venerdì 6 dicembre 2019

RIFIUTI; I SITI CHE POTREBBERO SALVARE ROMA



Sono trascorse ventiquattro ore dalla diffusione dell’elenco dei siti dove si possono realizzare impianti per lo smaltimento dei rifiuti all’interno del territorio del Comune di Roma. 
Sulle sette aree, due sono quelle che non ospiteranno discariche: la discarica di inerti, di proprietà dell’Adrastea, in via Giovanni Canestrini - terzo sito nella “classifica” stilata dal Tavolo regionale sui rifiuti - è praticamente esaurita. Quindi, qualora il sito finisse per essere selezionato, vi sarà collocato solo un centro di stoccaggio, vale a dire un posto nel quale i rifiuti sostano per il tempo strettamente necessario al completamento delle operazioni di trasferimento altrove. 
L’altro sito che difficilmente sarà selezionato è quello di Corcolle, di proprietà della Daf del Gruppo Donzelli, perché è al centro di un contenzioso giudiziario. Per inciso, il sito è conosciuto anche con il nome di “discarica di Villa Adriana” visto che, nel 2012, venne scelto dall’allora commissario straordinario per l’emergenza rifiuti di Roma, l’ex prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro. E, pur essendo distante dalla Villa dell’Imperatore, fu subito oggetto di una campagna massiccia di “no” in nome della salvaguardia della dimora di Adriano.
Restano in lizza gli altri siti: due sono in zona Pisana-Malagrotta. Uno - di proprietà della società Cerchio Chiuso, 900mila metri cubi, operativa in 6 mesi - è davvero vicina anche alla sede del Consiglio regionale. L’altra - della N.G.R. New Green Roma, in località Malnome - è la più grande, visto che dai file regionali risulta poter contenere 1 milione e 400mila metri cubi. Ma entrambe sono in una zona martoriata: a poche centinaia di metri ci sono la vecchia discarica di Malagrotta, i due TMB operativi, il depuratore e la raffineria di Roma. Rimangono le ultime tre: Falcognana, Laurentina e Selvotta. In quest’ordine sono le candidate al ruolo di salvatrici della città. 

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