mercoledì 2 ottobre 2019

IL CDA DI AMA SALUTA LA RAGGI. E SIAMO A 5. IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA





La lettera con cui il Consiglio di Amministrazione dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, ha rassegnato ieri le proprie dimissioni nelle mani del sindaco di Roma, Virginia Raggi, è un atto d’accusa pesantissimo contro l’intera classe dirigente del Movimento 5Stelle. Che risponde un’ora e mezza dopo che le dimissioni del CdA sono divenute effettive, con la nomina di Stefano Zaghis ad amministratore unico pescando ancora una volta nel proprio cricoletto grillino sempre più stretto: Zaghis è un attivista 5Stelle della prima ora, molto vicino a Marcello De Vito e in passato molto critico con la Raggi, con zero esperienza nel settore rifiuti ma molto attivo in quello dei centri commerciali, resort, porti, settore immobiliare. 
Sei pagine firmate da Luisa Melara, presidente; Paolo Longoni, Ad; Massimo Ranieri, consigliere in cui non solo si ribadisce la correttezza dei bilanci ma - cosa mai vista prima - i vertici della controllata sfiduciano i controllori: Ama sfiducia il Campidoglio.
Da parte nostra - scrive il sesto management Ama dell’era Raggi - è venuta meno la necessaria fiducia nel socio unico di Ama” che è il Campidoglio. Alla base ci sono sì le considerazioni economiche ma, soprattutto, l’”inerzia” del Comune e un “incomprensibile e antigiuridico modo di intendere i rapporti” fra socio, il Comune, e controllata, l’Ama.
Sulla questione dei 18,3 milioni di euro che Ama ritiene le spettino per i servizi resi nei cimiteri e che il Campidoglio, invece, non vuole assolutamente riconoscere, il CdA uscente sferza la Raggi sulla “vicenda tanto inopportunamente e non correttamente sbandierata” relativa al bilancio 2017 e a questi soldi, questa “posta è stata da Lei (Virginia Raggi, ndr) ratificata con l’approvazione del bilancio chiuso il 31 dicembre 2016 ed è stata oggetto di una delibera della Giunta, la 21/2019”. Tuttavia, secondo i manager uscenti, il problema principale è la “assoluta inerzia e mancanza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama per superare le criticità”. 
Spiegano ancora i vertici Ama che l’inerzia del Campidoglio a 5Stelle non viene stigmatizzata per questioni formali ma di merito “perché le emergenze di Ama non possono essere affrontate e risolte senza la partecipazione” del Comune con le sue “specifiche e uniche prerogative”. 
Poi, l’affondo: “sembra di percepire da tale incomprensibile atteggiamento da parte di Roma Capitale, e dalle sua stesse comunicazioni pubbliche, che la stessa Roma Capitale consideri Ama non una propria emanazione (come di diritto e secondo buon senso è) bensì un soggetto privato antagonista del pubblico interesse con l’ulteriore paradossale considerazione che il denaro dato ad Ama sia sottratto dai fini pubblici”. Aggiungono la Melara, Longoni e Ranieri: “in questo filone di incomprensibile, antigiuridico modo di intendere i rapporti fra il Socio, Roma Capitale, e la sua partecipata che di Roma Capitale non è altro che un’articolazione operativa” vanno ascritti “l’inerzia nel risolvere la questione della liquidazione delle somme derivanti dal contratto di Servizio 2014 per 104,4 milioni”, poi “l’inattività assoluta nel procedere a provvedimenti amministrativi dovuti che liberino le somme a favore di Ama bloccate dal 2009 nella gestione Commissariale del debito di Roma Capitale per 30 milioni”. Totale, quasi 135 milioni che “consentirebbero alla società di riequilibrare la propria posizione finanziaria” e “costituirebbero la provvista per il necessario piano di investimenti” per il biennio 2019/2020.
Risposta in tarda serata dell’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti: “Roma Capitale non ha mai fatto mancare il proprio sostegno finanziario e amministrativo ad Ama. Gli uffici stanno regolarmente liquidando le fatture del contratto di servizio presentate dall’azienda. Non c’è ragione per paventare una crisi aziendale. La regolarità e correttezza dei bilanci dell'azienda è il presupposto per garantire la solidità di Ama”. 
Qualcuno fra Palazzo Senatorio e Ama sta evidentemente guardando due film diversi. 


