“Vuole una stima dei costi della quarantena? Tre anni fa abbiamo trovato il Comune con un rosso di circa 7 milioni. L’ultimo bilancio nel 2019 l’abbiamo chiuso a 300mila euro di passivo. Se lo Stato non si muove, il prossimo bilancio tornerà a meno 7 milioni. Questo è il costo della quarantena: tre anni di fatica e lavoro buttati”.
Alessandro Grando, sindaco di Ladispoli, è un fiume in piena. Quasi 42mila abitanti fanno della città costiera il diciottesimo comune del Lazio per popolazione, subito dietro Marino e davanti a Monterotondo.
“Lo Stato? Promesse ma poco altro”, spiega. E racconta: “Noi siamo soli. Gli aiuti dello Stato non sono stati sufficienti a coprire neanche la metà delle domande di buoni pasto. Ci hanno bloccato gli incassi di qualunque imposta ed è giusto così. Ma ora i bilanci diventano insostenibili senza, peraltro, aver risolto i problemi dei cittadini”.
Anche Grando, come il presidente di Confimprese, Guido D’Amico, o il sindaco di Anzio, Candido De Angelis, è preoccupato e ritiene che la prima cosa da fare, da un punto di vista economico, sia ripensare l’intera architettura dell’anno fiscale 2020: tasse, pagamenti vari, cartelle esattoriali devono essere quanto meno rinviate.
“In questi mesi di chiusura molte famiglie e molte imprese del territorio sono state duramente colpite. La ripresa sta iniziando ad affacciarsi ora con la riapertura. Non è percorribile la strada di una fiscalità che riparta a settembre: se va bene, per quel momento, a mala pena ci saranno gli incassi di due mesi. Lo Stato deve fermarsi”.
Il problema primario è che, fermandosi, si apre anche la voragine dei conti per gli Enti Locali: i Comuni se non incassano la tassa di occupazione di suolo pubblico, quella per i rifiuti, l’IMU, finiscono con le casse vuote.
“È chiaro che se lo Stato centrale capisce che il sistema non può sopportare la tassazione come una tagliola posta all’inizio della ripresa della vita normale, deve anche prevedere il finanziamento dei Comuni. Qui io vedo a mala pena una enorme lentezza: soldi non se ne vedono. Aziende e cittadini stanno andando a intaccare i risparmi dove ci sono. Ma i Comuni non hanno risparmi cui poter attingere. Se da Palazzo Chigi non si muovono, qui avremo problemi sempre più grandi e ingestibili. Il tempo non c’è più: le decisioni devono arrivare e anche molto rapidamente”.
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