Neanche basta per tre persone: i numeri sono impietosi. La Regione Lazio, quasi 5,9 milioni di abitanti, stanzia 19 milioni di euro per le famiglie in difficoltà. Spicca impietoso il raffronto con la Regione siciliana, Nello Musumeci, meno di 5 milioni di abitanti, il cui presidente, per lo stesso sostegno, ha annunciato lo stanziamento di 100 milioni.
E i numeri, infatti, non lasciano certo margine per festeggiare: il contributo giornaliero è di 5 euro e una famiglia può al massimo arrivare ad averne 100 a settimana sotto forma o di buoni spesa o di pacchi alimentari.
Un’economia di guerra, di quella delle nonne con la borsa nera e i tedeschi nell’aia a razziare il razziabile.
E il conto è facile: se una famiglia può ambire ad avere, al massimo, 100 euro a settimanale mangiare, significa che ogni giorno ha nel portafogli 14 euro e 28 centesimi con cui comprare il latte, la pasta, le patate, il pane o la carne, l’olio o un pezzo di formaggio. E visto che il buono spesa è di 5 euro al giorno a persona (attenzione, per i minori arriva a 7) con quei 14 euro e spicci vuol dire che non si arriva a 3 buoni spesa a famiglia. Se è già un capolavoro di economia domestica vivere in 3 con meno di 15 euro al giorno, figurarsi come dev’essere vivere con la stessa cifra se si è in quattro o anche di più oppure, se si è da soli e in questo caso vivere con 5 euro al giorno e coprire tre pasti.
Requisiti fondamentali della delibera che la Regione sta predisponendo: i “destinatari del sostegno economico sono le famiglie, anche mononucleari, che presentano specifica domanda al segretariato sociale territorialmente competente anche per via telefonica o via mail o a seguito di segnalazione ai servizi stessi da parte degli Enti del Terzo Settore”. E, domanda a parte, dovranno essere residenti o domiciliati ovviamente nel Municipio o nel Comune in cui viene presentata la domanda; se cittadini stranieri extra Unione europea dovranno possedere “un titolo di soggiorno in corso di validità”.
Poi dovranno “essere in carico ai servizi sociali comunali e/o distrettuali. Qualora si tratti di nuclei familiari non in carico ai servizi sociali questi ne dovranno accertare lo stato di bisogno e procedere alla presa incarico”. Non bastasse, dovranno autocertificare di “trovarsi in una situazione di bisogno a causa dell’applicazione delle norme relative al contenimento della epidemia da Covid-19” e non dovranno “beneficiare di altre forme di sostegno al reddito e alla povertà erogati da Enti pubblici (es. reddito di cittadinanza etc.)”.
Il provvedimento è ancora in discussione: oggi andrà in Commissione regionale Attività produttive la delibera che stanzia 450 milioni per le imprese, 10mila euro per ciascuna PMI. E domani quello per le famiglie andrà in Giunta e sarà quello il momento di chiarire anche i problemi di compatibilità fra questo sussidio regionale e le altre forme di sostegno come la cassa integrazione in deroga, i 600 euro per le partite Iva a gestione separata con l’Inps.
Da evidenziare come i 19 milioni regionali saranno suddivisi sul territorio in ragione di 7 milioni per Roma e verranno erogati direttamente dai Municipi bypassando il Campidoglio. Gli altri 12 milioni andranno per gli altri comuni del Lazio. Il criterio di suddivisione è basato sulla popolazione residente “al 31 dicembre 2018 come da dati ISTAT”. Sulla Capitale, quindi, si va dai 320mila euro stanziati per l’VIII Municipio ai 752mila euro destinati a coprire il VII. Per gli altri Comuni, la classifica riporta all’ultimo posto Marcetelli nel reatino che riceve meno di 290 euro e al primo Latina, con 503mila euro.
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