giovedì 31 luglio 2014

STADIO, IL MACIGNO ESPROPRI

C’è un capitolo nella storia dello Stadio della Roma che ancora non è stato esplorato e che, insieme a infrastrutture, parcheggi, mobilità e cubature, deve essere sciolto dalla Conferenza di Servizi di oggi. 
Si tratta degli espropri. Ed è un tema che può incidere sull’esito finale del progetto.



Presentando il progetto, la Eurnova non ha indicato il “piano particellare”, vale a dire l’esatto elenco delle aree interessate dal progetto. Aree che vengono identificate sul foglio del Catasto con dei numeri. È un documento fondamentale perché serve a identificare esattamente l’area su carta, determinarne precisamente la superficie interessata e stabilirne la proprietà. Tutto ciò al fine di avviare correttamente le procedure di esproprio.



E non stiamo parlando di pochi metri quadri: nello studio di fattibilità presentato dalla Eurnova si legge, infatti, a pagina 14, che il “progetto di sviluppa su un’area di 547.015 metri quadri di proprietà di Eurnova; 86.716 di proprietà pubblica e 451.789 di proprietà di privati che sarà assoggettata ad esproprio”. In sostanza, quindi, su un totale di 1.085.520 metri quadri interessati da tutto il complesso Stadio di Tor di Valle, il 50,4% è di Eurnova; il 41,6% è da espropriare e l’8% è di proprietà pubblica. Per gli espropri, i proponenti mettono in conto di dover spendere poco più di 30 milioni di euro per le indennità.
Gli uffici capitolini hanno fatto una prima scoperta: il 10% di queste aree da espropriare (circa 46mila metri quadri) è vincolato a riserva naturale; la proprietà è della Tenuta dei Massimi, parco di Roma Natura, società regionale. Sull’area in questione, da progetto, dovrebbe essere costruita la rotatoria fra la Ostiense e la Via del Mare.
Non che quest’area non sia espropriabile e non possa cambiare di destinazione d’uso. Ma non dovrebbe poter essere il Comune a farlo. Occorre una variante urbanistica che dovrebbe spettare alla Regione. Condizionali d’obbligo visto che è in atto una sorta di querelle interpretativa delle norme fra i diversi uffici capitolini interessati.  



Secondo problema: tutto l’intervento riguarda una cinquantina di particelle catastali: 2 di proprietà Eurnova, 10 pubbliche e 37 di privati. Fra queste 37, 23 risultano essere di tre società riconducibili, secondo le voci di Campidoglio, al Gruppo Armellini. Tanto che, nei giorni scorsi, all’Assessorato all’Urbanistica si sarebbe presentato un emissario del Gruppo che avrebbe presentato domanda di accesso agli atti dello Stadio. 
Abbiamo provato a contattare l’avvocato Piselli, storico legale del Gruppo Armellini, il quale si è limitato a un sobrio “non ne so nulla”. 
Se le voci trovassero conferma, si aprirebbe un nuovo fronte di dispute legali.


STADIO, OGGI IL D-DAY

Oggi è il D-Day dello Stadio. Oggi, in mattinata, negli uffici dell’Urbanistica all’Eur, si riunisce la Conferenza di Servizi che dovrà esaminare il progetto dello Stadio della As Roma a Tor di Valle presentato dalla Eurnova di Parnasi. Oggi, sapremo, quindi, non tanto se il progetto verrà accolto o respinto - difficile ipotizzare che i funzionari capitolini boccino completamente l’opera - ma quali prescrizioni verranno impartite ai proponenti per ottenere l’assenso del Comune al progetto definitivo. A ieri sera ancora non c’era assolutamente nulla di deciso e definito: tutto in alto mare.






Alle diverse - e spesso contraddittorie - uscite dei politici, ha fatto da contraltare l’intervista di Mark Pannes a Roma Channel ribadita a chiare lettere anche dal presidente, James Pallotta. 

Da un lato, limitandoci solo agli Assessori - in diverse circostanze, perplessità sono state espresse dai titolari dell’Urbanistica, Giovanni Caudo, dei Trasporti, Guido Improta, dei Lavori pubblici, Paolo Masini, del Commercio, Marta Leonori, e dello Sport, Luca Pancalli. In sintesi, i cinque Assessori hanno manifestato riserve sull’impatto generale che lo Stadio, e tutte le opere ad esso collegate, potrà avere sulla città. Troppe cubature richieste per un progetto carente in termini di interesse pubblico.

Dall’altra, l’intervista di Pannes che, da membro del CdA della Roma, braccio destro di Pallotta e capo dell’intero progetto Stadio, dice a chiare lettere: il progetto dev’essere valutato unitariamente, portiamo un sacco di soldi alla città in opere pubbliche e migliaia di posti di lavoro fra costruzione e successiva gestione dello Stadio ma, consapevoli anche noi che il progetto non è perfetto, siamo pronti a fare modifiche.
Ancora più netto il presidente della Roma, James Pallotta: “Questo è un progetto nell’ordine del miliardo di euro, di cui 300 milioni dedicati alle infrastrutture con finanziamenti privati. Approvare questo progetto è importante”.

