Manca poco al delirio: se non cambiano le disposizioni del Governo, Atac sarà messa letteralmente nella impossibilità di funzionare. Con le attuali indicazioni sul distanziamento di un metro, la flotta Atac che riprenderà il servizio con orari normali, sarà costretta a viaggiare praticamente vuota.
Perché nei bus da 12 metri, ci sono circa 100 posti, fra la ventina a sedere e quelli in piedi. Ma, ad accoccolarsi sui comodissimi sedili potranno starci solo otto persone. E non molti di più quelli che potranno stare in piedi. Su 100 passeggeri teorici, se va bene, potranno entrarci una ventina di persone. Se va bene.
In quelli da otto metri, i numeri sono ancora più irrilevanti: resteranno 4 posti a sedere e meno di una decina in piedi.
Infine, i jumbo bus, quelli da 18 metri snodabili: a sedere potranno starci fra le 12 e le 15 persone e un’altra ventina in piedi.
Tempi di attesa, moltiplicati all’infinito.
Capitolo metropolitana: un treno a pieno carico porta 1200 passeggeri, 200 persone per vagone. L’attuale sistema di scaglionamento degli ingressi che Atac sta sperimentando prevede 30 accessi ogni 3 minuti per evitare calca e sovrapposizione fra entrata e uscita dei passeggeri. L’Azienda immagina di far partire i treni ogni 4 accessi, quindi con 120 persone a bordo. Il dieci per cento della capienza e tempi di attesa di 14 minuti fra un treno e l’altro.
Risultato finale: né bus né metro, ammesso che lo siano mai stati davvero, saranno convenienti in termini di tempi di attese e di percorrenza.
Per questo a Via Prenestina sperano che alla fine le misure previste dal Governo vengano modificate, almeno accettando l’idea della Regione Lazio che ha proposto (un paio di giorni fa l’assessore ai Trasporti, Mauro Alessandri) che sia consentito l’accesso alle vetture solo a chi ha la mascherina e che, quindi, bus, tram e metro possano così viaggiare a metà capienza.
Tutto questo, però, va sempre considerato al netto del problema economico. Alla ripresa, la previsione di Atac è di impiegare l’88 per cento della flotta bus, 1300 vetture. Che, gireranno e costeranno come fossero piene ma saranno semivuote. Stesso problema per le metropolitane. In termini economici, preso il mese di gennaio 2020, ultimo disponibile, significa una perdita di biglietti per almeno 11 milioni di euro al mese. Per un’Azienda che è già in concordato fallimentare, con i conti appesi a un esile filo e con un servizio insufficiente, più che il Coronavirus è la ripresa post quarantena quella che rischia di trasformarsi nella fine. A meno che non intervenga lo Stato, aprendo i cordoni della borsa.
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