"Ho in corso un'istruttoria per commissariare, a seguito di un'interdittiva antimafia emessa da noi pochi giorni fa, il contratto della commessa per i servizi di pulizia dell'Atac". Lo ha detto il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, in un'audizione in commissione bicamerale sulla Criminalità organizzata.
C’è anche l’interdittiva antimafia a colpire Atac. O, almeno, le gare d’appalto di Atac. Non bastava il concordato preventivo, le stazioni metro chiuse per incapacità di programmare le manutenzioni, le scale mobili ferme a mazzi, le “rimodulazioni” (un bizantinismo per dire cancellazione di treni) del servizio sulla Roma-Lido e Roma-Viterbo e il crollo costante del servizio di trasporto di superficie reso all’utenza anche con tutti i bus nuovi in servizio, ora ci si mette anche il prefetto Pantalone. Certo, Atac non è fortunatissima con le gare d’appalto: impossibile dimenticare quella per la manutenzione delle scale mobili che l’Azienda di via Prenestina aggiudicò facendo vincere chi offriva un ribasso del 49,73% sulla base d’asta. Per poi ritrovarsi le fascette metalliche usate per riparare le scale. Ora quest’altra tegola. Con l’Azienda si affretta a diramare una nota pochi minuti dopo le dichiarazioni del Prefetto. Scrive Atac: “In relazione a notizie di stampa (più che altro rese in Commissione Antimafia) che riportano di un provvedimento di commissariamento che la Prefettura ha intenzione di attivare su un contratto di pulizia fra Atac e un fornitore, l'azienda precisa che la problematica riguarda il fornitore e non Atac. È stata la stessa Atac a richiedere alla Prefettura di procedere al commissariamento, stante il carattere di pubblica utilità del contratto”.
Un po’ come quando Atac, dopo inchieste e sequestri, incidenti e feriti sulle scale mobili, riuscì in un gargantuesco sforzo a revocare l’appalto per la manutenzione delle scale.
Atac a parte, però, il prefetto Pantalone snocciola una serie di dati sulla sicurezza reale e percepita a Roma: “ci sono 3.500 ospiti dei campi rom, e una gran pletora sommersa di migliaia stranieri transitanti e irregolari che confluiscono autonomamente negli stabili occupati o in insediamenti abusivi, con conseguenti problematiche sul piano dell'ordine pubblico, della percezione della sicurezza e della tolleranza della popolazione residente”. Poi, “Tor Bella Monaca è fra le principali piazze di spaccio in Italia; infrastrutture e i servizi sono abbastanza carenti e le forze di polizia vengano accerchiate senza poter svolgere la loro attività”. Infine, un paio di successi: “nel 2019 le sole misure di prevenzione ci hanno condotto a strappare alla criminalità organizzata 1 miliardo di euro” e che alla criminalità organizzata sono stati confiscati 1240 cespiti immobiliari.
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