Al tavolo della Conferenza di Servizi di oggi, siederanno tutti i vari capi dipartimento e capi di direzione dei diversi assessorati comunali. Non è prassi che i politici partecipino alle Conferenze di Servizio, quindi non dovrebbero esserci né Caudo né Improta, i due uomini forti della Giunta e i cui Assessorati sono più direttamente coinvolti nell’opera. Quasi tutti i direttori delle diverse branche dell’Urbanistica e della Mobilità, più Segretariato Generale, al quale è demandato il compito di scrivere la eventuale delibera da portare in Consiglio comunale, e l’Avvocatura capitolina.
Oltre loro ci saranno Atac, Ama, Acea, Eni, Italgas, Regione Lazio, Trenitalia, Asl, tre Sovrintendenze, all’Archeologia, ai Beni Culturali e ai Beni architettonici e per il Paesaggio, e l’Autorità di Bacino del Tevere.
Tutti questi tecnici devono decidere se il progetto presentato da Parnasi va accolto così com’è, respinto direttamente o accolto con modifiche.

Nel primo caso, prima si va dritti in Consiglio comunale con una delibera che dichiari l’interesse pubblico dell’opera. Dopo di che, Parnasi presenterà il progetto definitivo in Regione che ha 6 mesi di tempo per approvarlo in Conferenza di Servizi decisoria. A quel punto, si potrà iniziare a costruire.
Nel secondo caso, l’iter si ferma. Parnasi potrà solo riprendersi le carte, rifare il progetto e provare a ripresentarlo.




Nel terzo caso, invece, occorrerà vedere quali modifiche potrebbero essere richieste dal Comune. E qui la strada si fa complessa. Se sono modifiche parziali e non particolarmente significative sul progetto, Parnasi dovrà tenerne conto in sede di progetto definitivo, da presentare sempre in Regione. Se, al contrario, fossero estremamente impattanti, tanto da alterarne l’intero equilibrio economico-finanziario e, quindi, la sua sostenibilità, Parnasi potrebbe scegliere di ritirarlo, modificarlo e ripresentarlo oppure di provare la strada del tirar dritto e modificare il progetto definitivo sperando nell’avallo della Regione. In mezzo, ci sarà il Consiglio comunale che dovrà votare la delibera che sancirà l’interesse pubblico dell’opera. 
E lì occorrerà vedere quanto ila delibera sarà restrittiva: se l’Assemblea voterà un testo che rende totalmente vincolanti tutte le prescrizioni della Conferenza di oggi, il progetto dovrà essere adeguato, pena la decadenza del pubblico interesse. 


martedì 29 luglio 2014

STADIO; MARK PANNES: "SERVE A TUTTA LA CITTÀ"

E, alla fine, a due giorni dal responso sul progetto Stadio, la Roma rompe il silenzio che ha caratterizzato la Società in queste ultime settimane. 
Mark Pannes, membro del Consiglio di Amministrazione della Roma e braccio destro del presidente, James Pallotta, rilascia una lunga intervista a Roma Channel per chiarire la posizione della Società su tutto il dossier Stadio.



Riassumendo, Pannes afferma che raramente un progetto di questa importanza viene automaticamente approvato; il nuovo impianto creerà occupazione diretta e nell’indotto e questo è un elemento di pubblico interesse; alcune parti del progetto possono essere migliorate, ma non va dimenticato che con lo Stadio si portano 300 milioni di dollari di investimenti privati su Roma. 

Entrando nel merito proprio del “pubblico interesse”, Pannes dice: “Noi abbiamo un’idea di interesse pubblico molto più ampia del solo club o del nuovo Stadio. La creazione di occupazione è un fattore importante. Stiamo parlando di un minimo di 3.000 posti di lavoro creati nel corso della costruzione e almeno altrettanti quando lo stadio sarà aperto. Se aggiungiamo poi le aree dedicate all’intrattenimento, i cinema, i ristoranti e gli uffici si creeranno ulteriori nuovi posti di lavoro. E chiaramente in un momento come questo, noi crediamo che la capacità di portare nuova occupazione, sia un elemento di pubblico interesse per la città di Roma”.



Di fronte al possibile “spacchettamento” della risposta del Comune (approvazione con modifiche dello Stadio e delle sue pertinenze ma bocciatura delle cubature aggiuntive), Pannes è molto chiaro: “Gli elementi del sito principale lavorano insieme come un’unica unità, indivisibile e creata per poter essere economicamente sostenibile. I costi legati alle infrastrutture sono molto alti e per poter sostenere un finanziamento privato dobbiamo prevedere delle attività commerciali aperte di giorno e di sera” per creare “un ecosistema pienamente funzionante che finanzi “i costi delle infrastrutture previste per questo grande progetto”.

L’uomo che Pallotta ha messo a capo dell’intero progetto risponde direttamente anche a quanti avevano avanzato dubbi in merito alla questione societaria. Lo Stadio di chi sarà?
Abbiamo un gruppo di proprietà che ha una partecipazione di controllo nel club, e avrà la partecipazione di controllo anche nello stadio. Quello che abbiamo è un gruppo di proprietà e uno stadio da un lato, e la società dall'altro, entrambi controllate da un gruppo che è guidato da Mr. Pallotta. Unicredit, azionista di minoranza del club, ha rifiutato di partecipare al finanziamento dello stadio. La proprietà di controllo per entrambi è una holding gestita da Mr.Pallotta. Per rispondere alla domanda su cosa accadrebbe se una delle due entità fosse venduta, sia essa lo stadio o il club, dico che non è una cosa molto realistica, perché il loro valore combinato è molto superiore rispetto al loro valore singolo. Quindi c'è sempre l’incentivo a tenere insieme le due entità e un grande disincentivo a separarle”. 
Una risposta Pannes la dedica al “nodo dei nodi”, i trasporti e la mobilità.