ECCO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DEL CDA AMA ALLA RAGGI









Nella lettera di dimissioni formalizzata alla Raggi, il CdA uscente di Ama chiarisce quali erano gli accordi iniziali fra l’Amministrazione comunale e i tre professionisti chiamati a mettere una pezza a colori al disastro rifiuti dopo tre anni di grillismo a Roma. Intanto, l’”immediata costituzione di un tavolo per la verifica dei rapporti di credito” da inizio 2018 a maggio 2019 “che dovrà finalizzare le attività entro il 31 luglio”. Poi, altrettanto “immediata costituzione di un tavolo per la ristrutturazione del debito bancario e rinegoziazione delle linee di credito” sempre “entro il 31 luglio”. Terzo passaggio: l’”impegno formale da parte di Roma Capitale a rendere o rinnovare nei tempi richiesti (in neretto nel testo originale, ndr) dalle banche le garanzie necessarie al rinnovo degli affidamenti”. Ancora: “impegno formale del Socio (il Campidoglio, socio unico, ndr) a garantire la continuità aziendale con il regolare pagamento dei canoni relativi ai servizi e l’incasso dei crediti pregressi entro 60 giorni dall’ultimazione delle attività di riconciliazione”. Poi, un sogno: l’”impegno formale del socio alla puntuale partecipazione alle sedute” dell’assemblea dei soci, puntualmente deserte dal Campidoglio. 
Poi tre impegni molto rilevanti che il Campidoglio aveva garantito e poi disatteso: “farsi carico delle utenze del Centro Carni”, “condividere e supportare le politiche di investimento in nuovi impianti, adeguamento di quelli esistenti, mezzi e personale” e quello a chiedere alla “Corte dei Conti” una pronuncia sulla “legittimità della compensazione” fra i debiti di Ama verso il Comune, la Tari, e quelli del Comune verso Ama, il contratto di servizio. 
Su nessuno di questi punti, all’indomani dell’insediamento del nuovo CdA di Ama (peraltro espressione dell’Amministrazione capitolina in quanto da questa selezionato con procedura di evidenza pubblica) c’è stata alcuna forma di fattiva e concreta collaborazione”. 



Altri punti di grande rilievo su quanto il CdA uscente di Ama rivendica come azioni compiute nei 104 giorni di permanenza in carica, vi sono quelli diretti a risolvere la crisi rifiuti di giugno: “predisposizione degli atti con le istituzioni interessate per l’ottenimento dell’Ordinanza Zingaretti sui flussi necessari al recupero della corretta e ordinata gestione del servizio di raccolta”. Insieme a questi, anche la “presentazione di una denuncia penale (dopo aver tentato invano di condividere con la Raggi la questione) nei confronti delle società proprietarie degli impianti privati per ottenere in via coercitiva l’apertura di tutti i flussi necessari ad Ama”. A seguire, il “patto di collaborazione e cooperazione sulla riorganizzazione e il rilancio di Ama con tutte le organizzazioni sindacali che ha consentito di sottoscrivere gli accordi per i turni straordinari per ripulire la città e scongiurare scioperi”. Terzo punto: la “costituzione di intavolo di crisi in Ama per il monitoraggio sull’andamento depliant straordinario del servizio di raccolta” seguente all’Ordinanza Zingaretti sui rifiuti. Poi c’è la parte dl lavoro più “ordinario”: “la predisposizione del bilancio 2017 che ha ottenuto, diversamente dai precedenti progetti di bilancio relativi al 2017, l’espressione di parere favorevole delCollegio Sindacale e l’emissione del giudizio positivo da parte della Società di revisione”, la Ernst&Young. Altro passaggio: la “predisposizione e approvazione del piano assunzionale” quindi l’”approvazione della macrostruttura (l’organizzazione interna, ndr) operativa per l’efficientamento del servizio razionalizzando la catena di comando”: Segue l’”approvazione del piano operativo di breve periodo 2019-2020 con specifica indicazione devo strumenti per uscire dall’emergenza e normalizzare il servizio”. Da ultimo, la “rigenerazione del senso di appartenenza all’azienda da parte di tutto il personale”. 



Nella lettera di dimissioni del CdA di Ama c’è un punto intero dedicato all’area del TMB Salario, quello andato a fuoco a dicembre dello scorso anno e le cui autorizzazioni, dopo un lungo iter, sono state cancellate dalla Regione Lazio all’inizio di settembre. L’ultimo management Ama preveda di riqualificare l’area “con un progetto di rigenerazione e restituzione alla cittadinanza del Municipio III trasformando l’area in un polo green”. Nella lettera si legge che lì sarebbe stato collocato un “centro di ricerca dell’Enea (Ente nazionale tecnologie, energia, ambiente) con un protocollo di intesa già sottoscritto”. Inoltre, era previsto un “polo universitario sulla green economy” che sarebbe stato oggetto di un protocollo in fase di definizione con la Link Campus University, l’università vicinissima ai 5Stelle e presieduta da una vecchia gloria Dc come l’ex ministro Vincenzo Scotti. Terza previsione: la realizzazione di “un parco delle biodiversità, di un asilo internazionale, di un laboratorio dedicato alle arti attraverso il riciclo dei materiali, con il coinvolgimento di eminenti esponenti della cultura: si stavano avviando i contatti con Michelangelo Pistoletto (pittore e scultore protagonista della corrente dell’arte povera, ndr) per portare nell’ex Tmb anche il suo progetto di Terzo Paradiso”, un evento per adulti e bambini centrato sul rispetto della natura tramite un coinvolgimento creativo collettivo che tende a responsabilizzare l’uomo alla sostenibilità ambientale. Secondo il CdA uscente, l’”obiettivo sarebbe stato quello di trasformare un’area di degrado in uno dei più significativi “case history” di rigenerazione urbana in Europa”. Con un effetto anche sui conti dell’Azienda: “tale progetto avrebbe portato al recupero della perdita in bianco che Ama dovrà inevitabilmente contabilizzare nell’esercizio al 31 dicembre 2018 a causa della distruzione dell’impianto a seguito dell’incendio dello scorso dicembre”. 


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