lunedì 23 marzo 2020

CORONAVIRUS; QUATTRO ROM POSITIVI. SCATTA L'ALLARME NEI CAMPI



Scoppia il caso contagi fra la popolazione Rom abitante nei campi nomadi della Capitale. Da sabato quattro nomadi sono stati ricoverati all’Istituto Lazzaro Spallanzani in gravi condizioni per aver contratto il Coronavirus. La notizia, anticipata da Repubblica, e confermata da fonti mediche, può essere un elemento di deflagrazione del sistema. Attualmente a Roma, secondo i dati dell’Associazione 21 Luglio a Roma nelle baraccopoli vivono 6000 persone, di cui 3500 rom divisi in 6 villaggi attrezzati e in 9 campi tollerati. A questi numeri sfuggono però tutti quei micro insediamenti non censiti tanto che per l’Opera Nomadi - anche se il dato è più vecchio - fra rom, siiti e camminanti a Roma il computo arriva a 15mila persone.  Se ai 6000 delle baracche si sommano i 7700 senza tetto stimati dalla 21 Luglio, alla fine, il computo è simile.  
I quattro rom, due giovani e due anziani, ora allo Spallanzani, stando alle prime informazioni, non provenivano da campi ma da appartamenti privati. Tuttavia, le possibilità che il contagio possa diffondersi sono elevate. 
Anche l’Associazione 21 Luglio, da oltre un mese, lancia allarmi che rimangono inascoltati: “anche nelle comunità rom si vive questa psicosi che di fatto accomuna tutti in questa paura del virus”, diceva il presidente, Carlo Stasolla, a inizio marzo.
Il problema è incrementato, sempre secondo la 21 Luglio, anche dalle decisioni, il cosiddetto Piano Rom, prese dal Campidoglio a trazione grillina. Per l’Associazione, il Piano favorisce la dispersione dei rom in microcampi o nella strada come senzatetto. In aggiunta, però, a questo elemento c’è il problema del sovraffollamento all’interno dei moduli abitativi dei campi Rom: “Che io sappia - dice ancora Stasolla - non si sono registrate febbri o influenze nelle baraccopoli, ma non lo escludiamo, perché non le abbiamo mappate tutte. In ogni caso all’interno dei campi non ci sono presidi sanitari e i campi sono lontani da strutture ospedaliere, quindi è tutto molto più complesso. All’interno delle baraccopoli c’è molta paura e preoccupazione perché non hanno a disposizione molte notizie, se non quelle che apprendono dalla televisione. Il problema aggiuntivo è che sono in assenza di risorse e in una condizione igienico-sanitaria già precaria, che li poterebbe esporre ad un fortissimo rischio nel caso si dovesse verificare solo un semplice contagio. Spessissimo si registrano bronchiti, diabete, problemi al cuore. E questo è un problema che li esporrebbe ad un maggior rischio”.
Il problema suscita anche reazioni politiche: “Il caso dei rom positivi al Covid-19 - afferma la consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti - è un evento che era prevedibile per tutti coloro che conoscono la situazione all’interno dei molteplici campi rom, insediamenti abusivi, centri d’accoglienza o anche palazzi occupati, dove le regole richieste per contrastare la diffusione del contagio non sono sempre da tutti rispettate anche per via degli spazi in cui vivono, dove spesso ci sono famiglie numerose in moduli di pochi metri quadrati e in precarie condizioni igienico-sanitarie”.

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