Abbiamo bisogno di aggiornare gli accessi stradali intorno a tutto l'impianto. Vogliamo collegarlo meglio facilitando l’accesso delle autovetture all'autostrada che si trova nelle vicinanze. Siamo inoltre consapevoli che dobbiamo incrementare i collegamenti con la Via del Mare e Via Ostiense, e lavorare ad entrambe le linee della metropolitana e la stazione di Tor Di Valle”. 
In chiusura, un’ultima battuta chiarissima: il progetto porta “Quasi 300 milioni di dollari d’investimenti privati in infrastrutture. Sappiamo che in tutto il mondo è molto difficile trovare un privato pronto a farsi carico di un investimento così alto”.

Tra due giorni la prima, cruciale risposta da parte della Conferenza di Servizi convocata dal Comune.




lunedì 28 luglio 2014

STADIO AS ROMA IN SOSPESO

Giovedì 31 luglio è il D-Day per lo Stadio: il Comune darà il responso al progetto di fattibilità presentato dalla società Eurnova del Gruppo Parnasi.


Nelle “stanze dei bottoni”, però, complice anche il clima avvelenato dall’arrivo – per altre storie – di tre avvisi di garanzia ad altrettanti funzionari dell’Urbanistica, tutti e tre al lavoro anche sullo Stadio, il clima è pesante e le valutazioni sul progetto del Gruppo di Lavoro, preparatorio alla Conferenza di Servizi, non sono positive.
Vediamo perchè.

LA STIMA DEI COSTI
Ad inizio settimana, è stata completata l’analisi dei costi che Eurnova ritiene di dover sostenere per costruire le opere pubbliche – strade, fognature, parcheggi, verde pubblico – necessarie al sistema Stadio. Il Comune ritiene questi costi sottostimati di almeno il 30%. Invece dei 270 milioni preventivati da Parnasi (che ne coprirebbe solo 50), il costo reale dovrebbe essere intorno ai 350 milioni di euro. Il timore è che, avallando questo aspetto del progetto così com’è, una volta iniziati i lavori, si possa rendere necerssaria una “variante di progetto” per evitare il blocco dei cantieri, con richiesta di aumento di cubature per scongiurare il rischio Nuvola di Fuksas o Vele di Calatrava.


PARCHEGGI
Nel progetto, si ritiene che 6mila auto di tifosi siano occupate da 3 persone per veicolo. Alla Mobilità ritengono errata questa ipotesi e, di conseguenza, che i posti auto siano sottostimati. Anche perchè, una parte consistente dei parcheggi sarebbe a pagamento, a 5 e 10 euro ad incontro. Il rischio, paventano dalla Mobilità, è che non solo la quantità in sé sia sottostimata ma che proprio i costi così onerosi, possano spingere molti alla ricerca del posto selvaggio, con caos in tutto il quadrante.

INFRASTRUTTURE
Alla Mobilità ritengono che gli interventi proposti nel progetto di adeguamento delle strade principali – via del Mare, via Ostiense e Roma-Fiumicino – siano inadeguate e che il progetto sia troppo limitato alle immediate vicinanze dello Stadio per essere davvero fruibile per tutta la città.


TEMPI DI AFFLUSSO
Anche il calcolo delle fasce orarie dei tempi di afflusso allo Stadio in occasione degli incontri viene ritenuto non attendibile perchè, in caso di partite infrasettimanali, i tifosi si sommerebbero agli altri cittadini che gravitano in quel quadrante mandando la città ulteriormente in sofferenza.

METROPOLITANA
Uno dei nodi che non convince né Improta né il titolare dell’Urbanistica, Giovanni Caudo. Entrambi ritengono che allo Stadio ci si debba poter arrivare in metro. Ma, in primo luogo, in Comune non esiste nemmeno uno straccio di progetto che preveda nuove instrastrutture di metropolitana in quella zona. In secondo luogo, a parte la Metro B – per il quale l’unica ipotesi di studio accademico prevederebbe uno scambio come a Bologna e un ponte per saltare i binari dal costo superiore ai 100 milioni e tempi di realizzazione indefiniti – l’altra linea su ferro, la Roma-Lido di Ostia, già è al limite del collasso oggi ma, soprattutto, è di proprietà della Regione Lazio che pensava pure di darla in gestione ai francesi di Ratp.

CUBATURE
Il progetto Eurnova è diviso in due parti: il Quadro A – che comprende lo Stadio vero e proprio, l’area chiamata Trigoria (campi da allenamento, palestre, commerciale, uffici, il ristorante panoramico, la Hall of Fame), i 5.800 metri quadri di commerciale che includono il centro Nike, i parcheggi e il verde pubblico – e il Quadro B, cioè le cubature aggiuntive tutte utilizzate per uffici e negozi e due hotel. Cubature aggiuntive pari a circa 970mila metri cubi. Si tratta di ciò che Eurnova ritiene necessario per “far quadrare i conti” delle opere pubbliche.
All’Urbanistica, però, non paiono molto propensi a dare l’ok a questa parte del progetto. Non si vedrebbe, a parere dei funzionari, quale sia la pubblica utilità per la città di questa parte dell’opera che, anzi, viene vista più come una speculazione edilizia. Anche perchè, argomentano in Campidoglio, la sostenibilità dell’intero piano – oggi calcolato con mutui ventennali – si potrebbe raggiungere senza cubature aggiuntive ma prolungando la durata dei mutui.


