Stadio? Ni.
Sembra questo essere l’orientamento degli uffici capitolini che stanno terminando l’esame del progetto di fattibilità presentato dalla Eurnova, società del Gruppo Parnasi.
Al di là dell’altalena di dichiarazioni politiche che nelle ultime due settimane si sono susseguite - un costante alternarsi di docce gelate e rassicurazioni bonarie - alla fine è agli uffici tecnici che spetta il compito di vagliare ogni riga del progetto, di “pesare” le cubature, stimare la congruità dei costi.
Stando a quanto si apprende, la Conferenza di Servizi - che si riunirà ufficialmente il prossimo 31 luglio - potrebbe prendere una strada a metà. Nè una bocciatura totale né un via libera globale.
Il progetto - lo ricordiamo - pur essendo unitario, è composto da due parti: il cosiddetto Quadro A, e cioè Stadio vero e proprio, l’area chiamata Trigoria, il centro Nike, il centro Broadcasting, parcheggi, verde e opere viarie; e il cosiddetto “quadro B”, cioè il Business Park vale a dire le cubature aggiuntive che i proponenti chiedono al Comune in cambio dell’intero complesso.
Il Gruppo di Lavoro, le cui riunioni sono ormai giornaliere e che precede la Conferenza di Servizi, starebbe elaborando pareri che vanno verso l’approvazione del pubblico interesse per il Quadro A ma con sostanziali prescrizioni e integrazioni e una secca bocciatura del Quadro B che incasserebbe il “no” al pubblico interesse.
Sono stati giorni frenetici in Campidoglio. Girano racconti di furibonde liti fra il titolare dell’Urbanistica, Giovanni Caudo, e quello ai Trasporti, Guido Improta, su tutta questa vicenda, a testimonianza di un clima tesissimo.
Già un primo scoglio è emerso fra i tecnici al momento di vagliare la congruità dei costi che il Gruppo Parnasi ritiene di dover sostenere per le opere pubbliche, i famosi 270 milioni di euro. Clamorosamente, gli Uffici ritengono la cifra decisamente sottostimata, almeno del 30%. Il che, approvando il tutto così com’è, in termini di lungo periodo, potrebbe presentare il rischio che, per completare l’opera ed evitare il rischio Vele di Calatrava, i costruttori vadano “in variante di progetto”. In sostanza, se i costi delle opere pubbliche fossero davvero sottostimati, a un certo punto, potrebbe rendersi necessario per il Comune di approvare quote aggiuntive di cubatura per non far fermare il cantiere.
Tanto che il responsabile del procedimento Stadio, l’ingegner Antonio Fatello, ha richiesto anche un contributo/parere della Ragioneria Generale del Comune.
Cosa può avvenire ora? Se davvero il prossimo 31 luglio, la Conferenza di Servizi dovesse esprimersi “spacchettando” in due il progetto, approvando con modifiche sostanziali e riserve il Quadro A e rimandando al mittente il Quadro B, cosa potrebbe accadere al progetto Stadio?
Si tratterebbe praticamente di una bocciatura ufficiosa senza bocciare ufficialmente.
Le modifiche richieste da Comune andrebbero a toccare parti essenziali dell’opera: i parcheggi, sottostimati, le infrastrutture di viabilità, insufficienti, e il sistema di trasporto pubblico dei tifosi allo stadio, inadeguato. In più, per evitare che in corso di lavori ci siano varianti aggiuntive, anche il calcolo dei costi delle opere pubbliche dovrebbe essere rifatto. E, inoltre, ci sarebbe la bocciatura delle cubature aggiuntive. Insomma, il progetto sarebbe completamente stravolto.
Due le strade al momento ipotizzabili.
La prima, la più semplice e trasparente per tutti, sarebbe quella di ritirare il progetto attuale e ripresentarlo in un momento successivo tenendo conto di tutte le diverse osservazioni fatte dagli uffici tecnici del Campidoglio.
La seconda possibilità è che il Gruppo Parnasi intenda andare avanti. Incassato il mezzo via libera comunale, la partita di sposterebbe in Regione in sede di Conferenza di Servizi decisoria.
Solo che, in mezzo, occorre anche il voto dell’Assemblea Capitolina. Ottenuto, il 31 luglio, il responso della Conferenza di Servizi preliminare, occorrerà un voto del Consiglio Comunale che dichiari il pubblico interesse dell’opera. Stando all’attuale calendarizzazione, però, delle delibere in discussione in Aula Giulio Cesare, c’è da fare prima il bilancio e tutte le sue collegate, poi una decina di delibere di urbanistica. Poi, la pausa estiva. Quindi, a meno che la delibera Stadio non venga scritta a tempi di record e calendarizzata prima della pausa estiva, è difficile credere che il 29 agosto - data di scadenza dei 90 giorni di tempo che ha il Comune per completare l’iter - ci sia già stato il voto.
Senza, peraltro, tener conto delle immense difficoltà politiche in cui si dibatte la Giunta Marino e dei difficilissimi rapporti fra Giunta e Consiglieri di maggioranza, molti dei quali hanno già fatto trapelare la loro contrarietà all’opera così come oggi progettata. Inizia, quindi, a prendere corpo anche l’ipotesi che alla fine sia Palazzo Chigi a commissariare il Campidoglio e prendere la decisione finale.
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