Ancora un nulla di fatto sui rifiuti: il Tavolo tecnico regionale, convocato prima nella tarda mattinata di ieri e poi riunitosi solo nel pomeriggio, ha finito con una fumata nera. E una riconvocazione questa mattina alle 10.00. Assenti, ieri, la Città Metropolitana e l’Amministratore Unico di Ama, Stefano Zaghis, che era stato convocato. In ogni modo, salvo clamorose sorprese, il gioco dell’oca è sempre quello: i siti nei quali si possono creare impianti di trattamento o smaltimento sono noti più o meno da un decennio. E sono sempre gli stessi. Non a caso, infatti, ciclicamente tornano ad affacciarsi gli stessi nomi: Falcognana, Pizzo del Prete, Cupinoro, Guidonia, Malagrotta e via dicendo.
L’appuntamento è posticipato a domani, mercoledì, quando il Tavolo dovrà produrre la relazione finale nella quale i tre tecnici - Laura D’Aprile per il Comune, Paola Camuccio per Città Metropolitana e Flaminia Tosini per la Regione Lazio - dovranno indicare i siti sui quali calare gli impianti necessari a Roma.
Il cui sindaco, Virginia Raggi, appare decisamente molto interessata a trovare un colpevole cui addossare la colpa del disastro: “Roma è pronta a fare la sua parte, ma gli ennesimi provvedimenti emergenziali non servono. Dopo la giustissima chiusura di Malagrotta non è più stato fatto nulla. La commissione Ue ha già rappresentato alla Regione Lazio che l’inerzia prolungata per sette anni costituisce un fatto estremamente grave, preludio a una prossima procedura di infrazione. Roma vuol fare la sua parte ma all’interno del piano regionale rifiuti. La Regione sta dicendo che Roma Capitale deve fare una o più discariche sul proprio territorio con un provvedimento emergenziale. Io ricordo che le cosiddette ordinanze hanno una durata di 6 mesi prorogabile fino a 18 mesi. Io non ho mai visto una discarica che dura solo 18 mesi. La Regione con un provvedimento che ha durata massima di 18 mesi vuole farci andare in deroga a norme ambientali e a norme sulla tutela della salute dei cittadini per aprire una discarica che rimarrà a Roma per molti anni. Io credo che non sia la soluzione giusta. Tre milioni cittadini romani hanno la stessa dignità degli altri cittadini del Lazio”.
La guerra dei rifiuti finisce per coinvolgere tutti: a Civitavecchia, durante un sit in di protesta contro la decisione della Raggi - un’ordinanza emergenziale, per altro - di aumentare il quantitativo di rifiuti da portare nella città costiera, un camion Ama è stato bloccato dai manifestanti.
E “l’incendio” sul problema rifiuti, dopo tre anni e mezzo di fallimenti targati M5S che si sommano a quelli precedenti targati centrodestra e centrosinistra, rischia di diffondersi rapidamente ovunque. Ieri in Commissione Ambiente è stata bocciata la proposta di una società privata di creare un impianto per biomasse sulla Prenestina con la motivazione di eccessiva vicinanza di alcune abitazioni. Dopo le proteste a Falcognana, venerdì si terrà una nuova manifestazione, di mattina, durante il Consiglio straordinario sui rifiuti del 6 dicembre al Campidoglio, alla quale parteciperà una folta delegazione dal territorio di Civitavecchia e dei Comuni limitrofi. La politica dei “no” e dei veti sta raggiungendo il suo apice.
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