DIFFICOLTÀ POLITICHE
Vi è un aspetto da non sottovalutare: in Assemblea capitolina molti esponenti della maggioranza che sostiene la Giunta Marino hanno a più riprese espresso quanto meno dubbi, se non proprio la loro contrarietà all’opera

POSSIBILI SCENARI

Le indiscrezioni raccolte fra i corridoi capitolini indicano come possibile esito della Conferenza di Servizi un “ni”: “sì”, ma con consistenti prescrizioni e modifiche, al Quadro e “no” al Quadro B. Sarebbe nei fatti una bocciatura ufficiosa ma non ufficiale del progetto. Se così fosse, due strade le più semplici. Prima, Parnasi ritira lo Studio, lo rielabora e lo ripresenta corretto con tutte le indicazioni. Seconda, si va dritti al progetto definitivo. In quel caso, sarà la Regione a indire la Conferenza di Servizi finale ma il progetto dovrà tener conto delle prescrizioni redatte dalla Conferenza di giovedì 31 luglio. In mezzo, però, ci vuole il voto del Consiglio comunale.

sabato 26 luglio 2014

STADIO? "NI", FORSE

Stadio? Ni
Sembra questo essere l’orientamento degli uffici capitolini che stanno terminando l’esame del progetto di fattibilità presentato dalla Eurnova, società del Gruppo Parnasi.


Al di là dell’altalena di dichiarazioni politiche che nelle ultime due settimane si sono susseguite - un costante alternarsi di docce gelate e rassicurazioni bonarie - alla fine è agli uffici tecnici che spetta il compito di vagliare ogni riga del progetto, di “pesare” le cubature, stimare la congruità dei costi.
Stando a quanto si apprende, la Conferenza di Servizi - che si riunirà ufficialmente il prossimo 31 luglio - potrebbe prendere una strada a metà. Nè una bocciatura totale né un via libera globale.


Il progetto - lo ricordiamo - pur essendo unitario, è composto da due parti: il cosiddetto Quadro A, e cioè Stadio vero e proprio, l’area chiamata Trigoria, il centro Nike, il centro Broadcasting, parcheggi, verde e opere viarie; e il cosiddetto “quadro B”, cioè il Business Park vale a dire le cubature aggiuntive che i proponenti chiedono al Comune in cambio dell’intero complesso.
Il Gruppo di Lavoro, le cui riunioni sono ormai giornaliere e che precede la Conferenza di Servizi, starebbe elaborando pareri che vanno verso l’approvazione del pubblico interesse per il Quadro A ma con sostanziali prescrizioni e integrazioni e una secca bocciatura del Quadro B che incasserebbe il “no” al pubblico interesse

Sono stati giorni frenetici in Campidoglio. Girano racconti di furibonde liti fra il titolare dell’Urbanistica, Giovanni Caudo, e quello ai Trasporti, Guido Improta, su tutta questa vicenda, a testimonianza di un clima tesissimo. 

Già un primo scoglio è emerso fra i tecnici al momento di vagliare la congruità dei costi che il Gruppo Parnasi ritiene di dover sostenere per le opere pubbliche, i famosi 270 milioni di euro. Clamorosamente, gli Uffici ritengono la cifra decisamente sottostimata, almeno del 30%. Il che, approvando il tutto così com’è, in termini di lungo periodo, potrebbe presentare il rischio che, per completare l’opera ed evitare il rischio Vele di Calatrava, i costruttori vadano “in variante di progetto”. In sostanza, se i costi delle opere pubbliche fossero davvero sottostimati, a un certo punto, potrebbe rendersi necessario per il Comune di approvare quote aggiuntive di cubatura per non far fermare il cantiere


Tanto che il responsabile del procedimento Stadio, l’ingegner Antonio Fatello, ha richiesto anche un contributo/parere della Ragioneria Generale del Comune.

Cosa può avvenire ora? Se davvero il prossimo 31 luglio, la Conferenza di Servizi dovesse esprimersi “spacchettando” in due il progetto, approvando con modifiche sostanziali e riserve il Quadro A e rimandando al mittente il Quadro B, cosa potrebbe accadere al progetto Stadio? 
Si tratterebbe praticamente di una bocciatura ufficiosa senza bocciare ufficialmente. 
Le modifiche richieste da Comune andrebbero a toccare parti essenziali dell’opera: i parcheggi, sottostimati, le infrastrutture di viabilità, insufficienti, e il sistema di trasporto pubblico dei tifosi allo stadio, inadeguato. In più, per evitare che in corso di lavori ci siano varianti aggiuntive, anche il calcolo dei costi delle opere pubbliche dovrebbe essere rifatto. E, inoltre, ci sarebbe la bocciatura delle cubature aggiuntive. Insomma, il progetto sarebbe completamente stravolto.  


Due le strade al momento ipotizzabili. 
La prima, la più semplice e trasparente per tutti, sarebbe quella di ritirare il progetto attuale e ripresentarlo in un momento successivo tenendo conto di tutte le diverse osservazioni fatte dagli uffici tecnici del Campidoglio.


