Sei giorni fa l’annuncio: “nuova flotta di 70 pullman privati per potenziare i collegamenti metro”. Se in Giunta stappano lo champagne, le opposizioni alzano il tiro: “come avete scelto il privato e quanto ci costa”?
Parliamo dei 70 pullman gran turismo che la Giunta Raggi ha noleggiato col trucco: prese da Roma TPL cioè quell’azienda privata che, dall’epoca di Veltroni, gestisce un centinaio di linee di periferia. Con un appalto scaduto a maggio 2018 e già prorogato dalla Giunta Raggi per ben 4 volte.
Pullman che serviranno per attivare 4 linee, le “S”, che, dalla periferia portano in centro con due sole fermate: da Ponte Mammolo a Termini con fermata sulla Tiburtina a Portonaccio e poi a Policlinico Metro B; da Anagnina a Termini con fermate a Colli Albani Metro A e a San Giovanni Metto A e C; da Laurentina a Termini, con fermate a piazza dei Navigatori e a piazza San Giovanni in Laterano; e, infine, da Ponte Mammolo a Subaugusta con le fermate a Togliatti/Prenestina e a Parco di Centocelle Metro C.
Silenzio totale sui dettagli di questo nuovo affidamento: nella oliata macchina della propaganda capitolina manca ufficialmente il nome del privato da cui sono stati noleggiati i pullman, i costi, la durata dell’appalto.
E se al lancio del servizio c’era stato l’abituale auto incensamento, ieri, a Radio24 la Raggi ha addirittura rilanciato: “da qui a venerdì arriveranno altri 200 autobus da privati per rinforzare le direttrici dalla periferia al centro”.
Ancora una volta: silenzio sul socio privato, su come sia stato scelto e, ovviamente, sui costi di questa partnership.
Partnership, peraltro, che giunge da quella stessa Amministrazione che ha boicottato il referendum sulla privatizzazione di Atac al grido di “Atac resti pubblica” ma che dimostra di non esitare a ricorrere al privato a comodo.
Interrogazione di Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d’Italia: “con quale procedimento è stato individuato” il partner privato? “Sulla base di quale atto è stata presa la decisione di avvalersi del privato?”. E, ancora: chi è questo privato, quanto costa, quanto durerà questo affidamento se è solo una necessità temporanea o sarà una cosa definitiva.
Il fatto che il contratto con Roma TPL sia scaduto a maggio 2018 ha due risvolti: uno politico e uno tecnico. Quello politico è evidenziato dallo stridore fra l’attuale regime di proroghe e le vecchie prese di posizione proprio di Virginia Raggi: “Questa amministrazione - scriveva la Raggi il 5 agosto 2015 a proposito della Giunta Marino - sta continuando ad affidare servizi tramite proroghe o affidamenti diretti. Anac stiamo arrivando. Procura e Corte dei Conti pure…”.
C’è poi l’elemento tecnico che rende questo contratto fra il Campidoglio e Roma Tpl quanto meno dubbio: se è un contratto nuovo, manca il bando di gara europeo.
Un affidamento da “18mila km al mese” come ha annunciato Calabrese, costa non meno di 2 milioni di euro al mese. Cifra che, quindi, rende obbligatoria una gara europea.
Se, invece, è un subappalto, il dubbio resta: Roma TPL da capitolato deve fornire autobus. Non pullman granturismo. Diventa, quindi, una bella “sorpresa” giuridica trovare un appalto scaduto che vive di proroghe da un biennio che viene usato per fare un subappalto lautamente retribuito con un cambio in corsa dell’oggetto: da autobus a pullman.
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