8.30 alle 12.30. Poi, nel tardo pomeriggio di ieri, arriva l’annuncio dell’Ugl di un differimento dello sciopero ad altra data, grazie alla firme di un protocollo d’intesa siglato presso l’Assessorato capitolino alla Mobilità.
Alla fine, quindi, a rinverdire i fasti degli scioperi del venerdì rimane solo il sindacato più grillino, con le sue 4 ore di astensione dal lavoro.
Non va meglio per la raccolta dei rifiuti. Sabato 14 luglio scenderanno in sciopero i lavoratori aderenti ai sindacati Fp Cgil, Fit Cigl, Uilt e Fiadel. Queste organizzazioni hanno inviato ieri una comunicazione alla sindaco di Roma, Virginia Raggi, al prefetto di Roma, Paola Basilone, all'assessore capitolino ai Rifiuti, Pinuccia Montanari, al presidente di Ama, Lorenzo Bagnacani, e alla Commissione di garanzia sugli scioperi. Nella missiva i sindacati hanno sottolineato l'esito negativo dell'incontro con Ama avuto lo scorso 25 giugno in Prefettura e l'assenza "di passi avanti significativi in riferimento agli impegni assunti con accordo sindacale per la sostanziale modifica" delle delibere di giunta 52 e 58 del 2015. Nel mirino dei sindacati le due delibere comunali di cui viene chiesta la modifica riguardano, in sintesi, lo sblocco delle assunzioni in Ama. “Stiamo lavorando - prova a rassicurare la Raggi - credo che nei prossimi giorni sarà portata in giunta la delibera che supera questo problema”.C'è ancora, quindi, una possibilità che lo sciopero venga revocato ed è legata all'esito dell'incontro che venerdì i sindacati avranno in Campidoglio con Roma Capitale e l’Azienda. Se l’esito dell’incontro sarà una fumata nera, la serrata si farà (i livelli minimi di servizio saranno comunque garantiti) e la data del 14 luglio non e' stata scelta a caso: infatti, il codice di regolamentazione delle modalità di esercizio del diritto di sciopero prevede sia un preavviso di almeno 10 giorni per la proclamazione sia dei periodi di "franchigia ed esclusioni" tra cui quello che va dal 15 luglio al 31 agosto.
E così, mentre l’intero sistema patisce l’ennesima e oramai ordinaria crisi ciclica legata alla carenza di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti dovuta alla totale incapacità programmatoria delle Amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo dal 2001 a oggi, sui romani rischia di abbattersi uno sciopero che potrebbe mandare nuovamente in blocco la raccolta dell’immondizia cittadina.
Esemplificativo, a questo riguardo, il solito punzecchiamento reciproco fra Comune e Regione. L'assessore all'Ambiente del Lazio, Massimiliano Valeriani, sottolinea l'esigenza che si indichi una discarica in città, perché smaltire "il 100% dei rifiuti trattati della Capitale in impianti fuori dai confini comunali è insostenibile". Il M5S in Comune non ne vuol sapere, bolla come "una condanna indegna" realizzare altre "buche" come Malagrotta (la mega-discarica chiusa durante l'era Marino) e chiede risposte alla Pisana. Raggi, da parte sua, ribadisce come la soluzione sia il nuovo modello porta a porta. Che si espande sì, ma con tale lentezza che Legambiente ha stimato in 191 anni il tempo necessario a coprire l’intera città.
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