La seconda possibilità è che il Gruppo Parnasi intenda andare avanti. Incassato il mezzo via libera comunale, la partita di sposterebbe in Regione in sede di Conferenza di Servizi decisoria. 
Solo che, in mezzo, occorre anche il voto dell’Assemblea Capitolina. Ottenuto, il 31 luglio, il responso della Conferenza di Servizi preliminare, occorrerà un voto del Consiglio Comunale che dichiari il pubblico interesse dell’opera. Stando all’attuale calendarizzazione, però, delle delibere in discussione in Aula Giulio Cesare, c’è da fare prima il bilancio e tutte le sue collegate, poi una decina di delibere di urbanistica. Poi, la pausa estiva. Quindi, a meno che la delibera Stadio non venga scritta a tempi di record e calendarizzata prima della pausa estiva, è difficile credere che il 29 agosto - data di scadenza dei 90 giorni di tempo che ha il Comune per completare l’iter - ci sia già stato il voto. 

Senza, peraltro, tener conto delle immense difficoltà politiche in cui si dibatte la Giunta Marino e dei difficilissimi rapporti fra Giunta e Consiglieri di maggioranza, molti dei quali hanno già fatto trapelare la loro contrarietà all’opera così come oggi progettata. Inizia, quindi, a prendere corpo anche l’ipotesi che alla fine sia Palazzo Chigi a commissariare il Campidoglio e prendere la decisione finale.



mercoledì 23 luglio 2014

IL PENDOLO CAUDO

STADIO SÌ, STADIO NO, STADIO FORSE... 
LA TERRA DEI CACHI ALBERGA IN CAMPIDOGLIO

Parafrasando Nanni Moretti: Assessore Caudo, dica una cosa. Ma una. 
Sono mesi che il titolare dell'Urbanistica romana oscilla paurosamente sulla vicenda Stadio della As Roma.

Una volta è meraviglioso. La volta dopo il progetto è "superficiale". Una volta non ha preclusioni, l'altra lo stadio non si farà mai a meno che...


Facciamo un brevissimo sunto:
  • Dicembre 2013 - Prima ancora della presentazione ufficiale dell'impianto, Caudo è entusiasta. "Il progetto [...] ha colto nel segno, [...] uno stadio all'avanguardia dal punto di vista funzionale, [...] una vera genialata architettonica"
  • Marzo 2014 - "Un progetto importante. Per il momento siamo soddisfatti"
  • Maggio 2014 - "Un progetto serio. Si può fare in fretta. La Roma ha fatto le cose per bene. Quanto il Comune aveva chiesto in infrastrutture nel progetto è presente"
  • 12 luglio 2014 - In diretta radiofonica a RadioRadio, Caudo definisce il progetto "superficiale e schematico"
  • 13 e 14 luglio 2014 - "Stadio, così non va. Il progetto va modificato, non vogliamo accogliere la proposta così com'è"
  • 23 luglio 2014 - "Iniziativa positiva. Lo studio fatto è completo"










Gentile assessore Caudo, le rivolgiamo una preghiera: se non sa cosa dire, è meglio tacere. Si fa una migliore figura.

martedì 22 luglio 2014

SONDAGGIO (INCONSAPEVOLE) SHOCK

Il 98% DEI ROMANI BOCCIA MARINO (E DE BLASIO)


Roma Today, nella giornata di ieri, posta sulla sua pagina Facebook il link, con foto, dell'articolo sulle dichiarazioni rese dal sindaco di New York, Bill De Blasio, al termine della sua visita a Roma

Titolo e sottotitolo sono estrapolati dalle frasi dette dal Sindaco della Grande Mela: "Roma è in buone mani; [Marino] è come un fratello". 
Niente di sconvolgente, su carta. 
Poi, però, leggendo i commenti viene fuori un vero e proprio sondaggio su Marino e, di riflesso, pure sul Primo Cittadino newyorkese.

Seicento venti commenti (più i commenti ai commenti che, però, tralasciamo): praticamente quasi il campione utilizzato abitualmente per fare i sondaggi e cioè 800 interviste. 



L'affermazione di De Blasio trova un totale di ben 11 difensori, anche se tre di questi sono stati espressi dallo stesso utente Facebook. Più due "astenuti". 
Il resto: 607 persone esprime valutazioni che oscillano fra il negativo, il tragico e l'ironico.

In termini "sondaggistici" il risultato sarebbe il seguente:

 






Decisamente un risultato "bulgaro". E, qui, la claque tipica delle pagine social non funziona.

I commenti degli utenti vanno dalla richiesta di chiarimenti in merito all'assunzione, da parte di De Blasio, di quantità industriali di alcolici, oppure di sostanze in grado di dare visioni, fino agli insulti molto romaneschi rivolti all'indirizzo del sindaco a stelle e strisce. Ma sono tantissimi gli utenti che chiedono a De Blasio, già che in Marino ha riconosciuto un fratello, di portarselo via, magari con un ricongiungimento familiare. 












Inutile dire che le lamentele degli utenti che hanno postato commenti vanno dall'immondizia sparsa per le strade cittadine, al proliferare di episodi di microcriminalità, di insofferenza verso gli immigrati, di disastro sulla manutenzione stradale, di trasporti pubblici al collasso, e così via.

Insomma, se Marino vuol tastare il reale polso del suo gradimento come Sindaco, può trovare spunti interessanti di riflessione. 

lunedì 21 luglio 2014

SALARIA: DISCRIMINAZIONI IN ONDA

Via Salaria, la guerra dei poveri, la discriminazione degli ultimi è servita.

