martedì 1 settembre 2020

ALTRI ADDII FRA LE FILA GRILLINE, VIA IORIO E TERRANOVA

Formalmente sono per motivi personali. Di fatto, le dimissioni di Donatella Iorio dalla presidenza della Commissione Urbanistica e di Marco Terranova dalla presidenza della Commissione Bilancio sono l’ennesimo caso dentro l’Amministrazione Raggi. Andando per ordine, intorno alle 16 del pomeriggio di ieri, le agenzie battono la notizia: la Iorio e Terranova lasciano le presidenze delle rispettive Commissioni.
Poco dopo sulle pagine facebook dei due appare un messaggio in ciclostile, che richiama alla memoria i comunicati dell’Urss degli anni allegri: “da oggi per motivi strettamente personali, non potrò più ricoprire” il ruolo di presidente della Commissione Urbanistica, scrive la Iorio. E Terranova: “Le motivazioni (delle dimissioni dalla presidenza della Bilancio, ndr) sono esclusivamente di carattere personale”.
Seguono ringraziamenti a profusione, dalla Raggi agli uscieri. 
Sia la Iorio che Terranova provengono dallo stesso Municipio di Virginia Raggi e, almeno il secondo, è sempre stato considerato un “raggiano” doc. 
Anche agli occhi più naïf, appare ben strano pensare che “motivi personali” spingano due Consiglieri ad abbandonare non l’attività politica ma la sola presidenza della Commissione. Che poi avvenga in contemporanea è ancora più sorprendente. Anche perché, di fondo, all’Amministrazione Raggi sono rimasti due provvedimenti da portare in votazione prima delle elezioni per il nuovo Sindaco: lo Stadio della Roma e il prossimo Bilancio. Vale a dire, due provvedimenti di competenza, strano a dirsi, proprio della Iorio per lo Stadio e proprio di Terranova per il Bilancio. Per inciso: in Commissione Urbanistica la vicepresidenza vicaria è nelle mani di Cristina Grancio (ex 5Stelle ora nel Gruppo Misto) da sempre contraria al progetto di Tor di Valle per cui la Raggi, se vuole portare a casa lo Stadio della Roma, dovrà sbrigarsi a trovare una sostituzione per la Iorio, in pole position ci sono Annalisa Bernabei e Carlo Maria Chiossi.
Salta poi agli occhi anche un altro elemento: nei giorni in cui Virginia Raggi, prima ancora della ratifica sulla piattaforma Rousseau, annunciava la sua volontà di candidarsi ancora rompendo il tabù del limite dei due mandati, né la Iorio né Terranova sono intervenuti a sostegno del loro Sindaco. 
O, ancora: nella giornata dello scontro con il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, (che aveva definito l’Amministrazione Raggi “il principale problema di Roma in questi ultimi anni”) entrambi, Terranova e Iorio, erano rimasti zitti. 
L’addio di Terranova e Iorio dalle Presidenze delle Commissioni segue le prese di posizione, reiterate e molto incisive, del presidente della Commissione Mobilità, Enrico Stefàno, che ha criticato in modo pesante la decisione e le modalità scelte dalla Raggi per annunciare la propria ricandidatura. 
“Il lungo addio” potrebbe essere il titolo quasi eponimo da dare alla Giunta Raggi: fra mal di pancia e porte sbattute, il quinquennio di Virginia e dei grillini a Palazzo Senatorio è stato costellato da costanti abbandoni. 
Senza scomodare Andrea Lo Cicero, presentato alla chiusura della campagna elettorale 2016 come assessore e uscito dal conclave senza nulla in mano, limitandosi ai soli assessori inclusi quelli in carica si contano i quattro al Bilancio, tre ai Lavori pubblici e all’Ambiente, due all’Urbanistica e alle Partecipate. Poi gli assessorati soppressi, tipo la Semplificazione, e i cambi singoli, Sociale, Trasporti. Poi i funzionari interni al Campidoglio, i management delle Partecipate con Ama e Atac che cambiano capi ogni tre per due.
Infine, nell’elenco sterminato degli addii in corsa - molti peraltro conditi da polemiche e veleni stile amanti traditi - vanno inclusi anche i Consiglieri comunali: Nello Angelucci, Alisia Mariani, Fabio Tranchina e Valentina Vivarelli dimessisi nel corso dei mesi sempre per le più rigorose motivazioni personali. Più Pietro Calabrese che, però, è stato promosso da semplice consigliere ad assessore alla Mobilità. Per chiudere la carrellata, c’è l’”addio in pectore”, quello di Marcello De Vito, presidente del Consiglio comunale, grillino della prima ora, avversario della Raggi alle primarie (“comunarie”) e recordman di preferenze. Rimasto implicato in una inchiesta per corruzione, viene arrestato e praticamente linciato pubblicamente dal mondo grillino che, però, non lo espelle. La Cassazione smonta pezzo a pezzo l’inchiesta e lui torna non solo libero ma anche a presiedere l’Aula Giulio Cesare. E con la Raggi ora siamo al “buongiorno e buonasera”: di più non si va.   
Da ultimo, negli addii in salsa grillina impossibile non annoverare la fine delle esperienze nei Municipi XI Arvalia; VIII, Garbatella; III, Montesacro; IV Tiburtino. Infine, il settimo Municipio, con il presidente Monica Lozzi, che ha mollato in polemica i 5Stelle proprio a causa della decisione della Raggi di ricandidarsi violando la regola dei due mandati con l’avallo dell’intero politburo dei 5Stelle. 

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