In una città "a misura di bambino", pulita come mai è stata, proprio di fronte al Centro di raccolta e stoccaggio dell'Ama e alla ex Cartiera, trasformata in centro di accoglienza per i nomadi, si consuma il dramma.

Sotto il ponte, sparsi fra cumuli inverecondi di immondizia, nella latitanza delle istituzioni, si sono accampate alcune persone. Ci sono una volta una, un'altra due o anche tre tende più qualche materasso di fortuna. E alcune persone dormono lì, a 40 centimetri dalle macchine che, a seconda dell'intensità del traffico, sfrecciano o vanno a passo d'uomo. A pochi metri da un tetto vero che dovrebbe essere riservato ai nomadi. A pochi metri da dove gli uomini che puliscono la città, passano per andare a svuotare i loro compattatori e ripartire alla volta di nuovi cassonetti.

Sono gli ultimi fra gli ultimi. E fra loro abbiamo visto addirittura neonati, giacere su pagliericci così sudici da risultare insopportabili anche per il borghese capitalista della Londra di metà '800. 

Di fronte, ospiti a spese del Comune di Roma, c'è un'altra fetta dell'universo poveri. Ma, almeno a giudicare dai veicoli che - rigorosamente in divieto di sosta e di fermata - tutte le sere sono parcheggiati di fronte (e tutti con targa rumena o bulgara), forse sono un po' meno poveri.

Dal che, un quesito: per quale motivo ci sono poveri in grado di acquistare, magari usate, auto e furgoni e che vivono ospiti a spese delle casse capitoline in una struttura riservata, infischiandosene non tanto del codice della strada quanto della sicurezza stradale degli altri automobilisti, visto che lasciano i loro veicoli in un'area non illuminata e a pochi centimetri dalla carreggiata; e ci sono, invece, altri poveri indegni delle attenzioni delle Istituzioni?
Quando Vigili Urbani, Polizia o Carabinieri effettuano - ma continuano ad effettuarli? - i loro controlli antiprostituzione sulla Salaria, non si accorgono di quel mini accampamento di fortuna? 
I servizi sociali del Municipio, dove sono? 
E servizi sociali del Campidoglio? 
Il presidente del Municipio, Marchionne, e il sindaco Marino, che fanno?  



domenica 20 luglio 2014

LA TANGENZIALE EST E SOLUZIONI ALLA MARINO

A ottobre 2013, denunciammo che da 4 mesi - da poco dopo l'insediamento della Giunta Marino - dentro il tunnel della Tangenziale Est c'era una perdita d'acqua.

Nessuno intervenne.

A inizio luglio 2014, un motociclista perde il controllo del mezzo a causa della perdita d'acqua e finisce in ospedale.

Tunnel chiuso, traffico impazzito, e anziana che non si accorge degli sbarramenti dei vigili e finisce con la sua auto contro quella dei pizzardoni. 

Passati quindici giorni da allora, chiuso due volte il tunnel durante le ore notturne, questa è la brillante soluzione escogitata dal Campidoglio...





I QUATTRO NODI DELLO STADIO




Quattro i principali nodi da sciogliere nella partita sullo Stadio che sta andando in onda in questi giorni fra la Roma e il Gruppo Parnasi da una parte e il Comune dall'altra.




La dichiarazione di “interesse pubblico”
Per poter realizzare lo Stadio occorre in primo luogo che il Comune, con una delibera di Assemblea Capitolina, dichiari l’”interesse pubblico” dell’opera. Le norme che regolano questa dichiarazione sono contenute nel comma 305 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità 2014 (ex legge finanziaria, 147/2013). Si legge testualmente che, per poter accedere alle agevolazioni di cui la Roma e Parnasi vorrebbero avvalersi, “Gli interventi sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate”. 
A Roma, com’è noto, esistono già il Flaminio e l’Olimpico. 
Se per il Flaminio esistono oggettivi problemi - capienza e sicurezza - che rendono l’impianto non utilizzabile, si può affermare che la pessima visibilità degli incontri di calcio che si ha all’Olimpico sia ragione sufficiente per sostenere la dichiarazione di pubblica utilità del nuovo impianto di Tor di Valle? Migliorare la visibilità, legittimo e sacrosanto obiettivo della Roma e dei suoi tifosi, è effettivamente una ragione di pubblico interesse?


Le compensazioni: equo compenso o speculazione edilizia?
I proponenti del progetto asseriscono che la costruzione dello Stadio (e delle sue pertinenze: Hall of Fame, negozio Nike, centro Broadcasting, negozi, uffici a servizio dello Stadio e a servizio di terzi) non è sufficiente a ripagare il costo delle opere pubbliche necessarie a collegare lo Stadio con il resto della città. Queste opere di urbanizzazione (ponte sul Tevere, metropolitana, strade, fogne, parcheggi) costano 270 milioni mentre i proponenti possono “metterne” solo 50. A coprire questi 220 milioni mancanti (260 compresi gli oneri aggiuntivi) servono altri metri cubi (910 mila) per realizzare un Business Park (uffici, negozi, ristoranti, due hotel, etc etc) che compensi questo investimento e lo renda economicamente sostenibile.  
Si tratta di una speculazione edilizia velata dalla costruzione dello Stadio oppure della vera necessità di rendere fattibile economicamente l’intero complesso, così come le norme (il comma 304 dell’articolo 1 della legge di Stabilità 2014) stabiliscono? 
Questo è forse l’elemento principale per determinare l’interesse pubblico del Comune a che l’opera si realizzi o meno, usufruendo delle agevolazioni procedimenti previste dalla legge di Stabilità.


L’accessibilità allo Stadio
È uno dei grandi nodi da sciogliere: come arrivare allo Stadio. 
L’assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, ha a più riprese, evidenziato la necessità che l’accesso dei tifosi allo Stadio debba essere garantito con la metropolitana. 
Ma quale metropolitana? E con quale progetto? Parliamo di un tram leggero? O di una metro vera e propria?
In realtà il Comune non ha alcun progetto, nemmeno abbozzato, di sviluppo trasportistico su ferro in quella zona. Caudo si limita a dire: “la nostra (del Comune) condizione è chiara: allo stadio bisogna poter arrivare in metropolitana”. 
Solo che: come? Con la linea B? Con la Roma-Lido di Ostia? O usando il trenino per Fiumicino Aeroporto?
Le ipotesi accademiche sviluppate in via orale da funzionari capitolini parlano di due possibili soluzioni: la prima, sulla Roma-Lido. La seconda, sulla Metro B. 
Per la Roma-Lido si tratterebbe di costruire un “tronchino” in superficie di tre binari da Magliana a Tor di Valle. Spesa circa 10 milioni, fattibilità semplice in quanto le aree sono quasi tutte pubbliche e libere. Inconveniente? I trasbordi: a parte chi vive sulla linea, tutti gli altri residenti entro il GRA dovrebbero prenderla a Piramide  poi scendere a Magliana aspettando la partenza dei treni. Quindi, già almeno un trasbordo con attesa. Se poi si vive in prossimità della linea B, occorre scendere a Piramide e da lì aspettare la partenza del trenino fino a Magliana. Quindi, secondo trasbordo. Non parliamo poi se si vive altrove: se sei sulla linea A, ti tocca arrivare a Termini, poi prendere la B, poi il trenino. E siamo a 3. Se poi, infine, ti tocca pure l’autobus per arrivare alla linea A… fai prima con la macchina. E, in più, la Roma-Lido di Ostia è di proprietà della Regione e diviene “poco elegante” fare la spesa in casa d’altri. Inoltre, a maggio scorso, dalla Regione si era ventilata l’ipotesi di cedere far subentrare ad Atac i francesi di Ratp nella gestione della tratta in cambio di 250 milioni di euro.
Ipotesi metro B: molto più onerosa, almeno almeno 100 milioni di euro e con tempi di realizzazione non semplici da ipotizzare. Si tratta di creare uno “sfioccamento con ‘salto del montone’” (citazione testuale!) a Magliana. In sostanza, si farebbe come a Bologna per la B1: uno scambio. 
Per la felicità dei romani che hanno già sperimentato sulla loro pelle cosa questo comporti. 
Ma non basta. Poiché fra la fermata con scambio e lo Stadio c’è un fascio di binari. Questo dovrebbe essere saltato (il “salto del montone”, appunto) con un ponte (più facile e meno costoso) oppure con un sottovia (molto meno facile e molto, molto più oneroso). 
In entrambi i casi, poi, rimarrebbero aperti alcuni quesiti. Quando non ci sono né partite né eventi, con queste tratte ferroviarie, cosa ci si fa? Chi si occuperebbe della manutenzione? E i treni a servizio di queste tratte? Ne vanno comprati altri? O si usano quelli già esistenti? E, se se ne comprano altri, chi li paga? 
E, ancora: sia la Roma-Lido che la metro B sono infrastrutture vecchie, la B progettata durante il Fascismo, la Roma-Lido addirittura prima. E sono già oltre il limite, tanto che si rompono con grande frequenza. Sarebbero, quindi, in grado di assorbire questo nuovo appesantimento del servizio? E che accadrebbe se si rompessero proprio in occasione delle partite o di un evento?
Infine, quindi, perché mai dovrebbe essere la Roma e il Gruppo Parnasi a farsi carico e promotore di una progettualità così complessa quando il Comune non ha mai neanche buttato su carta un’ipotesi credibile?

I parcheggi
Altro grande nodo, quello dei parcheggi. Due le problematiche. La prima riguarda i parcheggi ipotizzati per il complesso Stadio e la seconda, più di carattere normativo che funzionale, per quelli ipotizzati per il Business Park aggiuntivo.
Andiamo per ordine: i promotori del progetto identificano come necessari agli standard minimi circa 181mila e 500 metri quadri di superficie. Sia a raso che multipiano. Il primo nodo riguarda proprio i multipiano. Non è specificato se interrati o meno. In caso di parcheggi interrati, da 6 anni a questa parte, l’orientamento del Comune è di esprimere parare negativo ai parcheggi multipiano interrati per ragioni di sicurezza, di manutenzione e pulizia. 
Il secondo punto, concerne, come detto, i parcheggi pertinenziali al Business Park, cioè all’area di cubature aggiuntiva necessaria, per i proponenti, al raggiungimento dell’equilibrio economico e finanziario del progetto. 
Nel progetto si legge che in questo caso sarebbero necessari solo 35mila e spicci metri quadri di aree destinate al parcheggio, poiché il sistema negozi/uffici del Business Park usufruirebbe anche delle aree di parcheggio dello Stadio che rimangono vuote quando non ci sono partite o eventi.
Pur essendo una considerazione abbastanza logica (tranne nell’ipotetico caso in cui un match si disputi in orari in cui uffici e negozi sono ancora aperti), rimane il fatto che le norme (art. 7 delle Norme Tecniche del PRG, punto 14 e legge Tognoli) prevedono che ogni edificio di questo genere abbia i propri parcheggi indipendentemente da ciò che lo circonda. 

Infine, nella sezione trasporti e mobilità del progetto, a pagina 20, i promotori, considerando il massimo afflusso possibile allo stadio, ipotizzano 13.400 posti auto gratuiti, 10.300 posti a 5 euro a partita e 7.300 posti a 10 euro a partita. In totale, quindi, per ogni incontro si incasserebbero 124mila e 500 euro. Ma chi li metterebbe in tasca? Il Comune? La proprietà dello Stadio? Tutti e due insieme a percentuale? Anche quest’ultimo, può essere un elemento per comprendere la “pubblica utilità” dell’opera.

sabato 12 luglio 2014

MARINO, SINDACO DELLA MONDEZZA

Oggi siamo al tritovagliatore e agli agenti accertatori
Questo il magico mix di soluzioni escogitato dalla brillantissima corte dei miracoli di Ignazio Marino per uscire fuori dal caos rifiuti in cui lui e i suoi ci hanno gettato in pochi mesi.

Già, perchè, ricordiamolo, Marino ha impiegato i primi 6 mesi del suo mandato per decapitare i vertici dell'Ama che aveva trovato. E altri sei mesi, dalla nomina dei nuovi, per farci trovare rifiuti a ogni angolo.

Un successo planetario. 
Che da solo imporrebbe una seria riflessione sulle capacità effettive di saper guidare non solo una città ma anche un condominio.

In questi sei mesi di governo effettivo, totale, inescusabile, privo di qualsiasi alibi possibile e immaginabile, Marino che cosa ha fatto? 
Ha eliminato i 100 agenti accertatori di Ama che Alemanno aveva formato con l'obiettivo di fare multe a chi sporca. 
Dice di aver chiuso Malagrotta ma gli impianti di trattamento sono sempre lì, funzionano.
La differenziata è aumentata solo grazie ai provvedimenti presi dalla precedente Amministrazione, dato che gli ultimi Municipi ad entrare in questo sistema di raccolta, hanno iniziato pochissime settimane dopo l'insediamento di Marino a Sindaco.
E da quell'aumento, poi, ci si è fermati. 
In compenso, ha aumentato vertiginosamente i costi di smaltimento: i rifiuti fanno un viaggio premio in Emilia Romagna. A spese dei romani!
Ha fatto infuriare i dipendenti (e pure i sindacati) dicendo che ci sono i sabotatori, che la colpa è del 16-18% di assenteisti, della perfida Albione e del destino cinico e baro!
E dov'è la promessa di spostare gli impianti Ama di Rocca Cencia che emanano un tanfo insopportabile?


Il risultato è sotto gli occhi di tutti: rifiuti, rifiuti, rifiuti. 
Mondezza ovunque. 
Non c'è area, quartiere, strada della città che non abbia la sua piccola Malagrotta privata. 
Non c'è un'ora sola di tregua per romani e turisti dall'olezzo nauseabondo che si diffonde nelle strade.
La minaccia, che suona a metà fra il ridicolo e il patetico, è quella di usare la ghigliottina e far saltare teste. A partire da quella del povero Giovanni Fiscon, direttore generale di Ama, uomo macchina, considerato di area rutellian-veltroniana e passato indenne sotto il quinquennio di Alemanno. 
Del resto, non è che i romani possano chiedere a Marino di tagliare la propria, di testa!

Oggi la promessa è una nuova: entro 10 giorni risolvo il problema rifiuti. Beh, certo, ad agosto si spera che ci siano meno rifiuti: saranno i romani, andandosene in vacanza, a portarli fuori città!


Solo che, per risolvere il problema si torna all'antico.

100 agenti accertatori aveva creato Alemanno. Lui li ha smantellati. E oggi ne ricrea 100.

Alemanno chiedeva un tritovagliatore in più. Lui ha fermato tutto. E oggi chiede un tritovagliatore in più.

Perché mai, poi, un tritovagliatore in più? Se è vero che ci sono i sabotatori, a cosa servirà mai?

Beh, basta leggere Il Messaggero di oggi e si capisce direttamente dalle parole di Marino che smentisce se stesso e i sospetti che ha fatto aleggiare sui sabotatori.

Tradotto: il sistema (che Marino ha creato) non è sufficiente a trattare i rifiuti di Roma. Siamo al limite e un qualsiasi intoppo lo manda in tilt.
Ecco perché ci serve un nuovo tritovagliatore. 
Con buona pace della cultura del sospetto.

Malagrotta chiusa? Sì, certo, come no. I camion continuano ad arrivare e in più, lui, vuole riaprire Malagrotta. Solo che la sposta di 20 metri e le cambia nome. Non più discarica di Malagrotta, ma ecodistretto biodigestore di Ponte Malnome
Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere...





Lui, Marino Ignazio, in campagna elettorale pronunciò una frase sibillina: "Farò più io in 100 giorni che Alemanno in cinque anni". Vero: ci sta facendo rimpiangere Alemanno (quello che Miccoli Marco, ex líder máximo del Pd romano, definiva il "peggior sindaco che Roma abbia mai avuto" a dimostrazione che al peggio non vi è mai fine), Veltroni, Rutelli, Darida, Carraro e pure Giubilo!